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Sistema 1 e Sistema 2

8.1 Il modello di Walton

Nonostante il modello pragma-dialettico e quello di Walton abbiano numerosi elementi in comune, perlomeno ad una prima osservazione superficiale, le differenze sono molto significative. Entrambi fondano il proprio studio sulle stesse basi pragmatiche, logico-informali e dialettico-retoriche; studiano fallacie e schemi argomentativi; individuano quali sono le domande critiche da rivolgere a determinati schemi argomentativi. Ma, se la pragma-dialettica si concentra sulla discussione critica, Walton suddivide i tipi di dialogo del suo modello in sei gruppi (Illustrazione 5):

• Persuasivo, che ha l’obiettivo di risolvere una differenza di opinioni. • Inquisitorio, che consiste nella ricerca di prove o nella loro verifica.

• Negoziale, cioè la contrattazione al fine di risolvere un conflitto tra interessi. • Informativo, indicante lo scambio di informazioni.

• Deliberativo, un dialogo che cerca di trovare una soluzione condivisa a un problema pratico.

• Eristico, scontro verbale, che mira all’offesa dell’avversario attraverso le parole.243

243 Cfr. D. Walton, Media Argumentation - Dialectic, Persuasion, and Rhetoric, Cambridge University Press, Cambridge 2007.

Illustrazione 5: in D. Walton, Media Argumentation - Dialectic, Persuasion, and Rhetoric, Cambridge

Come forse il lettore avrà notato, la discussione critica di van Eemeren, può essere considerata come una parte del modello di Walton, corrispondente principalmente alla tipologia persuasiva di dialogo. Tuttavia, alcune parti del modello pragma-dialettico devono essere traslate all’interno di altre tipologie del discorso. Ad esempio, il burden-

of-proof, sembra calzare meglio con una tipologia di dialogo inquisitoria.244

Le tipologie discorsive non devono essere interpretate come delle strutture rigide. Infatti, all’interno di un discorso reale, gli autori possono passare da un tipo di discorso all’altro liberamente. Per citare un caso, all’interno di un discorso deliberativo che mira alla soluzione di un problema pratico, potrebbe essere inserito un discorso persuasivo, per determinare la verità di un’affermazione che potrebbe condizionare la scelta deliberativa. Ad esempio, all’interno di una discussione famigliare per decidere l’orario di partenza per le vacanze, potrebbe avvenire una discussione persuasiva riguardo alla proposizione “tutte le famiglie decidono di partire la domenica mattina” (che potrebbe influire sulla scelta deliberativa attraverso un passaggio simile a questo: “ora che vi ho convinto della verità di questa affermazione, non conviene partire la domenica mattina”). Naturalmente, all’interno di questo sotto-dialogo ci potrebbero anche essere parti negoziali, inquisitorie o informative, formando così un sistema di dialoghi incapsulati uno nell’altro.

Questi dialoghi complessi vengono chiamati da Walton “dialoghi misti”:

Some other familiar types of dialogue can be classified as mixed dialogues, or cases where two different types of dialogue are mixed together in the same case. Sometimes these cases of mixed dialogues have to be approached carefully, because special circumstances affect the normative rules that need to be taken into account in judging the

argumentation in a given case.

A good example is the type of dialogue called the debate, where two opposed sides are argued out on an issue, and the winning side is judged by some third party a referee, moderator, or audience. The debate appears to be a critical discussion when we first look at it. But the problem is that debaters can score good points and can win over a judge or audience successfully even while using bad or fallacious arguments that would violate the rules of a critical discussion.

It is clear, then, that a debate is not exactly the same type of dialogue as a critical discussion.245

Ogni tipo elementare di dialogo ha proprie regole di accettabilità: quello che in un dialogo persuasivo può essere considerato una fallacia ad hominem, in uno eristico è

244 Ibidem.

ritenuto accettabile; oppure, il dialogo negoziale mira a raggiungere un compromesso accettabile, quindi, in certi casi, può essere totalmente indifferente ad alcune delle condizioni di validità presenti in una discussione persuasiva. Per valutare la validità degli argomenti partendo da tali presupposti teorici e per compiere quindi l’analisi di un dialogo, è necessario prima di tutto capire all’interno di quale tipologia discorsiva questo si stia sviluppando. Solamente dopo aver adempiuto a questo compito è possibile stabilire cosa sia valido e cosa sia fallace.

Ciò che ha spinto Walton ad elaborare questo differente approccio è stata la necessità di possedere una struttura analitica che si fondi sull’osservazione empirica dei dialoghi, piuttosto che basarsi su un sistema costruito su basi astratte, quale quello pragma- dialettico.246

Lewinski ha però criticato il modello di Walton, evidenziando il rischio di ricaduta in una mera normatività, simile a quella del modello pragma-dialettico, a causa dell’individuazione delle sei tipologie di discorso, le quali imbriglierebbero la stessa analisi di Walton all’interno di vincoli normativi più o meno arbitrari, ma al contempo privi della complessa articolazione presente nel sistema basato sulla discussione critica. Sebbene questa critica sia ragionevole, gli studi di Walton sembrano possedere una maggiore disposizione all’integrazione con le altre discipline che lambiscono le scienze cognitive. Di particolare interesse per questo testo, è il tentativo di Walton d’interpretazione delle fallacie come attività euristica.

How then are fallacies deceptive? The explanation offered as a hypothesis in this paper is that many of them are based on heuristics. On this hypothesis, a fallacious argument might look better than it really is because it has the basic structure of a parascheme, and therefore looks reasonable because it is a heuristic of the kind we use all the time in everyday reasoning. However, it may be an inference from a set of premises to a conclusion that only seems to prove the conclusion, but does not, because it fails to meet conditions required for the success of a reasonable argument of that type. When an arguer jumps to a conclusion by a parascheme, while ignoring implicit assumptions and exceptions that ought to be taken into account, or even worse, moves dogmatically to the conclusion while failing to allow that such considerations are relevant, his argument is fallacious. The error here is an unwarranted leap to a conclusion that is not justified by a careful analysis of the argument that takes its conditional premise, as well as its assumptions and exceptions, properly into account.247

246 Cfr. D. Walton, Media Argumentation - Dialectic, Persuasion, and Rhetoric, Cambridge University Press, Cambridge 2007.

247 D. Walton, Why Fallacies Appear to be Better Arguments Than They Are, “Informal Logic”, 30.2/2010, pp. 180-181.

Un paraschema è uno schema argomentativo che non esprime tutte le premesse necessarie per sostenere una determinata posizione. Nella illustrazione seguente, Walton mostra come può svilupparsi una fallacia ad verecundiam.

Come abbiamo osservato nel precedente capitolo, affermare che la persona citata sia un esperto non basta a rendere la presentazione di una sua opinione come argomentativamente valida. Nel caso presentato nell’illustrazione, “E è un esperto” ed “E afferma A” vengono utilizzate come condizioni sufficienti per sostenere la validità di “A”. Nonostante sia normativamente sbagliata, spesso questa modalità di ragionamento porta a conclusioni corrette. Per questo motivo, Walton è portato a ipotizzare che le affermazioni derivate da un paraschema possano sembrare valide allo stesso modo in cui sembrano validi i giudizi effettuati attraverso strategie euristiche.

Non sono rare le citazioni dei primi lavori di Tversky e Kahneman nei testi di teoria dell’argomentazione, ma, nella gran parte dei casi che mi si sono presentati, il riferimento bibliografico rimanda ad un mero accenno superficiale alla possibilità d’interpretazione delle strutture argomentative fallaci come effetto di scorciatoie cognitive. Walton, forse per le mie limitate possibilità di ricerca, è il primo autore che ho trovato che, oltre a citarne gli studi, cerca di inserire un processo euristico all’interno del proprio modello argomentativo:

Illustrazione 6: in D. Walton, Why Fallacies Appear to be Better Arguments Than They Are, “Informal Logic”,

This new theory of fallacy began by introducing the new notion of a parascheme, and by using it to connect the logical notion of an argumentation scheme to the psychological (cognitive science) notion of a heuristic. The parascheme helps to explain why an argument seems better than it is, because it represents a heuristic that is a very natural way of unreflective thinking. Heuristics can be extremely useful under some conditions even if they arrive at a suboptimal solution, and there may be nothing inherently fallacious or logically incorrect (in principle) in using them. […]

In evolutionary terms the parascheme is part of as a system of thinking that is associative, automatic, unconscious, parallel and fast. Thinking in this manner, a reasoner instinctively jumps to a conclusion to accept a proposition as true or to accept a course of action as the right one for the circumstances. […]

A new interpretation of the psychological aspect of the concept of fallacy has been proposed, put forward as a hypothesis that can enable us to explain how fallacies of the kinds based on argumentation schemes have potential for deception and ease of sliding into error.248

8.2 Oltre la centralità dello standpoint, il tentativo di formalizzazione di