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Talvolta, nei racconti dei partecipanti, il lavoro di gruppo si rifà esplicitamente all’approccio noto come cooperative learning (cfr comoglio, 2000), che consente

di sviluppare e praticare competenze sociali e metacognitive, essenziali per qual-

siasi tipo di apprendimento. naturalmente, non si tratta dell’applicazione di un me-

todo tratto dai libri, ma dello sviluppo di un insieme di attività contestualizzate ed

adattate di volta in volta alla situazione:

[...] noi [...] usiamo il cooperative learning, […] nel senso che io presento un argomento alla classe; poi li divido in gruppi: i più interessati diventano i “docenti”, poi ci sono gli “osservatori”, che devono osservare […] secondo una griglia da me stabilita, e infine i

19A questo riguardo, cfr., più avanti, anche il punto 2.7.2.

20inizialmente, il nostro docente predispone un certo numero di risorse digitali, in particolare

link a siti, anche in lingua inglese. in corso d’opera, accorgendosi che non tutti gli allievi avevano la

possibilità di connettersi ad internet al di fuori della scuola e che per molti di loro diventava piuttosto problematico accedere a materiali in lingua inglese, sceglie di aumentare la quantità delle risorse car- tacee e in lingua italiana.

“discenti” [...] (FGita2/126). Ad esempio: “oggi parliamo della letteratura dell’otto- cento”; io incomincio a presentare il tema, al massimo per mezz’ora; dopo di che, […] divido i gruppi e comunico loro chi farà parte di quale gruppo e con quale ruolo, tipo: “lui sarà il prossimo docente, tu sei discente, […] lei sarà l’osservatrice…”. la volta successiva [...] l’osservatore dovrà osservare il lavoro dei due e compilare una griglia; il “docente” dovrà organizzare il lavoro – in realtà, glielo organizzo io, in sede separata, cioè lo aiuto (FGita2/128), costruiamo insieme una scaletta, sulla quale (FGita2/130) egli presenterà l’argomento al “discente”; alla fine, quest’ultimo verrà interrogato (FGita2/132). l’osservatore riporterà le sue osservazioni sulla griglia (FGita2/136): “At- tenzione, valuta entrambi: se lui si è spiegato correttamente, se è stato chiaro, [...] se ha aiutato, se è stato disponibile eventualmente nel ripetere le cose, se l’altro è stato attento, si è impegnato, si è comportato in maniera adeguata (FGita2/138), ha fatto domande...”. Tutta la classe gira così (FGita2/140). cerco di dire loro cosa faranno (FGita2/142), perché lo devono sapere (FGita2/144). Dopo di che, per circa un’ora (FGita2/146), prendo i miei quattro “docenti”, se sono divisi in quattro gruppi, e li organizzo, magari anche fuori dalla scuola, nel pomeriggio [...] (FGita2/148). l’ora dopo, interrogo, ma la valutazione sarà su tutti: docenti, discenti, osservatori. chiederò all’osservatore: “com’è andata l’attività? Racconta come si è svolta l’attività” e lui spiegherà [...] (FGita2/150). qualcosa del genere […] lo facciamo anche in laboratorio; ci sono anche lì gli osserva- tori (FGita2/152). la relazione la fanno oralmente [...] in base alla griglia. [...] Poi dico: “Tu parlerai dell’argomento e vediamo come lui ti ha preparato!” (FGita2/154). [...] i tempi li vediamo in base agli argomenti, comunque li stabiliamo insieme [...] (FGita2/156) [...]. Poi i ragazzi girano; è ovvio che “il docente” non sarà sempre lo

stesso. […] nel pomeriggio abbiamo dei laboratori facoltativi oppure dei larsa21di ap-

profondimento; [...] quelli che fanno i “docenti” verranno nel mio larsa e io li preparerò. Ma poi girano, [...] sempre così [...] (FGita2/158) [...]. noi usiamo sempre il cooperative

learning che, all’inizio, è molto difficile, ma sostanzialmente parte dal presupposto che i

ragazzi hanno bisogno di essere autonomi. Se un ragazzo è autonomo, la roba se la trova, non è deficiente; renderli autonomi vuol dire far loro conoscere che cosa implica avere un ruolo e far conoscere un po’ tutti i ruoli, il che [...] vuol dire trovarsi prima in un ruolo e poi in un altro. il primo anno è dura, il terzo anno lavorano praticamente da soli [...]; io faccio il supervisore, ma la lezione frontale dove io parlo e la gente dorme no, con noi non si fa; almeno proviamo a non farla (FGita2/164). [...] Da noi è tutto così, anche quando siamo nei laboratori [...]; i nostri sono operatori elettronici [...] (FGita2/168); [...] loro sanno già che, essendo divisi in squadre, se finiscono il loro lavoro, con certe re- gole – perché ci sono gli osservatori; cioè io non posso andare là e fare il pannello al mio compagno – [...], possono rivolgersi a quelli della loro squadra che sono più in difficoltà e incominciare a spiegare loro oppure indirizzarli oppure segnalare il guasto oppure dire: “Beh, secondo me se proviamo col tester...”, ma senza mettere mano al pannello del loro compagno (FGita2/170) perché c’è l’osservatore che lo noterebbe e comunque ci sono i professori, ci sono i tutor. lo fanno seguendo regole precise, lo fanno e stanno molto at- tenti […], si autoregolano [...] (FGita2/172);

l’attività è nata da una scommessa fatta all’inizio dell’anno con alcuni formatori. Si par- lava della cultura dei ragazzi, della loro ignoranza sulla costituzione, sulle leggi, sui pre- sidenti e io ho detto: “Va bene, quest’anno cerchiamo un po’ di cambiare!”. i miei ra- gazzi acquistano ogni mese una rivista. Per caso, un ragazzo mi portò La macchina del

tempo, con un inserto che ricordava l’anniversario della costituzione italiana; c’era la

storia di tutti i presidenti. Da questo è nata l’idea. Ho staccato l’inserto, l’ho arricchito con altri materiali e ne ho fatto una dispensa, per le quattro classi; ho distribuito l’inserto fotocopiato a tutte le classi. Poi ho chiesto ai ragazzi di imparare a memoria tutti i dati di uno dei presidenti della Repubblica: nome, cognome, data di nascita, periodo di presi- denza e […] idee politiche. […] Abbiamo impiegato una lezione, affinché ciascuno me- morizzasse tutto quello che riguardava uno dei presidenti. Superato lo scoglio, ogni ra- gazzo comunicava ad un altro ragazzo quello che aveva imparato. Era uno scambio reci- proco. ci siamo quindi ritrovati al punto in cui ogni ragazzo conosceva i dati relativi a due presidenti; questo processo è continuato fino a quando ogni ragazzo conosceva per- fettamente quello che era successo a tutti e dieci i presidenti. la scommessa è stata vinta! Ma non è finita qua, perché ci voleva anche la verifica: ho preso il sacchetto che si usa per giocare a tombola, ho messo dei numeri da uno a dieci e, estraendo il numero, ogni ragazzo doveva praticamente creare alla lavagna la tessera di un puzzle con la cronistoria di tutti i presidenti della repubblica italiana. È stato un ottimo risultato […] (FGita3/16).

c. (FGita2/126-172), docente di italiano in un cFP ligure, dà conto di un’espe-

rienza che, in quel contesto, non rappresenta un caso isolato e sembra far parte di

una strategia condivisa e largamente diffusa tra i formatori e le formatrici di varie

aree disciplinari. la nostra docente introduce l’argomento a tutto il gruppo classe,

con una presentazione della durata di circa mezz’ora. Subito dopo, organizza la

classe in gruppi di tre. A ciascuno dei tre membri dei vari gruppi assegna un ruolo –

“docente”, “discente”, “osservatore” – e fornisce delle indicazioni su come svol-

gerlo. in particolare, fornisce ai “docenti” risorse e strumenti sull’argomento di

quella che sarà la loro “lezione” e agli “osservatori” degli strumenti per osservare

in modo mirato. questa preparazione non avviene generalmente in aula, ma in mo-

menti specifici, in orario pomeridiano. nella fase successiva, si svolge l’insegna-

mento tra pari, mentre gli osservatori analizzano ciò che avviene nelle coppie “do-

cente” - “discente”. l’ultima fase è dedicata alla riflessione e alla verifica: gli os-

servatori danno conto delle azioni dei “docenti” e dei “discenti” che hanno osser-

vato, mentre c. pone ai “discenti” delle domande volte a verificare il livello di ap-

prendimento e di comprensione raggiunto. nell’unità successiva, gli allievi ruotano

e si scambiano i ruoli. la fase in cui la formatrice lavora con il gruppo di coloro

che assumeranno il ruolo di “docenti” nei sottogruppi che si costituiranno in aula

costituisce una situazione autentica e motivante: gli allievi apprendono proprio

anche grazie al fatto che sono investiti del ruolo di “docenti”. la fase di riflessione,

a partire dalle note degli osservatori, guida a sviluppare consapevolezza sui pro-

cessi attivati. la formatrice, invece di dispensare conoscenze, organizza l’attività

degli allievi, li sostiene costantemente nel lavoro e regola la comunicazione molte-

plice tra gli allievi. Gli allievi possono crescere nell’autonomia e nella fiducia reci-

proca. nel racconto di c., notiamo infine che lo stesso metodo viene utilizzato

anche in laboratorio. questo ci fa intuire che il metodo può essere utile in riferi-

mento a vari contenuti.

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