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Le gOre dI PIStOIA

Nel documento L'Ombrone pistoiese, il fiume che non c'è (pagine 120-122)

La ricca presenza di gore lungo il corso dell’Ombrone e dei suoi affluenti, portò ben presto alla necessità di una regolazione dei relativi diritti, ormai divenuti, fin dal Medioevo, principale motore dell’economia territoriale. È così che si giunge alla stesura, nel 1526, da parte di zanobi Antonio Bartolini, di una vera e propria legge di regolamentazione dell’uso delle acque pubbliche10. Successivamente per esercitare una costante sorveglianza e far rispet- tare detta legge, nel 1556, fu istituito a Pistoia anche l’Ufficio dei Fiumi e Strade, che aveva inoltre il compito di riscuotere le relative tasse e le eventuali multe.

Le principali gore, se si escludono quelle del Vincio di Brandeglio e di Montagnana, erano prevalentemente collocate nel territorio cittadino ed erano: la Gora di Gora, la Go- ricina di Capostrada, la Gora di Scornio e la Gora di Candeglia, tutte tributarie dei tre corsi d’acqua principali, l’Ombrone, il Brana ed il Bure. Queste alimentavano tutta una serie di mulini, ferriere e filande, poste in successione lungo il loro corso.

La principale derivazione tributaria dell’Ombrone è senz’altro la così detta Gora di Gora conosciuta, almeno per un certo tratto anche come l’Ombroncello, a sottolineare la sua importanza.

Questo rilevante canale artificiale ha origine presso il ponte di Gello o Asinaio, median- te un manufatto a tre arcate, fornite di altrettante paratie metalliche, azionate dai sovrastanti argani, che avevano il compito di garantire il deflusso delle acque intercettate dall’Ombrone. Questa manufatto di presa, presenta oggi numerosi rimaneggiamenti, probabilmente relativi ai danni che nel corso del tempo ha dovuto subire dalle numerose piene.

Figura 1 (DSC2581-2588-2598-2599- 2600-) La gora, una volta ricevute le acque dell’Ombrone, si dirige verso lo spartitoio di Capostrada, dove si divide in due rami, di cui uno continua a chiamarsi Gora di Gora o Ombroncello, e l’altra Goricina di Capo di Strada. La prima corre prevalentemente parallela all’Ombrone, fino ad arrivare in prossimità di Porta al Borgo, ove per mezzo di un ponte-canale entra all’interno delle mura11. La gora entrava poi nel Convento di San Francesco e quindi attraversata la Strada del Corso (corso Antonio Gramsci) arrivava agli orti delle Monache di Sala, sbucando in via della Porta Vecchia (via Curtatone e Montanara), proseguendo poi per via Brunozzi (via Bruno Buozzi), via di San Giovanni Fuor Civitas (via Cavour), via delle Gore Lunghe (via Palestro), risalendo per via dello Spedale (via Filippo Pacini), ed entrando nell’edificio degli Iacuzzi, al di sopra del qua- le, ancora oggi, esiste emblematicamente il vicolo di Gora. Da questo punto la gora correva all’interno di un orto, parallela a quella che oggi, come allora, significativamente si chiama via del Bottaccio, ove la Gora di Gora si univa alla Gora di Scornio. Il nuovo corso attraver- sava quindi via dei Baroni, dopodiché si univa anche alla Gora di Candeglia.

La Goricina di Capo di Strada, generatasi dal partitore, fiancheggiava la strada Mo- denese (oggi in gran parte via Dalmazia fino quasi all’incrocio con via Clemente IX), ove fletteva per unirsi alla Gora di Scornio.

Quest’ultima gora preleva le sue acque dal torrente Brana, mediante una pescaia posta nei pressi dell’incrocio di via Val di Brana con via di Burgianico, prendendo poi la direzione dell’antica villa di Scornio (oggi villone Puccini), in prossimità del quale, per mezzo di un ponte canale, attraversava il fosso di Scornio, dopodiché, come abbiamo visto, inoltrandosi verso il centro cittadino, raccoglieva le acque della Goricina. La nuova gora così formatasi, che continuerà a chiamarsi di Scornio, proseguiva fino al bastione di Porta al Borgo, ove pe- netrava in città attraversando numerosi edifici per poi sbucare su via dei Pappagalli e quindi,

STORIE DI PONTI, REGIMENTAZIONI E MANUFATTI DELL’OMBRONE

Giuseppe Guanci

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attraversato nuovamente l’edificato, nell’attuale slargo formato tra via degli Orti e via Cosimo Trinci, ove in passato esisteva un opificio idraulico. Da questo punto la gora deviava in dire- zione del Convento dei Padri del Carmine, costeggiando l’omonima piazza e poi piegando di nuovo in direzione dello Spedale del Ceppo e quindi di piazza San Lorenzo, per poi sbucare in via Porta San Marco. Da qui infine si dirigeva verso il punto in cui si univa con la Gora di Gora e successivamente, con quella di Candeglia.

Quest’ultima gora trae il nome dall’omonima località, a monte del quale esiste appun- to la pescaia che l’alimenta, sul torrente Bure; tuttavia sulle mappe del catasto leopoldino, almeno in questo primo tratto era anche detta gora dei Molini. Da qui si inoltra nella cam- pagna alimentando vari mulini, di cui troviamo traccia toponomastica nella via di Carota e Molina, dirigendosi poi verso Porta San Marco, in cui entra attraverso un ponte canale, posto sul fianco sinistro del ponte della Brana. Una volta entrata all’interno delle mura scorre alle spalle dell’edificato di via Porta San Marco, andandosi poi a riunire con le acque, a sua volta congiuntesi, di Gora di Gora e dello Scornio.

Poco più avanti le tre gore, riunitesi in un unico corso, attraversano nuovamente le mura, prendendo di seguito il nome di Gora di Cittadella, oltrepassando quindi la via dei

Figura 1 Opera di presa della gora di gora nei pressi del ponte di gello

OMBRONE PISTOIESE

Un fiume nella storia

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Bastioni Medicei, per poi costeggiare l’attuale parcheggio Cellini e l’omonima strada, ed infi- ne confluire definitivamente nel torrente Brana12.

Nel documento L'Ombrone pistoiese, il fiume che non c'è (pagine 120-122)