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nel brano che segue, D (intVr2), che insegna in un percorso professionale per grafici, racconta di un progetto didattico su “Poesia e pubblicità”, realizzato in col-

laborazione con un collega di area tecnico-professionale e connesso con l’analisi di

messaggi pubblicitari. il percorso, agganciando diversi linguaggi, guida verso am-

biziosi risultati di apprendimento specifici dell’area disciplinare coinvolta. lo ri-

portiamo, anche in questo caso, quasi integralmente:

introduco facendo una lezione [...] sul senso della poesia, su che cosa significhi “poesia” e sul fatto che bisognerebbe vivere l’esperienza del fare poesia più che insegnarla e che molto spesso abbiamo bisogno di strumenti per decodificarla. la poesia è molto più [...] di quello che può essere una figura retorica o l’analisi metrica ecc. però, allo stesso tem- po, io voglio che i ragazzi acquisiscano anche questa parte. Per fare questa parte [...] di solito mi avvalgo del libro di testo: partiamo con la lettura di qualche testo poetico, cer- chiamo di analizzarlo insieme; cerco di andare avanti tenendo presenti i due aspetti: l’a- spetto più tecnico – e quindi cerco di fornire loro anche strumenti di analisi metrica, di analisi di figure retoriche... – e l’aspetto, diciamo, più emozionale, a contatto con la vita dei ragazzi. quindi, ad esempio, riguardo a leopardi: il senso di solitudine, il senso di smarrimento di fronte all’orizzonte, la sofferenza che ha avuto [...], la risposta che ha tro- vato nella poesia, che cosa può dire a noi. oppure, “città vecchia” di Saba, che trova l’in- finito nell’umiltà; o Montale, che dice ai giovani che è ancora possibile fare poesia. cerco di consentire ai ragazzi questo contatto. […] Ho preparato dei documenti, [...] cercando di vedere, nell’ambito della pubblicità, […] le figure retoriche e quindi cercando di far capi- re ai ragazzi che la parte più tecnica (l’analisi dei testi poetici) [...], legata alle figure reto- riche, in realtà, è uno strumento di decodifica non soltanto del linguaggio poetico, ma an- che di quello pubblicitario. [...] Ho preparato dei materiali, nei quali c’era una definizione di “figura retorica” e [...], sull’altro versante, un’immagine pubblicitaria che avevo trova- to [...]; ho proiettato queste cose che poi i ragazzi tenevano come materiale anche con il mio collega che parlava della pubblicità, delle figure retoriche che vengono utilizzate in pubblicità, dei messaggi che vengono veicolati [...]. con me ci si fermava ad una prima analisi del testo pubblicitario, invece nel laboratorio grafico si proseguiva anche con l’a- nalisi dei colori, con un dato più tecnico e specifico della materia. questo progetto l’ho poi ripreso in storia – ho cercato dunque di curare anche l’interdisciplinarietà interna alle mie due materie –, perché avevo visto anche la nascita del manifesto pubblicitario nella storia e avevo creato anche qui una piccola dispensa [...] sul linguaggio pubblicitario, sul- la nascita del manifesto pubblicitario a partire dalle prime illustrazioni, dalle prime imma- gini pompeiane [...], per arrivare fino all’ottocento e sostanzialmente fino ai nostri mani- festi, insomma all’età contemporanea. il mio collega, insegnante di tecnologia e progetti- sta grafico, riprendeva anche questi materiali andando poi nello specifico della sua mate- ria, la progettazione grafica. […] il tutto si concludeva con la realizzazione, da parte dei ragazzi, di un manifesto pubblicitario “poetico”; c’era quindi la fase finale creativa, molto importante per i nostri. questo era un progetto importante, [...] perché legava due aspetti della mia disciplina – l’italiano, la storia e la poesia – con il discorso di decodifica del lin- guaggio contemporaneo (intVr2/8); la rielaborazione più concreta avveniva in laborato- rio, nel senso che dopo, in laboratorio, i ragazzi cercavano di applicare questi strumenti anche alla realizzazione finale del loro manifesto. io presentavo questi materiali, poi [...] c’era una prima fase nella quale i ragazzi prendevano appunti, digerivano questi materiali, questi lucidi, e poi [...] avevano una rielaborazione [...] (che) doveva servire per acquisire il senso della metafora [...]. quando poi io continuavo a far vedere le figure retoriche in poesia, loro sapevano che la metafora era [...] una delle figure più importanti della poesia e si analizzava [...] all’interno della poesia [...]. Molto spesso ponevo delle domande e di- cevo: “Dove possiamo trovare delle metafore?”, “qui troviamo una metafora”, “Vi viene in mente qualche pubblicità o qualche espressione del linguaggio comune dove, secondo voi, si usa una metafora?”. in una seconda fase, lasciavo che fossero loro a fare un po’ l’a- nalisi del testo poetico [...]: leggevamo insieme il testo poetico, poi chiedevo loro dov’era la metafora in quel testo, oppure, se c’erano una similitudine e una metafora; interrogavo i ragazzi e chiedevo perché questa è una similitudine e questa una metafora, che differen- za c’è, oppure che differenza c’è tra analogia, metafora e similitudine: “Potete farmi an-

che un esempio tratto dal linguaggio quotidiano, dal linguaggio comune!”, magari anche alla luce dei documenti che avevamo visto durante la lezione precedente. [...] in genere [...], nelle prime lezioni di poesia sono io a guidare la lezione; man mano che andiamo avanti, cerco un coinvolgimento maggiore dei ragazzi: [...] leggo il testo poetico, perché credo molto anche nella lettura e cerco di fare una lettura particolarmente enfatica, per da- re già il senso del messaggio poetico, poi dopo cerchiamo insieme di fare una parafrasi quindi una decodifica del testo; spendo molte parole anche sul senso della parafrasi, li correggo se, parafrasando, parlano in terza persona, se cambiano troppo il testo poetico. A partire dalle lezioni successive, c’è un coinvolgimento maggiore, nel senso che dico: “Do- ve possiamo trovare una metafora? Dove possiamo trovare una similitudine? qual è il messaggio?”; poi mi sposto chiaramente non soltanto sul piano formale, ma su un discor- so anche artistico e quindi sul messaggio poetico, non so: “È ancora di attualità la poetica dell’umiltà di Saba? che cosa ci dice, se noi la applicassimo ai nostri giorni? quando Montale ci dice: “codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vo- gliamo”, come l’applichiamo? Secondo voi, ha ragione o no?” (intVr2/10) […]. cerco in- somma di stimolare quanto più possibile una riflessione e cerco di [...] partire da una ri- flessione più semplice e di andare, se è possibile, più in profondità (intVr2/14), anche sul senso poetico della vita in generale (intVr2/16). […] Posso fare lavori di tipo diverso: la- vori più semplici, di parafrasi del testo poetico o di commento oppure quesiti sul singolo testo poetico, oppure, in una fase successiva, il confronto fra poesie diverse; [...] (ad esempio), abbiamo visto “infinito” di leopardi e “città vecchia” di Saba; che differenza c’è tra il concetto di infinito di leopardi e quello di Saba, che dice: “io ritrovo, passando, l’infinito nell’umiltà”?, oppure: “quanto trovo io il senso di infinito nella mia esistenza?” e quindi cerco anche di stimolarli a fare una riflessione ulteriore. c’è stato un momento in cui ho anche pensato di assegnare loro, proprio come compito, la composizione di una poesia; [...] ho assegnato diversi lavori [...]; vado dalle consegne più semplici su un testo poetico ad un lavoro di riflessione, di confronto [...] tra due poesie diverse, di due epoche diverse, di due autori diversi; (stimolo) anche una riflessione sulla propria esistenza, op- pure prendo alcuni versi di un poeta, non necessariamente di uno visto in classe, e cerco di farli commentare a loro (intVr2/26). Per me nella poesia è importantissima questa ri- flessione personale; poi magari, nella fase di correzione, leggo io i testi prodotti e, se non sono lavori troppo personali, c’è un momento in cui in classe analizziamo insieme anche alcuni di questi lavori, sentiamo quello che hanno fatto (intVr2/28). ci sono classi dove riesco a fare delle belle lezioni, (perché) c’è un coinvolgimento molto forte da parte dei ragazzi; […] in generale ho avuto buoni risultati e anche [...] non ho notato grandi diffe- renze tra la componente femminile e la componente maschile, anche se spesso sono le ra- gazze che incominciano a rispondere; però ci sono anche dei ragazzi che vengono coin- volti dal discorso e fanno delle riflessioni interessantissime. […] nelle terze del cFP gra- fico [...] (intVr2/19), è la prima volta che i ragazzi hanno la possibilità di parlare di poe- sia, di approcciarsi ad un testo poetico […]. Sarei poco sincera se dicessi che, dalla prima lezione, incominciano a discutere; alla prima lezione sentono la curiosità, il bisogno di parlare, però magari con modalità non proprio tradizionali: non hanno sempre la capacità di tradurre in linguaggio corretto questo bisogno, nelle prime fasi. Poi dipende molto an- che dalle classi: ci sono classi nelle quali si lavora veramente bene in questo senso, si rie- sce a ragionare, e classi nelle quali appunto c’è qualcuno che magari inizialmente ha delle difficoltà nel recepire (intVr2/20). Tengo moltissimo a questo aspetto e lo dico anche ai ragazzi perché, senza la poesia, non avrebbe senso neanche la vita; tengo a sottolineare questo discorso al di là della figura retorica [...]; quanto abbiamo fatto in classe (sviluppa) il senso di profondità, [...] la capacità di non fermarsi alla superficie delle cose [...] (intVr2/22).

D. (intVr2) ritiene importante avvicinare gli allievi del cFP alla poesia ed

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