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L'imposta di ricchezza mobile e la riforma tributaria

193. I più recenti progetti di riforma tributaria e

l'imposta di ricchezza mobile. — Le proposte di riforma

tributaria presentate in questi ultimi anni mirano tutte, quali più quali meno, a trasferire una parte del peso delle imposte, che in una misura intollerabile gravano sui mi-nori contribuenti, dalle spalle di questi a quelle dei più agiati.

E poiché giustamente si ritiene che il vizio maggiore del nostro sistema tributario si trovi nelle imposte indi-rette comunali sul consumo, è principalmente alla sosti-tuzione di esse che mirano gli sforzi dei riformatori, i quali nella ricerca delle imposte con cui riempire le lacune prodotte dalla desiderata abolizione del dazio consumo, tendono anche a dare un'impronta più razionale ed equa-bile a tutto l'organismo dei nostri tributi.

Questo scopo e questo carattere complesso sono più specialmente propri dei progetti dell'on. Wollemborg, del-l'on. Alessio e del dott. Bonomi, dei quali passiamo ora a dare un riassunto, mettendo specialmente in luce i loro rapporti con la riforma dell'imposta sulla ricchezza mobile.

194. Il progetto Wollemborg. — 11 progetto dell'on. Wol-lemborg mira non solo a sopprimere il dazio interno di consumo, ma ad effettuare una più razionale ed equabile partizione delle imposte tra Stato e Comune, e tra ordine ed ordine di cittadini. A tale scopo egli propone di abolire immediatamente i dazi di consumo, e le tasse comunali di famiglia, o fuocatico e sul valor locativo, e quelle sugli esercizi e rivendite, di creare in sostituzione di queste imposte — mediante il passaggio ai Comuni delle attuali imposte erariali fondiarie e di quella sui redditi di ric-chezza mobile pagata dai contribuenti privati, eccezion fatta per la categoria dei capitali — un sistema d'imposte dirette reali comunali sui terreni, sui fabbricati e sugli esercizi industriali, commerciali e professionali; d'istituire un'imposta governativa sul consumo del vino e un'imposta governativa sul reddito netto generale del cittadino, con l'aliquota progressiva dal 0,50 al 4 % , con l'esenzione dei redditi minori e con eque detrazioni anche per i redditi medi, in relazione al numero dei componenti la famiglia, di ritoccare le imposte sulle trasmissioni gratuite della ricchezza, accrescendone molto moderatamente il peso per i patrimoni più cospicui.

Le conseguenze finanziarie della riforma appariscono per gli 8269 Comuni del Regno dal conto complessivo se-guente.

I loro bilanci perdono:

Per dazi di consumo al netto dello spese di

riscossione e dei canoni governativi (1900) L. 137.000.000 Per le tasse di famiglia e di valore locativo » 23.000.000

> sugli esercizi e rivendite . . » 6.000.000 L. 166.000.000 Gli stessi bilanci acquistano per imposte

fondiarie L. 190.000.000 Per imposte di ricchezza mobile delle

ca-tegorie B, C, D dei privati » 76.400.000 Per provento della tassa esercizi e rivendite

» 6.000.000 » 45.000.000

Riporto L. 266.400.000

da prendersi sul prodotto delle nuove tasse comunali

Per tassa di consumo sulle carni . . . » sugli equini, pel consumo dei

fo-raggi » 4.900.000 » sulle costruzioni, pel consumo di

materiali edilizi » 4.600 000 » sul consumo della luce ed energia

elettrica » 12.000.000 Totale L. 338.900.000 Eccedenza sul bilancio dei Comuni L. 172 700 000.

Per lo Stato — Perdite.

Canoni del dazio consumo e utili delle ge-stioni dirette dei dazi di Roma e di

Na-poli L. 52.700.000 » 190.000.000 » 76 400.000 » 4.800.000 L. 323.900.000 Imposte fondiarie

Parte dell'imposta di ricchezza mobile . Tassa sul gas luce ed energia elettrica

Totale . .

Reintegrazioni.

Canoni comunali pari all'eccedenza

com-plessiva dei loro bilanci L. 172.900.000 Provento netto dell'imposta sul vino . . » 90.000.000 Fusione nelle tasse erariali sull'alcool del

dazio consumo abolito » 3.000.000 Riforma dell'imposta successoria e ritocchi

delle tasse sugli affari » 10.000.000 Provento netto, immediato, minimo

dell'im-posta personale sul reddito » 48.000.000 Totale . . . L. 323.900.000 195. Il progetto Alessio. — L'on. Alessio (1) comincia col notare che il sistema dei dazi di consumo forma il

punto di sostegno di tutto l'odierno sistema tributario con i due suoi caratteri essenziali, ti) la prevalenza delle im-poste indirette anche nella tassazione interna; 6), la me-scolanza del sistema tributario dello Stato con quello degli enti locali. La quale commistione unisce in un medesimo processo d'incidenza e di traslazione l'imposizione dello Stato e quella dei Comuni. Viene così indotto il maggior numero in un erroneo concetto intorno alla nozione dei Municipi e in genere dei corpi locali, che appariscono quali semplici circoscrizioni amministrative dello Stato, e si ac-crescono l'affinità, i rapporti e la confusione delle funzioni amministrative dello Stato con quello dei corpi locali. L'A-lessio sostiene per contro essere necessario riconoscere tra le funzioni dei due enti, differenze per sè evidenti e sboccianti per così dire dal contenuto della loro impor-tanza economica e politica e dall'andamento delle loro com-petenze; essere lo Stato un'associazione per scopi materiali, intellettuali, morali; il Comune prevalentemente un'associa-zione per interessi economici (1). Tale divisione di funzioni richiede la divisione delle spese e quindi delle entrate.

Conclude col ritenere legittima l'attribuzione allo Stato degli interessi universali dei cittadini, siano essi di ordine materiale, o morale o intellettuale, agli enti locali ed in particolare ai Municipi, quali rappresentanti il nucleo ori-ginario e costituzionale dell'azione amministrativa locale, prevalentemente la difesa degli interessi materiali delle singole località. Da ciò la convenienza di raccomandare il sistema tributario dello Stato a imposte personali dirette o indirette, e il sistema tributario dei corpi locali ad im-poste reali.

In conformità di tali criteri l'A. propone le seguenti innovazioni :

a) Una ripartizione delle attribuzioni e delle spese fra

lo Stato e i Comuni con più severi controlli ;

b) la soppressione immediata dei dazi di consumo ;

c) l'introduzione dell'imposta sulle bevande e dell'im-posta sul patrimonio a favore dello Stato ;

d) l'introduzione dei diritti di spaccio sulle carni, sui foraggi e sui materiali da costruzione a favore dei Comuni •

e) l'applicazione di nuove norme per l'esercizio dei

monopolii municipali e per il loro riscatto;

f ) l'applicazione della dotazione per l'imposta sulle

be-vande ed eventualmente p e r a l t r o imposte personali perce-pite dallo Stato, ferme determinate norme per il suo pro-gressivo decremento entro certi limiti.

Per effetto del § a) si propone di evocare allo Stato le

spese per il materiale degli uffici

giudi-ziari in L. 3.581.368 Per paghe e per casermaggio delle guardie

di P. S

P e r i servizi di leva

Spese di personale per la istruz. primaria ottenendo cosi una diminuzione di spesa

ordinaria per i Comuni di L. 56.418.237 alia quale si deve aggiungere:

Per effetto di divieti legali.

Spese per i teatri . . . . L. 1.169.559 » per bande musicali » 2.722.059

3.964.232 1.084.596 47.788.041

3.891.618 15.710.937

Per effetto del § b):

Spese per l'esazione dei dazi di consumo .

Ammontare delle diminuzioni > 76.020.792 L'abolizione dei dazi comunali di consumo

arreca ai bilanci municip. la perdita di L. 157.416.792 cui conviene aggiungere il prodotto mancato

1. Delle tasse di licenza per

l'apertura di esercizi in . . L. 430.409 2 Dei diritti di cancelleria dei

conciliatori in » 949.430 da cui la perdita per diminuzione di

en-trate in

Essendo però il bilancio dei Comuni liberato da spese per

il deficit dei bilanci comunali da coprirsi risulta in

1.379.839 L. 158.796.023

76.020.792 L. 82.775.231

Nei riguardi dell'azienda dello Stato con-viene calcolare :

1. un maggiore aggravio per assunzione di spese

comu-nali in L. 56.418.237 diminuito però dei diritti di

segreteria dei conciliatori

per » 949.430

e quindi in definitiva in L. 55.468.807 2. La perdita dei canoni dei dazi i n . . . » 50.145.271 3. » dei proventi di Roma e

Na-poli in » 1.785.000 E quindi un deficit da coprire per . . . L. 107.399.078

Il problema finanziario si risolve quindi nel procacciare nuove entrate per 190 milioni in cifra tonda di cui 107 allo Stato, 83 ai Comuni.

Per provvedere le nuove entrate dello Stato e dei Co-muni l'A. propone le seguenti imposte:

Imp. sulle bevande e diritti

di licenza L. 102.500.000 Aumenti nell'imposta sugli

alcool » 5.000.000 Aumenti nell'imposta sulla

fabbr. dello z u c c h e r o . . » 9.000.000 Diritti di spaccio sulle carni » 41.000.000 Imp. sui foraggi e sui

mate-riali di costruzione . . » 9.500.000 L. 167.000.000 Da questa somma vanno

de-tratte le spese di perce-zione dell'imp. sulle

be-vande calcolate a . . . » 12.000.000 Perciò il prodotto delle

imp-poste indir, si riduce a . L. 155.000.000 A queste entrate bisogna

ag-giungere L. 35.000.000

come gettito minimo presunto dell'imposta sul patrimonio dalla quale sarebbero esenti le fortune inferiori a L. 50.000 e le altre verrebbero colpite, a seconda del loro ammontare con tre saggi, del 0,15®/., del 0,25»/., del 0 , 4 0 % .

Si propone ora di ripartire queste entrate con l'attri-buire ai Comuni i diritti di spaccio sulle carni (41 milioni) l'imposta sui foraggi e sui materiali da costruzione (9 mi-lioni), e una dotazione nella misura del 3 6 % sul prodotto delle imposte e tasse sulle bevande, e in ogni caso per non meno di 32'/2 milioni, ossia una entrata presunta eguale agli 83 milioni perduti dai Comuni; e con l'attri-buire allo Stato gli aumenti dell'imposta sull'alcool e sullo zucchero (14 '/„ milioni), l'imposta sul patrimonio (35 mi-lioni), e il residuo prodotto dell'imposta sulle bevande (35 milioni), ossia un'entrata presunta eguale ai 107 mi-lioni perduti dallo Stato.

196. il progetto Bonomi. - Anche il Bonomi, partendo da concetti razionali e da giusti principii economici, arriva a delle conclusioni che non sono nella loro essenza e spe-cialmente nella loro finalità molto dissimili da quelle del Wollemborg e dell'Alessio.

Egli muove dal concetto comune oramai a tutti gli stu-diosi, che la finanza locale debba prevalentemente fondarsi sopra imposte reali; la centrale sviluppare, quanto più può, la tassazione personale e osserva che le funzioni dei Comuni non escludendo funzioni di carattere generale e molto simili a quelle dello Stato, giova che accanto alla prevalente tassazione reale, sorga una tassazione personale o nella forma d'imposta personale sul reddito (imposta sull en rata), o jn quella d'imposta indiretta sui consumi (imposta sulla spesa), oppure in tutte e due queste forme coordinate razionalmente fra loro, conclusioni che colli-mano perfettamente, come si scorge di leggieri, con quelle cui siamo pervenuti noi pure (Cfr. § 183).

Ciò premesso il Bonomi propone che l'attuale tassazione reale dei Comuni sui terreni e sui fabbricati, accresciuta dalla quota che attualmente viene riscossa dalle Provincie sia completata con il passaggio alle finanze locali

posta di ricchezza mobile delle categorie B, e C dei con-tribuenti privati, e di una parte della categoria D. D'altro lato propone di abolire le attuali imposte reali mobiliari sul bestiame, sulle vetture pubbliche, e sugli esercizi e rivendite, queste ultime da conglobarsi nell'imposta di ric-chezza mobile.

P e r quanto si riferisce alla tassazione diretta personale egli chiede; abolizione delle attuali imposte locali sul va-lore locativo, sui domestici, sulle vetture private, e crea-zione di un'imposta personale di Stato sulla entrata netta dei cittadini.

P e r la tassazione indiretta ritiene che essa — limitata e resa meno odiosa — debba r i m a n e r e alcun tempo a rap-presentare la tassazione personale dei Comuni.

Però gli articoli di consumo non devono essere colpiti nè al momento in cui essi entrano nella cinta daziaria, il che inceppa la libera circolazione delle merci e costringe a forti spese di percezione, nè cioè con l'imposta sulla minuta vendita, che colpisce soltanto coloro che debbono provvedersi presso i negozianti, esentando quasi del tutto le classi ricche. Perciò il Bonorai, aderendo in ciò quasi completamente alle proposte Wollemborg, domanda che il dazio sul vino passi allo Stato e che ai Comuni riman-gano solo i dazi sulle carni, i foraggi ed i materiali da costruzione, che si possono prelevare mediante metodi

sem-plicissimi e tali che evitano i due vizi di riscossione sopra ricordati.

Inoltre il Bonomi ritiene che debba essere ceduta ai Comuni la tassa sul consumo del gas luce e dell'energia elettrica e che si debba aggravare leggermente la tassazione delle carni. Per coprire il piccolo deficit che si manife-sterebbe nei bilanci comunali, in seguito alle sue proposte, egli accenna ad altre forme d'imposizione locale, con le quali i Comuni potrebbero a suo avviso coprire intiera-mente il disavanzo.

Ed infine per compensare le perdite dello Stato il Bo-nomi propugna anzitutto un'imposta personale progressiva sul reddito e un'imposta sul consumo del vino.

2892.013 l'indole del suo lavoro basta indicare le linee direttive secondo cui egli reputa utile debba esercitarsi l'azione del legislatore, per dimostrare che le sue proposte non sono inaccettabili, passa tuttavia a tradurle nelle cifre se-guenti.

Per i Comuni, secondo i dati per l'anno 1889. Perdite:

Dazio consumo (eccettuate le carni, i

fo-raggi e i materiali da costruzione) . . L. 92.000.000 Imposta di esercizio e di rivendita . . . » 6.069.466

» sul bestiame . » 15.248.442 » di famiglia » 20.944.482 » sul valore locativo » 2.785.139 » sui domestici

» sulle vetture pubbliche e private .

Totale L. 139.939.542 Minori spese:

Concorso per gli uffici giudiziari L. 3.581.368 Spese per i giudici conciliatori » 484.384 Concorso nelle paghe per la

pubblica sicurezza . . . . » 3.479.848 Spese per la leva militare . . » 1.084.596

Totale L. 8.630.196 Le perdite dei Comuni si riducono a . . L. 131.309.346

Compensi:

Parte dell'imposta di ricchezza mobile . . L. 76.400.000 Fusione dell'imp. di esercizio e rivendita . » 6.069.466

» di '/a dell'imposta sul bestiame . * 5.000.000 Tassa sul consumo del gas-luce ed energia

e l e t t r i c a

» 12.000.000

Maggior provento della tassazione sulle

c a r n> » 3.500.000

Totale L. 102 969.466

Deficit per i Comuni L. 28 339.880

A questo deficit i Comuni debbono provvedere con i proventi delle nuove forme di tassazione e cioè: a )

mu-nicipalizzazione dei pubblici servizi; ò) imposte sulle aree edilizie; c) contributi speciali per i lavori di migliorìa.

Per lo Stato. Perdite:

Parte dell'imposte di ricchezza mobile . . L. 76.500.000 Imposte sul gas-luce e sull'energia elettrica » 4.800.000 Spese assunte dallo Stato e abbandonate dai

Comuni » 9.000.000 Abolizione dei canoni daziari (nel 1904) . » 28.500.000

197. Giudizio sui progetti Wollemborg, Alessio, Bonomi. — A nostro avviso ognuno di questi progetti contiene in sè molti pregi, ma nessuno di essi sfugge a qualche ap-punto critico. Omettendo, come è naturale, di rilevare i punti (e sono i più), in cui ci troviamo d'accordo con i tre egregi autori, specie per quanto riguarda le premesse teoriche e le finalità della riforma, passiamo subito ad esporre i motivi dei dissensi.

Ed anzitutto l'attuazione del progetto Wollemborg ri-chiede dei mezzi che non sono proporzionati al fine. Esso infatti per togliere lo squilibrio di 93 '/, milioni cede ai bilanci comunali le imposte sulla proprietà dei terreni e dei fabbricati (100 milioni) e parte dell'imposta di ric-chezza mobile (76 milioni) e crea cosi uno squilibrio di 172 milioni, che dovrebbe venire rimborsato alla finanza erariale in forma di canoni annui. Per cui il passaggio delle imposte dirette reali dallo Stato ai Comuni non è in gran parte, che apparente e meccanico, e non dà piena garanzia che lo Stato possa riscuotere annualmente i 172 milioni di canoni dai Comuni.

In quanto al progetto Alessio esso richiede anzitutto il passaggio delle spese per l'istruzione elementare dai Co-muni allo Stato, un concetto che noi non possiamo accet-Totale L. 118.800.000 Compensi:

Imposta progressiva sul reddito » sul vino

L. 60 000.000 » 58.800.000 Totale L. 118.800.000

tare, dissentendo dalle sue premesse teoriche, ed essendo d'avviso che l'istruzione elementare debba spettare di pre-ferenza alle Provincie (1).

Ma anche se prescindiamo da ciò, non ci convince la sua imposta sul patrimonio, la quale avrebbe certamente per effetto di colpire più gravemente la ricchezza fon-diaria, più facile ad essere constatata dal fisco, che quella mobiliare, sempre pronta alla frode e alla dissimulazione, perchè, come Balzac faceva dire a Mercadet, « la terra, al contrario, la terra paga per tutti. Essa se ne resta là, come un imbecille, a subire le imposte, mentre il capi-tale si salva ».

Ed infine, se nel progetto Wollemborg il passaggio delle imposte reali dal Comune allo Stato costituisce un con-gegno troppo complicato e farragginoso, ed è troppo; il progetto Alessio d'altro lato non inizia se non indiretta-mente questo passaggio, ed è troppo poco.

Il progetto Bonomi ci pare più semplice e meglio ideato degli altri d u e ; però, senza addentrarci nei particolari, abbiamo da muovergli una sola obiezione, che è troppo incerto che i Comuni con i proventi delle nuove forme di tassazione da lui proposte (municipalizzazione dei pub-blici servigi, imposte sulle aree edilizie, contributi spe-ciali per lavori di migliorìa), possono coprire il deficit di oltre 28 milioni, che sarebbe uno degli effetti dell'attua-zione del suo progetto.

^ 198. La cessione dell'imposta di ricchezza mobile dallo

Stato ai Comuni. — Noi non proporremo qui un completo

piano di riforma tributaria, il che non sarebbe nò meno consono all'indole di questo lavoro, tuttavia ci pare che non si debba dipartirsi da queste linee direttive: aboli-zione del dazio consumo; imposta governativa sul vino e locale sulle carni, sui foraggi e sui materiali edilizi, inizio del passaggio dell'imposte reali dello Stato ai Comuni.

Per attuare questo concetto si potrebbe cominciare come

(1) Vedi in proposito un bell'articolo di Malacchia de Cristo-foris in Nuova Antologia.

propongono il Bonomi ed il Wollemborg, dalle categorie

B, C e parte della categoria D dell'imposta di ricchezza

mobile. Allora si potrebbe avere, usando delle cifre pro-poste dal Wollemborg, con il solo aumento dell'imposta personale sul reddito da 48 a 55, 2 milioni, il risultato se-guente.

Per i Comuni. Perdite:

Per il dazio consumo L- 137.000.000 Per le tasse di famiglia e valor locativo . » 23.000.000

» » » sugli esercizi e rivendite . . » 6.000.000 Totale L. 166.000 000 Reintegrazioni:

Imposta di ricchezza mobile L. 76.400.000 Fusione della tassa esercizi e rivendite . » 6.000.000 Tassa di consumo sulle carni » 45.000.000

» sugli equini, sul consumo dei foraggi » 4.900.000 » sulle costruzioni, sul consumo di

ma-teriali edilizi » 4 000.000 Totale L. 136.900.000

Deficit dei bilanci dei Comuni L. 29.100.000

Per lo Stato. Perdite:

Canoni del dazio consumo ed utili delle ge-stioni dirette dei dazi di Roma e di

Na-poli L. 52.700.000 Parte dell'imposta di ricchezza mobile . . » 76.400.000

Totale L. 129.100.000 Reintegrazioni:

Provento netto dell'imposta sul vino . . L. 90.000.000 Fusione nelle tasse erariali sull'alcool del

dazio consumo abolito » 3.000.000 Riforma dell'imposta successoria e ritocchi

delle tasse sugli affari » 10000.000 Proventi dell'imposta personale sul reddito » 55.2.00000 Totale L. 158.200.000 Avanzo del bilancio dello Stato . . . . L. 29.100.000

Questi 29.100.000 lire vengono ceduti ai Comuni di cui coprono perfettamente il deficit a titolo di sovvenzione.

Ed ecco che lo studio dell'imposta di ricchezza mobile iniziato con criteri puramente teorici ed alieni da ogni scopo politico, per quella stretta relazione che connette tra loro tutti i problemi della finanza, ci ha condotto a sostenere la necessità di una riforma tributaria, secondo le direttive proposte dai nostri più competenti uomini po-litici.

Ma tralasciando ora la difesa generale di questo piano di riforma tributaria che, almeno nelle sue linee generali, non può trovare avversari nel campo sereno della scienza, ci sembra opportuno illustrare i benefici che risentirebbe la finanza pubblica dal passaggio dell'imposta di ricchezza mobile dallo Stato ai Comuni.

II primo vantaggio di un'imposizione locale dell'industria, del commercio e delle professioni è la possibilità che esso offre alla tassazione autonoma per parte dei contribuenti stessi. Ogni Comune, assumendo come punto di partenza la somma d'imposta in esso prima riscossa dallo Stato, costituisce in consorzio tutti i contribuenti per la ric-chezza mobile ed affida loro il còmpito di ripartirsi l'am-montare complessivo dell'imposta. Ed è chiaro che nei Comuni maggiori dove la ricchezza mobile è più intensa e più differenziata, il Comune potrà fissare quali siano le somme da pagarsi dai contribuenti, divisi in classi secondo le varie qualità della loro fonte di reddito. Al quale còm-pito i contribuenti adempiranno mediante la nomina di speciali commissioni con tanta maggiore competenza e giustizia, in quanto nessuno meglio di essi, che vivono in uno stesso Comune e che sono in continue relazioni di affari, può conoscere la loro propria condizione economica. Così saranno evitati quegli errori e quelle ingiustizie che abbiamo veduto essere imprescindibili dagli attuali metodi di accertamento del reddito.

Noi qui non svilupperemo affatto un progetto per la costituzione e il funzionamento di questi Consorzi d'im-posta ritenendo sufficiente quanto noi abbiamo scritto trat-tando di quelli creati in Prussia ed in Austria.

Ma perchè — si dirà — il sistema dei Consorzi d'im-posta, non potrebbe venire attuato anche rimanendo l'im-I osta di ricchezza mobile una fonte d'entrata governativa! Perchè i presupposti necessari per l'istituzione dei Con-sorzi d'imposta rimanendo l'imposta governativa sono così diffìcili e pericolosi da farci ritenere che sarebbe in questo caso preferibile di rinunciare all'innovazione in parola.

Perchè bisognerebbe abbandonare il sistema di quotità per adottare quello di ripartizione. E allora si presenta questo ostacolo quasi insuperabile: nell'adottare il sistema