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Soggetti disoccupati e/o in cerca di occupazione o che si sono trovati all‟improvviso

Il contesto degli interventi di contrasto alla povertà e la sperimentazione del Reddito Minimo di Inserimento

4. Soggetti disoccupati e/o in cerca di occupazione o che si sono trovati all‟improvviso

senza reddito. Per questa categoria di soggetti attraverso i programmi avviati è stato spesso possibile offrire un valido accompagnamento all‟inserimento lavorativo e al loro rientro nel mercato del lavoro.315

Comunque, secondo il rapporto, dalle esperienze della sperimentazione del RMI nei Comuni italiani emergono sia punti critici sia di forza, dove «la difformità dei contesti socio-economici in cui il RMI è stato sperimentato, il diverso grado di sviluppo dei Servizi Sociali dei Comuni, nonché la diversa capacità in termini di risorse attivabili nei territori di riferimento hanno determinato sperimentazioni differenziate».316

Tra gli elementi osservati, sono stati evidenziati un‟assenza di direttive chiare circa le modalità di gestione della sperimentazione e le due prospettive; ritardi nel trasferimento dei fondi, in particolare nella II sperimentazione; minori investimenti sia economici sia organizzativi da parte dei Comuni; una mancata adeguatezza di personale dedicato al RMI in molti centri, soprattutto quelli finalizzati alla sua gestione.

Pertanto in circa l‟80% dei casi, i Comuni, piuttosto che costituire un ufficio RMI apposito, hanno sommato all‟attività ordinaria quella della riferita misura, ed è risultato anche che alcuni Comuni (soprattutto quelli più piccoli) abbiano affidato l‟attività agli operatori già disponibili.

Inoltre, per quanto riguarda l‟accesso alla misura, sia nella I sia nella II sperimentazione, vi è stata un‟eccessiva discrezionalità lasciata ai Comuni con riferimento all‟interpretazione dei criteri stabiliti dal decreto del RMI:

La decisione di applicare o meno deroghe ai criteri di accesso ha necessariamente implicato soglie diverse di inclusione/esclusione dal beneficio, generando

sperimentazione del Reddito Minimo di Inserimento e risultati conseguiti. Ai sensi dell‟articolo 15, comma

1, del D. Lgs. 237/1998 e dell‟articolo 23, comma 1, della L. 328/2000, Roma 2007, p.19.

315

Ivi, p.168. 316 Ivi, p.159.

conseguenti problemi di iniquità di trattamento dei potenziali beneficiari della misura tra Comuni limitrofi. Ciò ha talvolta comportato reazioni da parte dei richiedenti l‟integrazione e in alcuni casi, nonostante il vincolo della residenza, si è verificata una sorta di “movimenti migratori” di tipo opportunistico verso Comuni più „generosi‟ al fine di poter accedere al RMI o per avere diritto ad un'integrazione maggiore di quella già riconosciuta.317

Riguardo agli esiti in termini di lotta all‟esclusione sociale, si sono verificati miglioramenti nell‟ambito del reinserimento sociale, ma solamente tra i beneficiari che avevano già in sé delle potenzialità di reinserimento, con la necessità di essere sostenuti e che vivevano in contesti territoriali sufficientemente forniti che garantissero loro le attività e gli interventi più all'altezza delle singole particolarità.

Per tutti i casi nei quali un reinserimento vero e proprio (inteso come percorso verso una progressiva autonomia) non era pensabile fin dall‟inizio o dove i Comuni non sono stati in grado di attivarsi in tal senso, la misura si è rivelata uno strumento di mantenimento o è prevalsa la componente assistenzialistica.318

Comunque, la valutazione ha indicato che il RMI ha rappresentato un essenziale supporto economico per tutte le famiglie al di sotto della soglia di povertà, assumendo il ruolo di un vero strumento di “riduzione del danno”, sostegno e cura familiare e di riabilitazione dal punto di vista socio-sanitario e di reintegro nella vita sociale.

La misura ha consentito a molte famiglie sia di tornare nuovamente a partecipare alla vita sociale della propria comunità, con uno stimolo alla responsabilizzazione individuale nel percorso di fuoriuscita dallo stato di bisogno, sia di contribuire con loro ad elevare il grado di scolarizzazione di diversi beneficiari e migliorare le condizioni di vita dei minori.

Dal proprio canto, in termine di esiti di sistema tanto di servizi quanto di welfare, il RMI ha innovato le modalità di intervento dei servizi comunali, contribuendo così a un cambiamento culturale degli operatori, a «far emergere sacche di disagio socio- economico „sommerse‟ e a individuare problematiche sociali prima sottovalutate»,319

consentendo la progettazione di interventi e percorsi di inserimento più professionali e individualizzati, e favorendo oltretutto l‟avvio o il consolidamento delle relazioni con gli attori del territorio. Soprattutto in alcuni comuni, «ha favorito una riflessione più ampia sulla necessità di un ripensamento dell‟attuale configurazione del sistema di welfare».320

317 Ivi, p.160. 318

MINISTRO DELLA SOLIDARIETÀ SOCIALE, Relazione al Parlamento, Direzione Generale per la gestione del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali e monitoraggio della spesa sociale, Attuazione della sperimentazione del Reddito Minimo di Inserimento e risultati conseguiti. Ai sensi dell‟articolo 15, comma 1, del D. Lgs. 237/1998 e dell‟articolo 23, comma 1, della L. 328/2000, Roma 2007, p.168.

319

Ivi, p.171. 320 Ivi, p.172.

Nonostante le positive valutazioni, gli odierni interventi italiani rispetto alle prestazioni sociali sono migliorabili. Soltanto alcune regioni italiane hanno proseguito, come la Basilicata, le Province Autonome di Trento e Bolzano e Valle d‟Aosta. Questi ultimi, evidenzia Marcella Sala, hanno introdotto la misura persino prima della sperimentazione a livello nazionale, tramite leggi regionali, rispettivamente nel 1991 e 1994.

Considerando tale contesto variegato degli interventi, le regioni hanno avviato le proprie proposte. Ad esempio, la Toscana con la legge regionale 45/2013 ha approvato per il triennio 2013-2015 una misura di contributo economico una tantum, con carattere sperimentale, a favore delle famiglie povere con un figlio, o nuovi nati, con quattro o più figli o con figli disabili e dei nuclei familiari con un ISEE inferiore a 24.000 euro.

Mentre in Calabria, il contributo alle famiglie in situazione di povertà è vincolato soltanto a quelle con la soglia di ISEE a 7.500 euro, non in possesso di beni patrimoniali al di fuori dalla casa di abitazione. Ogni regione gestisce autonomamente le proprie prestazioni.

Nel Lazio nel 2009 fu istituita la legge n.4 per “Reddito Minimo garantito per inoccupati, disoccupati, precariamente occupati”. A carattere individuale, la legge era destinata a coloro con meno di 8.000 euro annui, in cui l‟ammontare del beneficio era di 580 euro mensile fino a una quota annuale di 7.000 euro.

Tale misura economica aggiunse interventi indiretti delegati a Comuni ed enti locali, come il sostegno all‟affitto, ai trasporti, alle cure mediche, alla cultura, ecc. Nel 2012, con la nuova giunta regionale, la riferita legge non fu più finanziata.

Le storture del welfare italiano dimostrano non solo la distanza dalle esperienze europee e il continuo disattendere le indicazioni degli organismi continentali, ma soprattutto la mancata volontà politica e l‟approccio quasi ideologico al tema del reddito garantito. Quello che verrà dopo, cioè praticamente nulla, a livello nazionale è qualcosa che ha a che fare con la miopia politica, con la mancanza di rispetto della dignità della persona tanto con le misure una tantum quanto con l‟introduzione della cosiddetta social card: un bonus economico destinato per lo più alla spesa alimentare o al rimborso per i pannolini per poche decine di euro.321

Questa realtà fa sì che si sviluppino nel contesto della società civile diversi soggetti istituzionali, rivolti sia ad avviare nuove forme di interventi, ad esempio alcune associazioni di donne, sia ad esortare gli enti pubblici alla realizzazione di politiche e misure efficaci. Si consideri ad esempio il Collegamento Italiano di Lotta alla Povertà

321 S. GOBETTI, S- SALVAGNI, Capitolo III – Il contesto italiano, In: Basici Income Network (BIN Italia) (a cura di), Reddito minimo garantito: Un progetto necessario e possibile, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2012, p.109.

(CILAP).