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Un ulteriore contributo: l’Indice Purezza dell’Aria I.P.A.

Una valutazione particolare, non inerente l’analisi delle acque, è stata tentata per in- vestigare la purezza dell’aria. Il metodo usato per questo tentativo di valutazione è quello proposto nel 1964 da De Sloover. Il metodo, che prevede l’uso dei licheni7 come bioindi-

catori8, ed stato messo a punto negli anni 90 del XX secolo anche per l’Italia e ci permette di calcolare il cosiddetto IAP Index of Atmosferic Purity (in italiano Indice della Purezza dell’Aria IPA).

Le centraline di monitoraggio, presenti a Prato come a Pistoia e in ogni altra città, sono in grado di prelevare e analizzare ad intervalli di tempo regolari campioni d’aria. Queste analisi ci forniscono una fotografia fedele del livello di inquinamento aggiornata nel tempo e facilmente comprensibile. Le centraline sono però molto costose, sia come acquisto che come manutenzione. Il loro numero è quindi limitato. Le loro analisi, inoltre, sono una istantanea della qualità dell’aria nelle loro immediate vicinanze e all’attimo della presa del campione; in pratica possono definire lo stato dell’atmosfera solo di una piccola porzione di territorio e di tempo. I limiti “fisiologici” delle centraline possono essere superati complementandole con i bioindicatori.

La spiccata sensibilità dei licheni agli inquinanti gassosi, specialmente ai composti ossigenati dello zolfo, è dovuta al fatto che essendo privi di cuticola e di stomi, assorbono gas

INSIDE OMBRONE

Fiorenzo Gei

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e liquidi attraverso l’intera superficie del tallo ed essendo sprovvisti di meccanismi di escre- zione non possono poi eliminare le sostanze tossiche accumulate. Vero è che questi organismi non sono capaci di discriminare tra i diversi tipi di inquinanti, ma è proprio la loro sensibi- lità verso tutti gli inquinanti che li rende preziosi alleati quando si voglia stimare la qualità dell’aria. Particolarmente utili, nella valutazione dell’IPA, sono risultati i licheni epifiti, quelli cioè che crescono sulla corteccia degli alberi, in quanto dipendono, per il loro metabolismo, quasi esclusivamente dall’atmosfera. Essendo i licheni diffusi ovunque, molto longevi, parti- colarmente resistenti agli stress ambientali quali siccità, alta e bassa temperatura, etc., la loro assenza o la loro vitalità può essere correlata all’inquinamento e non ad altro.

Oggi, dopo una accurata analisi statistica (K. Amman, Università di Berna, 1988) che ha messo a confronto il valore assunto dall’IPA con le concentrazioni degli otto maggiori in- quinanti rilevati da 13 centraline di monitoraggio, abbiamo a disposizione una semplicissima formula matematica che ci permette di calcolare l’IPA dopo un rilevamento lichenico.

È dimostrato che basta limitarsi a considerare la frequenza delle specie licheni che entro un reticolo di rilevamento da applicare sulla corteccia di un albero, composto da 10 quadranti; l’IPA viene calcolato come sommatoria delle frequenze dei licheni nel reticolo : IPA = ∑Fi, dove Fi è la frequenza del lichene i-esimo; una formula che, nella sua semplicità, ha permesso di prevedere la concentrazione degli inquinanti con una certezza superiore al 97%. Per la natura dell’organismo lichenico se riduciamo il numero degli inquinanti in stu- dio diminuisce la capacità di previsione, e se riduciamo a solo due gli inquinanti testati, anidride solforosa e polveri ad esempio, la certezza di previsione si riduce al 76%. Prova provata che i licheni sono sensibili all’effetto della somma delle sostanze inquinanti e quindi ai loro effetti sinergici. In altre parole possiamo dire che l’equazione funziona in quanto l’in- quinamento agisce riducendo prima il numero delle specie dei licheni - permettendo la vita delle sole specie sono che in grado di sopportarlo -, e, di conseguenza, riducendo anche la copertura del substrato. La formula cattura entrambi i fattori.

Lo strumento che consente di effettuare rilevazioni quantitative della presenza dei li- cheni sulla corteccia delle piante e grazie al quale possiamo calcolare l’IAP è un semplice reticolo di dimensioni standardizzate. Questo è costituito da tre listelli verticali di 1,5 cm di diametro e sei fili di nylon tipo pesca orizzontali (vedi figura) che incrociandosi delimitano 10 spazi rettangolari con base di 15 cm e altezza di 10 cm. Le dimensioni totali del reticolo sono quindi 30 x 50 cm (= 0,15 m2).

Il reticolo deve essere fissato con elastici o cordino al tronco della pianta scelta a 120 cm da terra. All’interno dei rettangoli si contano i licheni, ma attenzione: non quante colonie di ciascuna specie, ma quante specie diverse sono presenti in ogni rettangolo.

Importante è la scelta della pianta giusta:

non deve essere troppo giovane altrimenti i licheni potrebbero non avere avuto •

tempo di attecchire;

il tronco deve avere circonferenza minima di 70-80 cm altrimenti il reticolo non •

si distende bene;

il tronco non deve essere inclinato oltre i 10°; •

sul tronco non devono essere presenti nodi o scanalature che impediscano uno •

scorrimento uniforme dell’acqua piovana;

la scorsa non deve essere squamante (conifere e platani non sono valide), non •

deve essere resinosa (conifere), tantomeno antimicotica (ippocastano); il tronco non deve essere stato trattato con antiparassitari o con vernici; •

non deve esserci una forte presenza di muschio; •

gli alberi non devono formare siepi, ma essere il più isolati possibile. •

OMBRONE PISTOIESE

Un fiume nella storia

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Una stazione di campionamento deve essere costituita da 3 - 5 piante con le caratteri- stiche di cui sopra poste a distanze reciproche inferiori ai 100 metri.

Durante la conta il valore massimo di frequenza di un lichene è 10, se è presente in tutti i quadranti del reticolo (se una specie è presente con due o tre talli nel quadrante, la fre- quenza è sempre uno). La somma delle frequenze relative ad ogni singolo lichene costituisce il valore di frequenza di una singola pianta campione; la media aritmetica delle frequenze misurate nelle 3-5 piante della stazione di campionamento rappresenta l’Indice di Purezza Atmosferica.

La prova è stata effettuata il 26 marzo 2010 vicino a San Mommè in località Bosco delle Lari, dove il Fossaccio (affluente minore dell’Ombrone) incrocia la strada provinciale che dal paese porta alla statale “Porrettana”, e il 29 marzo 2010 alla stazione di Carmignano tra la provinciale e l’Arno.

Sulla base di quanto sopra il giudizio sulla qualità dell’aria al Bosco delle Lari risulta molto buona, quasi ottima, con valore IAP valutato 66; alla stazione di Carmignano risulta invece nemmeno buona, appena discreta con valore IAP valutato 28.