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L’immigrazione clandestina dei cinesi a Prato: il fenomeno degl

4. Il caso Prato

4.1. L’immigrazione clandestina dei cinesi a Prato: il fenomeno degl

L’unicità del caso di Prato in Italia è rappresentata dal fatto che l’immigrazione cinese ha assunto le dimensioni di un «fenomeno».

431 Per un’approfondita analisi del concetto ‘distretto’ si veda: BRACCI F., Oltre il distretto. Prato e

l’immigrazione cinese, Aracne, Ariccia, 2016, pp. 103-147.

432 CECCAGNO A. e RASTRELLI R., Ombre cinesi? Dinamiche migratorie della diaspora cinese in

Italia, Carrocci Editore, Roma, 2008; cfr. altresì: MUNRO V. E., Exploring Exploitation: Trafficking in Sex, Work and Sex Work, in MUNRO V. e DELLA GIUSTA M. (a cura di), Demanding Sex: Critical Reflections on the Regulation of Prostitution, cit., p. 122.

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Secondo i dati del Comune di Prato, al 31.12.2018, Prato è la città italiana con la maggior presenza di stranieri, rappresentando il 20,83% sul totale della popolazione residente, di cui più della metà di origine cinese433.

L’iscrizione all’anagrafe della popolazione residente, tuttavia, non restituisce in termini effettivi la presenza di cittadini cinesi sul territorio, i quali ammontano, secondo stime informali, ad almeno 15.000 unità in più se si contano anche gli irregolari434.

Alla luce della ricostruzione delle fattispecie sopra analizzate, occorre brevemente dare conto di quelle che sono le modalità di ingresso e di permanenza dei cittadini cinesi nel/sul territorio italiano e, in particolare, a Prato.

Il fenomeno dell’ingresso di cittadini cinesi in Italia si caratterizza principalmente per la richiesta di un visto, alla scadenza del quale, non viene meno la permanenza sul territorio (overstayers).

Nonostante questa sia la modalità principale di arrivo, non sono da escludersi anche casi di trafficking e smuggling.

Secondo Ceccagno e Rastrelli, che per anni hanno lavorato al Centro Ricerche e Servizi per l’Immigrazione di Prato, la tratta sarebbe per lo più una categoria da escludere, in quanto chi organizza il viaggio, più che essere un’organizzazione criminale, è un «facilitatore»435. Si tratta il più delle volte di strutture, assimilabili a

della agenzie di viaggio, che offrono un servizio flessibile ed efficiente per arrivare a destinazione.

La tratta (intesa come trafficking) a fini di sfruttamento lavorativo potrebbe eventualmente configurarsi in casi sporadici, laddove vi sia uno stretto collegamento tra gli organizzatori del trasporto e gli imprenditori, e una condizione protratta di debito da parte dell’immigrato irregolare come condicio sine qua non per il loro inserimento lavorativo, tale per cui essi vengono messi in attesa o comunque a

433 Dati relativi alla città di Prato: abitanti - 194.590; stranieri – 40.536 (20,83% su totale popolazione

residente); presenza di cittadini cinesi pari a 22.897. Fonte: statistiche del Comune di Prato, reperibili sul sito: http://statistica.comune.prato.it/?act=f&fid=6370.

434 Si tratta di una stima contenuta nella relazione del procuratore Giuseppe Nicolosi in occasione

dell’apertura dell’anno giudiziario 2018: https://iltirreno.gelocal.it/prato/cronaca/2018/01/30/news/la- procura-stima-68-000-stranieri-in-provincia-di-prato-1.16411128.

435 CECCAGNO A. e RASTRELLI R., Ombre cinesi? Dinamiche migratorie della diaspora cinese in

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disposizione delle attività economiche dell’imprenditore fino all’estinzione del debito (ipotesi di debt bondage)436.

La logica prevalente è, però, come accennato, quella dello smuggling: i cinesi che arrivano in Italia giungono volontariamente437, aiutati da facilitatori legati a reti familiari o comunque a gruppi non assimilabili alle organizzazioni criminali438. Analizzate le modalità di ingresso sul territorio, bisogna capire qual è il progetto migratorio, il comparto produttivo in cui si inseriscono i cinesi nonché le modalità lavorative con cui si attua quello che viene definito un autosfruttamento.

L’attuale presenza di aziende cinesi sul territorio di Prato appare, in effetti, un dato da cui partire per ripercorrere a ritroso le tappe che hanno condotto all’ascesa dell’imprenditoria cinese.

Al 30.9.2015, Prato detiene il valore più alto in percentuale delle imprese straniere presenti in Italia: al 30.12.2015 le imprese cinesi rappresentano, in particolare, il 67,3% di esse439 e il settore imprenditoriale di prevalenza è quello tessile.

La presenza di aziende cinesi sul territorio di Prato risale ai primi anni ’90 con l’apertura di laboratori terzisti essenzialmente dipendenti dalla committenza italiana. Fin da subito, il modello di lavoro delle imprese cinesi si rivela estremamente redditizio per la rapidità dei tempi produttivi, il basso costo del lavoro e la flessibilità organizzativa440.

436 Cfr. BECUCCI S., La criminalità cinese in Italia, in Quaderni di Sociologia, 2011, 57. Secondo

l’autore, le relazioni che intercorrono tra i trafficanti e gli imprenditori che impiegano i clandestini come forza lavoro sono contingenti e non organicamente strutturate. Si tratta per lo più di imprenditori che, sapendo quali sono gli shetou (‘le teste di serpente’ coinvolte nell’immigrazione illegale), fanno affidamento su di loro per procurarsi i lavoratori. Cfr. altresì: ABRAMSON K., Beyond Consent,

Towards Safeguarding Human Rights: Implementing the United Nations Trafficking Protocol, cit., p.

479 dove l’autore ritiene le caratteristiche dello sfruttamento dei cittadini cinesi legata alla loro migrazione clandestina negli Stati Uniti sebbene rientri nella definizione di trafficking di cui al Protocollo di Palermo è spesso inquadrata nel fenomeno dello smuggling.

437 Cfr. PIEKE N.F., NYÍRI P., THUNØ M., CECCAGNO A., Transantional Chinese. Fujianese

Migrants in Europe, Stanford University Press, Stanford, 2004. La spinta a migrare dei cittadini cinesi,

secondo gli autori, proviene da modelli culturali profondamente introiettati; la migrazione rappresentata l’opportunità di giungere ad un veloce arricchimento per poi approdare ad un’attività imprenditoriale.

438 In alcuni casi, tuttavia, queste strutture di servizio, cui i migranti si affidano, assumono la veste di

organizzazioni criminali, dedite anche a metodi violenti o di assoggettamento. Cfr. Operazione ‘Nuova Era’ dei carabinieri dei ROS delle Marche (2002-2005) e CECCAGNO A. e RASTRELLI R., Ombre

cinesi? Dinamiche migratorie della diaspora cinese in Italia, cit., pp. 51 e ss.

439 Elaborazioni Ufficio Studi CCIAA di Prato, 2017. Al 31.12.2017 risultano, in particolare, 4.400

aziende cinesi relative ad attività manifatturiere (Fonte: Elaborazioni Ufficio Studi CCIAA di Prato, 2018, reperibile sul sito: http://www.po.camcom.it/servizi/datistud/stmovi.php).

440 Cfr. CECCAGNO A., The Economic Crisis and the Restrictions on Imports: The Chinese in Italy

at a Crossroads, in THUNØ M. (a cura di), Beyond Chinatown: Contemporary Chinese Migrants and China’s Global Expansion, Nias Press, Copenhagen, 2007, pp. 101-22.

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Solo tra la fine degli anni ’90 e l’inizio dei 2000 si assiste ad un incremento delle attività produttive e all’apertura dei primi pronto moda441, che a loro volta si affidano

a laboratori terzisti sostituendosi di fatto alla committenza italiana.

Il modello organizzativo del pronto moda si svolge ad alta velocità e consente di ottenere grandi quantitativi di capi di abbigliamento di qualità medio-bassa in tempi molto ridotti; grazie, inoltre, ad un’articolatissima rete di terzisti cinesi sono garantiti tempi di lavorazione e di commercializzazione molto più ridotti rispetto ai concorrenti italiani442.

Il passaggio da terzisti a imprenditori finali ha, peraltro, favorito per molti lavoratori cinesi di sfuggire dalla posizione di subordinazione rispetto all’imprenditoria locale443.

Molto è stato scritto sulle possibili ragioni del successo dell’imprenditoria cinese. Non potendo soffermarci, qui, su tutte le ipotesi formulate, appare, tuttavia, interessante dare conto di una recente tesi sviluppata da Ceccagno.

Antonella Ceccagno rinviene nel regime di sleeping agreement una delle principali chiavi di successo delle aziende cinesi: con tale termine ci si riferisce alla pratica dei datori di lavoro di fornire ai lavoratori cinesi il posto letto (spesso in dormitori interni alle fabbriche o in abitazioni poste nelle vicinanze) e i pasti, tutto ciò al fine di massimizzare la flessibilità del lavoro, i tempi e di conseguenza i profitti444. Tale

regime permette evidentemente alle imprese cinesi di sviluppare un modello estremamente competitivo e difficile da replicare per le aziende italiane. L’altro fattore che ha comportato dei vantaggi estremamente competitivi per le aziende cinesi, sempre secondo tale opinione, sarebbe poi rappresentata alla mobilità degli operai. In particolare, questa consiste nella disponibilità dei lavoratori cinesi, anche perché pagati a cottimo, a spostarsi da un laboratorio ad un altro anche per brevi periodi, al fine di massimizzare i profitti445.

441 Si tratta di un modello produttivo che consente di passare dall’ideazione alla vendita del prodotto in

tempi estremamente rapidi, con possibilità di ricollocare modelli in produzione e dunque con agevole capacità di riassortimento.

442 CECCAGNO A., Nuovi scenari della moda a Prato: le ditte finali cinesi nell’era della moda

istantanea, in JOHANSON G., SMITH R., FRENCH R. (a cura di), Oltre ogni muro, Pacini, Pisa,

2010, pp. 51-79.

443 BRACCI F., Oltre il distretto. Prato e l’immigrazione cinese, cit., p. 160.

444 CECCAGNO A., L’etnicizzazione della forza lavoro nella moda italiana, in CHIGNOLA S. e

SACCHETTO D. (a cura di), Le reti del valore. Migrazioni, produzione e governo della crisi, DeriveApprodi, Roma, 2017, p. 128.

445 Ivi, pp. 129-130. L’autrice parla di una riorganizzazione estrema dello spazio lavorativo e di vita

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Ora, molte delle caratteristiche del modello organizzativo e produttivo cinese sono considerate degli elementi di un sistema complesso di sfruttamento lavorativo. La descrizione delle condizioni lavorative, che si rinvengono per mezzo degli accessi dell’Ispettorato del Lavoro, Asl, indagini della Procura e inchieste giornalistiche, ci restituiscono un quadro tendenzialmente ricorrente: contratti di lavoro irregolari in tutto o in parte; presenza di lavoratori irregolari per lo più per il mancato rinnovo del permesso di soggiorno; irregolarità in materia di sicurezza e di misure anti- infortunistica; irregolarità nell’erogazione della retribuzione e nel versamento dei contributi, spesso fatti pagare ai lavoratori; mancato rispetto della normativa in materia di orario di lavoro, pause e ferie446.

Ciò che contraddistingue il caso delle imprese cinesi a Prato è che più che di sfruttamento si tende a parlare di autosfruttamento.

Dopo il primo decennio della presenza dei lavoratori cinesi a Prato, dove il rapporto di lavoro era caratterizzato da sfruttamento e dipendenza – il ché ha causato non pochi conflitti e una serie di atti rivendicazione di diritti da parte dei lavoratori – sembra esserci stata un’evoluzione, dove il modello dell’autosfruttamento viene considerato come la via più sicura e più rapida per il raggiungimento dei propri obiettivi447.

Quella dell’autosfruttamento si presenta come una sorta di passaggio obbligato per l’ascesa sociale: i lavoratori sono disposti a sottostare a condizioni estremamente dure e degradanti di lavoro, perché aspirano essi stessi a raggiungere la posizione di datore di lavoro.

La fase attuale, tuttavia, presenta degli scostamenti da questo modello. La difficoltà di raggiungere una posizione apicale sembra aver messo in crisi quel patto sociale tra operai e imprenditori cinesi.

La difficoltà di reperire manodopera cinese ha portato le aziende cinesi a ‘reclutare’ lavoratori tra i ‘nuovi’ vulnerabili, che a Prato, come in molte zone d’Italia, sono i richiedenti asilo ovvero i titolari di una qualche forma di protezione internazionale o umanitaria.

lavoratori e della loro stasi intra-laboratorio al fine di rendere possibile una drastica riconfigurazione dello spazio produttivo della produzione.

446 Cfr. per una ricognizione degli accessi ispettivi degli ultimi anni: Forme di sfruttamento lavorativo

a Prato, ricerca per CAT (cooperativa sociale Onlus Firenze) in collaborazione con il Comune di

Firenze e SATIS (sistema anti-tratta toscano interventi sociali), 2018.

447 CECCAGNO A. e RASTRELLI R., Ombre cinesi? Dinamiche migratorie della diaspora cinese in

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Un recente studio ha rilevato addirittura la possibile presenza di ‘intermediari’ all’interno dei centri di accoglienza del territorio448, oltre ad un più comune

passaparola449.

Questa ‘apertura’ del sistema imprenditoriale cinese alla manodopera straniera (non cinese) rischia, tuttavia, di creare conflittualità e discriminazioni, che prima potevano essere scongiurate da un sistema essenzialmente ‘chiuso’450. Venuto meno il sistema

dello sleeping agreement, sembra, infatti, aprirsi una crisi capace di condurre a forme di sfruttamento più gravi di quelle del passato.

In tal senso, appare fortemente preoccupante la recente scoperta di un’impresa a conduzione cinese di Montemurlo avente un sistema di pagamento dei salari differenziato secondo la nazionalità di provenienza, che sembra sacrificare in ultima istanza i lavoratori di origine africana451.

4.2. Il rogo della Teresa Moda e l’applicazione dell’art. 12 T.U.I. per lo