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Altri docenti intervistati nominano veri e propri progetti teatrali, distesi nel tempo, che talvolta richiedono anche l’aiuto di risorse specialistiche, esterne al centro:

il progetto teatro è nato da un’intuizione e da una serata trascorsa con i miei colleghi e i miei amici […]; siamo andati insieme a vedere uno spettacolo di AA; per quanto fosse fa- moso, non ero mai andata a vedere un suo spettacolo, anche […] perché era in dialetto ve- ronese. Uscendo da teatro, abbiamo fatto questa riflessione: “Però, forse, questa forma di

teatro sarebbe adatta anche per i nostri ragazzi!”. inizialmente sembrava una battuta, ma poi, un po’ per la mia testardaggine […] un po’ per quella degli altri miei colleghi, abbia- mo detto: “Perché non fare un tentativo?”. Allora semplicemente abbiamo contattato que- sto regista, ci siamo incontrati un giorno e [...] gli abbiamo chiesto come lavora nelle scuole, perché nel frattempo abbiamo scoperto che effettivamente organizzava anche in altre scuole questi laboratori di teatro; ci è piaciuto il suo modo di lavorare e quindi in tre, il regista, io e M., un mio collega, siamo diventati una piccola squadra e abbiamo cercato di costruire questo progetto (intVr2/76). il (mio collega) è di area tecnico-laboratoriale, insegna tecnologia, disegno e progettazione grafica, e (l’idea di collaborare) ci è venuta non solo perché c’è una grande sintonia, ma anche perché ci vuole una persona di area teorica, ma anche una persona che sappia gestire tutto l’aspetto artistico, l’aspetto sceno- grafico […]. quindi ci siamo trovati noi tre, abbiamo iniziato a creare questo progetto che […] prevedeva un incontro settimanale di due ore con i ragazzi e che poi avrebbe portato, alla fine dell’anno scolastico, alla realizzazione di uno spettacolo su un testo inedito, scrit- to dal regista per noi, in base alle esigenze del gruppo e dei ragazzi che partecipavano al corso. Abbiamo sostenuto il nostro progetto presso il collegio docenti e, fin dall’inizio, abbiamo voluto che fosse aperto a tutti i settori del nostro cFP. [...] (il progetto) è stato approvato e quindi siamo partiti con l’incontro settimanale, durante il quale si parte dalla prima fase in cui si cura la capacità espositiva, la dizione – senza fare esercizi di dizione, ma abituando i ragazzi a scandire bene le parole, a parlare di fronte al pubblico –, la ge- stualità, insegnando loro che non ci si esprime soltanto con le parole, ma con tutto il cor- po – quindi anche tutto un discorso legato alla prossemica, al tono della voce, allo sguar- do, all’atteggiamento –; poi facciamo un passo successivo che è quello dell’improvvisa- zione, e lì [...] nascono delle cose straordinarie […]. Poi – ma questo è un lavoro che fa, ci tengo a sottolinearlo, il regista; io e il mio collega abbiamo imparato e cerchiamo di aiu- tarlo [...] – AA comincia a scrivere il testo teatrale che è sempre inedito, ascoltando anche le idee dei ragazzi, e noi iniziamo a lavorare sul testo teatrale. Perché è un’esperienza bel- la per noi insegnanti? Uno perché lavoriamo con i ragazzi al di fuori dell’aula e ci ponia- mo anche noi nella condizione di chi deve imparare: lì non siamo noi gli insegnanti, è AA l’insegnante, il maestro, allora anche noi insegnanti ci rendiamo conto, facendo teatro, di dove sbagliamo nella comunicazione, perché magari io punto tutto o gran parte sulla pa- rola e non curo altri aspetti della comunicazione; i ragazzi apprezzano il fatto che ci met- tiamo in discussione e che anche noi siamo degli “allievi” di AA; e poi perché lavoriamo insieme a loro e li aiutiamo sostanzialmente, aiutiamo sia il regista che loro a costruire questo progetto (intVr2/78). il primo anno era [...] anche ridicolo vederci, nel senso che poteva creare anche dell’imbarazzo; noi qualche esercizio lo facciamo effettivamente con i ragazzi, anche perché AA fa anche dei giochi teatrali e nei giochi teatrali ci coinvolge; [...] poi cerchiamo di aiutarlo anche dal punto di vista molto pratico, materiale ecc., ascol- tando e ponendoci anche noi nella condizione, appunto, di chi sta imparando; qualche gio- co teatrale, qualche esercizio lo facciamo anche noi insieme ai ragazzi; poi invece, nella fase più specifica, quando c’è già il copione, noi ci spostiamo sul versante sostanzialmen- te organizzativo, quindi forniamo un supporto concreto nel reperimento di materiali, un aiuto, un sostegno anche ai ragazzi. in questo secondo anno, AA ci ha coinvolti di più, nel senso che, se lui arrivava in ritardo, eravamo noi ad iniziare il gruppo; […] eravamo noi ad iniziare le prove, la scena, e questo è stato molto importante per me, ma anche per il mio collega, tanto è vero che, qualche volta, sospetto che il regista sia arrivato in ritardo anche di proposito, nel senso che pian piano ci ha voluto coinvolgere anche in maniera più diretta (intVr2/80). Ho avuto il caso di una ragazza del cFP che era assolutamente ti- mida, timidissima, a livello patologico, che, prima di iniziare teatro, sostanzialmente, non parlava durante le interrogazioni, che erano più un monologo da parte mia che un dialogo;

questa ragazzina, inizialmente, anche a teatro aveva queste difficoltà, soprattutto negli esercizi di improvvisazione; [...] adesso, qualche volta, la devo richiamare perché chiac- chiera e per me questa è una grandissima conquista. Siamo andati in scena due giorni fa e lei è stata una delle migliori; [...] prima non parlava, sussurrava; a teatro, sul palcoscenico, tira fuori la voce. Un’altra ragazza, che so che ha avuto delle sofferenze, un vissuto un po’ così, riesce a tirar fuori una grinta straordinaria sul palcoscenico. Ho notato che anche i ragazzi più vivaci imparano un principio importantissimo: che non sono gli unici sulla scena, che devono collaborare con gli altri; [...] uno, in particolare, ha imparato a lavorare in coppia con altri, perché in teatro c’è anche l’esigenza di lavorare in sintonia, in coppia, e questo ragazzo, che ha un carattere difficile da gestire, ha imparato a collaborare con gli altri, ha imparato che non può essere sempre lui il protagonista della scena; questo è im- portantissimo. con una mia classe, nella quale ho due ragazzi coinvolti, ho fatto anche un passaggio successivo: abbiamo letto insieme, in classe, l’opera, e abbiamo letto anche “la locandiera” di Goldoni; allora ho coinvolto i miei due “attori” nella lettura espressiva di questi testi e anche il resto della classe si è incuriosito e ha fatto domande; abbiamo dis- cusso anche del testo di Goldoni, abbiamo detto appunto: “Guardate quale straordinaria forza espressiva ha, perché qua non siamo in teatro, siamo in classe, non abbiamo una scenografia, niente, soltanto quella voce e soprattutto, grazie al testo di Goldoni riusciamo ad intuire la fortissima carica espressiva dei personaggi, del testo in generale” (intVr2/82). quest’anno (abbiamo coinvolto nel progetto) 21 ragazzi provenienti preva- lentemente dal settore grafico del cFP; [...] alcuni allievi del settore meccanico sono stati coinvolti non tanto come attori; si sono prestati – e questo è stato molto bello – per aiutar- ci a costruire la scenografia (intVr2/84);

il laboratorio [...] più impegnativo è quello di teatro, perché i ragazzi si suddividono; si svolge con le quattro classi prime; lavorano nelle stesse ore e si mescolano. Allora, c’è un insegnante che segue gli scenografi, un insegnante che segue i costumisti ecc.; abbiamo anche una regista di professione […], una figura esterna che viene per seguire gli attori, e poi un’altra figura esterna, l’insegnante di danza, che viene a preparare i ballerini [...]. Al- lora, c’è questo lavoro di gruppi (intPd3/138) [...] mescolati tra classi prime, per poi arri- vare alla festa di fine anno. quest’anno abbiamo avuto [...] come tema la multiculturalità e quindi è stato fatto uno spettacolo che considerasse vari aspetti della vita – la scuola, il matrimonio, [...] l’infanzia... –, secondo le varie culture presenti nel nostro centro (intPd3/140). il titolo era “il giardino del mondo”, ma l’abbiamo scritto noi; cioè, l’inten- to era che la scrivessero i ragazzi; in effetti il testo l’hanno scritto i ragazzi, però con mol- to aiuto nostro (intPd3/142); [...] poi c’era un lavoro di applicazioni informatiche, perché al computer hanno fatto l’invito per i genitori e anche il biglietto di sala, e poi [...], ad esempio, la parte di scenografia; lì [...] abbiamo disegnato e dipinto; è una cosa che esula un po’ da quelle che sono le varie discipline. Sicuramente, [...] in un laboratorio di questo genere, [...] emerge la capacità di delegare, di saper assumersi dei ruoli, per cui, se io oggi disegno questa cosa, tu poi la dipingi, per fare un esempio concreto […]. in effetti, alla fi- ne, sebbene il lavoro sia immane, si crea [...] molto clima di gruppo e, secondo me, è una cosa molto bella questa (intPd3/146); [...] la regista li ha seguiti durante le ore che io e le altre colleghe avevamo in programma per il laboratorio; veniva la regista, lavorava con gli attori e curava, logicamente, la mimica, un [...] minimo di dizione ecc. (intPd3/148); la visita didattica era stata organizzata per le prime e le seconde degli operatori punto vendita nella città di Mantova. Vicino alla città, c’è un outlet Village e l’obiettivo princi- pale era proprio la visita a quest’ultimo, approfittando anche della disponibilità, da parte del responsabile marketing della struttura, di intrattenersi un po’ di tempo con i ragazzi e le ragazze. Pensai […] di coinvolgere le classi anche in un’iniziativa diversa su “Man- tova e il suo poeta”. Mai e poi mai avrei potuto fare una lezione su Virgilio, ma farla fare

a loro forse sì. Preparai dodici riassunti dei dodici libri dell’Eneide, feci una breve bio- grafia sul poeta Virgilio e affrontai la classe. Ad ogni allievo consegnai una parte del ri- assunto, in modo che tutti potessero partecipare. il loro compito era di impararlo e poi di recitarlo. Ad un’allieva consegnai la biografia. in questo modo, tutti avrebbero cono- sciuto i dodici libri. Preparai poi la scenografia, con una cornice e qualche alloro; i miei ragazzi diventarono attori e recitarono. Ripresi tutto con la videocamera, feci un mon- taggio con effetti speciali e poi regalai ai ragazzi il video. il rivedersi li imbarazzò molto di più del recitare in sé. Parlammo della comunicazione non verbale, degli atteggiamenti e molto anche di Virgilio. loro avevano costruito la lezione. quando arrivammo a Man- tova, si sentivano un po’ più amici del grande poeta (FGita3/8). l’attività dei ragazzi è durata due ore, un’ora per la preparazione e un’ora per rivedere il video, la mia è durata circa tre, considerando il tempo a casa, per il montaggio! (FGita3/12). […] Scopo princi- pale della visita era conoscere l’outlet Village, che è un centro commerciale molto grande […], vicino a Mantova. Poi, una collega ha predisposto una presentazione storica, in power point, con documenti dal punto di vista architettonico; io invece avevo il com- pito di preparare la visita dal punto di vista letterario, e chiaramente, a Mantova, non si poteva non parlare di Virgilio (FGita3/15);

ho fatto questa esperienza con il gruppo dei meccanici di terza […]; erano quattordici al- lievi. Ho spiegato loro L’Orlando furioso e, dopo alcune lezioni in cui li coinvolgevo nel- la magia del racconto, tra anelli che rendono invisibili, fontane del disamore, amori tra cristiani e mori, saraceni, li ho messi in campo nel vero senso della parola, in quanto, ar- mati di scopettoni, alias spade, luna costruita con cartoncino bianco, boccetta di profumo, senno di orlando, siamo scesi in cortile e in campo erboso a simulare la battaglia tra sara- ceni e cristiani, la fuga di Angelica (tra parentesi, un meccanico biondo) e la follia di or- lando (tra parentesi, un allievo aveva disegnato per terra un cuore con le iniziali di Ange- lica e Medoro e lo pseudo orlando ha simulato di diventare pazzo, urlando). io facevo la regista, filmavo la scena, trattenendo le risate e l’entusiasmo, vedendoli pieni di carica propositiva; l’apoteosi c’è stata quando un ragazzo e un suo compagno, Astolfo, hanno messo in moto, come se fosse un vero scooter, l’ippogrifo, che altri non era che un altro ragazzo dei meccanici, tarchiatello e corpulento, che li ha portati in groppa sulla luna di cartoncino, a recuperare tra le valli, che erano l’orto coltivato da un salesiano, il senno perduto dall’eroe cristiano. il video è ancora al centro ed è rimasto una pietra miliare di quello che i ragazzi hanno saputo regalarmi e regalarsi […]. È stato divertente, molto di- vertente (FGita3/24).

il progetto teatrale coinvolge un gruppo di ragazzi di diversi settori, si distende

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