Cap 6. ALCUNE ANALISI DELL’INDAGINE 2017-2018
6.6 La governance interna ed esterna e gestione delle istituzioni scolastiche
6.6.2 Strumenti di valutazione
Per ampliare la conoscenza dei temi analizzati nel paragrafo precedente, si chiesto ai dirigenti di indicare: Quali strumenti di valutazione sono stati utilizzati negli ultimi quattro anni? Utilizzando una scala di misurazione con le voci (mai, una volta, più di una volta).
Nell’analisi delle risposte, si sono presi in considerazione i dati dei 352 dirigenti con almeno quattro anni di servizio.
Il seguente grafico elaborato da Barberis e Carbone (2020:12) ci illustra l’andamento % per ciascuna voce richiesta.
Grafico 22: Attività di valutazione realizzate negli ultimi 4 anni (val. %)
Fonte: Barberis e Carbone (2020:12)
68,7 72,1 65,4 61,8 46,2 21,3 16,8 20,8 10,8 10,8 17,7 5,5 0,9 20,3 16,1 20,3 22,2 25,9 25,4 18,5 14,5 23,7 21,6 14,0 7,2 11,1 11,0 11,7 14,2 16,0 27,9 53,2 64,7 64,7 65,5 67,6 68,3 87,3 88,0 0% 20% 40% 60% 80% 100%
Osservazione sistematica del lavoro dei docenti da parte di esperti esterni
Realizzazione del Bilancio Sociale Costruzione di indicatori per redigere il Bilancio Sociale Rapporto realizzato da un nucleo di valutazione esterno alla scuola Osservazione sistematica del lavoro dei docenti da parte del dirigente Questionario di soddisfazione al personale ATA Questionario di soddisfazione agli studenti Rapporto realizzato da un nucleo di valutazione interno (NIV) Questionario di soddisfazione alle famiglie Questionario di soddisfazione ai docenti Verifica dell'assenza di anomalie nei giudizi espressi dai docenti verso
gli studenti
Osservazione sistematica del rendimento scolastico degli studenti Realizzazione del Rapporto di Autovalutazione
101 Se si pone l’attenzione alle attività di valutazione realizzate più di una volta per oltre il 50%, si può notare che i dirigenti hanno prioritariamente compilato il Rapporto di Autovalutazione, reso obbligatorio con il DPR 80/2013, utilizzando, come supporto, gli strumenti dei questionari di soddisfazione delle varie componenti scolastiche e delle famiglie, nonché le rilevazioni fatte dal gruppo di valutazione interno alla scuola (NIV), anch’esso previsto dallo stesso DPR 80/2013, il quale, attraverso un rapporto dettagliato, analizza anche le risultanze relative alla rilevazione degli apprendimenti effettuata dall’INVALSI, al fine di individuare quali sono le priorità, su cui la scuola deve investire ed intervenire per migliorare la sua azione formativa.
Questo dato di alta percentuale va letto non soltanto relativamente all’obbligo di compilazione, ma anche perché c’è stato un grosso investimento di formazione capillare a cascata sia a livello Nazionale (MIUR-INVALSI-INDIRE); sia a livello regionale attraverso gli incontri di formazione organizzati dagli Uffici scolastici regionali con articolazioni provinciali o interprovinciali, al fine di poter arrivare il più possibile a tutte le scuole per fornire la lettura omogenea di questi strumenti e dei dati.
Soprattutto in questa fase, molti UU.SS.RR. con i propri staff e con la collaborazione delle reti di formazione che approfondiscono da diversi anni i temi della valutazione ed autovalutazione, hanno messo in atto un massiccio e capillare piano di formazione, in cui sono stati coinvolti, in diversi incontri, gruppi misti di lavoro tra dirigenti e docenti.
Particolarmente interessante è stato il piano di formazione posto in essere dall’USR Marche con la RETE A.U.M.I.R.E., a cui hanno aderito quasi tutte le scuole marchigiane partecipando attivamente ad incontri in plenaria, seguiti da esercitazioni laboratoriali guidati da tutor esperti, per supportare, i dirigenti e docenti presenti in gruppi misti, nella lettura ed interpretazione corretta delle tabelle e degli strumenti da compilare.
Questa modalità di formazione si è rivelata utilissima, poiché è stata replicata a livello di ogni Istituto, al fine di coinvolgere tutto il collegio docenti alla corresponsabilità ed importanza di misurare la situazione della propria scuola, sviluppando in tutto il corpo docente una nuova consapevolezza dell’importanza della valutazione, intesa ad individuare le aree di criticità nell’ottica del miglioramento continuo.
Tale esercizio è stato molto efficace, anche per aver fatto maturare, in tutti i docenti, la consapevolezza che le procedure di autovalutazione della scuola non riguardano esclusivamente i componenti del gruppo NIV, ma tutti sono coinvolti ad offrire informazioni ed elementi utili, che con trasparenza restituiscano la situazione reale dell’istituto in tutte le sue dimensioni (Contesto, esiti, processi rispetto alle pratiche educative, didattiche, gestionali e organizzative).
Ritornando all’analisi del grafico, interessante appare il terzo posto del grafico in cui per i dirigenti è frequente, tra le attività svolte negli ultimi quattro anni, la verifica dell’assenza di anomalie nei giudizi
espressi dai docenti. Quest’azione restituisce un profilo di dirigente con funzioni di garante nell’applicazione
dei criteri di valutazione stabiliti. Infatti, secondo l’art.5 comma 8 del DLGS 297/94, lo scrutinio deve essere presieduto dal DS o da un docente del Consiglio di classe delegato per forma scritta dallo stesso DS. e nell’art.37 comma 3 D.lgs 297/94 viene precisato che tutti i docenti devono votare compreso il presidente il cui voto prevale in caso di parità.
Meno frequente, quasi mai, sono le azioni di osservazione sistematica del lavoro dei docenti, mentre la costruzione di indicatori per redigere il Bilancio sociale e la realizzazione di questo, anche se previsto dal DPR 80/2013, restano ancora come azioni non diffuse, ma utilizzate spontaneamente o sperimentalmente da chi ha un approccio dirigenziale al management scolastico.
A completamento di queste considerazioni, si conviene con quanto sviluppato da Barberis, Carbone
(2020: 13), secondo cui:
“al di là delle singole opzioni, quel che qui interessa è capire il grado di adesione ad un modello manageriale emergente di gestione e controllo della scuola – differenziando in sostanza il grado di ricorso ai vari strumenti di misurazione e valutazione. Infatti, per confrontare l’intensità d’uso delle attività di valutazione da parte di dirigenti con diverse caratteristiche, si è proceduto a calcolare un indice con due opzioni possibili: intensità bassa (nessuna attività mai realizzata o al massimo tutte le attività realizzate una sola volta), e intensità alta (almeno una attività è stata realizzata più di una volta e le altre almeno una volta ciascuna)”.
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Tab. 14: Intensità delle attività di valutazione svolte negli ultimi 4 anni (val. %)
Bassa Alta Totale
Genere Maschio 42,3 57,7 100,0 Femmina 31,8 68,2 100,0 Classi di età 39-50 anni 48,5 51,5 100,0 51-55 anni 35,6 64,4 100,0 56-60 anni 38,3 61,7 100,0 Più di 60 anni 29,0 71,0 100,0 Area geografica Nord 49,1 50,9 100,0 Centro 30,4 69,6 100,0 Sud e Isole 19,3 80,7 100,0
Titolo di studio Laurea 36,5 63,5 100,0
Post-laurea 33,1 66,9 100,0 Ambito disciplinare della laurea gruppo pedagogico umanistico psicologico 33,0 67,0 100,0 gruppo economico giuridico sociale 44,1 55,9 100,0 gruppo tecnico scientifico 36,7 63,3 100,0
Anni di carriera nel ruolo di dirigente
4-7 anni 36,2 63,8 100,0
8 anni o più 32,7 67,3 100,0
Tipo di istituto diretto Istituto Comprensivo 38,1 61,9 100,0
Istituto Secondario di Secondo Grado
30,3 69,7 100,0
Totale 35,2 64,8 100,0
103 Quello che emerge è che negli ultimi quattro anni il 64,8% rappresentando un’alta intensità ha utilizzato gli strumenti di misurazione e valutazione indicati da MIUR ed Invalsi.
Guardando le differenziazioni tra i gruppi si registra maggiore adesione da parte delle dirigenti di genere femminile con più anni di età e servizio, con titolo post laurea, con ambito disciplinare della laurea proveniente dal gruppo pedagogico umanistico psicologico, in servizio nel Sud ed Isole con uno scarto di 29,8% in più rispetto ai colleghi del Nord, operanti negli Istituti Secondari di Secondo Grado.
Hanno usato questi strumenti con bassa intensità pari al 35,2% soprattutto i dirigenti di genere maschile più giovani di età ed anni di servizio, con laurea del gruppo economico giuridico sociale, operanti negli Istituti comprensivi del Nord.
L’interpretazione che si potrebbe ricavare da queste due profilature è che, se guardiamo l’aspetto
generazionale i più giovani potrebbero non averli usati, o perché essendo con provenienza di laurea del
gruppo economico giuridico sociale possedevano altri strumenti di misurazione diversi da quelli indicati nel questionario e non ritenevano necessari utilizzare acriticamente strumenti omologati a livello nazionale, o perché la loro idea di governance ha più una curvatura di valutazione sul piano pedagogico didattico piuttosto che manageriale con misurazioni di opinioni e performance su rubriche di valutazione precostituite.
Se guardiamo all’aspetto geografico si potrebbe ipotizzare che i dirigenti del Sud ed Isole abbiano adottato maggiormente questi strumenti, o in modo acritico aderendo ad indicazioni e disposizioni istituzionali, o perché li considerano come mezzi utili per riflettere sui propri processi organizzativi al fine di essere ben valutati e per la buona visibilità pubblica.
Resta comunque l’interrogativo per i due profili, su chi considera più la sostanza e chi più la forma, nel processo di autovalutazione della propria governance.
Analisi quest’ultime, che rientrano nell’ampio dibattito dei “meccanismi teorici” che tendono a mostrare l’efficacia di una scuola, attraverso misurazioni dei risultati, utili a fornire elementi importanti per i miglioramenti continui, nell’ottica di una sempre maggiore efficienza del sistema scolastico.