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Da notare la locuzione de persona, che suggerisce la provenienza dello scolio dall’ambiente dei retori 252 Persona è, infatti, termine tecnico proprio della retorica In tale ambito, il

247 Il lemma varia il testo ciceroniano rispetto alla lezione reus est enim nocentissimus, attestata

all’unanimità dai codici dell’Arpinate e ripristinata nella glossa da Loys, da P. Manuzio e dalla Collectio commentariorum. Homo est nocentissimus, accettato nell’editio princeps, nella Beraldina e nell’Aldina, è preferito anche dai moderni; SCHÜTZ 1815 aggiunge, tuttavia, enim. Lambin, nella sua edizione ciceroniana del 1566, combina le due varianti, e propone reus est enim homo nocentissimus, non accolta da alcuno dei moderni. ORELLI-BAITER 1833 non emendano il testo, ma suggeriscono in nota reus enim homo est nocentissimus.

248 Sic in Stangl 1912; de hac in S, et de in P ed M, nonché in tutte le edizioni fino a quella di Stangl. 249 Il testo dello scolio appoggia la lezione del codex Bembinus, accolta, fra i moderni, dal solo

MAROUZEAU 1942. Fatuos, tràdito dai rimanenti manoscritti terenziani, è preferito da

UMPFENBACH 1870; DZIATZKO 1884; FLECKEISEN 18982; ASHMORE 19082; PRETE 1954; KAUER-

LINDSAY-SKUTSCH 19582.

250 Il correttore del codice A, che si identifica con il nome di Iovialis, modifica insulsus in instultus. 251 La citazione elimina dal verso il verbo est (fatuus est, insulsus...), nonché il complemento di tempo

noctes et dies che conclude la frase. Entrambe le modifiche, come la variazione del testo ciceroniano presente nel lemma, sembrano avere scarsa rilevanza (STANGL 1909, 110-111); al solito, la confusa tradizione testuale del testo impedisce di attribuirle con certezza al commentatore o a un copista successivo.

252 Cfr. STANGL 1909, 110-111. L’attenzione dell’esegeta per questo aspetto della teoria retorica è

altresì rilevata da MADVIG 1828, 91; si veda anche la locuzione ex persona che, nella nota ad div. Caec. 24, indica che le parole dell’Arpinate sono da intendere come se fossero pronunciate da Ortensio, secondo uno schema caro all’oratore: No n il la inf ami ac nef aria. Mire ex ipsius Hortensii persona hoc dicitur: quae saepe virtus maxima Ciceronis in huiusmodi allocutionibus invenitur. È, in effetti, il difensore di Verre a dichiarare, nel passo ciceroniano, che non sarà problematico richiedere l’ostensione delle tavolette dei giudici, giacché a tutti ne è stata consegnata una legittima: et ait idem [scil. Hortensius], ut aliquis metus adiunctus sit ad gratiam, certos esse in consilio quibus ostendi tabellas velit; id esse perfacile; non enim singulos ferre sententias, sed universos constituere; ceratam uni cuique tabellam dari cera legitima, non illa infami ac nefaria. Il riferimento è a un processo per concussione del 76 o del 75 a.C., in cui il famoso avvocato aveva difeso il cugino Terenzio Varrone. Ad alcuni giudici, corrotti, erano state distribuite tavolette di cera colorata, così da poterne verificare il voto: lo scandalo è più volte ricordato nelle Verrinae e, di conseguenza, negli scholia, ad div. Caec. 24; ad Verr. 17; 35; 40 (l’intera serie di glosse è collegata da riferimenti del genere ut supra dixit o ut supra diximus, che sembrano presupporre una comune origine del gruppo di note; cfr. cap. 1.2, n. 23); fra i moderni, cfr. le note ad div. Caec. 24 di ZUMPT

1831, LONG 18622, GREENWOOD 1928, BELLARDI 1978 e MARINONE-FIOCCHI 20046, oltre DE

LA VILLE DE MIRMONT 1960341, n. 1. Lo stesso sintagma ex persona è impiegato ad Verr. 31; cfr.

l’analisi della glossa nel cap. 4.1. La ricorrenza di ex persona nelle due glosse è ricordata da STANGL

1912, nn. ad loc.; lo studioso suggerisce, altresì, il confronto con la ricorrenza di persona ad div. Caec. 3.

vocabolo indica il “personaggio” di un’orazione, da identificarsi con l’accusato, con

l’oratore, con l’avversario o con qualunque individuo di cui si parli

253

. Particolarmente

rilevante, nella trattatistica, il ruolo attribuito alle personae e alla loro descrizione quali artifici

per suscitare le emozioni del pubblico; nell’esposizione della materia, relativa all’inventio, i

retori sono, inoltre, concordi nell’indicare i personaggi e le loro caratteristiche fra le

possibili fonti di argomentazione

254

. Lo pseudo-Asconio sembra rilevare la presenza di un

argomento a persona nel locus delle Verrinae, in cui Cicerone, per ribadire l’importanza del

processo, fa leva sulla palese colpevolezza dell’imputato. In caso di condanna, sarà

eliminato il sospetto che i giudici siano guidati dalla corruzione; se, invece, Verre fosse

assolto, non sarà più possibile opporsi alla proposta di riforma, che vorrebbe togliere ai

senatori il monopolio dei tribunali

255

.

Alla notazione, di natura tecnico-retorica, l’esegeta accosta un duplice riferimento

all’Eunuchus. La citazione è significativa dell’auctoritas, rivestita dal commediografo: il motivo

253 Cfr. Dubielzig in THLL s.v. persona, in part. 1718-1720. Spesso sovrapponibile all’accezione

tecnico-retorica del termine il valore che persona assume nel linguaggio comune, in cui indica il “ruolo” ricoperto da qualcuno nella società, a seguito di una carica ufficiale, ad es. persona consularem, o inteso come “carattere, modo di essere”. Nei medesimi contesti, persona può significare anche l’individuo, che ricopre un certo ruolo: Dubielzig in THLL s.v. persona, 1724-1726, in part. 1724, 20-

24 per le analogie fra questo valore del sostantivo e quello proprio del lessico tecnico della retorica.

254 Sul ruolo delle personae nella selezione dei loci per l’argomentazione cfr. VOLKMANN 1885, 128-

129; MARTIN 1974, 111-119; 126; 230-232 e n. 181; 197; LAUSBERG 1998, 373-381. Sull’efficacia emotiva del ricorso alle personae, tipico in particolare dell’esordio, ma non ad esso limitato, cfr. MARTIN 1974, 63-67; 159-160; LAUSBERG 1998, 266-292; 315-321; 582-585; 762-765; 810-829. Lo

pseudo-Asconio richiama la teoria degli adtributa personae nella glossa ad div. Caec. 37 (Et qui sis. Non in nomine tantum et in genere est, sed in omnibus attributis personae. Ergo qui sis et quod Siculus est continet et quod indoctus et quod non intelligens et quod nullo ingenio). L’importanza degli argumenta a persona nei processi per corruzione è ribadita nell’argumentum che precede gli scoli ad Verr. 1: Crimina repetundarum et alia pleraque anteacta vita saepe firmantur. Sumitur hinc etiam saepe defensio. Omnis enim [et] confirmatio ab attributis <personae et ab attributis> negotio sumi solent. Ergo attributa personae [et] maxime in anteacta vita quaeri solent, negotii in ipso crimine.

255 Etenim sine dubio, iudices, in hac causa ea res in discrimen adducitur. Reus est enim nocentissimus; qui si

condemnatur, desinent homines dicere his iudiciis pecuniam plurimum posse; sin absolvitur, desinemus nos de iudiciis transferendis recusare (Cic., Verr. 1, 6). Il processo contro Verre si inquadra nella lotta politica che vede contrapposti i senatori, dall’epoca sillana titolari unici dei processi, al partito di Pompeo, che, per accattivarsi le simpatie dei cavalieri, sosteneva la necessità di una riforma della giustizia, attuata nell’autunno del 70 a.C. tramite la lex Aurelia iudiciaria. Il gruppo senatoriale, che per lo più condivideva i metodi di governo dell’imputato, ne appoggiava la causa. Cicerone, che pure si accosta ai pompeiani con il sostenere l’accusa, sceglie con astuzia di non distaccarsi in modo eccessivo dai senatores; all’interno della classe alta, egli distingue fra uomini dabbene e improbi, a causa dei quali i tribunali sono stati corrotti. In tale contesto si spiega la frase desinemus nos de iudiciis trasferendis recusare: la riforma della giustizia è un rimedio eccessivo, a meno che l’assoluzione di Verre non confermi che la degenerazione dei processi è ormai a uno stadio troppo avanzato. Cfr. ZUMPT 1831, n. ad Verr. 1, 105; LONG 18622, 48-55 e n. ad Verr. 34; BELLARDI 1978, n. ad div. Caec.

dell’accostamento fra i due passi sembra, infatti, da ricercarsi eminentemente nell’analoga

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