Cap 3. MODELLO TEORICO ED IDENTITÀ PROFESSIONALE DEL DIRIGENTE SCOLASTICO IN ITALIA
4.2 Indagine europea GOETE svolta nel periodo 2010-2013
GOETE (2016) è l’acronimo di un progetto europeo (Governance of educational Trajectories in Europe), che ha coinvolto in un’analisi comparativa dei sistemi educativi in 8 nazioni (Finlandia, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Slovenia, Regno Unito).
L’indagine si è svolta nel periodo 2010-2013, ed è stata realizzata attraverso la somministrazione di un questionario che aveva come obiettivo quello di studiare la gestione della relazione tra istruzione ed
integrazione sociale, analizzando nello specifico le diverse traiettorie educative dei giovani, i meccanismi di regolazione di queste traiettorie: frequenza, rendimento scolastico, sviluppi e richieste del mercato del lavoro, benessere e legami con l’istruzione, condizionamenti sociali per i giovani, governance educativa.
Oltre a questi meccanismi, l’indagine GOETE ha rilevato anche il comportamento e l’opinione dei vari attori coinvolti all’interno dell’organizzazione scolastica, sulle modalità di comunicazione e cooperazione tra scuole, sull’economia e sulla società civile.
26 https://www.teachermagazine.com.au/articles/talis-2018-valuing-teachers-and-school-leaders-as-professionals (visitato il 15 giugno 2020)
49 Ha anche preso in esame se le voci ed opinioni di alunni e genitori sono ascoltati e in che misura le loro
opinioni entrano nel processo decisionale.
In una prospettiva comparativa sono stati esplorati : discorsi e riforme per l’ingresso nella scuola, la progressione di carriera dei docenti, l’organizzazione del supporto, lo sviluppo dell’insegnamento.
Come è possibile intuire, in diverse delle azioni citate entra in gioco il ruolo del ‘principal’ nella governance, che si differenzia nei diversi Paesi a seconda del condizionamento delle politiche educative.
Per tutti gli approfondimenti degli aspetti si rimanda alla consultazione degli 8 rapporti nazionali confluiti nella pubblicazione dei risultati (2016).
Nel contesto di questa tesi di ricerca sono stati presi in considerazione i dati relativi all’area della
governance contenuti nel rapporto WP5 (The view from the Principal’s office. The opinions of principals from 8 European countries compared)27.
Partendo dalla considerazione che la Conferenza di Lisbona dell’UE del 2000 ha posto come cambio di paradigma lo spostamento verso una “economia basata sulla conoscenza” per rafforzare la dimensione europea dell’istruzione e il “modello educativo europeo”, in cui l’apprendimento permanente e l’informazione svolgono un ruolo centrale, i dirigenti scolastici in Europa hanno assunto sempre più il ruolo
di mediatori tra rilevanza sociale ed individuale e tra qualità ed equità.
Nella ricerca in generale è emerso che ci sono delle somiglianze nel ruolo del ‘Principal’ in tutti i Paesi considerati, ma si riscontrano differenze se li consideriamo ad un livello dettagliato.
Guardando alla struttura di base dei sistemi educativi i paesi possono essere divisi in due gruppi: Finlandia, Italia, Slovenia, Polonia e Regno Unito dispongono di sistemi generalisti (la durata dell’istruzione è uguale per tutti, i contenuti tendono ad essere simili nei percorsi di base), mentre Germania, Paesi Bassi e Francia possono essere considerati sistemi di tipo differenziati (caratterizzati da canalizzazione formativa precoce e percorsi differenziati per diverse tipologie di studenti).
La governance dell’istruzione si riferisce principalmente al grado di autonomia dei presidi nel prendere decisioni riguardanti la loro scuola, inclusa la selezione degli alunni, il reclutamento degli insegnanti e la loro formazione. A questi elementi si aggiungono anche i valori e i principi del preside che influiscono notevolmente sulla scuola, in base al concetto di esercizio di potere delle sue funzioni.
Dati molto interessanti emergono sulle differenze relative alla formazione ed esperienza lavorativa dei
presidi . Su queste dimensioni si è potuto constatare che non tutti i Paesi hanno programmi di formazione
specifici per la qualifica dei capi d’istituto. In media l’81% dei presidi intervistati ha riferito di avere una formazione manageriale: Finlandia e Slovenia hanno percentuali superiori alla media per questa domanda, mentre la Francia si distingue con meno della metà dei rispondenti che hanno ricevuto questo tipo di formazione.
Per quanto riguarda la loro esperienza lavorativa come insegnanti prima di divenire presidi, le differenze sono ampie e possono essere viste come un fattore che influenza le loro prospettive sulla governance della scuola.
Si va da 3,09 anni in Francia a 12,47 nei Paesi Bassi, con una media totale di 9,15 anni. Considerando nel complesso la media della formazione e dell’esperienza lavorativa, la durata si aggira intorno a 19,6 anni.
Questo dato dimostra una certa correlazione tra formazione ed esperienza lavorativa, con la visione e la conoscenza approfondita dei diversi aspetti delle questioni scolastiche fondamentali.
Per quanto riguarda il potere decisionale, i presidi delle scuole nei Paesi inclusi nel progetto GOETE hanno vari gradi di potere su cui poter decidere in materia scolastica. In generale le decisioni dipendono dal grado di autonoma scolastica esercitata all’interno delle scuole. Tuttavia va precisato che il potere decisionale riguarda soprattutto: metodi di insegnamento, assunzione del personale, curriculum, requisiti di
ammissione degli alunni e decisioni finanziarie.
Queste ultime, anche se rivestono una certa importanza, occupano un secondo posto rispetto alla priorità data al reclutamento dei docenti, ritenuto fondamentale ad eccezione di Francia e Slovenia, dove i metodi d’insegnamento sono stati considerati un settore decisionale più importante.
Accanto a questo, appare anche interessante comprendere come i vari attori che ruotano intorno al
contesto scolastico hanno il potere di controllare le decisioni prese dalla scuola.
In generale si osserva un andamento in cui i presidi considerano se stessi attori determinanti riguardo
alle decisioni a scuola, nonostante la variazione tra le aree decisionali.
50 L’unico Paese, in cui tale situazione non si verifica è l’Italia.
I dirigenti scolastici italiani ritengono che i docenti, le autorità locali, regionali e statali abbiano
maggiore influenza sulle questioni scolastiche e ne condizionano fortemente il processo decisionale ed
organizzativo delle singole autonomie scolastiche.
Nel Regno Unito, gli alunni sono stati considerati più determinanti sulle decisioni a scuola che negli altri
Paesi.
Guardando la dimensione della modalità di coinvolgimento di alunni e genitori nella governance della scuola e le loro modalità di partecipazione agli affari scolastici, se, per la maggior parte dei Paesi europei, le forme più praticate di partecipazione degli alunni sono state quelle dei rappresentanti di classe, in Finlandia e Slovenia si registrano anche altre forme di partecipazione degli studenti.
Altro aspetto considerato è il grado di soddisfazione per la preparazione degli insegnanti.
In media in nessuno dei Paesi intervistati i presidi hanno valutato buona la preparazione degli insegnanti, tranne che per i metodi di insegnamento individualizzati, un po’ meno per gli svantaggi educativi in generale.
L’elemento predominante emergente dall’indagine GOETE nei paesi considerati è che la governance
dell’istruzione in Europa e le relazioni tra governance e contesti in cui operano le istituzioni scolastiche
stanno cambiando rapidamente, poiché influenzati dalle logiche dell’economia basata sulla conoscenza,
dalla concezione dell’apprendimento permanente e dal New public management.
Nella maggior parte di questi Paesi la cooperazione è piuttosto debole e ci sono poche sinergie attivate con attori esterni.