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SULL’HERMITAGE Marialuisa Dell’Orto

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 189-192)

CROCIERA-STUDIO SUI FIUMI E LAGHI DELLA RUSSIA SETTENTRIONALE

SULL’HERMITAGE Marialuisa Dell’Orto

SULL’HERMITAGE Marialuisa Dell’Orto

Uno spazio intimo dove Venere respira con l’uomo.

Vita umana-ahime’! vivere e’ poesia. inconsapevoli la viviamo giorno per gior-no, di frammento in frammento ma e’ essa, viva nella sua interezza intoccabile che ci muta in poesia.

Lous Andreas-Salome’ Amo molto questa breve frase scritta dalla intellettuale russa nata a Pie-troburgo ed amica di Rilke e Nietsche, rileggendola ora mi invita a ricordare ed a riassaporare le sensazioni vissute durante la navigazione fluviale da S. Pietroburgo a Mosca.La crociera è proprio nata con la benedizione di Venere, la dea ci ha ha regalato il piacere di ammirare la sua eclissi mentre ci faceva-mo trasportare dalle acque dei grandi fiumi russi, ed ancora lei ci ha preso per mano in questo secondo viaggio del secondo ciclo.

La risonanza della seconda casa con il segno taurino induce a percepire le seduzioni dell’arte e Venere, la dea degna protettrice dell’armonia che tanto apprezza il bello e le sue manifestazioni, ha accompagnato lo stupore dell’ina-spettato regalo che l’Hermitage ci ha donato.

Il museo fu fondato nel ‘700 da Caterina II che fece costruire sul fiume Neva un padiglione dall’architetto Valin de la Mothe, e acquistò molte opere in Europa così come fecero gli zar successivi; solo una piccola parte (200 circa) furono venduti dal governo sovietico, per cui resta fra i più grandi del mondo.

Ma per chi visita il museo tutte queste nozioni sembrano perdersi al primo impatto per fare spazio alla grande magia di questo immenso luogo reso sacro dall’arte che si respira, arte che si trasforma in ponte che unisce il mondo del-l’est all’occidente. Il sentimento più tangibile che si avverte salendo le grandi scale d’ingresso e soffermandosi poi nelle immense sale è di stupore che inva-de l’anima; sembra che proprio lì in quel luogo che si affaccia sul fiume Neva il cielo si avvicini all’uomo.

Hermitage, luogo voluto da Caterina II per vivere l’esperienza del ritiro, ancora oggi conserva questo intento e nonostante la moltitudine di visitatori si percepisce il contatto con l’arte da vivere in solitudine per spaziare dentro quanto l’artista vuole esprimere; leggere i messaggi universali nei colori che si fanno voci e si fondono con gli spazi di pitagorica geometria.

Queste sensazioni invadono i padiglioni da cui fanno capolino tra le innu-merevoli opere le due tele di Leonardo da Vinci, la Vergine del fiore e la

Ma-donna Litta: in quest’ultima alle spalle della Vergine si aprono due finestre

sul-le trasparenze dei paesaggi tipici del genio sul-leonardesco, nella Sacra famiglia di Raffaello ci stupisce il viso di San Giuseppe senza barba, rara raffigurazione per il tempo.

Ed ecco apparire il Suonatore di liuto del Caravaggio, dipinto dal chiaro simbolismo legato ai cinque sensi che scaturiscono dal fondo scuro; la fre-schezza dei fiori per l’olfatto, il liuto per l’udito, il libro con le note per la vista, la frutta sparsa sul tavolo per il gusto ed il tocco delle mani del giovane suona-tore sulle corde della strumento musicale ad esprimere il senso del tatto.

Nella sala dedicata ai pittori olandesi l’attenzione viene rapita dalla forza carismatica che si sprigiona dai dipinti di Rembrandt, in Danae la luce d’oro cade sulla principessa rinchiusa in una torre dal padre, il geniale pittore la rap-presenta in veste di una splendida nudità di donna in trepidante attesa dell’in-namorato Giove trasformatosi in pioggia d’oro; l’opera si vivifica come un gioiello creato dalla luce dorata che scaturisce dalle tenebre. Ed ancora Rem-brandt ci conduce nella profonda spiritualità che emana Il ritorno del figliol

prodigo dove i dettagli non esistono ma è soltanto la potenza del cuore che

unisce padre e figlio, nel ritratto di Vecchio in rosso Rembrandt ci introduce nello spazio dei ricordi dell’anziano e solitario personaggio leggendo il suo sguardo.

Anche il padiglione spagnolo trabocca di opere e qui incontriamo il

Ritrat-to dell’attrice AnRitrat-tonia Za’rete di Francisco Goya, si è rapiti dal viso fiero della

Hermitage, museo creato dai sovrani per l’arte occidentale ma che rivela tutto lo spessore della cultura russa grazie alla collezione delle preziosissime icone, patrimonio della religiosità del paese e testimonianza che la spiritualità non possiede confini. Le scuole i tempi ed i soggetti delle icone si susseguono a ritmo incalzante, il cromatismo crea tensione drammaticità e vivacità; icone della scuola di Novgorod di Pskov dove dal fondo dorato aleggiano purezza li-rismo ed una umanita’ che trascende la realtà. Fra i soggetti sacri emerge tut-ta la chiara potenza dell’Arcangelo Michele difensore del bene, ci incantut-ta l’e-spressione della forza tangibile che si sprigiona dalle icone a Lui dedicate; ed ancora si è trascinati dal lirismo delle Madonne su fondo oro che aprono le porte al di là del luogo ma si materializzano nella realtà dell’amore materno quando uniscono il viso a quello del Sacro Bimbo.

E lo stupore incalza nei grandiosi saloni arricchiti da raffinate ed elaborate decorazioni dove ci si lascia trasportare in spazi trascendenti e qui fanno ca-polino oggetti rari e preziosi come l’orologio che rappresenta un giardino in-cantato, un pavone dorato circondato da elementi rupestri che allo scoccare dell’ora viene messo in movimento da un sofisticato meccanismo. Continuia-mo ad essere trascinati da Venere mentre dalle vetrate l’occhio coglie lo scor-rere della Neva dalle onde colore dell’ambra e come un canto di sirena non ci permette di riprendere la via del ritorno.

Vorrei chiudere con un omaggio al grande romantico poeta russo:

Mi volto. E vi dico addio, ombrosi Recessi ove trascorsi un tempo Giorni di sogni miei pensosi, Di ozio e di eccitamento. Ma tu, giovine ispirazione, Muovi la mia immaginazione, Rianima il cuore sonnolento, Vola al poeta piu’sovente, Che tu non lasci raggelare L’anima mia , né inacerbarsi, Né infine pietrificarsi

In questa ebrezza mortale Del gorgo, dove sono immerso Con voi, cari amici, e perso!

L.A. 135-933

Il numero dei transnettuniani scoperti sta diventando sempre più grande, inse-riti come sono in una porzione di cielo in cui risiedono nutrite fasce di asteroidi e si avvicendano altri corpi attratti solo più recentemente dall’orbita del Sole a causa di fattori gravitazionali o altro. Qualcuno ha cercato di trarre conclusioni premature da tali scoperte ma è chiaro che l’enorme accumulo di informazioni su oggetti celesti nella zona oltre Nettuno invita astrologi ed astronomi a modi-ficare le loro prospettive. Non solo, gli astrologi dovranno essere capaci di va-lutare quali corpi celesti hanno una maggiore significatività nella pratica astro-logica. Un asteroide minore può avere sulle nostre vite un impatto paragonabi-le a quello di un pianeta maggiore? Si pensi a Plutone e a Cerere. Può essere rilevante la sua taglia fisica, o no? La distanza fisica? La composizione fisico/chimica? È rilevante che si tratti di un corpo celeste residente da molto nel nostro sistema o invece di uno attratto solo di recente nell’orbita solare? Sicuramente ci sarà chi, legato all’establishment astrologico, potrebbe rivelarsi altrettanto dogmatico e miope di colui che gravita in quello astronomico. Mol-to più probabilmente assisteremo ad uno scatenarsi di opinioni in grado di co-prire tutto lo spettro delle possibilità ma saranno quasi certamente pochi quelli che cercheranno di mettere in pratica le loro opinioni per vedere se effettiva-mente funzionano.

Eppure, i nuovi orizzonti potrebbero finalmente indurre gli astrologi a de-viare le loro energie, spesso centrate sulla ripetizione volenterosa di cose sen-tite o lette, verso la verifica dei precetti astrologici per controllare se fornisco-no risultati consistenti ed affidabili, indipendentemente dalle valutazioni di tipo tradizionale derivanti da diritti acquisiti, di solito in linea con chi, al momento, possiede il maggiore potere o vantaggio finanziario. In questo modo potrebbe-ro contribuire all’evoluzione della conoscenza in generale e dell’astpotrebbe-rologia in particolare. Forse potremmo smettere di considerarci solo artisti per diventare un po’ scienziati, sia pure consapevoli di realtà psicologiche, spirituali ed intui-tive. Sono questi ultimi i fattori che hanno tendenzialmente spinto gli scienziati a rifiutare l’astrologia. Tuttavia, la scienza sta cambiando rapidamente, e pare indirizzata ad accettare alcuni dei concetti di cui gli astrologi sono convinti da molto tempo. Il pool del sapere proveniente da varie fonti, compresa

l’astrono-Blake Finley

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