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2. Il quadro di riferimento

2.3. Il contesto sociale

2.3.3. Il capitale sociale e la network analisys

Per comprendere gli effetti sulle dimensioni fondamentali alla base delle politiche socio-educative, (dimensione formativa, socio-relazionale e del benessere), sicuramente è necessario porre l'accento sul concetto di capitale sociale, che è un altro fattore al cui miglioramento puntano gli interventi di politiche socio-educative. Il capitale sociale appare come una metafora che funziona ed è per questo sostenuto da decisori politici soprattutto interessati a ridurre gli investimenti nel walfare185. Quando si esamina di capitale sociale i tre maggiori autori richiamati sono Robert Putnam, Pierre Bourdieu e James Coleman.

Bourdieu186 afferma che il capitale sociale è stabilito dall'insieme delle risorse presenti o potenziali dipendenti dal possesso di una rete stabile di relazioni d'interconoscenza, a livelli diversi di istituzionalizzazione.187 Per l'autore, quindi, gli

specifici rapporti di potere vengono creati e riprodotti dagli agenti sociali anche attraverso la risorsa costituita dal capitale sociale, una prospettiva in cui gli attori sociali sono quindi in competizione fra loro per il perseguimento dei propri interessi. La relazione di potere è comprensibile soltanto se ricondotta a fattori storici concreti conflittuali tra loro, entro cui il capitale definisce il campo di relazioni di volta in volta in base alle risorse (economiche, sociali e culturali) che sono disponibili o che vengono scambiate.

Differentemente Coleman affronta l'argomento in relazione al problema della strutturazione sociale e della diversità di accesso alle risorse, incentrando i suoi

185 MINELLI M., Capitale sociale e salute. Una bibliografia ragionata, Perugia, Morlacchi Editore, 2007.

186 B

OURDIEU,P., Le capital social, in Actes de la recherche en sciences sociales, (1980)31, 2-3

187 Una definizione più recente dallo stesso autore: "il capitale sociale è la somma delle risorse, attuali e virtuali, che fanno capo a un individuo o a un gruppo in quanto questo possiede una rete durevole di relazioni, conoscenze e reciproche riconoscenze più o meno istituzionalizzate, e cioè la somma di capitali e poteri che una simile rete permette di mobilitare". BOURDIEU P.-WACQUANT L.

J.D., Risposte. Per un'antropologia riflessiva [Réponses. Pour une anthropologie réflexive, Paris, Editions du Seuil, 1992], Orati D. (a cura di), Torino, Bollati Boringhieri, p.87

della formazione della conoscenza come outcome delle politiche socio-educative.

sforzi conoscitivi sulle scelte del soggetto come attore sociale188. L'interazione fra comportamenti individuali, sociali ed organizzativi viene spiegato attraverso il modello teorico della scelta razionale centrato sulle scelte dell'attore sociale, dimostrando come nei processi di crescita e sviluppo sociale il capitale umano assuma un ruolo essenziale rispetto alle risorse materiali ed economiche.

Tuttavia è soprattutto la produzione del primo dei tre autori chiamati in causa ad essere utile alla discussione specifica di questo percorso di ricerca. Putnam si riferisce per la prima volta al concetto di capitale sociale in uno studio sulla partecipazione, il senso civico e lo sviluppo nelle regioni italiane189. L'opera pubblicata nel 1993 presenta per la prima volta una ricerca con lo scopo di verificare empiricamente, all'interno di una ricerca di ampio raggio e di lunga durata, l'impatto del capitale sociale sullo sviluppo. Trattando il rapporto fra amministrazioni pubbliche, società civile e reti di solidarietà locali, è legato fortemente agli obiettivi conoscitivi di questa Tesi. Si tratta di un lavoro importante che ha dato l‘avvio ad un vivace dibattito sul valore del capitale sociale visto come risorsa per la prosperità delle comunità locali, come virtù civica che regola la convivenza migliorando l'efficienza dell'organizzazione sociale attraverso la condivisione delle decisioni.

In breve Putnam, nella sua ricerca, ipotizza che sia il rendimento istituzionale ad avvantaggiare lo sviluppo economico, e non viceversa; ovvero che entrambi siano il prodotto di altri fattori. La raccolta di numerosi indicatori, fortemente intercorrelati, è propedeutica alla sintesi di un unico indicatore di capitale sociale che serve a saggiare l'ipotesi. Questo indice sintetico conferma l'ipotesi risultando correlato con l'indicatore di rendimento istituzionale in modo decisamente più stretto di quanto non si registrasse tra quest'ultimo e l'indicatore di sviluppo economico. Tenendo sotto controllo l‘indice di capitale sociale, inoltre, la relazione tra gli altri due indicatori diviene non significativa. Questa risultanza indica, quindi, che vi sono evidenze empiriche per ritenere che il rendimento istituzionale sia influenzato dal capitale sociale e non dal capitale materiale.

A partire da questo la nozione di capitale sociale è stata perfezionate e sviluppata, in particolare nel quadro degli approcci alla cooperazione e allo sviluppo, risultando utile all'intervento su una pluralità di questioni: povertà, educazione, salute, ma anche nuove tecnologie dell'informazione, pacekeeping e risoluzione dei conflitti190.

I contributi rilevanti più attuali sono riferibili a Fukuyama e ad uno studio di Lin, nel quale il capitale sociale viene concettualizzato come risorse accessibili tramite reti

di relazioni. Viene infatti dimostrato come "un corretto sviluppo teorico del concetto

di capitale sociale debba tener presente la centralità delle risorse sociali personali inserite nelle reti di relazioni, e la congiunzione tra individui e relazioni – il livello meso dal punto di vista analitico. Le successive e derivate nozioni di capitale

188 COLEMAN J.S., Foundations of social theory, Cambridge Mass, Harvard University Press, 1990 189 P

UTNAM R.D., La tradizione civica nelle regioni italiane [Making democracy work. Civic traditions

in modern Italy, Princeton, Princeton University Press, 1993] Milano, Mondatori, 1993. 190 MUTTI A., Capitale sociale e sviluppo, Il Mulino, Bologna, 1998.

sociale, inteso come impegno civico, assumono significato come indicatori di capitale sociale solo a condizione che siano legati alle reti di relazioni e alle risorse sociali personali. I dati empirici utilizzati in questo articolo confermano al di là di ogni dubbio che le reti di relazioni e le risorse sociali personali che vi originano costituiscono il cuore del capitale sociale‖.191 In questo caso il capitale sociale diviene un concetto "ombrello", poichè al di sotto viene ad essere incluso in pratica qualsiasi aspetto strutturale che produca un qualche beneficio alle azioni degli individui socialmente coinvolti.

Secondo Fukuyama192, il capitale sociale è una capacità (capability) che nasce dalla prevalenza di fiducia in una società o in alcune parti di essa, e può essere incorporata (embedded) nel più piccolo e più basilare gruppo sociale, la famiglia, come nel più grande di tutti i gruppi, la nazione, e in tutti gli altri gruppi intermedi. Il capitale sociale si differenzia dalle altre concezioni di capitale umano, in questa prospettiva, perché è generalmente creato e trasmesso attraverso meccanismi culturali come la religione, la tradizione, la storia e le abitudini. L'acquisizione di capitale sociale richiede, inoltre, l'abituarsi alle norme morali di una comunità e, in questo ambito, l'acquisizione di valori come l'onestà, la lealtà e l'affidabilità e quindi, dato che basato sulla prevalenza di caratteristiche socio-relazionali invece che individuali, non può essere acquisito semplicemente da individui che agiscono per proprio conto. Riteniamo che questa definizione sia la migliore per rappresentare il concetto di capitale sociale come obbiettivo di miglioramento delle politiche socio-educative, poichè riprende, in nuce, i rapporti con il contesto sociale della teoria ecologica, i processi generativi e diffusivi della conoscenza e i meccanismi di adattamento alla comunità. Le ultime due caratteristiche da mettere in luce rispetto al concetto di capitale sociale sono definiti nell'approccio di Wilkinson e in quello di Navarro. Il primo nella sua opera maggiore indaga le correlazioni tra disuguaglianze sociali e livelli di salute nelle società avanzate, e specifica il capitale sociale come un'importante unità di mediazione psicosociale fra le caratteristiche contestuali e la comparsa di patologie193.

La tesi sostenuta dal secondo autore194, come in larga parte della epidemiologia sociale contemporanea, afferma la rilevanza del capitale sociale come fattore determinante per la salute, ma la dimostra sovrastimata a scapito degli elementi politico-economici correlati alla classe sociale. Inoltre vengono avanzati sospetti riguardo l'attuazione di una operazione di tipo blame the victim; infatti nella misura in cui vengono trascurati o sottovalutati gli effetti delle politiche economiche e sociali, cioè la regolazione del controllo dei mezzi di produzione, l'organizzazione

191 LIN N., Capitale sociale: paradigmi concorrenti e loro validazione concettuale ed empirica, in Inchiesta, 32(2003)139, 15.

192F

UKUYAMA F., Trust: the social virtues and the creation of prosperity, London, Hamish Hamilton,

1995, pp. 26-27 in Gamarnikow E. - Green A. Social capitalism and educational policy: democracy,

professionalism and social justice under New Labour, International Studies in Sociology of

Education, 17(2007)4, 367 - 388.

193 W

ILKINSON R., Unhealthy societies: the afflictions of inequality, London, Routledge, 1996.

194 NAVARRO V., A critique of social capital in International Journal of Health Services, 8(2002)3, 423-432.

della formazione della conoscenza come outcome delle politiche socio-educative.

sociale e la conoscenza nel campo della salute etc., le ragioni di vulnerabilità vengono imputate soltanto alla scarsa coesione sociale dei più poveri e dei più deboli195. Gli interventi politici strutturali dovrebbero pertanto mirare al miglioramento dei componenti strutturali di largo impatto nella insorgenza nelle politiche socio-sanitarie e nella organizzazione dei servizi.

Sebbene i benefici dell'educazione "più difficili da documentare sono quelli sociali che non sono direttamente osservati o misurati in termini monetari"196, "una concezione più ampia di capitale umano può spiegare alcuni di questi più ampi benefici",197 risultato irraggiungibile analizzando le abilità cognitive isolatamente. Ad esempio gli individui coinvolti nella criminalità sono stati spesso identificati come impulsivi e carenti di preoccupazione per il futuro198, mentre al contrario la partecipazione alla vita civica richiede la capacità e la disposizione a riconoscersi come stakeholder della società199, una disposizione connessa alla dimensione dell'orientamento al futuro (future-directed). La stessa attitudine orientata al futuro che induce a scambiare il piacere presente con futuri benefici per la salute, e che, in combinazione con la capacità ad auto-disciplinarsi, influisce ad esempio sull'adozione di comportamenti nocivi come il tabagismo.

L'implicazione maggiore di queste riflessioni è che il raggiungimento di tali benefici richiede caratteristiche e competenze derivanti da una determinazione di educazione più estensiva di quella focalizzata solo sulle abilità cognitive200.

Attualmente, due degli indicatori più frequentemente usati nella letteratura internazionale per lo studio del capitale sociale sono l'impegno civico e le reti sociali201. Tuttavia viste le molteplici sfaccettature del concetto di capitale sociale, e la confusione terminologica che ne deriva, permane dello scetticismo circa la possibilità di misurare il capitale sociale in assenza di una sua definizione operazionale concisa e semplice.

L‘analisi di rete rappresenta in ogni caso la metodologia di indagine più rilevante ed estesa. La sua diffusione è dovuta anche alla effettiva pervasività del concetto di rete nella società odierna, dove sistemi e reti di comunicazione rivestono un ruolo predominante e sempre più vitale per la sua evoluzione. L'importanza che la dimensione relazionale riveste per l'individuo, spinge i ricercatori, soprattutto delle scienze sociali, a concentrarsi sull'importanza del potenziale costituito dalle connessioni tra membri di una comunità.

195 PEARCE N. - DAVEY SMITH G., Is social capital the key to inequalities in health?, American Journal of Public Health, 93(2003)1, 122-129.

196 P

SACHAROPOULOS G., The Value of Investment in Education: Theory, Evidence and Policy,

Journal of Education Finance, 32(2006)2, 120-121 197 OCSE, Education policy analysis, Parigi, OCSE, 2002

198 GOTTFREDSON M. - HIRSCHI T., A general theory of crime, Stanford, Stanford University Press 1990, in OCSE, Education policy analysis, Parigi, OCSE, 2002.

199 G

LAESER E. - LAIBSON D. - SACERDOTE B., The economic approach to social capital, National

Bureau of Economics, Working Paper 7728, 2000, in OCSE, Education policy analysis, Parigi, OCSE, 2002.

200 OCSE, Education policy analysis, Parigi, OCSE, 2002 p. 125

201 VAN KEMENADE S. - PARADIS S. - JENKINS E., Can Public Policy Address Social Capital? Horizons, Policy Research Initiative, 6(2003)3, 31-35.

Dal punto di vista metodologico l'importanza della teoria delle reti consiste nell'abbinamento in un unico modello delle dimensioni micro e macro. Gli attori, infatti, si relazionano tra loro all'interno di una struttura più ampia consentendo di allargare il campo di analisi a diversi ambiti. Come sottolinea Collins è possibile applicare le teorie di rete ad una vasta gamma di argomenti e a diversi livelli di analisi202. Partendo dal livello micro, si studia la collocazione dei soggetti nelle reti e l'influenza della loro posizione sul modo in cui essi si agiscono, ragionano e provano. Salendo ad un grado di analisi più ampio l'attenzione si concentra sui modelli delle reti che costituiscono una società (o parte di essa). Questa è una delle applicazioni più estensive della teoria di rete, poiché appare chiaro che intere strutture sociali possono essere considerate come reti di persone che interagiscono continuativamente.

Il concetto di embeddedness (incorporazione, incastonamento), nel contesto reticolare, consente di legare i diversi livelli di analisi, perché si riferisce al fatto che le relazioni sono inserite in strutture sociali, economiche e politiche che interagiscono e influiscono sulla loro forma e sui risultati. Sotto questa ultima luce, il modello reticolare viene inteso come modello di grande generalità, ed è dunque a partire da questa interpretazione che il concetto di rete ha acquisito nel tempo una profonda rilevanza. Sotto il profilo prettamente metodologico, quindi, la network analysis nasce come strumento concettuale per descrivere ed esplorare le relazioni sociali nelle comunità, nei gruppi e nelle istituzioni.

A partire da questi assunti si sono sviluppate numerose ricerche che hanno convertito una metodologia di indagine in uno approccio teorico che dimostra un grande autonomia e molteplici obiettivi, e che hanno contribuito allo stesso tempo a migliorare l'articolazione dei concetti teorici stessi203.

Particolarmente interessante nella nostra prospettiva è l'apporto fornito da Lin, rispetto alle reti sociali204. L'individuo partecipa alle relazioni a scopo opportunistico, cioè per trarne beneficio, ma vi sono alcuni elementi che riconducono la discussione delle relazioni sociali a elementi cardine per questa Tesi: il rafforzamento dell'identità del soggetto e del suo equilibrio mentale attraverso le relazioni sociali può essere considerata nell'ottica di miglioramento della self-efficacy; le diverse modalità di legami sociali attivati dai soggetti esercitano un'influenza sugli agenti che giocano un ruolo significativo nelle decisioni riguardanti il soggetto stesso, assimilabile alla logica della stakeholder analysis.

L‘apporto principale di questa concezione del capitale sociale e della sua relazione con la network analysis consiste nel sottolineare come le ricerche sulla preparazione e la formazione del capitale umano non possano essere disgiunte da quelle della sua utilizzazione. Paesi e società che non preparano e non formano capitale umano si autocondannano a non svilupparsi oppure ad uno sviluppo lento

202 Cfr. C

OLLINS R., Teorie sociologiche, Bologna, Il Mulino, 1998.

203 Cfr. COLLINS R., Teorie sociologiche, Bologna, Il Mulino, 1998

della formazione della conoscenza come outcome delle politiche socio-educative.

– quindi a non uscire dalla crisi in corso con un nuovo ―miracolo economico‖. Paesi e società che destinano risorse anche ingenti alla preparazione e formazione di capitale umano, ma ne frenano o ne limitano la piena utilizzazione, limitando si condanno ancora di più a non svilupparsi oppure ad uno sviluppo ancora più lento205.