PROVENIENZA: cristallo: ignota (Alcouffe), arte bizantina (Grabar), corona di Leone VI: Costantinopoli, statuetta della Vergine: Venezia
MATERIALE: cristallo di rocca, argento dorato, smalto cloisonné d’oro, pietre preziose, perle. STATO DI CONSERVAZIONE: il cristallo si presenta danneggiato in tutta la parte superiore e anche sotto la statuetta della Vergine (Alcouffe, 1986, p. 125); mancano sette smalti e molte perle e granate, spezzata la statuetta di uno dei tre pavoni (Grabar, 1971, p. 81).
DATAZIONE: cristallo: IV-V secolo (?) (Alcouffe), IX-X secolo (Grabar), corona di Leone VI: 900 circa, statuetta della Vergine: XIII secolo.
BIBLIOGRAFIA: Durand 1861, pp. 96-97, Labarte 1872-75, I, p. 321, Pasini 1885-86, pp. 68- 70, Molinier 1888, pp. 62, 95-96, Kondakov 1892, p. 237, Molinier 1896, p. 41, Dalton 1911, p. 514, Lamm 1929-30, I, pp. 213-14, Kelleher 1951, p. 71, Grabar 1957, pp. 30-31, Christophilopulos 1957, Palla 1958, pp. 339-53, Grabar 1958, p. 165, Beckwith 1961, p. 87, Muraro e Grabar 1963, pp. 47,59, 62-63, Grabar 1963, pp. 58-59, Ross, cat. Byzantine Art and
European Art, 1964, p. 393, Deér 1966, pp. 45, 83, 84, Gallo 1967, p. 278, III, n. 18, p. 299 n.
63, p. 354 n. 134, p. 360 n. 161, p. 372 n. 11, Wesswl 1967, pp. 24-25, 57-58, Beckwith 1970, p. 92, Hahnloser 1971, pp. 81-82 (Grabar), Alcouffe, Frazer 1986, pp. 125-131, Polacco 2001, p. 286, fig. p. 285.
Altezza totale 20 cm Inv. Tesoro n. 116
Questo oggetto, denominato da Pasini “Grotta della Vergine”149, è composto da tre
opere differenti di epoche diverse: un frammento di cristallo di rocca del IV-V secolo, una corona votiva bizantina risalente ai secoli X-XI e una statuetta veneziana d’argento dorato di XIII secolo. L’inventario del 1325 descrive l’oggetto come “Ecclesiolam
unam de cristallo furnitam arg[ent]o deaur[at]o”150; il successivo inventario del 1571 è più esaustivo: “Un mezo nichio de Cristallo con una figura d’una santa a mezo, che sta
in piede, col suo piede d’arzento” (ivi, p. 299, n. 63), lasciando intendere quindi che
l’oggetto era già montato nel modo che oggi si presenta.
Cristallo di rocca
Il cristallo di rocca è costituito da un antico blocco monolitico, poi spezzato e rimontato capovolto per formare la nicchia. La pietra imita le sembianze di un edificio
semicircolare dall’interno liscio e dall’esterno intagliato e decorato a rilievo151. “Il tetto
149 Pasini, 1885-‐86, p. 68
150 Gallo, 1967, p. 278, III, n. 18 151 Alcouffe, 1986, p. 125
è ornato di intrecci e sottolineato da una banda di scanalature verticali. I due montanti della parete anteriore e la zona centrale di quella posteriore sono ornati di volute, mentre su ognuno degli altri due lati lunghi una spada, uno scudo e una lancia si alternano a tre pilastri ionici. Sotto l’edificio è stato ricavato un maschio per fissarvi una montatura,
fiancheggiato da due volute sovrapposte”152. Una di queste è danneggiata, così come la
parte superiore frontale e la parte sottostante la statuetta della Vergine. Secondo Grabar “il cristallo di rocca è tagliato in modo che evochi, allo stesso tempo, un’edicola e degli
ornamenti che convengono a un oggetto d’arte”153. Egli è del parere che questo pezzo di
cristallo sia bizantino e che risalga ai secoli IX-X, in base alle analogie che la parte decorativa presenta con altri calici dell’epoca custoditi nel tesoro marciano; ma riconosce comunque che prima di essere utilizzato come nicchia per la statuetta della
Vergine, questo pezzo di cristallo era di destinazione profana154, mentre Alcouffe pensa
che in origine potesse essere stata “la parte superiore di uno scettro fissato su un’asta
per mezzo di un maschio”155, ma ammette che non siano conosciuti esemplari di scettri
con una parte analoga a quest’oggetto. Circa la datazione, egli è dell’idea che non abbiamo elementi per ritenere questo blocco di cristallo un oggetto bizantino, in considerazione del fatto che a Bisanzio si lavoravano per la maggior parte pietre
colorate, ma non il cristallo di rocca, salvo rare eccezioni156. Tenendo quindi conto di
questi argomenti, e in aggiunta al fatto che le volute alla base ricordano i manici traforati di altri vasi antichi e che si conoscono altri pezzi in cristallo di rocca scolpiti architettonicamente157, ritiene che si tratti probabilmente di un pezzo antico. Sempre secondo Alcouffe, questo pezzo di cristallo era già usato come contenitore per una statuetta, dal momento che si conoscono altri pezzi tardo antichi in cui una figura umana era contenuta in un simile scenario architettonico (ad esempio alcuni dittici in avorio
152 Alcouffe, 1986, p. 125 153 Grabar, 1971, p. 82 154 Ibid.
155 Alcouffe, 1986, p. 125
156 Polacco, 1991, p. 488. “Il tesoro di San Marco comprende anche un calice polilobato in cristallo di rocca, probabilmente bizantino (Hahnloser, 1971, n. 64), ma ricavato da un blocco di cristallo molto meno puro di quello usato per la “grotta” e del cristallo utilizzato nell’Antichità o in Egitto di epoca fatimita. Infine gli oggetti bizantini in pietre dure non presentano generalmente né decorazioni né ornamenti traforati”. Alcouffe, 1986, p. 125
157 Ad esempio “il capitello riutilizzato nel VII secolo come sostegno della corona votiva col nome del re visigoto Recesvinto (Madrid, Museo Arqueológico Nacional; Palol e Hirmer 1967, tav. 20) e la piccola saliera rotonda sorretta da colonnine, trovata a Cartagine e risalente al Basso Impero, ora al Metropolitan Museum of Art di New York (Bühler, n. 115 a, tav. 39)”. Ibid.
come quello del console romano Asturio (449) o il missorium d’argento di Teodosio (388))158.
Corona di Leone VI e statuetta della Vergine
Il pezzo di cristallo è montato sulla corona votiva di Leone VI il Saggio (886-912), che funge da base. È decorata da quattordici tondi a smalto, raffiguranti l’imperatore stesso assieme a sei fra apostoli ed evangelisti identificati dall’iscrizione tracciata in oro su fondo verde (San Paolo, Sant’Andrea, San Marco, San Bartolomeo, San Luca e San Giacomo); i restanti sette medaglioni smaltati sono andati perduti159. I tondi a smalto sono separati da due cabochon triangolari sovrapposti e contornati ognuno da un cordone di perle. Alla base della corona si trovano degli anellini analoghi a quelli dei calici (vedi figg. 10 e 11) che servivano, anche in questo caso, per appendervi cordoncini di pietre preziose. Anche se alcuni studiosi (Dalton 1911, p. 5, Bárany- Oberschall 1937, pp. 80 e 119, Beckwith 1961, p. 87) hanno avanzato l’ipotesi che questa corona potesse essere in origine il bordo di un calice, l’immagine dell’imperatore qui presente esclude tale tesi. Corone di questo tipo solevano essere sospese sopra gli
altari160. L’iconografia originale probabilmente prevedeva l’immagine di Leone VI
affiancato dai dodici apostoli e Cristo in posizione simmetricamente contrapposta, in modo da paragonare l’imperatore di Costantinopoli agli apostoli nella gerarchia
universale161. Sul bordo superiore della corona sono fissate due statuette a tutto tondo in
argento massiccio dorato di due pavoni dal corpo decorato a niello, più le zampe di un terzo, spezzato. Sul loro dorso è presente un anello che serviva per appendere la
corona162. “Nel corso del XIII secolo, o all’inizio del XIV, la corona venne adattata a
formare la base della cosiddetta “grotta della Vergine” mediante tre strisce d’argento dorato dall’estremità dentellata che, agganciate con angolature irregolari al bordo superiore della corona, lo collegano sommariamente a uno zoccolo al cui centro è collocato il blocco di cristallo della “grotta””163.
158 Alcouffe, 1986, p. 125 159 Frazer, 1986, p. 128 160 Grabar, 1971, p. 81 161 Treintinger, 1956, p. 129 e ss. 162 Grabar, 1971, p. 81 163 Frazer, 1986, p. 128
La statuetta della Vergine, in argento dorato, rappresenta la Madonna frontalmente e costituisce una imitazione veneziana di XIII secolo di una scultura bizantina di X secolo164. La Madre di Dio tende le braccia davanti a sé ma in assenza di punti di attacco non sembra in origine aver portato in braccio il Bambino. È stata aggiunta alla
“grotta” nel XIII secolo quando questo pezzo giunse a Venezia165.
164 Grabar, 1971, p. 82
SCHEDA 7: Icona con il busto dell’arcangelo Michele (Fig. 12)