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S (intMe4) ed E (intMe7), insegnanti di Storia, raccontano qui di seguito di come si aggancino ad elementi propri dell’ambito militare o all’esperienza che i ra-

gazzi possono quotidianamente fare osservando le vestigia medioevali presenti sul

territorio:

posso giocare su tante cose; ci sono alcuni aspetti che possono toccare, non so, l’ambito militare, che attira un po’ i ragazzi, e con cui posso giocare: [...], per esempio, nella prima, [...] da un’immagine riprodotta da un libro sull’utilizzo della balestra, è nata una

spiegazione sulla balestra, sull’arco, sull’uso dell’arco che ha permesso la vittoria nella “Guerra dei cent’anni” [...] (intMe4/60); [...] è nato un discorso sulla balestra e una spie- gazione sull’armatura, sull’utilizzo della spada, sul tipo di spada, sull’arco gallese [...] (intMe4/64);

ad esempio, per la spiegazione del medioevo, che inizierò questa settimana, in prima, partirò dalle città medievali che abbiamo qua attorno, quindi, porterò delle immagini (intMe7/273), delle fotografie, oppure li porterò in aula informatica, mi collegherò in in- ternet e farò vedere loro Montagnana, farò vedere loro castelfranco, piuttosto che noale [...]; ecco che ritorna l’esperienza concreta, quella che parte dalle città medioevali pre- senti nelle nostre zone (intMe7/275); parto da quello per spiegare che cos’era la civiltà medievale, che cosa era la città medievale, e quindi che cosa è accaduto nel medioevo. non andrò a focalizzarmi sulle date, oppure, spiegherò loro alto e basso medioevo, la di- stinzione, la cronologia, non la data fine a se stessa […] (intMe7/277). Secondo me, la cosa migliore è avvicinarli alla civiltà (intMe7/283) agli usi, costumi, abitudini; da quello posso inserire il perché si è arrivati a quello; quindi devo assolutamente inserire (intMe7/285) come si viveva nelle città medievali (intMe7/287). Ad esempio, ho appena concluso la civiltà romana (intMe7/287). Allora ho iniziato con la leggenda sulla fonda- zione di Roma, i sette re di Roma, però non ho assolutamente preteso dai ragazzi che mi imparassero a memoria quali erano i sette re di Roma (intMe7/289), ...da che anno a che anno, perché l’avrebbero imparato solo per l’interrogazione (intMe7/291), per la verifica, fino al voto; il giorno dopo se lo sarebbero dimenticato (intMe7/293). Ho puntato [...] sull’evoluzione di Roma, monarchia, repubblica, principato, l’organizzazione del go- verno di Roma; […] ho analizzato la differenza tra monarchia e principato; ho spiegato loro la civiltà, come si viveva, cosa mangiavano; ho spiegato loro come erano le strade, come era costruita una città romana (intMe7/295), il cardo e il decumano, strade paral- lele e perpendicolari, e quindi li ho fatti ritornare al presente, al graticolato romano che troviamo qua, a Santa Maria di Sala (intMe7/297): “Ecco, allora, perché sono tutte dritte...” (intMe7/299). quindi come le hanno costruite: ho portato loro la fotocopia di una ricerca di un ragazzo di qualche anno fa, su come venivano costruite le strade, dalla malta i sassi, da lì poi abbiamo visto l’evoluzione di Roma fino all’estensione del grande impero (intMe7/303).

Anche A. (intMi1) e K. (FGita2/26-48), nell’ambito del Diritto, imparano che

un lavoro “solo scolastico” non funziona, che è essenziale riuscire a mostrare il “ri-

svolto pratico delle cose”, far toccare con mano, agganciare la realtà, partire da si-

tuazioni ed esempi concreti, valorizzare l’esperienza di stage o di lavoro, solleci-

tare l’incontro con testimoni:

in diritto facciamo il discorso dei contratti e le leggi sul lavoro e l’economia […] (intMi1/112) […]; la scelta degli argomenti è stata fatta proprio tenendo conto di chi sono i ragazzi, per cui ci sono solo alcune ore dedicate ad alcuni concetti teorici [...]; poi diamo la possibilità di comprendere il sistema fiscale [...] concretamente, per esempio: che cos’è l’ici, che cosa vuol dire la parola iRPEF [...]; si cerca di dare loro un minimo di strumenti per capire queste cose; per arrivare a questo, l’ora non può essere impostata alla maniera dell’“Adesso ti spiego l’ici che cos’è!”; bisogna agganciarsi moltissimo alla realtà. questa mattina ho preso il disegno di legge di Bossi sul federalismo fiscale, che conteneva una serie di termini che andavano da iRPEF, a iRAP, a ici, e, quando ar- rivavamo a questi termini, andavamo sul fascicolo a leggerne il significato; […] è stata una lezione sì pesante, perché poi comunque loro intervengono tantissimo e vanno molto guidati, però è stata anche una lezione in cui penso che un po’ di cose se le siano portate

via. Per esempio, […] ho fatto loro degli esempi su cosa sono le tasse e cosa sono le im- poste [...]; alcune volte li spingo e dico: “chiedete a casa quanto pagano di ici, quanto pagano di..., chiedetele queste cose” […]. Faccio molto leva su articoli di giornale, op- pure [...] su domande. Ad esempio, comincia un’ora di lezione e qualcuno fa una do- manda su un argomento che comunque si avvicina a queste cose; io dedico anche l’ora intera a questo, anche se non ho la pagina specifica del libro su questo argomento; è co- munque un argomento che posso ricondurre a cose che sono state spiegate o che dovrò spiegare e che comunque sono collegate al discorso che stiamo portando avanti; cioè, se vedo che la classe è comunque attenta, dedico l’ora a queste domande, perché appunto lo scopo è quello di avvicinarli a tematiche che comunque sono importanti, perché questi aspetti, che loro lo vogliano o no, […] che dicano o meno che non gliene frega niente, li toccano: le tasse le pagano e la busta paga ce l’hanno. Poi c’è una parte sulla flessibilità, sui contratti. Per esempio, sulla flessibilità, sto facendo vedere nelle terze il film Mi

piace lavorare della comencini, che fornisce una serie di spunti, proprio sulla flessibilità

in generale, sul mobbing, [...] sulle tematiche del mondo del lavoro, tutti aspetti che por- tiamo avanti nella seconda parte dell’anno, quando il discorso si finalizza di più sull’u- scita; si danno quegli strumenti che, dati in prima, non avrebbero molto significato, mo- strando il risvolto sempre molto pratico delle cose; [...] fatti in prima, quando la prospet- tiva del lavoro è molto lontana, neanche ne coglierebbero l’importanza e non avrebbero l’interesse di sapere il significato della parola iRPEF, per dire, o i tipi di contratto, che cosa vuol dire “contratto a termine”, cosa vuol dire “a tempo determinato”, “a tempo in- determinato”, quel minimo di conoscenze che devono possedere; adesso, dopo lo stage, per esempio, che è importante, perché hanno visto e hanno parlato con i loro colleghi [...], fanno anche alcune domande su questo (intMi1/116), perché sicuramente hanno par- lato tra loro, hanno parlato con i dipendenti che hanno incontrato, hanno visto; per esempio, nella relazione sullo stage, uno degli aspetti che più sottolineano è il rispetto della gente che lavora, il rispetto sul lavoro, perché veramente sono rimasti colpiti da al- cune situazioni che hanno visto in un senso o nell’altro, per cui hanno colto che è molto importante far vedere quello che uno sa fare, ma anche il fatto che sul lavoro devi essere comunque rispettato, trattato da persona; [...] io riprendo questi concetti, dando loro una veste “giuridica”, cioè sottolineando i diritti e i doveri; ad esempio, insisto molto sui do- veri del lavoratore, sulla diligenza; ti dico un esempio concreto: sono in ritardo – che per loro è sistematico a scuola – “...ciò vuol dire che sul lavoro…”. Ecco queste cose qui, fatte in questa parte dell’anno, [...] hanno qualche ricaduta [...] (intMi1/118). chiara- mente, se gli argomenti […] li coinvolgono […], fanno lavori più significativi e otten- gono anche dei risultati; […] se il lavoro è molto scolastico, o molto teorico, le cose fun- zionano meno [...] (intMi1/122);

per i contratti, in terza – diritto del lavoro – [...] è fondamentale l’apporto di chi di loro già lavora, perché allora confrontano il contratto che [...] (FGita2/26) hanno firmato con ciò che viene detto in classe (FGita2/28); ci sono ragazzi di terza che hanno già sedici anni e che magari, il venerdì o il sabato, vanno a lavorare; [...] uno di questi lavora da un gommista [...] (FGita2/30); c’è anche chi lavora [...] tutti i pomeriggi, ma sono pochis- simi, perché appunto le famiglie sentono molto il discorso della scuola [...] (FGita2/32); quando enuncio una teoria, chiedo: “ma tu che lavori già...”; magari [...] saltano fuori delle novità [...]; per dire, una volta è uscito che un ragazzo, in busta paga, si trovava ca- ricati ogni mese 20 Euro per i DPi, mentre i DPi dovrebbero essere dati gratuitamente [...] (FGita2/36). i DPi sono i dispositivi di protezione individuale, quindi scarpe antin- fortunistiche, cuffie, occhiali, guanti; i costi venivano recuperati dall’azienda con 20 Euro ogni mese in busta paga. Allora lì il ragazzo se ne è reso conto, ha parlato con il da- tore di lavoro, siamo subentrati noi con una telefonata e così lui non ha più pagato i 20

euro (FGita2/38). quindi si tocca un po’ la loro esperienza personale: fargli provare con mano è fondamentale! (FGita2/40). Poi interagivano: “Eh, non è giusto che facciano così!”, oppure “Ma guarda che lì c’è scritto che devono fare cosà!”, per cui si è svilup- pata una discussione (FGita2/48).

K. (FGita2/20) e RM. (FGita4/12), che insegnano inglese, ricorrono ad esempi

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