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Come si è visto nel capitolo precedente, negli anni „80 e „90 le direttive neoliberali per l‟economia mondiale attraverso le istituzioni internazionali FMI e Banca Mondiale hanno contribuito ad aumentare i livelli di disuguaglianza e di povertà, l‟insoddisfazione e le insurrezioni di alcuni settori della società; tra questi, si evidenziano in particolare gruppi e partiti storicamente di sinistra, movimenti e associazioni di donne, ecc.D‟altro canto, a livello europeo, in particolare in Europa meridionale, dove le misure neoliberiste non sono state così radicate rispetto ai paesi dell‟America Latina, si sono verificati cambiamenti nel contesto socio-economico dei programmi di welfare state.

In questo capitolo ci si soffermerà su come le politiche e gli interventi di contrasto alla povertà vengono affrontati in scala mondiale, particolarmente dalle Nazioni Unite, tramite il Programma delle Nazioni Unite (ONU) per lo Sviluppo (United Nations

Development Programmec - UNDP).

Ritenendo lo sradicamento della povertà come una sfida globale, l‟ONU lo ha sempre considerato come un programma globale riguardante tutti i paesi. In questo senso, nell‟agenda internazionale si fa riferimento tanto al primo “Decennio Internazionale per l‟eliminazione della Povertà (1997-2006)” quanto al secondo decennio compreso tra il 2008 e il 2017.

L‟UNDP guida il network delle Nazioni Unite in tema di sviluppo globale e ha come interesse il lavoro tra stati per ridurre la povertà, proteggere l‟ambiente o contrastare i cambiamenti climatici, incoraggiare forme democratiche di governance, evitare le crisi e superarle.

Tra le varie iniziative è interessante notare l‟analisi del Rapporto sullo Sviluppo Umano, presentato per la prima volta nel 1990. Tale studio ha creato un nuovo indicatore per la qualità di vita delle persone, l‟Indice dello Sviluppo Umano (ISU) – ideato dagli economisti Mahbud ul Haq (1934-1998) e Amartya Sen – prendendo come parametri di misurazione non solo variabili economiche, come il Prodotto Interno Lordo (PIL), ma anche qualitative.

Per ISU s‟intende una misura variegata di risultati ottenuti da un paese in tre dimensioni considerate fondamentali per lo sviluppo umano: l‟accesso alla conoscenza,

misurato attraverso una media ponderata tra l‟alfabetizzazione degli adulti e il tasso di iscrizione alle scuole elementari, medie e superiori; una vita lunga e sana, rappresentata dal livello nazionale di speranza di vita alla nascita; e uno standard di vita dignitoso, indicato dalla media del PIL pro capite espresso in “dollari internazionali”, considerando il potere d‟acquisto. Il valore dell‟ISU è il valore medio dei risultati in queste tre dimensioni, riportato su una scala da 0 a 1, dove 1 è il risultato ottimale.56

Dalla sua prima pubblicazione ad oggi, il Rapporto ha influenzato profondamente il modo in cui i politici, i mezzi di comunicazione, i funzionari pubblici e altre istituzioni della società civile concepivano lo sviluppo umano, poiché «il tema della qualità di vita è sempre più spesso affrontato con un approccio multidimensionale».57 L‟ISU, dunque, rivolge l‟attenzione agli altri indicatori importanti per la valutazione della qualità di vita:

Lo sviluppo umano consiste nell‟accrescere la libertà delle persone di condurre una vita lunga, sana e creativa, di lavorare alla realizzazione di altri obiettivi a loro cari, e di partecipare attivamente alla promozione di uno sviluppo equo e sostenibile in un mondo condiviso. Le persone sono sia i beneficiari sia la forza motrice dello sviluppo umano, tanto a livello individuale quanto di gruppo.58

Ispirata all‟approccio seniano, la nozione di sviluppo umano dell‟ISU si rivolge a «un processo di ampliamento delle scelte delle persone e ciò si ottiene accrescendo le capacità umane e i relativi funzionamenti»,59 ciò lo collega ai principi di giustizia sociale dei diritti umani, benessere sociale, equità e sostenibilità.

Ogni anno il Rapporto, oltre alla divulgazione statistica degli indici, ha analizzato un argomento di rilevanza internazionale nell‟ambito sociale e anche economico. Ecco l‟elenco dei Rapporti nell‟arco temporale 1990-2014:

1990 – Come si definisce, come si misura 1991 – Per una riforma della spesa sociale

1992 – Come ridurre le disuguaglianze sociali

1993 – Decentrare per partecipare

1994 – Nuove Sicurezze

56

UNDP, Sommario. Rapporto sullo Sviluppo Umano, Edizione del 20° Anniversario, New York 2010, p.2. 57 E. CHIAPPERO-MARTINETTI – S. PAREGLIO, Sviluppo Umano Sostenibile e qualità della vita, Carocci, Roma 2009, p. 29.

58 UNDP, Sommario. Rapporto sullo Sviluppo Umano, Edizione del 20° Anniversario, New York 2010, p.3. 59

E. LIVRAGHI, Sviluppo Umano, povertà umana ed empowerment. In: Sviluppo Umano, povertà umana ed esclusione sociale, Quaderni di economia del lavoro/66. Franco Angeli, Milano 2000, p.56.

1995 – La parte delle donne

1996 – Il ruolo della crescita economica

1997 – Sradicare la povertà

1998 – I consumi ineguali

1999 – La globalizzazione

2000 – I diritti umani

2001 – Come usare le nuove tecnologie

2002 – La qualità della democrazia

2003 – Le azioni politiche contro la povertà

2004 – La libertà culturale in un mondo di diversità

2005 – La cooperazione internazionale a un bivio

2006 – L‟acqua tra potere e povertà

2007/2008 – Resistere al cambiamento climatico

2009 – Superare le barriere: la mobilità umana e lo sviluppo

2010 – La vera ricchezza delle nazioni: vie dello sviluppo umano

2011 – Sostenibilità ed equità: un futuro migliore per tutti

2013 – L‟ascesa del Sud: il progresso umano in un mondo di evoluzione

2014 – Sostenere il progresso umano: ridurre le vulnerabilità e accrescere la propria capacità di ripresa

Per accentuare quanto lo studio dello sviluppo umano sia un processo in continuo movimento e aggiornamento, nel 2010 in occasione della sua edizione commemorativa per il ventesimo anniversario, il Rapporto introduce tre nuove misure che raccolgono la disuguaglianza multidimensionale, le disparità di genere e la povertà estrema. Nello specifico sono:

– L‟Indice dello Sviluppo Umano corretto per la Disuguaglianza (ISUD), che riflette il livello medio di sviluppo umano della popolazione in una determinata società; essendo considerato il suo grado di disuguaglianza, esprime l‟ISU medio di una società. In questo senso, con disuguaglianza nei tre indicatori, l‟ISUD risulta inferiore all‟ISU. In un paese di perfetta uguaglianza l‟ISU e l‟ISUD sono uguali, ciò vuol dire che quanto maggiore è la differenza fra questi due, maggiore è la disuguaglianza nel paese.

– L‟Indice della Disuguaglianza di Genere (IDG), una misura degli scarsi risultati dovuti alla disparità di genere; si parte dall‟evidente presupposto che le donne e le bambine in tutto il mondo trovano numerosi svantaggi e che subiscono discriminazioni in diversi campi della loro vita. Questo indice aggrega altri indicatori, come quelli della salute riproduttiva, dell‟empowerment e della partecipazione alla forza lavoro. I valori vanno a 0 (situazione di perfetta uguaglianza) a 1 (situazione di disuguaglianza totale).

– L‟Indice Multidimensionale della Povertà (IMP), una misura delle forme più gravi di privazione nelle sfere della salute, dell‟istruzione e degli standard di vita. L‟IMP ammette il numero delle persone soggette a privazione e l‟intensità delle loro astensioni.60

Oltre al Rapporto globale, vi sono i Rapporti regionali e nazionali sullo sviluppo umano. Entrambi elaborati con il contributo degli uffici regionali dell‟UNDP, essi sono concentrati sulle specificità regionali e locali, cercando, dunque, di portare la prospettiva dello sviluppo al dibattito sulle politiche nazionali.

Con questa nuova impostazione metodologica e politica, nel bilancio di venti anni, il Rapporto sullo Sviluppo Umano ha dimostrato che molti paesi, specialmente quelli considerati poveri, sono riusciti a migliorare la qualità della vita della loro popolazione, principalmente nel campo della salute e dell‟istruzione. Tuttavia, lo stesso non si può dire dei paesi che storicamente godono di condizioni economiche favorevoli. Ciò evidenzia, secondo il Rapporto, che i paesi poveri stanno vuotando il divario con quelli ricchi in termini di ISU. «I Paesi in cui i miglioramenti sono stati più lenti sono quelli dell‟Africa sub-sahariana, colpiti dall‟epidemia di HIV/AIDS, e quelli dell‟ex Unione Sovietica, che hanno subìto un innalzamento del tasso di mortalità degli adulti».61

Questo stesso Rapporto ha evidenziato che considerato il 92% della popolazione mondiale, compresa nel campione dei 135 paesi nel periodo 1970-2010, solo tre paesi (Repubblica Democratica del Congo, Zambia e Zimbabwe) hanno avuto l‟ISU più basso rispetto a quello del 1970. I Paesi che hanno registrato i maggiori progressi sono stati la

60

UNDP, Sommario. Rapporto sullo Sviluppo Umano, Edizione del 20° Anniversario, New York 2010, p.2. 61 Ivi, p. 5.

Cina, l‟Indonesia, la Corea del Sud, il Nepal, l‟Oman e la Tunisia, l‟Arabia Saudita, il Laos (RDP), l‟Algeria e il Marocco; si trovano quindi sia paesi protagonisti del “miracolo economico”, sia paesi storicamente considerati arretrati dal punto di vista economico.

In altre parole, l‟accrescimento dello sviluppo umano, nell‟ottica dell‟ISU, può essere aggiunto tra gli importanti progressi nel campo della salute e dell‟istruzione, e «sette dei primi dieci paesi in classifica, infatti, devono la loro posizione proprio agli ottimi risultati ottenuti in questi due settori, talvolta anche in assenza di una crescita economica di rilievo».62

Inoltre, si può segnalare un‟assenza di correlazione espressiva tra la crescita economica e i miglioramenti nelle altre variabili, cioè, nella salute e nell‟istruzione, che si è espressa più evidentemente tra i sottogruppi dei paesi con l‟ISU medio-basso. Tutto ciò dimostra che nonostante la continuità della disuguaglianza di reddito, i paesi più poveri hanno cercato di offrire alla loro popolazione azioni innovative a costi molto bassi nei settori della salute e dell‟istruzione, «si spiega così perché la correlazione tra le dimensioni reddituali e non reddituali dello sviluppo umano si è indebolita nel tempo».63

Nonostante questo importante miglioramento, il Rapporto ha evidenziato che il divario della distribuzione del reddito mondiale tra paesi sviluppati in confronto a quelli in via di sviluppo, resta enorme, ove solo un piccolo sottogruppo di paesi è rimasto in cima alla classifica e pochissime nazioni sono riuscite ad accedere al gruppo ad alto reddito partendo da condizioni di povertà.

Ormai l‟analisi dei tre indici che esprimono la disuguaglianza multidimensionale dimostra una tendenza mondiale al concentramento e una disparità nell‟accesso ai servizi basici e ai redditi. Come criterio di esemplificazione, si analizzeranno i dati dell‟ISUD trovati nel Rapporto del 2014:

– I paesi classificati con un ISU molto alto hanno avuto una perdita del 12,3%; – Quelli con un ISU alto hanno avuto una perdita del 19,7%;

– Quelli con un ISU medio, del 25,6%; – Quelli con un ISU basso, del 32,6%.64

Ci sono perdite in tutte le variabili; in generale quella più decisiva riguarda lo standard di vita, ossia, il rendimento fra i gruppi dei paesi con ISU molto alto e alto. Si

62 Ibidem.

63 UNDP, Sommario. Rapporto sullo Sviluppo Umano, Edizione del 20° Anniversario, New York 2010, p.7. 64

UNDP, Relatorio do Desenvolvimento Humano. Sustentar o Progresso Humano Reduzir as Vulnerabilidades e Reforçar a Resiliência, New York 2014 (traduzione propria).

consideri che nel gruppo dei paesi con l‟ISU molto alto l‟indice di rendimento ha riscontrato una perdita del 22,3%, mentre quelli della salute e istruzione del 5% e 5,7% rispettivamente. Tra i paesi con ISU alto il divario è ancora più evidente, ove gli indici di rendimento, salute e istruzione hanno avuto una perdita relativamente del 29,9%, 13,8% e 17,6%.

D‟altro canto nei paesi classificati con l‟ISU medio e basso, nonostante le sottrazioni per quanto riguarda l‟indicatore di reddito, il divario nelle altre variabili è ancora più espressivo. Dalla loro scomposizione si arriva:

– Alle perdite del 18,6% e 23,9% nell‟indice del reddito; – del 22,4% e 40,8% nell‟ambito della salute;

– e 29,3% e 38,2% nell‟ambito dell‟istruzione.

È importante sottolineare che i gruppi di paesi con un ISU molto alto e alto avevano inoltre una media di rendimenti nazionale pro capite più elevata, rappresentata dai valori di $40.046 e $13.231. Si può ipotizzare, quindi, che in questi paesi il rendimento sia ancora più concentrato. Invece quelli con un ISU medio e basso avevano rispettivamente un rendimento azionale pro capite di $5.960 e $2.904.

Però va considerato che l‟Indice di Disuguaglianza di Genere (IDC) è più espressivo nei paesi con un ISU medio e basso. Numericamente parlando, i paesi con un ISU molto alto e alto hanno rispettivamente un IDG di 0,197 e 0,315, invece quelli con ISU medio e basso l‟IDG arrivano a 0,513 e 0,587.

Insomma, ogni gruppo di paesi conforme alla graduatoria dell‟ISU presenta una perdita dell‟ISU derivata sia dalle variabili di salute e istruzione, sia da quella del rendimento. In più si può notare che, oltre a evidenziare l‟influenza delle tre variabili nello sviluppo umano, l‟aggiunta dell‟Indice della disuguaglianza di genere, misurato per il calcolo degli accessi delle donne alla scuola, alla salute, ecc., potrebbe anche indicare una tendente influenza degli elementi culturali e sociali come i rapporti di genere. Così il basso tasso di speranza di vita in paesi come la Repubblica Democratica del Congo, ad esempio, collegato a un IDG di 0,669, potrebbe significare proprio che le donne avrebbero meno possibilità di accesso ai servizi sanitari e, conseguentemente, un alto tasso di mortalità.

Inoltre il Rapporto riconosce la necessità della complementarietà tra l‟azione sociale e statale e il mercato, dove le azioni mirate dello Stato possono contribuire al raggiungimento dello sviluppo sociale ed economico, ad esempio nei paesi dell‟Asia Orientale. Invece quelli del «capitalismo oligarchico», imposto negli anni „90 in Brasile,

Indonesia e Corea del Sud sono tendenti o a soffocare il salto produttivo dell‟innovazione o a creare conflitto tra la popolazione e le élite al potere. Tali circostanze portano «in sé i germi della propria distruzione»,65 afferma il Rapporto sullo Sviluppo Umano (2010).

In altre parole, anche sulle situazioni di disuguaglianza economica un paese può raggiungere dei miglioramenti nel campo sociale. Bisogna perciò, sempre secondo il Rapport, offrire interventi statali a costi bassi, mirati ai servizi sociali, soprattutto quelli nel settore della salute e dell‟istruzione, anziché quelle esperienze dove lo Stato non interviene e il mercato agisce in piena libertà.

Le nuove proiezioni delle trasformazioni geopolitiche segnalano il sensazionale cambiamento di un grande numero di paesi in via di sviluppo, in termini economici e politici, mentre nell‟ambito delle economie considerate sviluppate, nel contesto della crisi finanziaria del 2008-2009, si osserva una situazione stagnante. Queste nuove potenze dimostrano di portare innovazione non solo nell‟ambito delle politiche sociali, ma anche in quelle economiche, essendo quindi «d‟ispirazione per le politiche a favore dello sviluppo»:66

Sebbene la maggior parte dei paesi in via di sviluppo abbia fatto bene - un gran numero di nazioni ha fatto particolarmente bene – ciò può essere definito come “l‟ascesa del Sud”. Alcuni dei paesi più grandi hanno realizzato rapidi miglioramenti, in particolare Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico, Sud Africa e Turchia. Ma si sono rilevati considerevoli progressi anche in economie più piccole, come quelle di Bangladesh, Cile, Ghana, Mauritius, Ruanda, Thailandia e Tunisia.67

Le stime del Rapporto hanno previsto che entro il 2020 solo la produzione economica combinata dei tre paesi più all‟avanguardia fra quelli in via di sviluppo – Brasile, Cina e India – supererà la produzione associata di Canada, Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Usa. «Gran parte di questa espansione è stata guidata da nuove

partnership negli scambi e nella tecnologia all‟interno dello stesso Sud».68

Di pari passo all‟esempio di questi paesi, il Rapporto ancora una volta ha riaffermato che la crescita economica deve cercare di coniugare politiche in favore dei poveri e investimenti nelle capacità delle persone. Si identificano anche quattro aree su cui impegnarsi nel tentativo di rafforzare la velocità dello sviluppo: «accrescere l‟equità,

anche nella dimensione di genere; consentire una maggior espressione e partecipazione

65

UNDP, Sommario. Rapporto sullo Sviluppo Umano, Edizione del 20° Anniversario, New York 2010, p.8.

66

UNDP, Sintesi. Rapporto sullo Sviluppo Umano. L‟ascesa del Sud: Il progresso umano in un mondo in evoluzione, New York 2013, p.2.

67

Ivi, p.3. 68Ivi, p. 2.

dei cittadini, compresi i giovani; confrontarsi con le pressioni ambientali; gestire il cambiamento demografico».69

Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM) e gli Obiettivi di Sviluppo