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IL TRATTAMENTO PENITENZIARIO

4.1 I principi fondamentali ispirator

intensificato: l’esperienza del carcere di Bollate - 4.3. I negatori: le tecniche di trattamento - 4.4. Il campo di trattamento - 4.5. La struttura del progetto – 4.6 La valutazione testitica dei sex offenders durante il trattamento – 4.7. I gruppi trattamentali – 4.8. Le attività di supporto – 4.9. Il trattamento extramurario.

4.1 I principi fondamentali ispiratori

“Pensare al carcere come a un luogo in cui si prende la chiave e la si butta via è profondamente sbagliato335”. Queste sono le parole dell’ex direttrice della Casa di reclusione di Milano-Bollate, Lucia Castellano, e questa risulta essere la filosofia del carcere di Bollate che ha voluto lavorare proprio con i sex offenders.

Dagli anni ’70 si è sviluppato rapidamente a livello internazionale un interesse per gli aggressori sessuali, in particolare si sono aperte nuove strade di trattamento tramite delle ricerche sull’eziologia del soggetto stesso. Questo ha portato all’affermazione, prima in Canada e negli Stati Uniti, poi in molti altri Paesi europei, di programmi trattamentali obbligatori per i soggetti autori di reati sessuali, diretti a prevenire la

* Buona parte delle notizie inerenti al Progetto di trattamento intensificato condotto a

Milano–Bollate e presenti in questo capitolo sono state apprese tramite un colloquio condotto personalmente con il Dott. Andrea Scotti, psicologo dell’èquipe dell’Unità di trattamento.

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A. INDINI, Il Giornale del 24.07.2009, in www.ilgiornale.it (consultato il 10.11.2015).

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recidiva e svolti sia durante la detenzione in carcere, che in un regime

extramurario come misura alternativa alla detenzione336.

Nel marzo 2005 il progetto è stato impiantato anche in Italia, presentato dall’Associazione Centro Italiano per la Promozione della Mediazione ( C.I.P.M.) nel Casa di Reclusione di Milano Bollate. Il progetto in esame si chiama “Progetto di trattamento e presa in carico di autori di reati sessuali in unità di trattamento intensificato e sezione attenuata”, si tratta di un progetto sperimentale di trattamento intensificato dei sex offenders, il primo per questo tipo di detenuti nel nostro Paese, ai tempi finanziato dalla Regione Lombardia e dalla Provincia di Milano, ma attualmente supportato solo da fondi privati. Il progetto è costantemente supervisionato dagli Istituti Universitari e di cura del Québec e del Belgio, che hanno un’esperienza ultratrentennale sul campo ed è oggetto di valutazione da parte del Centro per la Ricerca delle Tecniche di Istruzione dell’Università

Cattolica del “Sacro Cuore” di Milano337

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Si tratta di uno specifico intervento rieducativo che si incentra sul fatto che la pena e il trattamento non sono alternativi, ma complementari nella loro funzione di ridurre i rischi della recidiva e contemporaneamente l’angoscia del soggetto.

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C. M. XELLA, La valutazione del rischio di recidiva per gli autori di reati

sessuali, in Riv. It. di medicina legale (e del diritto in campo sanitario), 2013, n. 4,

p. 1886.

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Questa modalità di intervento rientra nella fattispecie delle terapie cognitivo-comportamentali per la quale il fatto commesso è concepito come sessualizzazione dell’aggressività e, affinchè si abbia una prevenzione alla recidiva, diventano di fondamentale importanza l’acquisizione di maggiori competenze e abilità sociali, ma anche la comprensione dei processi anticipatori dell’azione delittuosa: infatti, l’esperienza clinica conferma che «la perversità sessuale è caratterizzata da un evidente predominio della violenza distruttiva in rapporto al piacere erotico»338. Accanto alla terapia cognito- comportamentale, si accosta in alcuni casi anche quella farmacologica e il Dott. Paolo Giulini, direttore dell’équipe dell’Unità di Trattamento Intensificato, spiega che “non si tratta di antiandrogeni, ma di altri farmaci: neurolettici, stabilizzatori dell’umore, ansiolitici e antidepressivi per controllare l’impulsività e trattare i sintomi correlati”339.

Il modello ispiratore di questo progetto è quello del Good Lives Model, in cui il sex offender è considerato da subito un soggetto attivo, da coinvolgere nel trattamento rieducativo perché solo lui conosce se stesso. Le origini di questa teoria derivano dalla psicologia umanistica e da ricerche cliniche recenti che confermano il fatto che il principale

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P. GIULINI – A. SCOTTI, Il campo del trattamento del reo sessuale tra

ingiunzione terapeutica e controllo benevolo, in Riv. It. di medicina legale ( e del diritto in campo sanitario), 2013, n.4, p. 1865.

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elemento di motivato cambiamento è dato dal coinvolgimento e dalla collaborazione dello stesso soggetto alla terapia.

Naturalmente, in un ambiente come è quello del carcere, in cui i soggetti sono stati rinchiusi contro la loro volontà o a seguito di una scelta utilitaristica, la collaborazione da parte degli stessi è manipolata al fine di ottenere maggiori benefici e la loro reale motivazione al trattamento è molto scarsa. Questo risulta essere il motivo per cui all’Istituto di Montréal in Canada, si fa precedere il trattamento da una valutazione motivazionale o viene somministrata una scala di valutazione della disposizione al cambiamento, elaborata da

Prochaska e Di Clemente340.

Di seguito, è importante evidenziare che un principio fondamentale del trattamento risulta essere il rapporto tra operatori e soggetti che ha acquistato sempre più valenza in relazione alle ricerche neurofisiologiche sull’attaccamento e l’intersoggettività: infatti, un ambiente positivo riduce il senso di tensione e permette una maggiore spontaneità del paziente. Pertanto l’operatore non deve avere pregiudizi sul paziente, non deve considerarlo un “mostro”, ma come una persona che ha commesso un reato sessuale, un evento grave, e che deve essere aiutato attraverso il trattamento alla ricostruzione della sua autostima, fattore fondamentale per il cambiamento e il mantenimento dei risultati341.

340

P. GIULINI – C. M. XELLA, op. cit., p. 29.

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La fiducia alla possibilità di cambiamento è alla base del trattamento ed è proprio questa che consente al soggetto di trarne profitto: egli dovrà redigere un programma per il proprio futuro che dovrà tener conto di alcune variabili, ma anche di situazioni per avere una vita soddisfacente. Da quello che produrrà si capirà quali sono le devianze del soggetto, se da troppa importanza alle relazioni, ad esempio, e sarà indirizzato a seguire determinati moduli di trattamento per sviluppare le capacità che non ha342.

4.2. Progetto di trattamento intensificato: l’esperienza