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AN LComplessivamente, nel decennio considerato, la quantità totale di fertilizzanti è aumentata mediamente dell’1,5% attestandosi nel 2003 su una quota pari a 946

2.4 Il settore industriale

2.4.4 I siti contaminat

I siti contaminati27 censiti nell’intera provincia di Venezia, fino al mese di luglio 2002, sono 163 di cui ben 99 all’interno del Sito di interesse nazionale di Porto Marghera28 (ARPAV, 2002). Il confronto con i dati del 1999 indica un trend crescente nel numero di siti contaminati (come si evince dalla figura n.16) dovuto in gran parte al perfezionamento delle modalità di rilevamento affidato, attualmente, all’ARPAV.

Fig.n.16 Siti contaminati in Provincia di Venezia

0 40 80 120 160 1999 Siti contaminati 2000 2001 2002

Fonte, ARPAV Dipartimento Provinciale di Venezia

Secondo i requisiti richiesti dal D.L.471/99 per la bonifica dei siti inquinati29 nel 2002 il 35% di essi risultava come area in caratterizzazione, il 28% sottoposto a

27

Secondo indicazioni fornite dalla provincia di Venezia nel Rapporto sullo Stato dell’Ambiente del 2000 nei siti contaminati rientrano: aree industriali in attività o dimesse, discariche non autorizzate o non controllate, sopraelevazioni e imbonimenti realizzati con materiali vari anche provenienti da attività industriali, corsi d’acqua contaminati da scarichi di varia natura, sversamenti occasionali o accidentali.

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Nel 2001 il Ministero dell’Ambiente ha predisposto il programma nazionale di bonifica nel quale ha individuato i “siti di interesse nazionale” per la bonifica dei quali la normativa prevede una procedura speciale e l’erogazione da parte dello Stato di appositi finanziamenti.

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In base al D.L. 471/99, per le bonifiche è necessaria una progettazione in 3 fasi successive, ciascuna delle quali corrisponde a un crescente livello di dettaglio: 1) piano di caratterizzazione: dai dati già esistenti e dai risultati di altre indagini si acquisiscono le informazioni sul sito che serviranno per elaborare i piani di intervento; 2) progetto preliminare: in questa fase vengono studiati, in modo più approfondito, gli inquinanti presenti nella zona, si definiscono i criteri e le tecniche che si useranno per la bonifica e si

bonifica, il 25% era interessato da un progetto di recupero in corso e, infine, nel 12% di essi era già in atto un processo di ripristino ambientale (ARPAV, 2002).

Il problema principale è rappresentato dai siti inquinati localizzati nell’area industriale di Porto Marghera dove la contaminazione del suolo è spesso accompagnata da un inquinamento consistente delle acque di prima falda, nonché dalle molte discariche di rifiuti tossico-nocivi non autorizzate o, comunque, precedenti alle norme di buone tecnica (Delibera Ministeriale 27 luglio 1984) che insistono sul fronte lagunare.

A ciò si aggiunga che, se per la formazione delle aree sulle quali insiste la prima zona industriale, sono stati utilizzati quasi esclusivamente i materiali di risulta degli scavi dei canali portuali, la seconda zona industriale è stata invece edificata su uno strato di riporto costituito in prevalenza dai residui derivanti dalle lavorazioni della prima zona industriale, risolvendo in tal modo, contemporaneamente, il duplice problema di collocare i rifiuti e di “bonificare” le aree. I fanghi di bauxite, i refrattari ed i resti catodici derivanti dalla produzione dell’alluminio primario, le ceneri della pirite dalla produzione dell’acido solforico, i gessi di scarto dell’acido fosforico, le scorie di fonderia, le ceneri di carbone delle centrali termoelettriche e varie altre tipologie di rifiuti, sono stati scaricati in enormi quantità prima nelle aree di espansione della zona industriale poi, quando la capacità ricettiva si è esaurita, lungo tutta l’interfaccia tra la Laguna e la Terraferma, tra Campalto a Nord, e Dogaletto, in Comune di Mira, a Sud, espandendosi anche verso la terraferma ed interessando anche aree oggi residenziali, agricole e con destinazioni diverse. Agli inquinanti delle prime attività industriali, prevalentemente inorganici, si sono aggiunti poi i contaminanti organici, derivanti dall’industria petrolifera e petrolchimica e, in particolare, dalle lavorazioni del ciclo del cloro: idrocarburi clorurati, ammine aromatiche, idrocarburi aromatici, policlorobifenili e diossine (Provincia di Venezia, 2000).

propone un primo piano di azione corredato da una prima valutazione dell’efficacia dell’intervento; 3) progetto definitivo: il progetto viene definito nei dettagli e si predispone un piano di controllo e monitoraggio che permetterà di verificarne l’efficaci e di seguire l’evoluzione della situazione nel futuro.

La necessità di far fronte ad una tale situazione di emergenza ha portato alla sottoscrizione dell’Atto Integrativo all’Accordo per la Chimica di Porto Marghera approvato con DPCM il 15 novembre 2001, all’interno di tale atto è prevista l’elaborazione e l’approvazione di un apposito “Master Plan” finalizzato ad individuare una serie di linee di azione relative alle problematiche legate alla bonifica dei siti inquinati.

Segnatamente allo stato di avanzamento dell’opera di risanamento ambientale nel sito di interesse nazionale di Porto Marghera nel mese di agosto 2003 le aree interessate da indagini ambientali e da interventi di risanamento coprivano 1.355 ettari (1/3 della superficie individuata con decreto di perimetrazione per il sito di interesse nazionale di Porto Marghera). Il quadro generale delle contaminazioni rivela che sono poco più di 1.100 (pari al 78% del totale considerato) gli ettari risultati come variamente contaminati sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo.

Nella sola zona industriale sono stati monitorati circa 1.166 ettari (pari ai 7/10 di tutte le aree emerse in essa presenti), ben 3.000 sono state le perforazioni fatte per studiare lo stato del suolo e delle falde acquifere. Dei 1.166 ettari analizzati i primi ad essere bonificati saranno circa 400 individuati come prioritari. A questi si aggiungono 227 ettari già interessati da interventi di bonifica e risanamento ambientale. Fra questi ultimi per 34 ettari gli interventi sono ancora in fase progettuale, per 78 i lavori sono stati avviati, mentre per 112 gli interventi sono stati già ultimati. La superficie che non risulta contaminata copre 73 ettari.

La contaminazione oltre ad essere diffusa appare anche piuttosto complessa a causa dell’elevato numero di famiglie di inquinanti rilevate e, spesso, compresenti in uno stesso sito. Tra le famiglie di inquinanti a maggiore diffusione spiccano i metalli e gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) che interessano circa il 60-70% della superficie contaminata complessiva. Nettamente inferiore, ma non meno considerevole, la presenza delle ammine aromatiche presenti su circa un quinto dell’area considerata come convenzionalmente contaminata. I metalli e gli IPA costituiscono gli inquinanti di gran lunga a maggiore presenza in tutti gli strati fino a 5 metri dal piano di campagna, in

particolare i metalli sono la famiglia più presente fino ad 8 metri. Ciò dimostra l’elevata diffusione di queste due famiglie di inquinanti sia in senso orizzontale che verticale.

Fra le sostanze a maggiore diffusione si segnalano: il pirene, l’arsenico, lo zinco, il cadmio e il mercurio. Fra i metalli è lo zinco a costituire l’elemento maggiormente presente nella contaminazione complessiva del sottosuolo mentre è il mercurio a presentare i valori più elevati di superamento dei limiti di legge.

Agli interventi di bonifica dei siti sulla terraferma va aggiunta l’imponente opera di marginamento dell’intera zona industriale (circa 40 km) in corso di realizzazione da parte del Magistrato alle Acque e dell’Autorità Portuale di Venezia. Ai lavori di marginamento si aggiungono quelli della messa in sicurezza di alcuni canali tramite lo scavo dei sedimenti, si tratta di un lavoro di dragaggio di oltre mezzo milione di metri cubi di materiali che saranno trasportati negli impianti di stoccaggio previsti dal master plan.

La figura che segue illustra lo stato di avanzamento dei lavori di bonifica nel sito di Porto Marghera, ai fini della sua lettura è necessario tener presente che la definizione del singolo sito si basa sui seguenti parametri:

ƒ Caratterizzazione 50 x 50 da iniziare con Piano della Caratterizzazione approvato in sede di Conferenza dei Servizi con “Protocollo operativo per le procedure di validazione dei dati analitici dei piani di caratterizzazione”, sopralluogo da completare.

ƒ Caratterizzazione 50 x 50 in esecuzione con Piano della Caratterizzazione approvato in sede di Conferenza dei Servizi con “Protocollo operativo per le procedure di validazione dei dati analitici dei piani di caratterizzazione”, sopralluogo completato e cantiere e/o analisi chimiche in svolgimento.

ƒ Caratterizzazione 50 x 50 conclusa. Sopralluogo completato, cantiere e analisi chimiche concluse, esiti della Caratterizzazione inviati ufficialmente agli enti. ƒ Caratterizzazione validata da ARPAV. Sito con Piano della Caratterizzazione

terminato e valicato.

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ƒ Arre non ancora caratterizzate. Aree delle quali si conosce la perimetrazione e la denominazione ma sulle quali non risulta siano state svolte nessun tipo di indagine a carattere ambientale.

ƒ Aree non inquinate. Aree che non presentano evidenze di contaminazione. ƒ Messe in sicurezza permanenti. Aree con interventi di messa in sicurezza

permanente (realizzati o in corso).

ƒ Aree bonificate. Are sulle quali sono stati eseguiti degli interventi di bonifica. ƒ Discariche-discariche post DPR 915/82. Siti adibiti a discarica successivamente

all’entrata in vigore del DPR 915/82.

ƒ Caratterizzazioni con controanalisi ARPAV. Aree con caratterizzazioni o indagini ambientali antecedenti il sistema di validazione con “Protocollo Operativo per le procedure di validazione dei dati analitici dei piani di caratterizzazione”.

ƒ Siti contaminati in base ad altre indagini. Aree sulle quali non è stata eseguita una caratterizzazione completa secondo lo schema 50x50 con validazione ARPAV, ma che, in base a delle indagini ambientali pregresse, risultano contaminate o potenzialmente tali.

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