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Icona dell’arcangelo Michele stante (Fig 14) PROVENIENZA: Costantinopol

MATERIALE: argento dorato, smalto cloisonné d’oro, pietre preziose STATO DI CONSERVAZIONE:

DATAZIONE: fine dell’XI- inizio XII secolo

BIBLIOGRAFIA: Durand 1860, pp. 43-45, Pasini 1885-86 pp. 72-73, Molinier 1888, pp. 45.46, 78-79, Schlumberger 1896-1905, I, p. 89, Molinier 1902, p. 49, Dalton 1911, pp. 523, 922, Diehl 1926, pp. 963-95, Grabar 1936, p. 15, Grabar 1958, pp. 174-75, Muraro e Grabar 1963, pp. 65-67, Deér 1966, pp. 104-5, 109, 111,162, Gallo 1967, p. 89, p. 279 nn. 7-8, p. 299 n. 69, p. 378 n. 10, Hahnloser 1971 (Grabar), p. 23, Grabar 1975, pp. 21-22, Weitzmann 1982, pp. 15, 43, Drake Boehm 1986, pp. 179-183, Polacco 2001, pp. 286-88.

Altezza 46 cm, larghezza 35 cm Inv. Tesoro n. 6

Come l’opera sopra descritta, anche questa icona ha come protagonista l’arcangelo Michele ed è in argento dorato, smalti cloisonnè e pietre preziose. Tuttavia, si distanzia dal busto di San Michele per lo stile elaborato della decorazione, composto da una fitta trama di smalti racchiusi entro fili dorati. Probabilmente giunta a Venezia anch’essa assieme al bottino del 1204, e oggi conservata nel suo stato originario, raffigura l’arcangelo, al centro a figura intera, armato, frontale, in argento dorato composto da un rilievo molto accentuato. Volto e capelli sono interamente realizzati a smalto, con i lineamenti del volto definiti da sottili strisce d’oro, così come lo sfondo su cui si staglia la figura dell’angelo, sempre in smalto, rappresentante un giardino del Paradiso. Tra i

capelli porta una perla che simula il diadema dell’arcangelo178. Le mani, gli avambracci

e le gambe sono invece in oro liscio, il tutto eseguito a sbalzo; i piedi poggiano su un semicerchio decorato da crocette e da disegni geometrici smaltati. L’arcangelo regge nella mano destra una spada terminante in una grossa perla e in quella sinistra un globo

in argento a tutto tondo, ornato da una crocetta in oro tempestata di piccoli rubini179. La

corazza, le strisce degli avambracci e dei fianchi sono in smalto cloisonnè composti da singole placchette colorate incastrate poi nel fondo dorato. Il grande nimbo attorno al capo, sottolineato da un bordo granulato, è formato da un motivo a smalto che riproduce dei cerchi con rosoni e palmette al loro interno. Le scarpe e le grandi ali spiegate sono in argento dorato senza smalti. Il Cicognara, che redasse un inventario in data 1816, fa                                                                                                                          

178  Drake  Bohem,  1986,  p.  179   179  Grabar,  1971,  p.  23  

presente che all’angelo mancano le ali: è probabile pertanto che siano state ripristinate

prima della pubblicazione del Pasini (1878), in cui vengono descritte180.

Il fondo su cui si staglia l’arcangelo Michele è diviso in due zone: quella superiore reca un motivo a piccoli cerchi bianchi ripetuti contenenti una sorta di quadrifoglio. Ai lati della testa dell’angelo, due cartigli quadrilobati racchiudono le forme abbreviate

componenti le parole: “Arcangelo Michele”181. La sezione inferiore raffigura un

giardino ed è scissa in tre registri, tutti riempiti da piante tratteggiate in modo schematico. Si tratta di racemi intrecciati sinuosamente che si dipartono in volute fino a formare una sorta di horror vacui, di colore verde con qualche tratto rosso e bianco su fondo blu.

Una prima cornice che circonda l’immagine del santo si presenta rientrante verso l’interno ed è decorata da placchette d’oro smaltate con un motivo a intreccio ripetuto che racchiude dei piccoli rosoni. La cornice vera e propria si compone invece di due regoli verticali coprenti l’intera lunghezza dell’icona e da due orizzontali compresi all’interno di questi che ne costituiscono l’altezza. Tutta la superficie è ricoperta di smalti. La fascia orizzontale superiore è decorata da un motivo a smalto continuo, nel quale palmette e rosoni si inseriscono dentro a delle trecce, e da clipei: a sinistra San Pietro, Cristo al centro e San Menna, un santo guerriero, a destra, identificati dall’iscrizione. La decorazione di pietre cabochon, come anche le foglie che ornano i clipei collocati ai quattro angoli dell’icona sono postume, e di fattura veneziana182. I medaglioni circondati da un bordo di granuli sono invece bizantini e appartengono all’icona così come era stata concepita originariamente, escluso per il disco con San Pietro, più piccolo, che funge da immagine sostitutiva. I medaglioni con gli smalti della parte inferiore della cornice sono invece andati perduti. Le fasce laterali al San Michele sono ornate di due medaglioni ovoidali, intervallati da un motivo vegetale tempestato di gemme, raffiguranti al loro interno a coppie dei santi guerrieri bizantini affiancati

dall’epigrafe183. Lo studio di questi personaggi, condotto da Grabar, ha portato a datare

l’icona alla prima metà dell’XI secolo, anche per le analogie da lui riscontrate tra gli                                                                                                                          

180  Drake  Bohem,  1986,  p.  179   181  Grabar,  1971,  p.  24 182  Ibid.  

183  Raffigurano  i  due  Teodori,  Demetrio  e  Nestore,  Procopio  e  Giorgio,  Eustachio  e  Mercurio.  Drake   Boehm,  1986,  p.  179  

smalti di questa cornice con quelli del nimbo di Cristo e di Maria in un’altra icona del tesoro marciano, quella della Vergine Nicopeia. Drake Bohem invece è più propensa a datarla tra la fine dell’XI secolo e l’inizio del XII, per l’affinità degli smalti di

quest’icona con quella dei personaggi di Daniele e San Giorgio della Pala d’Oro184.

Il retro è coperto da uno strato di velluto moderno. La letteratura sull’argomento non lascia intendere se questa opera avesse in origine un verso in metallo: differentemente all’altra icona di San Michele, non sappiamo se essa fosse stata in origine usata come legatura. Inoltre, mentre nell’altra icona l’arcangelo figurava con le insegne imperiali, in questo caso l’accento è posto sulla sua attitudine guerriera, il che la rende più affine alle icone, più tarde, con gli arcangeli Michele e Gabriele ritrovate in Georgia, le quali insistono sui caratteri militari di questi santi185.

Secondo Grabar, entrambe le icone con l’arcangelo Michele appartenevano a quella serie di immagini di santi bizantini di cui non sappiamo con l’esattezza lo scopo liturgico: a causa della loro rarità non è ancora chiaro se esse avessero un ruolo pubblico o privato, o se fungessero da icone dipinte. Se consideriamo l’elevato numero di icone georgiane eseguite in metallo sbalzato, quest’ultima ipotesi sembra la più attendibile: infatti le opere georgiane prendevano spesso come modello gli esempi bizantini, il che

ci fa pensare che tali icone potessero essere in realtà molto usate186.

                                                                                                                          184  Drake  Bohem,  1986,  p.  179 185  Ibid.  

SCHEDA 9: Pala d’Oro (Fig. 15)