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VILLE E CASCINE MEDICEE LUNGO L’OMBRONE

Roberto Tazioli

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la trasposizione dal nominativo “Magio” o “Magi”2; la derivazione da una dama di Pistoia3 che riflette sul nome personale “Magia” un appartenente ad un casato pistoiese; l’ipotesi più probabile è tuttavia quella che fa derivare il nome dal sostantivo “magione”, ovvero dimora, abitazione, da cui la derivazione “Magia”. Di certo è che il toponimo era già presente nel Liber Finum, un documento che descrive i confini dei vari comuni del territorio, redatto nel 1255 dal comune di Pistoia in cui vennero segnati tutti i limiti del districtus4 pistoiese. Le prime tracce relative ad acquisti di terreni riconducibili all’appoderamento sul quale sorgerà la villa sono inizialmente attribuite a Vinciguerra d’Astancollo Panciatichi, potente e lungimirante banchiere pistoiese, a cui anche il re di Francia Filippo IV, detto “il bello”, si rivolse per otte- nere aiuti finanziari; sicuramente acquisti di terreni furono effettuati dal figlio Corrado nel 1335, come indicato nelle scritture notarili del tempo; da questi si evince infatti che in tale epoca vennero acquistati tre appezzamenti di terra in loco dicto Maxia ed un quarto detto “Cafagiuola”, confinate con i primi tre. Non avendo dato alla luce eredi, tutto il possedimen- to passò da Corrado ai discendenti del fratello Giovanni. Ancora nel 1427 le registrazioni catastali non producono testimonianze di alcuna costruzione, fatto che tuttavia può essere riconducibile ad una mancata dichiarazione da parte dei proprietari per evitare la tassazione dei propri beni. Ad avvalorare questa ipotesi sono state riscontrate le presenze, in corrispon- denza all’attuale colombaia, di locali ancor oggi esistenti in porzione residuale al di sotto del livello del calpestio le cui dimensioni, in riferimento a materiali e tecniche di costruzioni, sono riconducibili a quelli delle case da signore e delle torri del periodo medievale.

Da ciò è possibile evincere che lo sviluppo planimetrico del fabbricato nel XIV e e dell prima metà del XV secolo fosse limitato ad una semplice torre difensiva o di avvistamento. Confermano tale ipotesi le cronache belliche del pistoiese del XV secolo, che riportano come fosse fortificato l’edificio e come Gualtieri figlio di Corrado, accolse presso quella che sarebbe divenuta La Magia i propri seguaci reduci dagli scontri “stanchi e feriti”.

In un atto notarile del 1465 la villa veniva descritta come “(...) unum castrum sive cas- sarum in modum fortilitii redactum qui vulgariter dicitur La Magia, situm in Comune Quarrate loco dicto alla Magia”. Dalle varie planimetrie conservate presso il Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi di Firenze è possibile verificare come dalla seconda metà del XV secolo ad oggi di fatto l’assetto del corpo principale della villa non sia mutato; infatti la sua forma chiusa, massiccia e geometrica ai cui lati opposti in diagonale emergono due avancorpi e la presenza di un cortile interno con loggiato a “L” sono già presenti nei cartigli rinascimentali. Tutto ciò lascia pensare che la villa sia stata realizzata con una doppia funzione: quella di fortezza e quella di residenza.

La famiglia Panciatichi, negli anni in cui fu proprietaria dell’immobile, ospitò nel pro- prio maniero svariati nobili tra cui la stessa famiglia Medici, la quale acquisterà il complesso successivamente; è ricordata su tutte la presenza nel 1534 a La Magia dell’imperatore Carlo V. A tal proposito ancor oggi è conservata al piano terra una “secchia” dalla quale, secondo la tradizione, l’imperatore si dissetò dopo una battuta di caccia; a testimonianza dell’evento è stata posta una targa sopra il portone principale. La Magia rimase di proprietà del casato dei Panciatichi fino al 1583, anno in cui la famiglia subì un tracollo finanziario e l’intera proprie- tà venne acquistata da Francesco I de’ Medici che incaricò l’architetto Bernardo Buontalenti di progettare una ristrutturazione dell’edificio degna della famiglia granducale e della realiz- zazione del laghetto artificiale a lato della villa, oggi scomparso, destinato alla pesca ed alla caccia di uccelli acquatici; venne lastricato il cortile ed e alzata la colombaia. Qualche tempo dopo il termine dei lavori al pittore fiammingo Giusto Utens venne commissionato il dipinto della Villa su una lunetta, oggi conservata al Museo storico Topografico di Firenze, dove è ben evidente come l’accesso principale fosse il portale trattato a bugnato, oggi laterale alla villa,

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OMBRONE PISTOIESE

Un fiume nella storia

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collegato alla strada Fiorentina da un breve viale alberato; sono ben visibili la colombaia, che corrisponde al corpo di fabbrica riconducibile all’antica torre medioevale, e il laghetto artificiale sul lato sinistro alle spalle della Villa. Questo rientrò nella recinzione voluta da Ferdinando II per perimetrare la maestosa proprietà venatoria, il Barco Reale realizzato nel 1626, e costituita da un muro alto due metri e lungo cinquanta chilometri, che da Artimino costeggiava Quarrata fino a Montelupo.

Il 30 maggio 1645 la famiglia Medici alienò l’intero complesso architettonico, com- presi gli appoderamenti, al fiorentino Pandolfo Ottavio Attavanti; nell’atto di vendita La Magia veniva così descritta: «Un Palazzo da signore con suo cortile in mezzo, cantine, stalle, pozzo e colombaia, con numero ottantacinque stanze in tutto (…) una tinaia con suoi tini e sedili (…) uno stradone che comincia dal prato, attorno al Palazzo, et arriva fino al lago».

Tra i ventidue poderi venduti compaiono anche mulini un frantoio da olio, una fornace una casa con calzolaio e una da fabbro. Sotto questo casato, ovvero fino al 1691, e soprattut- to tra il 1708 e il 1716 si assistette alla trasformazione della distribuzione interna della villa; in particolare gli ambienti nobili furono abbelliti con decorazioni in stucco ed affreschi. Oltre a ciò venne realizzato un “appartamento nuovo” nell’ala est della villa, dotato di ingresso indipendente, con portico a bugnato, e cucina che avrebbe consentito ai proprietari di sog- giornarvi durante le opere di ammodernamento dell’intero edificio.

Nel 1698 sul prato della villa iniziarono i lavori di costruzione della nuova cappella, che avrebbe sostituito quella interna al Palazzo demolita poi nel 1708 a vantaggio della rea-

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lizzazione del solenne salone nel lato occidentale della villa; sullo stesso lato in tale occasione venne aperto un nuovo ingresso principale e venne costruita una scala signorile, affreschi e molte opere scultoree compresa la fontana centrale al cortile interno.

La proprietà passò di proprietà nel 1718 a Pandolfo Amerigo Attavanti che ristrutturò ulteriormente la villa rifacendone il tetto e ampliò il piano nobile modificando le gallerie laterali che danno sul cortile interno.

La villa e tutti i suoi annessi passarono per ereditarietà alla famiglia Ricasoli nel 1752, a seguito dell’estinzione degli Attavanti; a loro è dovuto l’ampliamento della limonaia sul lato di ponente del giardino. Successivamente nel 1766, La Magia, venne acquistata da Giulio Giuseppe Amati ed al suo casato si debbono le ulteriori modifiche della villa, il cui assetto non sarà più modificato fino ai giorni nostri; inoltre alla sua famiglia si deve la costruzione di una nuova limonaia sul lato est del resede esterno nell’ultimo decennio del XIX secolo, periodo a cui corrisponde la realizzazione del giardino “à parterres” realizzato su un piano più basso rispetto al corpo di fabbrica principale, collegato alla la villa attraverso uno scala emiciclica. Allo stesso modo, sul lato est venne demolita la vecchia cappellina ed eretta una nuova in stile neogotico, con annesso un giardino “ romantico”; dello stesso periodo è il tam- ponamento del loggiato sud del cortile interno.

L’ultima discendente Marcella Amati Callesi morì nel 2002, dopo aver ceduto la villa al Comune di Quarrata, il quale lo ha restituito alla cittadinanza ospitando al suo interno manifestazioni culturali ed artistiche.

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