• Non ci sono risultati.

2. Il quadro di riferimento

2.1. Gli aspetti di indirizzo

2.1.2. Politica pubblica e politica socio-educativa

Spesso la genericità che si ritrova nella formulazione delle politiche è intenzionale e opportuna alla previsione che molte delle decisioni "definitorie" vengono prese nei successivi processi di attuazione; in altre parole, solo con le attività di messa in opera si assiste ad un progressivo processo di concretizzazione. Proprio per questo viene spesso proposta la distinzione tra policy, intervento e progetto (practice). Seguendo le definizioni fornite nel primo capitolo è possibile descrivere il rapporto tassonomico di questi tre elementi: 1) la policy, il livello più alto, si riferisce alla politica come ambito in cui si sviluppano le risposte a determinate problematiche e richieste della società, con particolari orientamenti, indirizzi normativi dotati di contenuto specifico, che ne vincolano, anche coercitivamente, il processo d'implementazione (ne sono un esempio la politica del lavoro, del trasporto etc); 2) per intervento, al secondo livello, si intendono le azioni pubbliche, attivate all'interno del processo di implementazione della policy, che, a seconda e a misura della loro validità e della loro opportunità, possono comportare modifiche alle problematiche di interesse della politica di riferimento (ad esempio la promozione dell'occupazione femminile, il sostegno del trasporto pubblico locale etc.); l'accezione di progetto, a livello ancora inferiore, è costituito dalle attività e dalle azioni avviate all'interno di un intervento che ne costituiscono il piano operativo (ad un intervento possono corrispondere uno o più progetti: concessione di incentivi per le imprese all‘assunzione a tempo indeterminato di donne che rientrano nel mercato del lavoro, iniziative di conciliazione tra tempi di lavoro e di vita e familiari etc.).

Nonostante questa ridefinizione, che punta a mettere in luce un razionale che lega i diversi livelli e facilitare la visione complessiva del programma di valutazione, permane, in concreto, un'estrema indeterminatezza del processo a cascata tra decision making e implementazione che si determina per varie ragioni71:

• perché i conflitti risultano "intrattabili" e quindi non possono essere risolti durante la fase cosiddetta "di formulazione e decisione";

• perché si considera necessario lasciare che le decisioni-chiave siano prese quando tutti i fattori siano disponibili per coloro che devono attuare la politica;

• perché si pensa che coloro che devono attuare la politica (ad esempio gli esperti) siano più adatti di chiunque altro a prendere le decisioni-chiave; • perché, all'inizio, non si sa molto sul reale impatto delle nuove misure

oppure perché si ritiene che le tecnologie disponibili non sono adeguate e vi è quindi la necessità di sperimentarne delle nuove;

71 V

ECCHI G., Il monitoraggio e la valutazione intermedia di programmi complessi: una sfida

metodologica e professionale, Rassegna Italiana di Valutazione, Milano, Franco Angeli, 10(2006)34, 21-26.

della formazione della conoscenza come outcome delle politiche socio-educative.

• perché i compiti e gli obiettivi del programma si vengono a sommare con altre attività che possono avere finalità non omogenee o addirittura contraddittorie, per cui rimane funzionale evitare di confrontare e razionalizzare gli obiettivi conflittuali;

• perché si riconosce che le decisioni prese successivamente giorno per giorno dovranno implicare negoziazioni e compromessi con gruppi rilevanti. In questi casi, il disegno originario delinea, in molte occasioni, solo il quadro all'interno del quale realizzare gli interventi, lasciando alla fase attuativa una ampia discrezionalità sulle soluzioni da adottare. In generale, quindi, si inizia con l'adozione di piani parziali, da adattare allo specifico contesto, e si lascia a momenti successivi lo sviluppo e la ridefinizione del programma da seguire sulla base di quanto appreso fino a quel momento.

Sostanzialmente, "sono queste situazioni in cui le politiche servono non solo a migliorare una situazione indesiderata, ma anche a saperne di più sui fattori che contribuiscono a causare questa situazione e sui modelli di intervento in grado di trattarli (ed a volte il secondo obiettivo prevale rispetto al primo, in assenza di teorie adeguate al trattamento del problema)"72.

Naturalmente se da un lato questa discrezionalità è conveniente laddove si deve far fronte ad una problematica attuativa di cui non si era tenuto conto, essa ha reso e rende tutt'ora molto difficile la costruzione di quel Sistema informativo sociale73 (SIS) che deve rispondere alla necessità di disporre tempestivamente di informazioni per la programmazione, gestione e valutazione delle politiche sociali. I suoi compiti sono:

 Rilevare, misurare e mappare i bisogni sociali della cittadinanza mediante indagini ad hoc e utilizzo di fonti e archivi di settore;

 Rilevare e misurare la domanda esplicita di prestazioni e servizi da parte dei cittadini con schede di rilevazione uniformi;

 Effettuare il censimento dei servizi e degli interventi, monitorarne gli andamenti e il funzionamento;

 Offrire informazioni sistematiche sugli interventi e servizi utilizzabili dai cittadini;

 Offrire informazioni e dati per la valutazione del sistema di interventi e servizi.

72 VECCHI, Il monitoraggio 24

73 D. lgs. 8 novembre 2000, n. 328 (Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali) introduce il SISS come strumento di conoscenza a supporto della programmazione sociale. Stato, le regioni, le province e i comuni istituiscono un sistema informativo dei servizi sociali per assicurare una compiuta conoscenza dei bisogni sociali, del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali e poter disporre tempestivamente di dati ed informazioni necessari alla programmazione, alla gestione e alla valutazione delle politiche sociali, per la promozione e l'attivazione di progetti europei, per il coordinamento con le strutture sanitarie, formative, con le politiche del lavoro e dell'occupazione" (Art. 21).

Un'altra precisazione terminologica preliminare, afferente a questa Tesi, prevede l'uso, talvolta forse ripetitivo, dei termini ―programma‖ e ―progetto‖ di valutazione come sinonimi, per indicare un‘azione, o una serie di azioni, che si progettano e si mettono in atto per accompagnare un intervento di una politica socio educativa. Come accade in molti settori, la gran parte della produzione letteraria in materia è in lingua inglese, e la traduzione non sempre è esente da difficoltà; il primo ostacolo riguarda le parole assessment e evaluation, la cui traduzione è, appunto,

valutazione, ma con due sfumature diverse. L‘assessment indica una ricognizione

dell‘esistente, un accertamento e una verifica di ciò che c‘è già, mentre l‘evaluation ricopre il significato che viene dato anche in italiano, ovvero quello di comparazione, di verifica. Spesso nelle pubblicazioni italiane questa sfumatura si perde, ed è anche per questo che si registra molta confusione intorno al tema. Si rende pertanto necessario specificare ogni volta di che tipo di valutazione si sta parlando (di contesto, di struttura, etc.). Altra difficoltà per la traduzione di output e di outcome (risultato, anche qui con due accezioni diverse), e in questo caso saranno mantenute le parole inglesi.