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2. Il quadro di riferimento

2.3. Il contesto sociale

2.3.5. Il contesto sociale come sistema complesso

Le teorie sociali ed pedagogiche dimostrano come si possa, e debba, condurre la costruzione di una comprensione complessiva sia degli interventi sia del contesto applicativo sia dei programmi valutativi; tale azione ermeneutica porta alla determinazione delle relazioni, ovvero della tessitura, che struttura o l‘intervento o la politica da realizzare217.

216 BANDURA A., Autoefficacia. Teorie e applicazioni [Self-efficacy. The excercise of control, New York, W.H. Freeman and Company, 1997] Lo Iacono G. - Mazzeo R., Trento, Erickson, 2000 p. 23 217 L‘analisi del complesso delle azioni afferenti ad un intervento o politica è subordinata ad alcune condizioni: a) la ri-costruzione di relazioni tra il valutatore e i valutati o i soggetti coinvolti nella indagine valutativa in esame, elemento questo che richiede da parte dell‘analista di tutta una serie di competenze relazionali e comunicative oltre che valutative; b) la conoscenza della situazione locale e la centratura sui problemi a livello micro- sociale che, diversamente, non permetterebbe di tenere in considerazione tutti i fattori che entrano nella relazione e nel processo interpretativo

La ricostruzione delle relazioni è una prospettiva investigativa che sposta l‘attenzione dagli ―oggetti alle relazioni, dalla sostanza alle configurazioni, dalla quantità alla qualità, e, al contempo, cambiano i modelli e le metafore della conoscenza. L'affermarsi dell'idea di una realtà complessa e reticolare corrisponde al passaggio dalla metafora della conoscenza come edificio (con le sue fondamenta, i suoi mattoni, i suoi piani stratificati), alla metafora della conoscenza come "rete‖ nella quale i concetti e modelli conoscitivi formano una trama interconnessa senza una gerarchia, allo scopo di scoprire la complessità della realtà che costringe l‘individuo a muoversi tra punti di vista diversi218.

In questa revisione delle metafore conoscitive si evidenziano due aspetti/concetti fondanti: la complessità219 e il sistema220. Dal punto di vista della valutazione ciò implica che occorre occuparsi di interventi/politiche che rappresentano dimensioni di un pensiero complesso che rispetta una costitutiva multidimensionalità della

conoscenza; il suo essere, cioè, articolata in una molteplicità di punti di vista

differenti, rappresentati dai diversi portatori d‘interesse dell‘intervento valutato, valutativo; c) l'assunzione di responsabilità derivante dalla rinuncia all‘impersonalità dell‘approccio scientifico positivista.

218 Cfr. FRABBONI F., Società della conoscenza e scuola, Trento, Erickson, 2005.

219 E‘ da precisare, comunque, che la stessa definizione di ―complessità‖ è sfuggente e, finora, non si è trovato alcun modo soddisfacente di misurare quantitativamente il grado di complessità di un sistema (anche se, ad esempio è evidente che un mammifero è più complesso di un batterio). La ricerca di una definizione, anche comune tra più discipline, ha avuto, tra l'altro, il grande pregio di mettere in contatto la comunità dei fisici, sia sperimentali che teorici, con discipline lontane dalla fisica più tradizionale quali l'informatica, la biologia, la zoologia, l'economia, le scienze sociali, le scienze umane, aprendo nuove vie alla interdisciplinarietà.

220 Nella prospettiva di definire un approccio scientifico alla ―complessità‖ in grado di comprendere i concetti di cambiamento, di crescita e di sviluppo, il biologo Ludwig von Bertalanffy (1901-1972) formula, negli anni Quaranta la ―sua teoria generale dei sistemi‖, che superando i confini delle scienze della vita, viene assunta a modello generale di interpretazione della mente della coscienza, della società e della cultura. II concetto di sistema esce dalla dimensione omnicomprendente, tipica dei tradizionali approcci olistici, in cui tale concetto rimanda ad una architettura complessiva, una struttura ordinata e stabile di parti rigidamente gerarchizzate. La struttura, al contrario, si presenta come una configurazione di relazioni tra le parti di tipo probabilistico: essa si realizza nel tempo, all‘incrocio imprevedibile e irreversibile di una molteplicità incalcolabile di variabili contingenti (si interpreta la crisi degli schemi scientifici classici del determinismo e della reversibilità e sostenendo l'ascesa dei nuovi concetti di non-equilibrio, instabilità e tempo non-lineare). Dalla sua formulazione scientifica, inoltre, il pensiero sistemico transita da paradigma cognitivo interno alle scienze fisiche, matematiche e biologiche, a modello filosofico dai caratteri plurali dell'intera realtà fisica biologica, mentale, sociale e culturale. L‘attuale teoria dei sistemi fa propria la distinzione - già individuata dagli studiosi di Cibernetica - fra schema di organizzazione di un sistema e struttura fisica del sistema stesso. Lo schema di organizzazione che caratterizza tutti i sistemi viventi e lo schema a rete, al cui approfondimento il biologo cileno H. Maturana (Cfr. MATURANA H.–VARELA F., L‘albero della conoscenza. Un nuovo meccanismo per spiegare le radici biologiche della conoscenza umana, Milano, Garzanti, 1987.) ha dedicato la formulazione del concetto di autopoiesi. I sistemi viventi sono sistemi autopoietici in quanto la loro organizzazione interna è una ―rete che produce continuamente se stessa‖, nel senso che ciascuna componente della rete è coinvolta nella trasformazione e nella produzione delle altre componenti della rete stessa. A livello del suo schema di organizzazione (a livello, cioè, della sua autopoiesi), dunque, il sistema vivente può dirsi ―chiuso‖ e ―autonomo‖. Il suo ordine e il suo comportamento non sono determinati da influssi ambientali ma derivano da processi autonomi di auto-organizzazione. A livello della sua struttura (a livello, cioè, delle componenti fisiche del sistema), il sistema vivente e, invece, ―aperto‖. Esso interagisce continuamente con l' ambiente, scambiando con esso materia ed energia e trasformandosi, di conseguenza, sulla base di processi metabolici e di sviluppo.

della formazione della conoscenza come outcome delle politiche socio-educative.

ognuno dei quali decisivo e al tempo stesso insufficiente. Ciascuna visione del mondo (pedagogica, biologica, sociologica, economica, psicologica, sociale, educativa, ecc.) è decisiva, in quanto espressione di una precisa istanza di conoscenza, ma ciascuna è anche insufficiente, in quanta è il frutto di un punta di vista ―limitato‖ rispetto alla complessità del sapere e della conoscenza, anche solo quello relativo a una indagine valutativa. I concetti e i modelli conoscitivi formano una trama interconnessa, in cui ciascun elemento può occupare, di volta in volta, posizioni centrali o periferiche. Alla ricerca di una chiave di lettura privilegiata della realtà, in grado di garantire la certezza della conoscenza scientifica, si oppone l'idea che i punti di vista da cui guardare la realtà sono molteplici e tutti ugualmente indispensabili. L'idea, cioè, che gli interventi procedano in forma

labirintica e zigzagante221, che essi siano provvisori e incompleti e che procedano,

in altre parole, a salti, in forma talora casuale e imprevedibile.