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indotto a ipotizzare un rapporto di parentela fra i due commentatori 60 L’origine dell’osservazione è stata, infatti, ricondotta a Donato, fonte precipua di Servio: da

quest’ultimo attingerebbe, in seguito, lo pseudo-Asconio. Significativi, a questo proposito,

due scoli del Commento a Terenzio. Ad Andr. 169 (l’exemplum riportato ad Georg. 212 per

observo = callide adverto), la nota registra i due significati di observo, in obsequio et in speculando,

menzionati dalle note a Cicerone e a Virgilio; da notare, in particolare, la presenza di speculor

nell’esegeta terenziano e in quello ciceroniano, del tutto analoga alla corrispondenza fra

Servio e pseudo-Asconio nell’uso di veneror, registrata supra

61

: OBSERVES FILIVM

observatio in duabus rebus est: in obsequio et in speculando (Don., ad Andr. 169). Gli scholia a

Terenzio si soffermano su observo anche ad Adelph. 2. In aggiunta alle usuali accezioni

“onorare”, corredato da Georg. 4, 210-212, e “controllare”

62

, è qui registrato anche il valore

audire, cui il commentatore sembra riferire l’exemplum plautino di Amph. 507: OBSERVARI

observatio et ad honorem refertur, ut (Verg., Georg. 4, 210-212) ‘praeterea regem non sig

Aegyptus et i(ngens) L(ydia) n(ec) p(opuli) P(arthorum) a(ut) M(edus) H(ydaspes)

o(bservant)’. Sed nunc ‘observari’ captari significat. OBSERVARI et honorari et captari et audiri

significat, ut Plautus (Amph. 507) ‘observatote ut blande palpetur mulieri’ (Don. ad Adelph.

2)

63

. Il significato di audire nello scolio sembra, tuttavia, non lontano dal campo semantico

di specto, speculo, altrove registrato per observo; nel locus plautino il verbo è, infatti, traducibile

con “state a sentire/state a vedere”

64

. Notevole, nella glossa donatiana, l’impiego di Georg.

60 Cfr. GESSNER 1888, 56-57.

61 La coincidenza non è rilevata da Gessner, la cui linea interpretativa valorizza in modo preminente

le consonanze fra le note a Cicerone e quelle a Virgilio, sovente a discapito di ulteriori richiami.

62 Qui nell’accezione malevola “spiare, guardare con malignità” (captare): cfr. ASHMORE 1893, n. ad

loc., secondo cui il verbo suggerisce la posa di chi osserva attentamente l’avversario per trovarne il punto debole. Lo stesso studioso propone, in seguito, una diversa traduzione (“perpetually criticize”) del locus: ASHMORE 19082, n. ad loc. La stessa interpretazione è condivisa da SOAVE 1993;

BERTINI-FAGGI-REVERDITO 1994. Nel prologo, segnato da guasti testuali, degli Adelphoe, Terenzio ricorda le critiche e gli ostacoli, spesso frapposti al suo lavoro: Postquam poeta sensit scripturam suam / ab iniquis obseruari et aduorsarios / rapere in peiorem partem quam acturi sumus [...] (Ter., Adelph. 1-3). Volutamente ambiguo il sostantivo scriptura, riferibile tanto allo stile del poeta, quanto alle singole commedie: ASHMORE 1893; DZIATZKO-KAUER 19032, nn. ad v. 2. Accetta solo la seconda

interpretazione SPENGEL 1879, n. ad loc.

63 Donato attesta i valori “controllare” e “onorare”, a proposito di observatio, anche nella glossa ad

Andr. 412: PAMPHILUM HODIE OBSERVARE observatio duplex est: vel captationis vel obsequii.

64 Mercurio si rivolge al pubblico, e lo invita a prestare attenzione all’abilità, con cui Giove blandisce

Alcmena: Nimis hic scitust sycophanta, qui quidem meus sit pater. / Observatote eum, quam blande mulieri palpabitur (Plaut., Amph. 506-507). Il testo, qui riprodotto, è quello edito da LEO 1895, che però lo

colloca ai vv. 502-503. I codici plautini (BDEJFZ) registrano all’unanimità observatote quam; da ricordare, infine, lo scolio Danielino ad Aen. 11, 725, che cita il verso, con la variante suppalpatur, per testimoniare l’equivalenza observare = intente aspicere: Ideo et adiecit ‘observans oculis’, id est intente

4, 210-212 ad illustrare l’accezione ad honorem; il passo delle Georgiche si configura quale

esempio di primario valore per l’equivalenza observo = veneror.

L’ipotesi, che spiega la comunanza fra i tre esegeti con un rapporto di filiazione

Donato>Servio>pseudo-Asconio, sembra tuttavia da rivedere, alla luce delle testimonianze

dei lessicografi. Si occupa del significato del verbo Festo, che lo equipara a “badare a

qualcuno/a come agire verso qualcuno”, da cui il valore “onorare”: Observasse dicitur, qui

observati, quid cuiusque causa facere debeat. Ita quod is observat, coluisse aliquem dicitur (Fest. 208

L.)

65

.

Assai più articolato il lemma observo, proposto da Nonio nel IV libro (de differentia similium

significationum). Cinque le accezioni, elancate dal lessicografo: suspicere, magnificare (es. Cic., off.

1, 149); celare et intus retegere (es. Plaut., Aul. 15); cognoscere (es. Verg., Aen. 2, 753); curiose et

suspicaciter circumspicere (es. Plaut., Aul. 53); captare (es. Verg., Georg. 4, 512; Lucil. 694 M. =

740 K.; Terent., Andr. 169)

66

. Di queste, la prima corrisponde al “venerare”, indicato con

sicurezza dalle fonti già analizzate; le ultime tre sembrano costituire l’articolazione più

completa del valore di “osservare attentamente, badare a, cercare di capire”, anch’esso

attestato con sicurezza, pur nella diversità delle sfumature di significato. All’espressione

curiose et suspicaciter circumspicere possono, infatti, essere associate le parafrasi speculor, suggerita

dallo pseudo-Asconio e da Donato ad Andr. 169, nonché intente aspicere del Danielino ad

Aen. 11, 725 (cfr. n. 64) e callide advertere di Servio ad Georg. 4, 212, esemplificato con Andr.

aspiciens: Plautus observato, quam blande suppalpatur mulieri. Varie le proposte di emendazione, avanzate dagli editori (cfr. la nota ad loc. di RITSCHEL-LOEWE-GOETZ-SCHOELL

1882). Per quanto riguarda la prima parte, è in genere accettato eum, suggerito per la prima volta da Bothius: cfr. RITSCHEL-LOEWE-GOETZ-SCHOELL 1882; LEO 1895. Il testo dei manoscritti è conservato da GOETZ-SCHOELL 1898 e da ERNOUT 200312I. LINDSAY 1904 integra ut, accolto

altresì da PARATORE 1976 e da AUGELLO 1972: secondo quest’ultimo, le citazioni dei grammatici,

benché effettuate a memoria e, dunque, imprecise, deporrebbero a favore di ut. USSING 1972, n. ad loc. accoglie per l’intero verso la lezione, testimoniata dal Servius Auctus, secondo una proposta avanzata in origine da Fleckeis.

65 Non individuabile con certezza la fonte del lemma festino, compreso nella “prima parte” della

lettera o: cfr. MÜLLER 18802, XXIV.

66 Non., Comp. doctr. 570-571 L.: OBSERVARE, suspicere, magnificare. M. Tullius de Officiis lib. I (149)

‘sicuti aliquo h onore aut imperio affectos obser var e et coler e debemus’. Obser var e, celare et intus retegere. Plautus Aulularia (15): ubi is ó biit mor tem quí mihi id aur um cr édidit, / co epi óbser vare. Obser var e, cognosere. Vergilius Aen. lib. II (753): et vestigia r etro / o bser vata sequor per no ctem. Obser var e, curiose et suspicaciter circumspicere. Plautus Aulularia (53): o culó s eg o tibi isto s, ínpr obe, ecf odiám tibi, / ne me ó bser vare póssis quid rerúm ger am. Obser vare, captare. Vergilius Georg. lib. IV (512): quo s dur us ar ator / o bser vans nido implumis detr ax it. Lucilius lib. XXVII (694 M. = 740 K.): quó dsi observas hó minem, qui pro cómmodo et r egno / gáudeat. Terentius in Andria (169): per térref acias D ávum, o bser ves f ílium, / quid ag át.

169. Quest’ultimo verso è associato, in Nonio, alla sfumatura captare, proposta, invece, nelle

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