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2. Il quadro di riferimento

2.2. Le teorie del cambiamento

2.2.2. I Modelli di interagenti col contesto sociale

Le teorie descritte precedentemente partono dal presupposto che i comportamenti considerati opportuni, ovvero salutari, dipendono sia da fattori cognitivi, quali credenze e atteggiamenti, sia da accurate elaborazioni effettuate da parte di un individuo; il contesto sociale ed emozionale che permea lo spazio attorno alla persona, in un certo senso sottovalutato negli altri approcci, diviene centrale nei modelli analizzati successivamente.

Il punto di origine del concetto di punto di controllo (locus of control)128 è individuabile nella Teoria dell‘apprendimento sociale di Rotter129, all‘interno della quale il comportamento individuale è funzionale rispetto alle aspettative di rinforzo e al valore attribuito al rinforzo stesso; il controllo in questo caso è concepito come lo scarto tra le proprie azioni e la produzione di determinati risultati, ed è attraverso il processo di apprendimento, sempre secondo questo autore, che i soggetti acquisiscono la consapevolezza che gli eventi sono il risultato della propria azione, e quindi possono essere controllati, o al contrario, che dipendono da agenti esterni. Gli orientamenti al controllo sono quindi distinti in due tipi:

− Locus of control interno (L.O.C. interno): l‘orientamento interno si riferisce specificamente a coloro che considerano gli eventi come una conseguenza delle proprie azioni;

− Locus of control esterno (L.O.C. esterno): l‘orientamento esterno è caratteristico dei soggetti che ritengono gli eventi, e le loro cause

128 Cfr. ROTTER J.B., Generalized expectancies for internal versus external control of reinforcement, in Psychological Monographs, Princeton, American Psychological Association, 80(1966)609, p. 1- 28

della formazione della conoscenza come outcome delle politiche socio-educative.

determinanti, al di fuori del proprio controllo, e quindi disposti da terzi o dal ―destino‖.

Ne deriva che un soggetto adotterà con maggiore probabilità quei comportamenti funzionali all‘ottenimento di un risultato atteso di segno positivo. Le persone che possiedono un locus interno si sforzano di controllare maggiormente il proprio ambiente, e dunque si ritengono direttamente responsabili del proprio comportamento salutare e adottano più frequentemente attività di prevenzione. I soggetti con locus of control esterno, al contrario, pensando di non poter influire attivamente sul proprio stato di salute saranno meno inclini ad intraprendere azioni di cura. Sono state peraltro individuate due ulteriori dimensioni rispetto alle quali il l.o.c. può variare:

− la convinzione di un individuo circa la stabilità o instabilità temporale di una determinata condizione;

− la valutazione soggettiva circa il grado di pervasività della problematica rispetto alla propria vita: globalità (più ambiti personali) o specificità (aspetto singolo e determinato).

In letteratura si ritrovano numerose ricerche riguardanti le applicazioni del modello locus of control per cercare di spiegare l‘assunzione di comportamenti opportuni per il miglioramento delle condizioni di salute, anche se la correlazione si è dimostrata in generale modesta, innescando critiche sulla scarsa specificità delle misure di controllo. In una approfondita revisione sistematica130 sono stati analizzati i dati empirici relativi al l.o.c. nell'ambito della salute rispetto a diverse tematiche. Gli autori hanno sottolineato l'ambiguità di alcune relazioni tra comportamenti salutari e il punto di controllo. Per esempio hanno riportato come sebbene in alcuni studi il l.o.c. interno sia connesso all'aumento di esercizio fisico (tipo il jogging), numerosi altri registrino una relazione debole o nulla tra i due elementi. Una ambiguità similare viene messa in evidenza per altri tipi di relazioni per le quali il l.o.c. si era dimostrato un valido predittore: il controllo del peso corporeo, l'utilizzo della contraccezione e la palpazione per la diagnosi del cancro al seno. La difficoltà di riscontrare come una modifica del l.o.c. possa migliorare la gestione di una malattia, e nello specifico su quali elementi connessi allo stato di salute intervenga e in quale misura, ha determinato un abbandono delle sperimentazioni di questo modello a favore di altri più efficaci, come quello legato, ad esempio, alla già citata self-efficacy. Quest'ultimo elemento, che richiameremo più avanti come concetto-ponte con la teoria contestualista delle scienze della formazione, viene generalmente associato al locus of control di tipo interno, da cui trae rinforzo, in quanto il soggetto tende a interpretare gli eventi, soprattutto se positivi, come dipendenti dalla propria volontà.

130 NORMAN P. - BENNETT P.,. 3. Health Locus of Control in Conner M. - Norman P., Predicting Health Behaviour. Buckingham, Open University Press, 1995, pp. 62–94.

Un approccio più recente riguardante il concetto di controllo,131 ha evidenziato gli effetti prodotti sulla salute sia direttamente, per esempio nell‘esperienza dello stress (nella quale la percezione di controllabilità degli eventi è ciò che differenzia gli eventi stressanti da quelli neutri e la perdita di controllo rappresenta un evento traumatico), sia indirettamente, influenzando la capacità di adottare comportamenti salutari.

Proprio dal concetto di stress e da una sua ridefinizione si avvia l'elaborazione di un ulteriore modello che si basa sull'interazione tra soggetto e contesto situazionale. Già dal 1936, grazie al contributo di Hans Selye sviluppato in una serie di studi sugli animali, il concetto di stress perde la connotazione prettamente negativa e viene ad indicare "la risposta non-specifica del corpo a qualsiasi richiesta di cambiamento", per poi essere associato all'occorrenza di tutte situazioni stressanti (stressor), cioè alla presenza di un impulso sia positivo (eustress) sia negativo (distress)132. La concezione dello stress proposta da questo studioso, come conseguenza di una moltitudine di eventi differenti, determina un'enorme confusione concettuale (risulta sinonimo di ansietà, minaccia, conflitto o esaltazione emozionale) e una perdita di valore scientifico dell'approccio nel suo complesso133. Molto più rilevante è la teoria psicologica dello stress elaborata da Lazarus134 e basata fondamentalmente su due concetti: l'elaborazione e valutazione cognitiva (appraisal): intesa come la interpretazione individuale del significato di cosa sta succedendo per il proprio benessere; il

coping, definito come gli sforzi individuali, a livello sia di pensieri sia di azioni,

messi in campo per gestire specifiche circostanze135. L'impatto che gli eventi stressanti hanno sugli individui non è quindi determinato soltanto dalla natura di tali circostanze o da condizioni fisiologiche, ma dalla capacità della persona di interpretare (appraisal) e di fronteggiare l'avvenimento (coping). Inoltre lo stress deve essere considerato non come una stimolazione esterna o un tipo di risposta soggettiva (psicologica o comportamentale), ma come una transazione tra l'individuo e l'ambiente; si configura pertanto come una relazione con l'ambiente "che l'individuo considera significativa per il proprio benessere e nella quale le richieste diminuiscono o eccedono le risorse di coping disponibili".136 Si instaura così una profonda interconnessione tra il processo di coping, la valutazione cognitiva e le transazioni individuo-ambiente rilevante in termini di stress.

131 SKINNER E., Perceived control, motivation and coping, London, Sage, 1995. 132 http://en.wikipedia.org/wiki/Hans_Selye

133 E

NGEL BT, Stress is a noun! No, a verb! No, an adjective!, in FIELD TM - MCCABE P.M. -

SCHNEIDERMAN N (a cura di). Stress and Coping. Hillsdale, NJ, Erlbaum, 1985, pp 3-12

134 Cfr. LAZARUS R S, Psychological Stress and the Coping Process, New York, McGraw-Hill, 1966 135 La definizione più condivisa è quella fornita da Folkman e Lazarus secondo la quale il coping corrisponde "agli sforzi cognitivi e comportamentali eseguiti per gestire, tollerare, o ridurre le richieste esterne ed interne e i conflitti tra di esse". p. 223 di FOLKMAN S - LAZARUS R S, An

analysis of coping in a middle-aged community sample, Journal of Health and Social Behavior, 21(1980)3, pp. 219–239

136 L

AZARUS R S - FOLKMAN S, Cognitive theories of stress and the issue of circularity, in Appley

M.H - Trumbull R. (a cura di), Dynamics of Stress. Physiological,. Psychologcal, and Social Perspectives, New York, Plenump, 1986, p. 63

della formazione della conoscenza come outcome delle politiche socio-educative.

L'appraisal primario valuta l'effettiva sussistenza del problema, mentre l'appraisal secondario stima le risorse personali disponibili per affrontare le difficoltà.

L‘insieme delle strategie messe in atto dai soggetti per tenere sotto controllo una situazione, ossia i processi di risposta ad un evento causa di stress, vengono definite processo di coping. Questi processi vengono richiamati ogniqualvolta che gli individui fanno esperienza o sono chiamati a fronteggiare delle situazioni nuove per le quali non dispongono di reazioni valide, adeguate ovvero già sperimentate137.

In generale vengono distinte cinque differenti categorie per indicare le risorse di coping:

- utilitaristiche (status socioeconomico, servizi disponibili,…);

- salute, energia o il morale;

- le reti sociali (relazioni interpersonali intime);

- credenze generali e specifiche (che includono anche il senso di

autoefficacia, autostima, il locus of control); - abilità di problem solving.

Lo strumento ways of coping messo a punto da Lazarus e Folkman138 per studiare questo processo ha consentito di individuare due diverse tipologie di coping nelle strategie usate dai soggetti: una centrata sul problema, o strumentale (ad esempio tutti gli sforzi volti a modificare la situazione prevenendo o riducendo la fonte di stress, eseguire in un determinato modo un compito per evitare i richiami del proprio superiore ), e l‘altra centrata sulle emozioni, o palliativa (tesa a ridurre i disturbi affettivi, tipo le emozioni negative, e psicologici che accompagnano la percezione dello stress: ad esempio scegliere la fuga come via di uscita in caso di pericolo, o prendere le distanze dalla problematica, oppure cercare il sostegno sociale). I due studiosi introducono anche tre differenti tipi di stress: il danno, la

minaccia e la sfida. Il danno si riferisce al male (psicologico) o alla perdita appena

subita. La minaccia è definita dall'anticipazione del danno imminente, mentre la sfida è determinata dalle esigenze alle quali un individuo sente di poter corrispondere.

Per affrontare una data situazione il soggetto ha a sua disposizione diverse strategie di coping; la scelta di una specifica dipende dal grado di importanza, di rilevanza e di modificabilità dell‘evento, e dai costi che il soggetto ritiene di dover affrontare utilizzando quella determinata strategia. Si possono realizzare così processi di problem solving, o si può agire direttamente oppure accettare la situazione, ma queste strategie sono solo un esempio di tutte quelle che è possibile attuare. Infatti a livello cognitivo una persona può convincersi di non essere interessata ad intraprendere un‘azione (minimizzare); può diversamente

137 Cfr Z

ANI B., Salute, malattia e processi psicosociali, in Arcuri L. (a cura di), Manuale di

psicologia sociale, Il Mulino, Bologna, 1995, pp.475-501

―allontanarsi‖ dal problema concentrandosi su altre cose (distrarsi o ignorare); in alternativa l‘individuo può scegliere di utilizzare processi di confronto selettivo, attraverso i quali cercare una rassicurazione pensando che la situazione potrebbe essere peggiore (confrontare verso il basso).

Affrontare un evento consiste nell‘intraprendere comportamenti e azioni che possono incidere significativamente sulla problematica concreta ovvero risolvere il problema; in questo modo un individuo recupera tutte le indicazioni utili alla sua situazione, valuta le conseguenze, e assume la decisione che appare più vantaggiosa. Nell‘intraprendere una decisione è possibile scegliere comportamenti

alternativi (volti a regolare le emozioni, ad abbassare la tensione; o del tutto

opposti ricercando in altre situazioni un po‘ di piacere, ciò più che modificare la situazione riduce l‘impatto stressante delle stessa), oppure ricercare aiuto nelle

persone vicine (familiari, amici, partners,..) per ricevere un sostegno emozionale

(stima, amore ,cura,..), d‘informazione (consigli, feedback,..), e aiuti concreti. L‘ultima strategia, definita di accettazione, si assume quando sia ha la percezione che non vi sia più alcuna soluzione alternativa, e che la circostanza in atto sia da accettare e da tollerare fino a quando non intervengano a modificarla eventi ulteriori139.

Anche nel caso di questo modello permangono delle criticità, già al vaglio delle future prospettive di ricerca, come la presenza nel processo di coping di variabili da valutare sia in modo soggettivo sia oggettivo (costrizioni, aspetti temporali o reti di supporto sociale), per cercare di riassestare un orientamento nella concettualizzazione dello stress squilibrato verso la cognizione soggettiva. L'appraisal, infatti, pur prendendo in considerazione l'intervento di molteplici elementi, posti nell'intersezione tra soggetto e contesto, viene considerato come un processo sostanzialmente individuale che sottovaluta la valenza dell'ambiente sociale in cui si fa esperienza degli stressor. Infine è da approfondire l'effetto degli stressor che non creano solo risposte cognitive soggettive ma anche reazioni a livello somatico e espressivo-comportamentale. Infatti, molti individui (specialmente quelli con un alto livello evitamento cognitivo) sono caratterizzati da

dissociazione delle risposte soggettive ed oggettive allo stress. Questi soggetti

possono manifestare, per esempio, livelli relativamente bassi di distress soggettivo, ma allo stesso tempo valori considerevoli di alterazione autonoma.