La creatività ossessiva e la costrizione ripetitiva prodotta dal senso del dovere
Questo angolo di 150° (o cinque segni), in effetti il multiplo di 5 del semi-se-stile, appartiene dunque all’armonica di 12 (infatti 150=5x30 e 30° corrispon-dono a 360° diviso per 12). Noi sappiamo già che questa onda armonica d’or-dine 12 “ concerne ciò che non è da fare in modo decisivo e le esitazioni che ciò presuppone, con possibilità di chiusura su se stessi o meno, la capacità di mettersi alla prova e di subire prove… parlante del vuoto essenziale in cui ci si deve imbattere e del suo corollario, lo slancio”.
Il quinconce è una pseudo-opposizione che si sofferma su un semi-sestile e che mostra che si può sfruttare l’avvertimento attraverso un’azione o un la-voro. E’ una vibrazione d’allerta, una sensazione di rischio che ronza sordida-mente, come qualche cosa che non si arriverà a fare, accompagnata da una sensazione di malessere oppressivo che bisogna comprendere, altrimenti si in-corre nella possibilità di insuccesso nella relazione tra i pianeti in gioco. Arriva a prodursi una lacerazione insidiosa, lenta e ipocrita, che può portare progres-sivamente verso un disequilibrio o una rottura.
Il quinconce produce una reazione di ripetizione insistente per liberarsi da un incatenamento immaginario, che porta a definire un proprio senso del do-vere (si deve farlo!), da cui deriva, per necessità di sopravvivenza, questa evi-dente creatività ossessiva e ripetitiva. Se il quinconce rende così tanto creativi è per fuggire da questa tensione, come se si finisse per farlo senza altra solu-zione se non di fare.
Il simbolo del suo moltiplicatore (il 5 come creatività) non è estraneo a questa pulsione.
Se è leso (per afflizione o indebolito dai pianeti in gioco) la tensione trop-po forte può deviarlo su un’attività creativa, trasformandola in abbandono e ri-nuncia (come una creazione che poggia sul vuoto, ben simboleggiata dal 5 sul 12). Ritroviamo il quinconce in temi di creativi, romanzieri, artisti, che posso-no essere spinti a realizzare opere in presenza di questa tensione, come per fuggire una pressione inafferrabile. Ma la sua orbita deve essere inferiore a un grado perché esso sia effettivo.
Questo pericolo non diviene patogeno a meno che questo aspetto preciso tocchi il Sole o la Luna, il governatore dell’Ascendente o la dominante del te-ma e, in più, se questi ultimi sono deboli, se il resto del tete-ma rite-manda sempre lì e se le circostanze (tanto quelle astrali che quelle della vita concreta) sono inconsciamente create affinché esso obbedisca a un disegno così malaugurato. Altrimenti l’aspetto non genera che pulsioni psichiche in rapporto e che il soggetto impara a negoziare senza rendersene conto. Ma non è raro che esso finisca per somatizzarsi più o meno leggermente di fronte a circostanze incon-sciamente provocate, affinché esso si esprima e si liberi.
In effetti noi vedremo che esso smuove in profondità un sentimento oscu-ro di una responsabilità misteriosa che spinge a poscu-rovocare una redenzione, a volte immaginaria, che finisce tuttavia per esprimersi in concreto.
L’ossessione del senso della compassione e l’esacerbazione dell’impossibile
Certi astrologi collegano il senso del quinconce ai segni Vergine-Pesci e all’as-se 6-12, poiché cinque all’as-segni o cinque caall’as-se dopo l’Ariete o l’Ascendente con-ducono al sesto segno o alla sesta casa. Possiamo già vedere l’ambiguità della combinazione del 5 e del 6; perché se noi andiamo subito a collegare il quin-conce all’asse 5-11, al segno dell’Acquario e a Urano, non è poi meno vero che la sua onda generatrice (l’armonica 12) lo riporti alla simbologia del 6 e del 12, cosa che confermerà più in là la figura dello Yod, due quinconce chiusi da un sestile.
La pulsione d’amore e di compassione è qui legata all’ossessione del sen-so della responsabilità per un servizio o un dovere. Il quinconce spinge a fare per dovere, superando una prova per raggiungere questo scopo. Ma questa è una visione dell’impossibile che provoca una esacerbazione dolorosa perché l’amore universale diventa un’utopia (cosa che ci avvicina d’altronde all’Ac-quario).
Ossessione un po’ estremista che porta a scontrarsi contro l’impossibile e può allora spingere verso la catastrofe. Poiché una lacerazione, uno iato, si produce tra l’impossibile e il reale (iato simboleggiato da questa forma di op-posizione imperfetta), questa utopia può arrivare a disgregarsi verso la distru-zione. Il quinconce non ci abbandona mai poiché rimane irrisolto, immagine stessa dell’irresolutezza, ma una irresolutezza che cerca all’infinito la sua fine.
Vedremo più in là che questa instabilità può stabilizzarsi attraverso la for-ma dello Yod; il doppio quinconce può così appoggiarsi sostenuto da un effi-cace sestile. (Ma non è quella un’utopia dell’astrologo? Poiché noi constatia-mo in realtà che questa figura è raramente solida).
Però possiamo anche dire che questa ossessione della responsabilità e della redenzione è a priori una qualità positiva, poiché presuppone un fondo d’amore. Tuttavia essa deve essere scoperta in fretta, per poterla ben gestire e per non lasciarla degenerare in una somatizzazione tardiva, spesso violenta e inattesa.
La trasgressione e la redenzione
La prova inconsciamente provocata dallo iato può dunque essere vissuta co-me un dono di sé, coco-me la redenzione di un sotterraneo sentico-mento di colpe-volezza ricevuto in eredità e che si vuole così ostacolare attraverso una esa-cerbazione dell’impossibile.
Ora, subire o cercare una prova, è passare attraverso, è trasgredire, tra-sgredire la norma, tratra-sgredire la linea retta, andare trasversalmente. Infatti questa compulsione del senso del dovere è in lotta con un sentimento di libe-razione. Bisogna rompere, distruggere, per mettere in ordine, per riscattarsi dalla responsabilità immaginaria.
E’ così che il quinconce resterà sempre legato a una sotterranea instabi-lità e alla trasgressione, nel caso in cui essa sia attiva ma anche in caso sia
ri-mossa. Avviciniamo in questo modo il suo simbolismo a quello del pianeta Urano e al segno dell’Acquario. Certamente è innanzitutto al numero 11 che noi riserviamo abitualmente questo senso di instabilità rabbiosa, di trasversa-lità e di trasgressione.
Ora il numero 5 ( il quinconce è fondato su uno spostamento di cinque segni), posto di fronte all’11, conduce così questo significato nella sua parte negativa poiché se esso parla di libertà, liberarsi è trasgredire e, per regnare, non è forse necessario appoggiarsi sul disordine?
Sta proprio qui una delle parti d’ombra del numero 5, a volte miscono-sciuto (casa 5, segno del Leone, armonica 5) ed è ciò che dà come sottointe-so al quinconce questo sensottointe-so possibile di trasgressione (attiva o rimossa). E’ peraltro in seguito a una tale rimozione che esso può eventualmente diventare patogeno.
L’indefinito e l’inquietudine
L’esperienza ci mostra d’altro canto che questo aspetto di quinconce, quando è preciso e quando si forma tra pianeti forti, genera nel soggetto una sotterra-nea inquietudine riguardo al suo posto nel mondo, legata ai suoi lati ossessivi e instabili.
Ma soprattutto scopriamo che esso è portatore della sensazione diffusa dell’indefinito, da cui deriva questa pulsione ripetitiva.
L’indefinito è in rapporto con una mancanza ed è una sensazione che si collega bene con il senso di “bisogna”, e in francese si ha qui la stessa etimo-logia di “la colpa” ( il faut e la faute).
Tutti questi significati, in apparenza diversi, vale a dire ossessione della creazione, responsabilità, instabilità, senso del dovere e della compassione, della trasgressione e della redenzione, questa inquietudine riguardo al proprio posto nel mondo, questo stato di allarme sotterraneo, sono comunque legati da un solo filo, la vertigine del vuoto e dell’impossibile risoluzione di una colpa sconosciuta ma fantasticata nell’immaginario.
Il triangolo quinconce o Yod
Quando due quinconce partono da uno stesso pianeta verso altri due astri, si forma allora un triangolo chiuso alla base da un sestile. Un tale triangolo acuto è spesso menzionato con il nome di Yod (lettera ebraica assimilata a una I, ini-ziale del nome divino di Yawè, dalla cui immagine a volte deriva, senza diritto, una certa connotazione mistica). È necessario ripetere che i due quinconce devono essere molto precisi; costituiscono dei segnali perché sia eseguito un passo decisivo nella vita attraverso un’azione concreta, al fine di uscire da una lacerazione lenta e nascosta generata da un cattivo adattamento alla realtà, poiché l’organizzazione seguirà al conflitto.
Il ponte benefico del sestile, che riunisce i due pianeti della base, permet-te l’associazione ed elaborazione degli astri in gioco. Sembra allora che il
quinconce sia stabilizzato da questa associazione del 5, del 12 e del 6 e si è potuto pensare che questa figura realizzerà la quintessenza di questo aspetto così strano.
La realtà non corrisponde sempre a questa precisa analisi.
Il pianeta all’apice focalizza l’azione e il suo punto opposto vuoto è come un’ombra che si cerca per giungere a uno scioglimento. Il soggetto avente una tale figura nel suo tema natale, può essere portato a subire una prova provo-cante una svolta nella sua vita. Il senso del dovere e della responsabilità è for-temente attivato. La doppia trasgressione è repressa ma non diventa per que-sto inattiva, restando infatti minacciosa se non è portata chiaramente in su-perficie. La redenzione sembra raggiunta, ma resta a volte illusoria, come pos-siamo vedere riguardo al tema e alla vita di Franz Schubert.
Riassunto
Possiamo dunque dire ora che il quinconce, lungi dall’essere un aspetto mino-re, è invece molto importante quando è preciso al grado, e che esso mette in gioco dei pianeti fondamentali.
Qui ritroviamo l’ossessione compulsiva della ripetizione, del senso del do-vere, del servizio, della compassione e della responsabilità, l’instabilità, la tra-sgressione e la redenzione, l’inquietudine riguardo al proprio posto nel mondo, il senso dell’indefinito o dell’irrisolto, l’aspirazione a una prova, l’esacerbazione dell’impossibile, l’insistenza sotterranea, una creatività ossessiva, significati che manifestano tutti quanti anche il loro lato positivo.
Il caso Franz Schubert
Ecco un caso sbalorditivo sull’implicazione dei molteplici quinconce esatti nel-lo stesso tema, mescolando quindi creatività, servizio, inquietudine e sete di redenzione. Questo meraviglioso musicista austriaco nacque il 31-1-1797 , al-le 13.30 (al-le 12,25 TU) a Lichtental, vicino a Vienna; il suo tema nataal-le è raffi-gurato qui di seguito. Compositore molto precoce, a 19 anni aveva già com-posto cinque sinfonie. Non avendo concluso i suoi studi, con grande disap-punto di suo padre, condusse una vita da bohemien con i suoi amici, abitando in piccole camere presso l’uno o l’altro e passando i suoi pomeriggi nei caba-rets. La frequentazione continua di queste sue compagnie maschili e la sua mania di non completare le sue opere, hanno fatto pensare a una sua omoses-sualità latente.
Il grande dramma della sua breve vita, fu la sifilide che egli contrasse nel 1823 a 26 anni, accompagnata da terribili trattamenti inefficaci al mercurio. La sua salute è del tutto compromessa, qualcosa in lui si spezza e questa ma-lattia forse gli appare come il castigo per aver condotto una vita dissoluta. Di-venta depresso e melanconico, dichiara di sentirsi l’essere più miserabile del mondo, per cui muoiono le sue speranze. Un anno prima della sua morte, nel 1827, egli compose la straziante raccolta di melodie “Il viaggio d’inverno”, su
testi di Muller, un viaggio verso la morte dove Franz canta “Straniero sono
arri-vato, straniero riparto”. Nel novembre 1821 contrae una febbre tifoidea e
muore spossato il 19 novembre 1828, verso le tre del pomeriggio. Non aveva ancora compiuto 32 anni.
Noi vediamo subito che la sua Luna natale è nella casa 12 nodale, pro-prio prima della Coda del Drago ( angolo di –10° tra Luna e Coda). Ricordia-mo che la Coda delle latitudini è il mi-point inferiore dei nodi, in quadrato con essi, là dove la latitudine lunare è la più bassa. Da questa fase terminale n°12, i nostri precedenti testi dicevano che essa segnalava “l’inquietudine sul pro-prio posto nel mondo, la perdita del senso e la scomparsa del divenire”.
Per illustrare questa fase astrologica, cosa può esserci di più incisivo che questa esclamazione prima di morire “Non ho dunque diritto anch’io a un
po-sto sulla terra?”.E i suoi quinconce incrociati vanno trascinandolo verso
l’an-nientamento progressivo dell’essere, in una compulsione ripetitiva della crea-zione.
Il trapezio dei quinconce
Noi troviamo nel suo grafico tre quinconce esatti, formanti due Yod chiusi in-crociati a trapezio; questo strano disegno risultante dagli aspetti, è qui di se-guito rappresentato. Vediamo che Urano all’apice manda un quinconce di 150°19’ al Sole e di 151°38’ a Marte, poi Marte all’apice rimanda un quincon-ce di 149°34’ a Nettuno e di 151°38’ a Urano, già citato. La precisione è evi-dente.
E’ il quinconce tra il Sole e Urano retrogrado, suo maestro, che è in que-sto caso il più preciso e il più patogeno, poiché esso per così dire infetta il grande luminare e vi si può percepire ribellione, senso di marginalità, di isola-mento e di trasgressione repressa da questo Acquario, probabilmente la sua omosessualità segreta, l’alcoolismo e la frequentazione di donne dai facili co-stumi, appesantito dalla fase nodale della Luna, col suo carattere terminale depressivo che accentuava la vergogna di esistere.
Il quinconce Marte-Nettuno può averlo spinto verso l’alcoolismo. Egli ha avuto prove difficili da superare, e le due basi di questi Yod sono da una parte il sestile Urano-Nettuno (visioni interiori, ispirazione profetica, evasione imma-ginaria) e dall’altra parte il sestile Sole-Marte (attività forsennata, possibilità di elevarsi). La sua creatività era diventata ossessiva, spinta dal bisogno irre-prensibile di passare da un’opera incompiuta a un’altra altrettanto incompiuta, come verso una salvezza impossibile.
Tutto ciò che noi abbiamo detto precedentemente sul quinconce, si trova qui drammaticamente illustrato, mentre la deriva della malattia viene accen-tuata dalla fase nodale terminale della Luna (che da parte sua fa un quadrato perfetto di 90°46’ in applicazione retrograda con Saturno retrogrado in casa XII, altro maestro del Sole) facendogli perdere il filo del suo progetto di vita.
Abbiamo poi la creatività ossessiva, il dramma della trasgressione, della colpa e della sperata redenzione, l’indecisione, l’inquietudine sul suo posto nel
mondo, le prove e il perpetuamente incompiuto: tutto il più profondo senso del quinconce è qui, accentuato da molteplicità e precisione.
Una storia, una vita, un tema astrologico!
E’ forse stata repressa la trasgressione, fu inconsciamente provocata la sua si-filide per la vergogna e come castigo, siamo forse di fronte a un mito kafkiano con all’origine la colpa e come risultante la punizione e la morte, così falsi e immaginari gli uni come gli altri? Non possiamo dirlo così da lontano.
Occorrevano tali prove per giustificare questo Saturno in casa XII al qua-drato della Luna, occorreva questa eliminazione dell’essere per attivare tutti quei quinconce incrociati e la fase nodale lunare terminale, occorreva soffrire tanto per dar vita a questo immaginario programma astrale? Poiché egli ha sofferto, ed è un fatto storico incontestabile, possiamo forse dire che egli era libero di tutte le sue scelte. E’ proprio il tema natale che si è somatizzato, uti-lizzandone lo psichismo come intermediario.
Chi potrebbe dire che ciò che egli ha fatto della sua vita non sia stato una sua libera scelta, divenendo finalmente glorioso per sempre con la superba congiunzione Luna-Giove in casa X (tra il maestro dell’Ascendente e il mae-stro del Medio Cielo in domicilio), sia per se stesso che per l’opinione pubbli-ca, poi la non meno forte congiunzione di Mercurio (l’espressione) e di Plutone (il carisma, la profondità, la morte)? Questo Plutone poi, è anche in semi-qua-drato molto preciso (45°16’) a Venere maestro della casa V in Bilancia, i di-vertimenti e le donne, segno strano di questa malattia così plutoniana che fu all’origine del suo dramma.
Qui non c’è alcun determinismo, solamente una constatazione. E non possiamo che dire, come a un consultante, “ sto per raccontarle una storia”. Una storia di quinconce.
Robert e Francine Gouiran Société Astrologique Romande
19 rue Ferdinand Hodler CH-1207 Geneve RIFERIMENTI:
■A propos du quinconce. Le cas de Franz Schubert, nel Quaderno mensile
n°19 (Luglio 2000) d’Univers-Site, Università aperta su Internet www.uni-vers-site.com.
■L’Astrologie des trajectoires de vie, scritto da Robert Gouiran e Francine
Mercier, Edition du Rocher, 1998.