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Sistema 1 e Sistema 2

8.3 I limiti dell’approccio pragma-dialettico

L’applicazione dell’approccio di van Eemeren alle conversazioni online di Lewinski, presentato nel capitolo precedente, si rivela, a mio parere, fallimentare. Nonostante i possibili aggiustamenti che possono essere fatti al sistema teorico sul quale si fonda, c’è il rischio che non sia in grado di essere confrontato con esempi di conversazione reale.

I motivi più evidenti di questo rischio sono, da una parte, la difficoltà a concludere una discussione risolvendo la differenza di opinione e, dall’altra, l’impossibilità dell’individuazione di due precise fazioni.251 Ovviamente è possibile analizzare parti delle conversazioni con strumenti pragma-dialettici, ma risulta molto complicato inserirle per intero all’interno di questo paradigma, rischiando di rendere l’analisi più faticosa di quanto possa esserlo senza presupporre un modello di questo tipo.

Quello che rimane innegabile dell’approccio pragma-dialettico, per gli stessi presupposti assunti dai suoi teorizzatori, è l’esclusione dalla sua analisi di tutti gli aspetti che non siano interpretabili come parte di un astratto scambio di argomenti che presuppongano come obiettivo una conversazione critica e ragionevole. I soggetti della discussione, proprio come nell’ideale di Homo Oeconomicus che ha dominato la concezione della valutazione rischi-benefici per lungo tempo, sono rappresentati da esseri (nemmeno persone, ma fazioni) irreali, che si muovono in una realtà ideale nella quale regnano regole molto diverse da quelle che ritroviamo nella vita di tutti i giorni. L’aspetto performativo, integrato all’interno della discussione critica attraverso l’inserimento delle manovre strategiche, seppur sia un brillante aggiustamento ad hoc, pare, perlomeno al sottoscritto, allontanare ancora di più questo modello dal reale svolgimento di uno scontro dialogico: nonostante le manovre strategiche siano un ottimo strumento di analisi, subordinare il loro carattere performativo all’astrattezza delle norme di correttezza della discussione critica può limitarne l’aderenza alle reali manifestazioni di fenomeni

251 Cfr. M. Lewiski, Internet political discussion forums as an argumentative activity type: A pragma-dialectical analysis of online forms of strategic manoeuvring in reacting critically, Rozenberg Publisher, Amsterdam, 2010.

argomentativi.252 Inoltre, proprio per il tipo di astrazione effettuata sui protagonisti della discussione critica, il grande assente dell’analisi pragma-dialettica rimane la componente euristico-affettiva.

Nelle conversazioni reali dobbiamo confrontarci con una serie molto grande e complessa di informazioni, di argomenti e di possibili elementi inespressi presentati dai nostri avversari. Contemporaneamente a questo, dobbiamo elaborare la nostra linea argomentativa.

Nelle conversazioni online, nonostante la memorizzazione scritta dei dialoghi, che permetterebbe di analizzare più attentamente il contenuto dei messaggi, ci troviamo di fronte a risultati che potrebbero contraddire queste aspettative: alcuni studi hanno mostrato come gli individui, quando si interfacciano con internet, tendano a tenere un comportamento multitasking,253 compiendo quindi differenti operazioni cognitive contemporaneamente. Questa attività ha come conseguenza la distribuzione della nostra capacità di elaborazione tra vari compiti differenti, diminuendone l’efficienza.

Entrambe le tipologie di conversazione, diretta e virtuale, suggeriscono, anche se per motivazioni differenti, l’importanza della considerazione della componente euristica ed affettiva del nostro giudizio, nel caso ci si voglia porre come obiettivo la comprensione delle dinamiche argomentative concrete.

Seguendo questo ragionamento, è necessario andare oltre le limitazioni dell’approccio pragma-dialettico, accompagnando lo studio dell’argomentazione con lo studio dell’argomentatore.

Negli ultimi quindici anni, alcuni studiosi hanno cominciato a sostenere la necessità di una teoria della virtù argomentativa: prendendo ispirazione dalle teorie sulla virtù epistemologica, cioè il tentativo d’individuazione delle virtù che un buon ricercatore della verità deve possedere, hanno suggerito di effettuare uno studio simile applicandolo alla ricerca delle qualità fondamentali del buon argomentatore.254

252 Un ragionamento diverso potrebbe essere forse fatto per quei contesti, come i tribunali, dove le norme di argomentazione sono fortemente istituzionalizzate, dove l’utilizzo di una discussione critica sembra essere più plausibile.

253 Cfr. J. Lehmann, M. Lalmas, G. Dupret, R. Baeza-Yates, Online multitasking and

user engagement, in “Proceedings of the 22nd ACM International Conference on

Information & Knowledge Management”, 2013, pp. 519-528.

254 Cfr. T. Bowell, J. Kingsbury, Virtue and Argument: Taking Character into Account, “Informal Logic”, 33.1/2013, pp. 22-32.

Virtue theories are explicitly agent-based, rather than act-based. This can make the appraisal of acts unusually problematic. Moral and epistemic virtues are typically ascribed to the agent, not to his deeds or beliefs. In the case of argument, this would mean that virtues were qualities of the arguer, rather than of his arguments. Of course, it is entirely reasonable to speak of the ‘virtues of an argument’, and we could take these ‘virtues’ as primitive instead. In that case, we could still talk of virtuous arguers, by defining their virtues in terms of the virtues of their arguments, making the virtuous arguer one disposed to advance or accept virtuous arguments. However, the virtue talk in this approach would be merely ornamental, since the ‘virtues of an argument’ could presumably be cashed out in terms of more familiar forms of argument appraisal. Hence, if a virtue theory of argumentation is to do any work, it must be agent-based.255

Due precursori di questo approccio possiamo trovarli negli stessi van Eemeren e Grootendorst che, come abbiamo visto, hanno elaborato le dieci regole del buon argomentatore.

Anche se la prospettiva della ricerca della virtù argomentativa è agent-based, rischia di sviluppare un sistema meramente normativo, parallelo a quello act-based del sistema pragma-dialettico. Nonostante ciò, questa nuova linea di ricerca ha il pregio di ampliare lo spettro analitico utilizzabile davanti a un evento dialettico.

Nowadays pragma-dialectics is probably the most systematic, detailed and best developed rule- based dialectic approach. […] Given that virtue theories focus on the agent and her character, it becomes necessary to explain how they relate to actions and behaviour. […] Virtue argumentation theory and pragma-dialectics would not be opposite theories of the same thing. Pragma-dialectics is a theory of evaluation of argumentative discourse—a task for which virtue argumentation theory is, in my view, much less apt. A virtue approach to argumentation could complement pragma-dialectics by providing some insight into the second-order conditions concerning the arguers’ character and state of mind. Moreover, even though pragma-dialecticians might regard this proposal as a modification of their theory, virtue argumentation theory could contribute to the justification of pragmadialectical rules by explaining the social and cultural character of our ideas of critical discussion and of a virtuous arguer on which the rules are based.256

Infatti, anche il semplice spostamento dell’oggetto di osservazione dall’azione all’agente avvicina lo studio dell’argomentazione alla possibilità di un approccio psicologico- cognitivo nello studio degli eventi dialettici.

255 A. Aberdein, Virtue in Argument, “Argumentation”, 24.2/2010, pp. 169-170.

256 J Á. Gascón, Brothers in Arms: Virtue and Pragma-Dialectics, “Argumentation”,

Nella prossima sezione cercherò di elaborare l’abbozzo di un approccio cognitivo all’argomentazione, con un riferimento particolare a quella online, cercando di fornire un possibile punto di partenza per una ricerca che si ponga tale obiettivo.