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IL TRATTAMENTO PENITENZIARIO

4.4. Il campo di trattamento

Viene definito così lo spazio specifico dedicato al trattamento nel quale il soggetto detenuto può farsi un’idea di continuità del lavoro e della presa in carico: è così di fondamentale importanza che non si può dire che il lavoro svolto in carcere è sufficiente se non si crea uno spazio più adeguato nella quale sviluppare un trattamento specifico353. Grazie al sopracitato art. 115 della legge 230/2000 è stato possibile istituire inizialmente una sezione “staccata” del carcere, in seguito la Direzione, per esigenze edilizie ed evitare altri sconfinamenti, ha voluto dedicare un piano del VII Reparto alla custodia attenuata che si è poi estesa per tutto il Reparto.

Nel 2013, in conformità con le disposizioni del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, è stata applicata la “sorveglianza dinamica” con una apertura diurna delle celle nei reparti e una maggiore autonomia, discrezionalità e gestione della propria persona per i detenuti354.

L’idea di creare uno spazio apposito per i sex offenders significa dare a queste persone la possibilità di sentirsi in uno luogo che ha delle

352

P. GIULINI – C. PUCCI, op. cit., p. 53.

353

P. GIULINI – L. EMILETTI, , Il trattamento intensificato nel contesto detentivo, in Buttare via la chiave?, p. 66.

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regole, ma che vengono condivise. Loro stessi abbelliscono questo spazio con i loro lavori dell’Arteterapia, per renderlo veramente personale e riuscire a creare un clima che sia mediamente attendibile. Quando poi questo trattamento viene autenticamente interiorizzato, diventa un luogo mentale in cui si sentono più sicuri e in cui si riesce a generalizzare il fatto commesso, grazie ad un lavoro psichico. In questo modo, il campo fisico dei detenuti si compone di questo ulteriore luogo in cui vengono svolti i corsi.

Inoltre, la custodia attenuata permette di avere un ambiente tranquillo in cui lavorare con riservatezza e assicurare uno stile di vita appropriato alla difficoltà del lavoro svolto. È un luogo in cui anche gli operatori e gli agenti della Polizia penitenziaria devono essere necessariamente preparati per occuparsi di questo genere di detenuti: gli agenti che prestano servizio all’interno dell’Unità sono specificatamente selezionati fra quelli che ne hanno presentato domanda e sono professionalmente formati e sensibilizzati per

formare un luogo di lavoro sereno e motivante per tutti355. La riserva di una sezione apposita dà la possibilità di una maggiore

autonomia, ma solo sancendo un Patto trattamentale tra l’èquipe dell’Unita e il singolo: infatti, quando aderiscono al progetto, i detenuti firmano un contratto in cui si mostrano favorevoli al trattamento e al raggiungimento di certi obiettivi alla fine di un percorso individuale di riflessione suddiviso in moduli. Il contratto

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rappresenta un elemento significativo per impegnarli seriamente nel Progetto356. Il patto sancisce una sorta di “alleanza” tra operatori e detenuto in cui si definiscono i modi, i tempi e i contenuti dei gruppi di lavoro. Ovviamente il soggetto si obbliga ad una confidenzialità, ad una partecipazione attiva al progetto, che è fondamentale per rapportarsi all’interno del carcere, che rappresenta già di per sé un ambiente ostile. E, con la confidenzialità, si obbligano anche al segreto professionale: questo vuol dire responsabilizzarli.

La leva trattamentale che spinge i detenuti ad aderire al progetto e firmare il contratto consiste nelle migliori condizioni di vita e di detenzione delle sezioni a custodia attenuata. Si crea così “un contesto di netta differenziazione penitenziaria, che consenta con alcune tipologie di detenuti un intervento e una presa in carico, dove non solo le persone, ma anche i luoghi facciano parte della cura357”. La responsabilizzazione del detenuto è un fenomeno importante per farli sentire più adulti.

L’èquipe dell’Unità di trattamento intensificato si caratterizza di una struttura multidisciplinare e opera con saperi e metodi differenti in una visione di integrazione costante e arricchimento del know-how. Nell’équipe sono presenti: due criminologi, tre psicologi clinici, uno psichiatra, due educatori, un’arteterapeuta, un insegnante di yoga e un

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P. GIULINI – A. SCOTTI, op. cit., 2013, n. 4, p. 1867.

357

P. GIULINI – A. VASSALLI – S. DI MAURO, Un detenuto ibernato: l’autore

di reato sessuale tra tutela dei diritti e prospettive di difesa sociale, in Carcere e territorio, a cura di U. Gatti e B. Gualco, Milano, 2003, p. 441.

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ex detenuto, il peer suport, che prosegue la presa in carico sul territorio presso il centro per la Mediazione Penale del Comune di Milano e che lavora con i soggetti negatori, condannati che hanno chiesto la presa in carico, pur negando di aver commesso il reato358. Il gruppo di professionisti si riunisce ogni due settimane per confrontarsi e discutere sui singoli casi, ma anche sull’andamento del gruppo, in modo tale da rendere possibile una condivisione di esperienze e l’esposizione di eventuali dubbi o problemi. Inoltre, ogni terapeuta deve conoscere le modalità di svolgimento di ogni singolo gruppo e dell’assemblea settimanale dei detenuti con il responsabile dell’Unità359

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L’èquipe si rifà, indubbiamente, alle norme disciplinari del carcere, collabora con la polizia giudiziaria, con l’aria educativa e la direzione. I detenuti sono sottoposti all’osservazione scientifica della personalità e l’èquipe dell’Unità fa parte del Gruppo Osservazione e Trattamento (GOT); infatti, l’educatore istituzionale assegnato al progetto fa da mediatore tra l’Unità e gli altri professionisti dell’Area educativa del carcere, la Magistratura di Sorveglianza e gli Uffici di esecuzione penale esterna. Questo collegamento permette che al momento della richiesta di concessione di benefici penitenziari o misure alternative, i terapisti stilano una relazione sul detenuto che arriverà al Magistrato di Sorveglianza per la valutazione di un eventuale accoglimento

358

M. L. FADDA, Il trattamento dell’autore di reato con vittima vulnerabile, Roma, 2011, p. 16.

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dell’istanza, benché la Magistratura di Sorveglianza spesso non dà la giusta attenzione a questi casi360.