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La natura, l’arte e la simpatia non hanno nulla a che vedere con la mantica divina, benché taluni esseri possano riceverne un’immagine più o meno oscura Immagini false

e fantasmi non vanno confusi con la mantica divina, unica e pura. La natura, infatti, è

in continuo cambiamento, instabile e sconveniente, priva d’intelligenza, mentre le

spinte alla perfezione che vengono agli uomini dalla natura, precedono la stessa perché

giungono dagli dèi. Di ciò che non esiste tra gli uomini non potrà mai esservi una

preparazione naturale, cosa che invece può ammettersi per la divinazione umana. La

divinazione divina non viene da noi perché non soggiace all’indeterminatezza secondo il

più e il meno presenti in natura, ma rimane sempre nei suoi limiti stabiliti. Prova del

fatto che la mantica divina proviene dall’esterno è l’invocazione degli dèi mediante

pietre ed erbe, legami sacri stretti e poi sciolti, chiusura di porte, cambiamento nelle

intenzioni degli uomini. Tutto ciò depone a favore del fatto che l’ispirazione divina,

provenendo dall’esterno, produce la divinazione divina.

164.6-16

Ou) dh\ tou=to le/gein deiÍ, w¨j kaiì fu/sij kaiì te/xnh kaiì h( sumpa/qeia tw½n w¨j e)n e(niì z%¯% t%½ pantiì merw½n prodhlw¯seij eÃxei tinw½n pro\j aÃllhla, ou)d' oÀti ta\ sw¯mata ouÀtw kateskeu/astai, w¨j eiånai proshmasi¿an a)po\ tw½n e(te/rwn ei¹j ta\ eÀtera.584 Kaiì pa/nu ga\r tau=ta e)nargw½j o(rw¯mena th=j qei¿aj mantikh=j iãxnoj ti ta\ me\n ma=llon ta\ de\ hÂtton parespa/sato! ou)de\ ga\r dunato\n aÃmoira au)th=j eiånai¿ tina

584

164.6-10: Ou) dh\ tou=to … eÀtera, la natura, l’arte, la simpatia fra le parti dell’universo non contengono alcuna prescienza di certi fatti, né i corpi sono costituiti in maniera tale che dagli uni agli altri ci sia presignificazione. Secondo Sodano «è questa, molto probabilmente, una diretta citazione dalla lettera di Porfirio (Sodano, Porfirio 14, 12-15, 2) e sorprende la continuità, nello scolaro, del pensiero di Plotino, soprattutto il confronto con Enn. IV 4 [28] 40,1-6: «Ma come spiegare le influenze magiche? Con la simpatia» […]. Plotino in tutta questa seconda parte dell’Enn. IV 4 [28] riguardante i problemi dell’anima, non userà mai il termine «teurgia», ma quello, quasi sprezzante, di «goetia», «magico incantesimo», a conferma dei limiti posti a quest’arte» (Sodano, I misteri egiziani, cit., p. 314). Saffrey, Lettre à Anébon l’égyptien, cit., p. 35, rileva anche l’influsso del trattato Sulla Provvidenza (III 3 [48], 6. 32-39) di Plotino, ove si parla esplicitamente dell’azione delle parti che stanno in alto su quelle che stanno in basso: ouÀtw poiei' wJ" kai\ ta\ ejn panti\ zwv//w/ eij" a[llhla.

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pantelw½j!585

a)ll' wÐsper e)n pa=sin ei¹kwÜn ta)gaqou= to\n qeo\n e)mfe/retai, ouÀtw kaiì

th=j qei¿aj mantikh=j eiãdwlo/n ti a)mudro\n hÄ kaiì e)narge/steron e)n au)toiÍj katafai¿netai.586

164.16-165.8

¹All'ou)de\n tou/twn e)stiìn oiâon to\ qeiÍon th=j mantikh=j eiådoj, ou)d' a)po\ tw½n pollw½n tw½n ei¹j th\n ge/nesin a)p' au)th=j kaqhko/ntwn fantasma/twn to\ eÁn au)th=j kaiì qeiÍon kaiì aÃmikton eiådoj xarakthriste/on!587 ou)d' eiã tina aÃlla porrwte/rw kaiì tou/twn a)p%¯kistai yeudh= kaiì a)pathla\ i¹nda/lmata, tau=ta parafe/rein aÃcion ei¹j th\n periì au)th=j kri¿sin!588 a)ll' eÀna lo/gon kaiì mi¿an ta/cin kaiì kaq' eÁn to\ qeiÍon eiådoj kaiì kata\ mi¿an th\n nohth\n kaiì a)meta/ptwton a)lh/qeian sullhpte/on au)to/, w¨sau/twj th\n aÃllote aÃllwj e)cistame/nhn metabolh\n w¨j a)sta/qmhton kaiì a)na/rmoston toiÍj qeoiÍj a)tima/zontaj.589

165.9-166.3

Ei¹ dh\ toiou=to/n e)sti to\ oÃntwj mantiko\n qeiÍon eÃrgon, ti¿j ou)k aÄn ai¹sxunqei¿h th\n aÃneu dianoi¿aj kaiì ou) ta\ gigno/mena a)potelou=san fu/sin parafe/rein, w¨j kataskeuh/n tina a)pergazome/nhn e)n h(miÍn mantikh/n, kaiì toiÍj me\n ma=llon e)ntiqeiÍsan toiÍj de\ hÂtton th\n e)pithdeio/thta tau/thn;590 e)n oiâj me\n ga\r aÃnqrwpoi

585

164.10-13:Kaiì pa/nu … pantelw½j, Giamblico sembra parzialmente ammettere una coincidenza di segni intercorrente fra la divinazione naturale e la mantica divina, poiché è impossibile che taluni esseri non partecipino affatto di questa somiglianza.

586 164.13-16:

a)ll' wÐsper … katafai¿netai, il fatto che in tutti gli esseri un’immagine del bene faccia apparire il dio, equivale all’apparire di un’immagine, ora oscura ora più chiara, della mantica divina, attraverso i segni precedentemente menzionati.

587

164.16-165.1: ¹All'ou)de\n … xarakthriste/on, in questo passo l’Autore osserva come nessuna delle cose fin qui dette possa essere equiparata alla forma divina della mantica, la quale è unica, divina, pura, e non va confusa con i molti fantasmi che discendono da essa verso il mondo soggetto al divenire, quasi che la divinazione si diluisse durante questa fase di discesa.

588

165.1-4: ou)d' eiã tina … kri¿sin, le immagini false e menzognere non possono essere addotte per giudicare della divinazione.

589 165.4-8:

a)ll' eÀna lo/gon … a)tima/zontaj, la specie della mantica divina è rappresentata da un solo principio razionale e un solo ordine, in quanto ci si sta qui riferendo alla specie divina presa in sé, nonché alla verità intelligibile ed immutabile presa in sé. Pertanto occorre rigettare come instabile e sconveniente il mutamento che si sposta ora in una realtà, ora in un’altra.

590 165.9-14:

Ei¹ dh\ … tau/thn, anche in tale frangente Giamblico interroga retoricamente la lettera di Porfirio: nell’opera della divina mantica non è lecito far penetrare la fuvsi", descritta come priva di

intelligenza, e non compie le cose che giungono all’esistenza. La natura non fa sorgere in noi una disposizione alla divinazione, né ha distribuito tale dono di connaturata veggenza ad alcuni più che ad altri.

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pro\j th\n oi¹kei¿an teleio/thta a)forma\j ei¹lh/fasi para\ th=j fu/sewj, e)n tou/toij kaiì th=j fu/sewj prohgou=ntai¿ tinej e)pithdeio/thtej!591 e)n oiâj de\ a)nqrw¯pinon me\n ou)de\n eÃrgon pro/keitai ou)de\ te/loj h(me/teron, qeiÍon de/ ti prote/taktai presbu/teron th=j fu/sewj h(mw½n a)gaqo/n, ou)k eÃstin oÀpwj pote\ e)n tou/toij eu)fui¿+a tij aÄn u(pokataskeuasqei¿h! wÒn ga/r ei¹sin ai¸ teleio/thtej, tou/twn e)ggi¿gnontai kaiì ai¸ a)teleiÍj kataskeuaiv.592

166.3-13

¹Anqrw¯pwn d' ei¹siìn auÂtai a)mfo/terai ai¸ eÀceij aÁ d' e)stiì mh\ w¨j a)nqrw¯poij paro/nta, tou/twn ou)k eÃstai pote\ e)k fu/sewj paraskeuh/! qei¿aj aÃra mantikh=j ou)de/n e)sti spe/rma e)n h(miÍn e)k fu/sewj!593 a)ll' ei¹ me/n tij koino/teron kaiì a)nqrwpi¿nhn tina\ kaloi¿h mantikh/n, th=j a)nqrwpi¿nhj eÃstw fusikh/ tij paraskeuh/!594 hÁn d' aÄn oÃntwj tij mantikh\n e)ponoma/seie, th\n toiÍj qeoiÍj prosh/kousan, ou) deiÍ nomi¿zein tau/thn e)nspei¿resqai a)po\ fu/sewj!595 ta/ te ga\r aÃlla kaiì to\ a)o/riston au)tv= kata\ to\ ma=llon kaiì hÂtton sunomarteiÍ, kaiì dia\ tou=to de\ th=j menou/shj e)n staqeroiÍj pe/rasi mantikh=j qei¿aj xwriìj die/sthken.596

591 165.14-16:

e)n oiâj … e)pithdeio/thtej, nel caso in cui gli uomini abbiano ricevuto delle spinte verso la loro propria perfezione, certe attitudini precedono la natura stessa. In altre parole le disposizioni interiori di cui parla Giamblico concernono l’essenza dell’essere umano, non la sua natura corporea. 592 165.17-166.3:

e)n oiâj … kataskeuaiv, il tentativo di Giamblico è sempre quello di sganciare la causalità divina da qualsivoglia commistione con la natura dei fenomeni fisici, e allora nel caso in cui né l’opera umana né la sua finalità precedono ciò che è stato precedentemente posto da un bene divino, più antico della nostra natura, non sarà possibile supporre alcuna dote naturale, perché di ciò di cui esistono le perfezioni, è naturale che ci siano anche le preparazioni imperfette – queste ultime appartenenti all’uomo.

593 166.3-6:

Anqrw¯pwn … fu/sewj, si tratta, in sintesi, dell’ennesimo richiamo al fatto che, su base naturale, l’uomo non contenga in se stesso la prescienza divina. Infatti, di ciò che non è presente negli uomini in quanto tali, spiega Giamblico, non potrà mai esistere una preparazione naturale; dunque nessun seme della divinazione divina è in noi provenuto dalla natura.

594 166.6-8:

a)ll' ei¹ … paraskeuhv, se, tuttavia, la prescienza divina viene donata all’uomo, ciò non vuol dire che egli resti privo di una divinazione umana, la stessa di cui parla Giamblico in questo passo, ammettendo la possibilità di una preparazione naturale della medesima. È chiaro che si tratterà, naturalmente, di una tecnica, e non di una teurgia, la prima avendo il suo principio nell’uomo, la seconda provenendo dagli dèi.

595 166.8-10:

hÁn d' aÄn … fu/sewj, anche per quanto riguarda la vera divinazione, quella cioè proveniente dagli dèi, non bisogna credere che sia stata seminata negli uomini dalla natura. È, di fatto, lo stesso principio delle righe precedenti.

596 166.10-13:

ta/ te ga\r … die/sthken, la differenza sostanziale fra la divinazione divina e quella umana risiede nel fatto che, mentre la prima è individuata secondo una salda ed inalterabile causalità, quella degli dèi, la seconda resta indeterminata rispetto alle cause, secondo il più e il meno, laddove la mantica divina permane nei suoi limiti stabiliti. È evidente che il concetto di limite sia qui indice di perfezione ed

140

166.14-167.3

Dio/per dh\ kaiì pro\j tou=to i¹sxurw½j ma/xesqai deiÍ, e)a/n tij e)c h(mw½n eiånai le/gv th\n mantikh/n.597 Fe/reij de\ kaiì su\ tou/tou dei¿gmata a)po\ tw½n eÃrgwn e)nargh=! to\ ga\r li¿qouj kaiì bota/naj598 fe/rein tou\j kaloume/nouj, desmeiÍn te i¸erou/j tinaj desmou\j kaiì lu/ein tou/touj, ta/ te kekleisme/na a)noi¿gein kaiì ta\j proaire/seij metaba/llein tw½n u(podexome/nwn,599 wÐste e)k fau/lwn spoudai¿aj a)perga/zesqai, pa/nta dh\ tau=ta eÃcwqen th\n e)pi¿pnoian gi¿gnesqai diashmai¿nei600

167.3-8

xrh\ de\ ou) tou=to mo/non prolamba/nein, a)lla\ kaiì ti¿j e)pi¿pnoia qei¿a paragenome/nh th\n qei¿an mantikh\n a)perga/zetai telei¿wj a)fori¿zesqai!601 ei¹ de\ mh/, ou) pro/teron

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