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Incentivi per l’internazionalizzazione

La strategia dell’internazionalizzazione è una delle strade che un’impresa del settore agroalimentare può decidere di intraprendere per rispondere alle sfide del commercio interna- zionale e della concorrenza su mercati sempre più allargati. Tale strategia deve essere però in-

quadrata in un programma di attività che non sia limitato a sporadiche partecipazioni a fiere in- ternazionali o a limitati scambi import-export con partner stranieri, ma preveda una visione a medio-lungo termine per permettere all’azienda di conoscere nuovi mercati e decidere quali so- no quelli su cui investire. Infatti, il ricorso all’internazionalizzazione come rimedio a mali strut- turali dell’attività d’impresa può solo aggravare una situazione di crisi e non permette di inve- stire quelle risorse finanziarie ed organizzative che sono le uniche a poter assicurare la compe- titività in Paesi e mercati nuovi.

Esistono numerosi strumenti finanziari a beneficio dell’internazionalizzazione delle PMI. Oltre agli strumenti gestiti a livello regionale nell’ambito delle Misure dei POR e dei DOCUP (si può citare a titolo di esempio il bando adottato dalla Regione Basilicata e relativo al POR 2000-2006 Misura 4.20 sui servizi di assistenza e consulenza internazionale per le PMI, volto a promuovere e sostenere i processi di apertura ai mercati internazionali dell’economia regio- nale, sostenendo l'acquisizione da parte delle PMI di servizi reali/consulenze specialistiche fi- nalizzate allo sviluppo e al consolidamento dell'attività imprenditoriale in ambito internaziona- le, attraverso agevolazioni corrisposte nella forma di contributo a fondo perduto - Delibera del- la Giunta Regionale 12 febbraio 2007, n. 148 pubblicata sul BUR 1 marzo 2007, n. 13), esisto- no varie leggi nazionali e strumenti gestiti a livello europeo o internazionale. Tra questi ultimi figurano, ad esempio gli interventi di capacity building, attività formative, seminari, wor- kshop, scambi di esperienze, sviluppo di progetti congiunti con partner stranieri, ecc., rivolti al- le imprese che intendono sviluppare strategie di internazionalizzazione. Nell’ambito delle ini- ziative promosse dall’Unione europea si possono citare inoltre una serie di programmi per la cooperazione con i Paesi terzi che prevedono anche attività a beneficio delle PMI, tra cui Al- Invest per investire in America Latina, Asia Invest per la cooperazione tra imprese europee ed asiatiche, ecc., nonché i programmi per il sostegno alle PMI che intendono accedere o svilup- pare la loro presenza sui mercati esteri, tra cui gli aiuto all’accesso delle PMI in Giappone, l’as- sistenza per indagini di mercato in Paesi specifici, ecc. Esistono poi i presiti erogati da banche specializzate quali la BEI, la BERS, ecc., e da altre istituzioni e fondi internazionali, alle azien- de che intraprendono programmi di investimento, come supporto alle attività ed a garanzia e co- pertura dei rischi. A livello nazionale si possono invece citare i fondi gestiti da strutture come SIMEST e FINEST, che possono aggiungersi alla quota di partecipazione di queste strutture nel capitale sociale di imprese estere costituite o partecipate da imprese italiane.

Tutti questi strumenti sono però utilizzati soprattutto in settori extra agricoli e nella mag- gior parte dei casi da imprese di medie o grandi dimensioni. Il motivo, come già detto in pre- cedenza, consiste soprattutto nel fatto che non è semplice, soprattutto per una PMI, intrapren- dere programmi di internazionalizzazione e può essere perciò molto utile pensare ad alleanze e partnership con altre organizzazioni per avviare attività in comune. Anche in tale ambito è possibile beneficiare di incentivi gestiti a livello nazionale da strutture specializzate, che sosten- gono le attività imprenditoriali di internazionalizzazione delle imprese italiane al di fuori del-

l’Unione europea, che sono finalizzati a sostenere iniziative che, grazie alla messa in comune delle attività da parte di più imprese, riescono ad ottenere maggiore visibilità e migliori risul- tati in ambito internazionale. Inoltre, dal momento che è necessario avviare attività di interna- zionalizzazione seguendo precise strategie, sono a disposizione delle imprese anche diverse for- me di agevolazione per la realizzazione di studi di fattibilità e assistenza tecnica connesse al- l’esportazione o agli investimenti all’estero.

Infine, è opportuno ricordare le disposizioni della legge finanziaria 2007 (legge 27 dicem- bre 2006, n. 296 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Sta- to” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 299 del 27 dicembre 2006 Supplemento ordinario n. 244) che si muovono nell’ottica di internazionalizzare e promuovere i prodotti agroalimentari italiani, in particolare attraverso:

- la previsione della possibilità di concedere contributi a progetti promozionali e di internazio- nalizzazione realizzati da consorzi misti tra piccole e medie imprese dei settori agro-ittico- alimentare e turistico-alberghiero con lo scopo esclusivo di attrarre la domanda estera (art. 1 comma 935) per favorire una promozione sinergica del prodotto italiano;

- le norme per l’internazionalizzazione del sistema agroalimentare (art. 1 commi 1088-1092) che prevedono un beneficio fiscale consistente nell’esclusione dalla base imponibile del red- dito di impresa del 25% del valore degli investimenti in attività di promozione pubblicitaria realizzati in mercati esteri da imprese agricole e agroalimentari anche in forma cooperativa (esclusione elevata al 35% per gli investimenti realizzati da consorzi o raggruppamenti di im- prese agroalimentari operanti in uno o più settori merceologici e al 50% per gli investimen- ti riguardanti prodotti a indicazione geografica oggetto di intese di filiera o contratti quadro) nel triennio 2007-2009, in eccedenza rispetto alla media degli analoghi investimenti realiz- zati nei tre periodi di imposta precedenti; gli imprenditori agricoli, in alternativa alla esclu- sione dalla base imponibile ai fini IRES o IRE, possono beneficiare di un credito di impo- sta di importo pari a 1/3 del beneficio e per le medesime finalità; le modalità operative del- le disposizioni devono essere definite con decreto, nei limiti della somma di 25 milioni di eu- ro per l'anno 2007 e 40 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2008 e 2009.

Per ulteriori approfondimenti si veda la Scheda Tecnica – A46 contenuta nel CD- ROM allegato.

CAPITOLO 5

SEMPLIFICAZIONE AMMINISTRATIVA E INNOVAZIONE

NELL’ATTUAZIONE DEI PROGRAMMI DI SVILUPPO RU-

RALE

5.1 La riforma della pubblica amministrazione e l’attuazione dei programmi

di sviluppo rurale

L’efficace attuazione dei programmi di sviluppo rurale dipende in buona parte dal- l’efficienza delle pubbliche amministrazioni e dalla loro capacità di organizzare le proce- dure per la concessione dei contributi ai soggetti beneficiari.

Un’eccessiva rigidità delle procedure e una carente organizzazione delle strutture am- ministrative può causare ritardi nell’erogazione dei contributi o addirittura scoraggiare le richieste di accesso ai finanziamenti.

Di contro, un efficiente coordinamento delle strutture, la semplificazione delle pro- cedure e l’apertura delle pubbliche amministrazioni al confronto con i soggetti beneficia- ri rappresentano i pilastri su cui si fonda l’attuazione di un programma di sviluppo rurale (così come ogni altro programma comunitario) che abbia ottime probabilità di successo.

L’attuazione dei programmi operativi con i fondi FEOGA nel periodo di programma- zione 2000 – 2006 è caduta proprio nel pieno del percorso legislativo di riforma della pub- blica amministrazione, iniziato nei primi anni novanta e teso a cambiare completamente il volto della burocrazia italiana.

La pubblica amministrazione italiana, infatti, si caratterizzava per un’impostazione eccessivamente formalistica, che l’orientava ad operare nel rigido rispetto della forma degli atti amministrativi ma risultava spesso poco attenta alle valutazioni di sostanza e, so- prattutto, alla soddisfazione dell’utenza.

Poche, inoltre, erano le occasioni di contatto e di confronto tra pubblica amministra- zione e cittadini.

Questi ultimi, sostanzialmente, non avevano alcuna possibilità di incidere sulle deci- sioni della P.A. e sui tempi di emanazione della stessa.

Completamente diverso, invece, è lo scenario in cui opera la pubblica amministrazio- ne dopo il percorso di riforma avviato negli anni novanta e che l’ha portata ad aprirsi ver- so il cittadino, considerato come un soggetto avente diritto di informazione, partecipazio- ne e trasparenza sui procedimenti amministrativi di cui è parte o per i quali ha un interes- se giuridicamente rilevante.

Anche la mission della pubblica amministrazione ha ricevuto nel processo di riforma un impulso nuovo, essendo ora orientata verso risultati concreti in termini di soddisfazione dei bi- sogni dell’utenza e dunque della collettività, attraverso procedimenti rispettosi del principio di imparzialità sancito dall’art. 97 Cost., e sempre più organizzati secondo i principi di efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa.

La riforma della pubblica amministrazione, in sostanza, ha mutuato alcuni principi azien- dalistici propri delle imprese private, cui si ispira per fornire servizi ai cittadini. Elementi, que- sti, che inducono ad assegnare grande importanza ai risultati dell’azione amministrativa, nell’ot- tica di offrire all’utenza un servizio di qualità, affidabile, tempestivo, facilmente accessibile ed orientato alla soddisfazione dei potenziali beneficiari (customer satisfaction).

Tutto ciò, per quanto concerne l’attuazione di programmi complessi quali quelli dello svi- luppo rurale, deve tradursi in una concreta azione di semplificazione amministrativa e nella ri- cerca innovativa delle modalità di migliore realizzazione degli obiettivi di crescita stabiliti da- gli orientamenti comunitari e dai programmi nazionali e regionali.

L'innovazione della pubblica amministrazione, dunque, mette al centro del sistema il cittadino, singolo o associato, garantendo servizi efficienti e un agevole accesso ai contenu- ti. Ciò è vitale per riattivare il canale della partecipazione della società civile alla vita del- le istituzioni anche attraverso un'informazione e una comunicazione obiettiva e professio- nale, caratterizzata da strumenti diretti a ottimizzare l'efficienza dei servizi pubblici e a ga- rantirne la trasparenza.

Questo diverso modo di intendere il governo della cosa pubblica ha trasformato i cit- tadini da meri spettatori a interlocutori con cui dialogare attraverso l'invio di informazioni, la creazione di strutture ad hoc, l'attivazione di strumenti interattivi propri della comunica- zione on line.

Nell’ambito dei programmi operativi è di fondamentale importanza la divulgazione a ope- ratori e imprese di norme, regolamenti, bandi, procedure regionali, nazionali e comunitarie a supporto dell’applicazione delle politiche regionali per lo sviluppo rurale.

La buona realizzazione di un programma operativo di sviluppo rurale parte proprio da un’informazione capillare e diffusa sulle opportunità a disposizione degli operatori e sulle procedure di attuazione.

A tal fine, molteplici sono stati gli strumenti di approfondimento e confronto organizza- ti per la diffusione di informazioni utili: sportelli, laboratori, cicli di formazione, eventi, conve- gni e seminari, che hanno permesso alle amministrazioni di segnalare le proprie iniziative a tut- to vantaggio dell’intero sistema.

Denominatore comune di queste iniziative è quello di concepire la comunicazione come strumento che mette in relazione, facilitando il dialogo e la comprensione, stakeholders e pub- blica amministrazione.

5.2 La semplificazione amministrativa nella presentazione delle domande di