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IL RUOLO DELL’ASTROLOGO E I FRUITORI DELL’ASTROLOGIA

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 73-78)

chezza che il loro bisogno è quello di un prete o di un filosofo, poiché né l’a-strologia, né la psicoanalisi possono dare a questo riguardo risposte sufficien-temente valide ed esaustive.

CL.- Sì, pur tenendo presente che dietro l’astrologia è sottesa una filosofia

della natura, non dobbiamo dimenticare che l’astrologia deve essere utilizzata primariamente come uno strumento tecnico d’indagine; non può essere quindi pensata o vissuta come qualcosa che “crei dinamicamente” le vicende umane.

AR.- Credo che “l’Assoluto” fra virgolette, comunque noi lo vogliamo

chiamare, nel momento in cui ha creato il Tutto e cioè il cosmo, ha creato sia l’uomo “il Microcosmo”, sia lo zodiaco “Il Macrocosmo” nel quale l’uomo si può specchiare.

CL.- In una parola si potrebbe affermare, parafrasando le Sacre Scritture,

che lo zodiaco è immagine e somiglianza dell’Uomo o viceversa.

AR.- Tuttavia, sia l’uomo sia lo zodiaco sono creature parallele e

corri-spondenti e non nei loro reciproci rapporti “Deo e creatura” (un Dio e la sua creatura). In altre parole lo zodiaco non “crea” l’uomo, così come anche l’uo-mo non “crea” lo zodiaco.

CL.- Si può dire che la proiezione del proprio inconscio che l’uomo fa

sul-lo zodiaco preesiste nel più profondo dell’Animo umano, e quindi sul-lo zodiaco non viene creato, ma in qualche modo riconosciuto.

AR.- Sì, e credo che su questo punto sia la psicoanalisi sia Hillman

ri-schiano di equivocare. Non esiste, in realtà, nessuna proiezione ”creativa ex-novo” dell’uomo nel creare lo zodiaco, perché il meccanismo zodiacale è pa-rallelo al funzionamento dell’essere umano. Così come lo zodiaco non crea l’uomo, l’uomo non crea lo zodiaco, ma entrambi sono l’espressione della me-desima firma, sigillo, timbro del Creatore, però su piani diversi.

CL.- In effetti, la lettura che l’uomo fa dello zodiaco è uno scoprire e

sve-lare la propria fotografia su un altro piano di conoscenza.

AR.– È vero, perché se identifichiamo nello zodiaco un “Deo “ o degli Dei

che in qualche modo ci condizionano ed ai quali nell’antichità venivano offerti sacrifici, non consentiamo all’uomo di crescere spiritualmente, psicologica-mente e socialpsicologica-mente perché lo invitiamo indirettapsicologica-mente a deresponsabilizzarsi e a credere che gli eventi accadono in quanto in qualche modo conseguenza del meccanismo zodiacale. Così facendo, noi trasformiamo, di fatto, l’astrolo-gia in una religione di cui l’astrologo diventa a vari livelli il sacerdote (da sem-plice cappellano fino a papa) o meglio da astrologo spicciolo fino a Grande Maestro.

CL.- E sappiamo bene quanto queste “figure” di Grande Maestro siano

pericolosissime e deleterie sia per l’immagine dell’astrologia sia per le conse-guenze che possono ripercuotersi sui consultanti, che eventualmente le incon-trano!

AR.- È bene ricordare che gli accadimenti, di cui l’umanità è protagonista

e spettatrice, fanno parte di quella complessa ed irrisolta problematica che è l’essenza stessa della vita umana. Tali eventi accadono in quanto permessi o voluti dal Creatore, comunque esso si chiami.

CL.- Sì, essi debbono essere letti su un piano diverso, come si diceva

pri-ma, a livello del meccanismo zodiacale il quale, di fatto, funziona come una vera e propria radiografia o TAC, che dir si voglia, del divenire umano. Di que-sto divenire nulla è determinato a priori, ma in questa sorta di radiografia pos-sono essere lette le stesse umane vicende. Nelle stelle, infatti, si ritrova e si ri-specchia la complessità della natura umana.

AR.- La stessa concezione di San Tommaso, sintetizzata nell’affermazione

“Astra inclinant sed non necessitant” è in parte errata, perché non si tratta di

inclinare o di “fare accadere”, ma di fotografare realtà che sono invece o volu-te o permesse dallo svolu-tesso Creatore dell’uomo e dello zodiaco; è a Lui che dobbiamo chiedere il perché della vita o di fatti inspiegabili, che sono fotogra-fati nello zodiaco ma non dallo Zodiaco determinati.

CL.- Credo che a questo punto s’imponga una precisazione riguardo alla

figura del Creatore.

AR.- Certamente! È evidente che qui parliamo di Creatore intendendo sia

lo specifico Dio di una religione positiva, sia la Natura, quale somma di forze creative comunque intelligenti e organizzate.

CL.- Quindi, guai a chiedere allo zodiaco la risposta a problematiche

esi-stenziali… “lui” non potrà rispondere…!

AR.- Sì, tuttavia è comprensibile che l’indagine astrologica su fatti (ad

impatto emotivo fortissimo) e molto complessi, inspiegabili a livello razionale (primo fra tutti il mistero della vita e della morte), porti il professionista astro-logo, anche in buona fede, a cercare di leggere e quindi di interpretare in chia-ve esistenziale gli echia-venti presentatigli dal suo consultante. Questo è comunque uno degli errori più pericolosi nei quali può incorrere lo studioso.

CL.- Bene, veniamo adesso al secondo gruppo. Da chi può essere

rap-presentato?

AR.- Da coloro che vogliono uno strumento per una maggiore

conoscen-za di se.

CL -A costoro, oltre alle consuete risposte che vengono fornite,

l’astrolo-gia dovrebbe essere spiegata e insegnata perché proprio tramite il suo aiuto, i consultanti potrebbero imparare a riconoscere i meccanismi astro-psicologici e quindi ad osservare il cielo dentro se stessi.

AR.- Sì, ma in questo lavoro interiore è necessario che siano affiancati da

uno studioso serio, qualcuno che faccia conoscere loro non solo le singole leg-gi zodiacali, ma soprattutto ciò che serve realmente per potersi specchiare nello zodiaco.

CL.- Quindi non una astrologia come pura e semplice tecnica, ma una

astrologia come vero e proprio specchio dell’anima.

AR.– Proprio così! D’altra parte al giorno d’oggi vengono diffuse

cono-scenze di base delle più svariate discipline. Tali conocono-scenze possono consenti-re anche al non esperto di compconsenti-rendeconsenti-re meglio ed approfondiconsenti-re tematiche un tempo riservate ai soli professionisti della materia. Un esempio di questa di-vulgazione sono le riviste paramediche, che si rivolgono ai non medici, ma che aiutano le persone a rapportarsi con tutto il settore medico con una buona

cognizione di causa. Non vedo perché questa divulgazione di tipo parascienti-fico non possa e non debba essere applicata anche al settore astrologico

CL.- Esiste però un altro aspetto del problema. A questo secondo gruppo

di fruitori bisogna anche dire chiaramente … (e non è una battuta…) che l’a-strologia non è obbligatoria!

AR.- È vero l’indagine introspettiva che con l’astrologia una persona può

intraprendere, è sicuramente percorribile anche con altri strumenti, quali la stessa indagine di “introspezione classica”, l’interpretazione dei sogni e tutte le altre tecniche delle varie branche della psicologia moderna. Ed è questo il ca-so in cui la psicoanalisi potrebbe e dovrebbe utilizzare profondamente l’astro-logia e l’astrol’astro-logia, viceversa, si troverebbe ad essere arricchita da una espe-rienza psicoanalitica.

CL.- A questo proposito non dobbiamo dimenticare che l’astrologo non è

uno psicoanalista e, altrettanto, che gli studiosi di astrologia non debbono scimmiottare gli psicoanalisti nel fare il loro lavoro. In quest’ambito sarebbe auspicabile una profonda collaborazione fra le due categorie di professionisti. Infatti, tutte e due le discipline, proprio perché possiedono fonti comuni e una loro dignità autonoma, possono arricchirsi a vicenda.

AR.- Certamente! Nei casi in cui l’astrologo sia anche psicoanalista, egli

deve tenere rigorosamente distinte le due discipline nelle loro tecniche pecu-liari. A mio parere, il termine psicoastrologia, oggi tanto in voga, non è molto corretto. Ritengo che lo psicoanalista non può usare l’astrologia nella tecnica psicoanalitica, cosi come lo studioso di astrologia non può usare le tecniche psicoanalitiche nel consulto astrologico.

CL.- A questo va aggiunto un elemento importante. La vocazione della

disciplina astrologica è sempre stata caratterizzata da una profonda base pre-visionale. La sua nascita, il suo affermarsi e il suo permanere nel corso dei se-coli al centro del dibattito filosofico e intellettuale della nostra cultura sono le-gate alla possibilità di “prevedere” la dinamica di quelle forze, da cui scaturi-scono eventi collettivi e personali

AR.- A questo punto è necessario sottolineare che la funzione

dell’astro-logia non è quindi “solo” quella di “evocare Dei” o presunti tali per farli “agire” nella nostra vita. La sua funzione è anche eminentemente previsionale. Natu-ralmente intendendo per previsione non il significato che la parola previsione ha oggi nell’immaginario collettivo. Il vero significato di questo termine è quel-lo di decifrazione di quel macrocosmo, che, come si diceva più sopra, è im-magine e fotografia del “microcosmo umano” e quindi in ultima analisi indagi-ne relativa alla “volontà” dell’Assoluto o dell’Onnipotente (comunque esso possa essere chiamato), creatore sia dell’uomo sia dello zodiaco.

CL.- Veniamo ad analizzare un altro gruppo.

AR.- Il terzo gruppo è formato da coloro che richiedono al professionista responsi astrologici banali, sia nel contenuto, sia nelle modalità di esposizione

del quesito.

CL.- In certi casi si tratta di vere e proprie richieste a sfondo superstizioso.

AR.- Si e a questo terzo gruppo, sicuramente il più numeroso dal punto di

vista statistico, si deve rispondere che l’astrologia, presupponendo un “libero arbitrio”, non può fornire risposte del genere, anche per i suoi limiti oggettivi e soggettivi. In altre parole, l’astrologia non è pura e semplice divinazione e lo studioso di astrologia non è un Mago. Bisogna poi aggiungere con estrema franchezza che una tale risposta può deludere sicuramente i più, contribuendo a diminuire di gran lunga la schiera dei fruitori dell’”arte” e quindi gli introiti degli studiosi sensibili al “dio” denaro.

CL.- Esiste ancora un altro gruppo?

AR.- Sì, una quarta schiera di fruitori è costituita da coloro che pongono domande assolutamente inconsistenti vaghe e generali, e di conseguenza in-nocue, quali ad esempio, come sarà per me il 2004?

CL.- Credo che a tale categoria può essere ascritta ordinariamente la

maggior parte dei fruitori delle varie rubriche di quotidiani e settimanali.

AR.- Si, costoro si avvicinano alla nostra disciplina in maniera talmente

superficiale da rendere domande e risposte assolutamente innocue.

CL.- Tuttavia, per assurdo questo modo di procedere mantiene

comun-que nella persona sveglia una certa curiosità di indagine sulle vicende della propria vita e su quella altrui. Tale curiosità ad un diverso livello di coscienza o consapevolezza può indirizzare poi la persona, in momenti successivi, verso domande corrette e verso un approfondimento reale della nostra disciplina ri-cadendo, quindi, nei casi 1) e 2).

AR.- Sempre per assurdo non dobbiamo più di tanto scandalizzarci di

questo modo di intendere l’astrologia; tale concezione può essere inserita in quel processo di banalizzazione presente nella società contemporanea (così come avviene per altre discipline), ma che in ultima analisi porta le persone comunque a prendere in esame situazioni o tematiche che difficilmente sareb-bero state oggetto di indagine personale.

CL.- Credo che esista ancora un quinto gruppo di persone. AR.- Quale?

CL.- Si tratta di coloro che desiderano conoscere ed approfondire seria-mente la nostra disciplina!

AR.- Si, ma questo gruppo può essere radicalizzato, a mio parere, in due

sottogruppi:

CL.- E cioè?

AR.- Un primo sottogruppo è rappresentato da coloro che credono di po-tere, in pochi mesi, padroneggiare la materia e di poter quindi redigere, a lo-ro volta, in poco tempo olo-roscopi. Queste persone sono pericolosissime e

sog-gette esse stesse ai più gravi pericoli, quali l’illudersi e il credere che l’astrolo-gia fornisca loro risposte che in realtà sono il prodotto di proiezioni personali. Oppure si può trattare di persone che vedono nell’astrologia solo uno stru-mento di lucro, rischiando in tal modo di finire nelle cronache di “Striscia la Notizia”.

CL.- Per costoro non mi sembra necessario spendere altre parole! E il

AR.- Il secondo sottogruppo è formato da coloro che veramente hanno la consapevolezza che per occuparsi della materia occorra tempo, impegno e preparazione culturale: essi sono i futuri veri professionisti.

CL.- Tale sottogruppo può essere rappresentato da coloro che ci

leggo-no?

AR.- Sì, è in questa ottica che è stato creato l’albo Professionale ed è in

questa direzione che va spesa ogni fatica o iniziativa.

CL.- Costoro possono, quindi, essere chiamati i veri professionisti

dell’a-strologia al cui profilo, alla cui preparazione culturale e tecnica e alle cui esi-genze dovrebbero essere dedicate le principali iniziative di carattere associati-vo. A questo riguardo il CIDA ha cominciato ad attivare quel processo di certi-ficazione illustrato compiutamente in altra parte della rivista.

AR.- Sì, porrei l’accento soprattutto sulla parte relativa al corso di base di

cui all’allegato 1 del progetto, in cui è illustrata la nuova filosofia di studio, che prevede non già i soliti corsi onnicomprensivi, ma un regolare piano di studio e di lavoro di tipo universitario.

CL.- Solo in tal modo lo studioso potrà realmente conseguire una

prepa-razione idonea e finalmente la nostra materia sarà considerata per il posto che le spetta, oltre ad essere utilizzata in modo serio e proficuo, al massimo delle sue potenzialità.

Su questo vasto argomento, il cui dibattito è ancora aperto, proveremo a tornare in seguito.

All’arrivo della Rivista sul foglio che contiene

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 73-78)