MATERIALE: cristallo di rocca, argento dorato, pasta di vetro
STATO DI CONSERVAZIONE: mancano svariate incrostazioni in pasta di vetro
DATAZIONE: vaso: arte bizantina X-XI secolo (Alcouffe, Grabar), piede: arte abbaside, IX-X secolo (Alcouffe), Egitto, X secolo (Grube)
BIBLIOGRAFIA: Pasini 1885-86, p. 97, Molinier 1888, II, pp. 462-465, Schlumberger,
L’Epopée byzantine à la fin du dixième siècle, III, p. 496 (bizantino), Lamm 1930, p. 229, Gallo
1967, p. 300, n. 87, p. 353, n. 4, Hahnloser 1971, p. 116 (Grabar), Alcouffe, 1986, p. 223, Grube, 1993-94, pp. 144-145.
Altezza 19,5 cm, diametro 10 cm Inv. Tesoro n. 73
Questo vaso è descritto nell’inventario del 1571 come “Un gotto de pezzi de Cristallo
col piede de Cristallo” (Gallo 1967, p. 300 n. 87). Nella stima del 1733 è forse possibile
individuarlo all’interno del gruppo di oggetti in cristallo di rocca alla voce che lo descrive come “Un vaso adornato di geme e fornimenti d’argento”. Anche Cicognara fa menzione di questo pezzo, rivelando alcune incertezze circa la sua funzione: lo definisce “calice o bicchiere” (ivi, p. 371, n. 4).
Tali dubbi circa la destinazione di questo oggetto rimangono tuttora, e non è ancora
chiaro se si tratti di un vaso o di un calice: Alcouffe lo definisce “vaso esagonale”537,
mentre Grabar lo denomina “calice (?)”538, specificando che presenta una forma
piuttosto insolita per un calice e che in assenza di indicazioni che ci possano far pensare a un suo uso ecclesiastico, si potrebbe allora supporre un impiego palatino, tenendo conto del notevole valore di mercato del cristallo di rocca.
Questo pezzo unico è composto dall’unione di due elementi di diversa origine e provenienza: il vaso e il piede. Grabar non analizza i pezzi separatamente, e esaminando l’oggetto nel suo insieme, opta per un’origine bizantina. La maggior parte dei vasi medievali in pietre dure è attribuita a Bisanzio e risale al X-XI secolo. A questo periodo fanno parte anche delle ceramiche decorate a lustro, sempre provenienti da Costantinopoli e anche da Preslav (Bulgaria, la cui arte è legata alla capitale bizantina), nonché frammenti marmorei rinvenuti a Preslav la cui decorazione è molto simile a quella che ritroviamo in questo vaso (Fig. 44). Il motivo decorativo presente nella
537 Alcouffe, 1986, p. 192 538 Grabar, 1971, p. 66
montatura all’esterno di questo vaso, composto da piccoli motivi incisi di forma circolare riempiti di pasta di vetro blu e da losanghe incrostate da pasta di vetro rossa, entrambe collocate a freddo, fanno pensare a una imitazione dei cabochons ascrivibile a
Bisanzio539. Il vaso a forma di bicchiere, presumibilmente già esistente, montato poi su
un piede anch’esso antecedente, è composto da una montatura in argento dorato in cui sono inserite sei placche in cristallo di rocca. Secondo Grube, queste placchette oblunghe in cristallo di rocca potrebbero essere i pezzi di un oggetto egiziano che si ruppe o che si danneggiò in modo tale da essere annesso alla presente montatura, oppure costituire nel suo insieme un pezzo bizantino540. Circa l’origine e la datazione della parte superiore di questo oggetto, sia Alcouffe che Grabar sono della stessa opinione e collocano la montatura alla Bisanzio di X-XI secolo. Grube (ivi, 1993-94, pp. 144-145) invece ritiene che non sia da escludere nemmeno l’ipotesi che si tratti di un cristallo islamico-egiziano. Ancora più controversa è l’analisi della parte inferiore.
Secondo Alcouffe541 e Grube542 il piede costituisce il pezzo più antico, e probabilmente
in origine faceva parte di un vaso il cui piede era andato in frantumi e, data la bellezza e il pregio del cristallo, si decise di montarlo in questo modo. Il vaso a forma di bicchiere si raccorda al piede tramite un anello d’argento dorato. Il piede, rotondo, è estratto da un unico blocco di cristallo, e “presenta dall’alto verso il basso un anello costituito da tre modanature, un fusto ornato di scanalature verticali, un altro anello con modanature e
una base decorata a rilievo”543. Quest’ultima si compone di un piccolo tralcio floreale di
otto mezze palmette con tre foglie che si sviluppa sulla parte superiore del piede della coppa. Il fondo concavo della base è contornato da un bordo piatto. Nonostante manifesti un certo classicismo, per questo piede è stata esclusa l’ipotesi che si tratti di un pezzo antico recuperato o che sia un oggetto bizantino. D’altra parte, nessuno degli altri oggetti fatimidi in cristallo di rocca presenta un piede analogo a questo. Basandosi sulla decorazione a palmette, che richiama motivi orientali, Alcouffe suppone un’origine abbaside, e colloca questo piede all’Iran o all’Iraq abbaside di IX-X secolo. Lo studioso ritiene che lo spirito della decorazione di questo piede, composto da un
539 Anche la loro disposizione fa pensare a una origine bizantina, in particolare a un calice del tesoro marciano: si tratta di un calice in sardonica (inv. Tesoro n. 17, Hahnloser cat. n. 49), nella cui montatura sono inseriti dei cabochons secondo un disegno analogo a questo.
540 Grube, 1993-‐94, pp. 144-‐145 541 Alcouffe, 1986, p. 192 542 Grube, 1993-‐94, pp. 144-‐145 543 Alcouffe, 1986, p. 192
motivo ornamentale che riprende un fregio continuo di fogliame, non sia molto dissimile da quello dei due piatti in cristallo di rocca del tesoro marciano (cfr. SCHEDE
17 e 23). Grube544 invece confronta da vicino la glittica di questo piede con quella del
piatto alto in cristallo di rocca (SCHEDA 17) e osserva che nel vaso in questione l’intaglio presenta una resa molto più naturalistica che si allontana da quella rigida del tralcio a spirale del piatto. Per questo, opta per una datazione e un’origine più tarda rispetto agli altri studi, e colloca il piede all’Egitto di X secolo.
Molinier545 fa notare che lo stesso principio di fabbricazione di un vaso in pietra dura
racchiuso in una montatura di metallo è riscontrabile in una brocca ottagonale composta da placche di sardonica incastrate in una montatura di argento dorato, sempre custodita
nel tesoro di San Marco (inv. Tesoro n. 103, arte bizantina di X-XI secolo546, Fig. 43a)
e in un reliquiario a foggia di lanterna conservato nella chiesa di Beaulieu (Corrèze), in cui i riquadri di pergamena sono fissati da un’analoga struttura in metallo547. Non si
tratta quindi di un procedimento inusuale, ma l’inserimento delle piastre in cristallo di rocca nel vaso e il riutilizzo del piede, ammettendo che sia stato assemblato a Bisanzio, confermano la relativa rarità di questo pregiato materiale per l’Occidente.
544 Grube, 1993-‐94, p. 145 545 Molinier, 1888, p. 93, n. 84
546 Grabar, 1971, p. 79 (Hahnloser, cat. n. 87)
Schede dei vetri islamici
SCHEDA 19: Scodella di vetro turchese (Fig. 45)