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Soddisfazione e qualità della vita: determinanti a confronto tra le persone con limitazioni gravi e quelle senza limitazioni

6. IL SISTEMA DI WELFARE : POLITICHE, STRUMENTI E SOGGETTI 1

6.7 Le istituzioni non profit

Le rilevazioni censuarie sulle istituzioni non profit26, inserite nel contesto dei censi-menti economici, permettono di rilevare informazioni sulla struttura, le risorse umane ed economiche, le attività svolte e le peculiarità del settore non profit italiano nonché le cate-gorie sociali a cui si rivolge. I censimenti delle istituzioni non profit sono stati condotti nel 1999 (con la prima rilevazione censuaria sul settore), nel 2001, nel 2011 e nel 2015, anno di riferimento del Primo censimento permanente delle istituzioni non profit27.

26 Secondo le definizioni presenti nei Sistemi di contabilità nazionale (SNA 1993, 2008) e condivise a livello internazionale le istituzioni non profit sono “unità giuridico-economiche dotate o meno di personalità giuridica, di natura privata, che producono beni e servizi destinabili o non destinabili alla vendita e che, in base alle leggi vigenti o a proprie norme statutarie, non hanno facoltà di distribuire, anche indirettamente, profitti o altri guadagni diversi dalla remunerazione del lavoro prestato ai soggetti che le hanno istituite o ai soci”. Secondo tale definizione, costituiscono esempi di istituzioni non profit: le associazioni, riconosciute e non riconosciute, le fondazioni, le cooperative sociali, i comitati. Rientrano tra le istituzioni non profit anche le organizzazioni non governative, le organizzazioni di volontariato, le organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS), i partiti politici, i sindacati, le associazioni di categoria, gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, le imprese sociali.

27 La nuova strategia dei censimenti permanenti prevede l’integrazione tra registri statistici sulle unità economiche e sulla popolazione e rilevazioni campionarie specifiche. Nel caso delle istituzioni non profit, il registro statistico fornisce annualmente informazioni sulle caratteristiche strutturali delle istituzioni non profit (forma giuridica, attività svolta, dipendenti) mentre le rilevazioni campionarie (triennali, di cui la prima condotta con riferimento al 2015)

Fonte: Istat

Grafico 6.17 - Personale dipendente impiegato nelle strutture che erogano servizi di assistenza sociale residenziale e non residenziale per tipo di istituzione e provincia (valori percentuali)

Il ruolo sempre più rilevante delle istituzioni non profit nell’offerta di servizi alle perso-ne con disabilità risulta confermato dai risultati del censimento permaperso-nente che consente anche di coglierne l’articolazione delle attività svolte. In particolare, delle oltre 336 mila istituzioni non profit attive in Italia nel 2015, 38 mila (pari all’11,4% del totale) si occupano di disabilità fisica e/o intellettiva. L’11,1% di tali istituzioni eroga servizi solo a persone con disabilità (ed in alcuni casi alle loro famiglie); il restante 88,9% sia a persone con disabilità sia ad altre tipologie di utenti.

Le 38 mila istituzioni non profit dedite alla disabilità impiegano 721 mila volontari (il 13% del totale del settore), 337 mila dipendenti e 54 mila lavoratori esterni (rispettivamen-te il 42,8% e il 18,4% del totale); le loro entra(rispettivamen-te ammontano a 16 miliardi di euro, pari al 23,4% delle entrate del settore non profit italiano (Tavola 6.7).

Il settore di attività nell’ambito del quale operano le istituzioni non profit viene rilevato nell’ambito dei censimenti economici attraverso la classificazione ICNPO, predisposta dalla Divisione Statistica delle Nazioni Unite e condivisa a livello internazionale28.

Grazie ai dati disponibili è possibile individuare i settori in cui è maggiore la concen-trazione delle istituzioni non profit orientate alla disabilità. Confrontando la composizione per settore di attività prevalente delle istituzioni non profit orientate alla disabilità con quella rilevata per le istituzioni non profit nel loro complesso, un’alta concentrazione si rileva nei settori dell’Assistenza sociale e protezione civile (22,6% delle istituzioni non profit per la disabilità a fronte del 9,2% di tutte le istituzioni non profit), dello Sviluppo economico e coesione sociale (5,2% a fronte di 2%), della Sanità (5,3% rispetto a 3,4%) e dell’Istruzione e ricerca (5,6% rispetto a 4,0%) (Tavola 6.8).

Nell’ambito del censimento sono state inoltre rilevate informazioni che restituiscono un quadro articolato delle attività realizzate, dei servizi erogati e degli interventi effettuati dalle istituzioni non profit. In base a tali dati emerge che le istituzioni non profit dedite alla rilevano informazioni che permettono approfondimenti specifici, a integrazione delle informazioni desunte dal registro statistico. Il registro statistico è realizzato in base all’integrazione delle fonti amministrative, fiscali e statistiche che dispongono di informazioni sulle istituzioni non profit. La rilevazione campionaria del 2015 (parte integrante del primo censimento permanente delle istituzioni non profit) è stata condotta (nel 2016) su un campione estratto dal Registro statistico delle istituzioni non profit. Le stime campionarie sono calcolate in base ai «totali noti» della popolazione di riferimento dati dal Registro statistico (numero delle unità e numero dei dipendenti in esse impiegati) nei domini definiti dal disegno campionario.

28 La classificazione adottata dall’Istat, denominata International Classification of Non-profit Organizations (ICNPO), è stata elaborata dalla Johns Hopkins University (Baltimora, CA) e ripresa nell’Handbook on Non-profit Institutions in the System of National Accounts, elaborato dalla Divisione di Statistica, Dipartimento degli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite. Rif. United Nations, Department of Economic and Social Affairs – Statistics Division, Handbook on Non-profit Institutions in the System of National Accounts, Studies in Methods, Series F., No. 91, New York, 2003. La classificazione comprende 28 classi raggruppate in 12 settori. Al fine di articolare meglio la descrizione del settore non profit italiano, nell’ambito delle rilevazioni sulle istituzioni non profit condotte dall’Istat, la classificazione è stata integrata con le voci corrispondenti alle sezioni dell’Ateco (2007) che sono state inserite nella voce “Altri settori di attività”. Tavola 6.7 - Istituzioni non profit, risorse umane impiegate, entrate. Anno 2015 (valori assoluti e valori percentuali)

Istituzioni non profit

Italia orientate alla disabilitàIstituzioni non profit

Istituzioni non profit 336.275 37.841 11,3

Volontari 5.528.760 721.441 13,0

Lavoratori dipendenti 788.126 337.237 42,8

Lavoratori esterni 293.866 54.022 18,4

Entrate 70 miliardi 16 miliardi 23,4

disabilità sono relativamente più presenti fra le istituzioni che svolgono, in campo sanitario,

attività di Pet Therapy (dove il 64,5% delle istituzioni che svolgono questa attività sono

de-dite alla disabilità); interventi riabilitativi (anche a domicilio) di carattere psichiatrico29 (dove il 59,2% delle istituzioni che svolgono questa attività sono dedite alla disabilità), interventi

riabilitativi sanitari ospedalieri (52,6%), servizi terapeutici-riabilitativi residenziali o semire-sidenziali (47,8%) (Tavola 6.9).

Tra le istituzioni attive nel settore dell’Assistenza sociale, le istituzioni dedite alla disabi-lità svolgono per i loro destinatari/utenti attività molto specifiche, quali la gestione di centri 29 In cui sono inclusi l’assistenza domiciliare psichiatrica, gli interventi riabilitativi finalizzati alla ri-socializzazione e

all’integrazione sociale ed economica di malati mentali.

Tavola 6.8 - Istituzioni non profit e istituzioni non profit orientate alla disabilità per settore di attività prevalente. Anno 2015 (valori assoluti e valori percentuali)

SETTORE DI ATTIVITA’ PREVALENTE

Istituzioni non profit

orientate alla disabilità Istituzioni non profit orientate alla disabilità/Istituzioni non profit Istituzioni non profit

% v.a. % v.a. %

Cultura, sport e ricreazione 55,4 20.948 64,9 218.281 9,6

Istruzione e ricerca 5,6 2.115 4,0 13.481 15,7

Sanità 5,3 2.013 3,4 11.590 17,4

Assistenza sociale e protezione civile 22,6 8.548 9,2 30.877 27,7

Ambiente 0,2 87 1,5 5.105 1,7

Sviluppo economico e coesione sociale 5,2 1.954 2,0 6.838 28,6

Tutela dei diritti e attività politica 1,6 619 1,6 5.249 11,8

Filantropia e promozione del volontariato 1,4 529 1,1 3.782 14,0

Cooperazione e solidarietà internazionale 1,1 423 1,3 4.332 9,8

Religione 0,7 257 4,3 14.380 1,8

Relazioni sindacali e rappresentanza di interessi 0,6 242 6,1 20.614 1,2

Altre attività 0,3 104 0,5 1.746 5,9

Totale 100,0 37.841 100,0 336.275 11,3

Fonte: Censimento permanente delle Istituzioni non profit 2015

Tavola 6.9 - Istituzioni non profit per orientamento alla disabilità e (principali) attività svolte. Anno 2015 (valori assoluti e valori percentuali)

ATTIVITA’ SVOLTE Istituzioni non profit orientate alla disabilità Istituzioni non profit non orientate alla disabilità Totale Sanità

Attività di Pet Therapy 64,5 35,5 100,0 1.751

Interventi riabilitativi (anche a domicilio) di carattere psichiatrico 59,2 40,8 100,0 781

Interventi riabilitativi di carattere sanitario (ospedalieri) 52,6 47,4 100,0 909

Servizi terapeutici-riabilitativi di carattere sanitario (residenziali e/o semiresidenziali, non ospedalieri) 47,8 52,2 100,0 2.174 Servizi socio-riabilitativi di carattere sanitario (residenziali e/o semiresidenziali, non ospedalieri) 43,9 56,1 100,0 3.242 Gestione di strutture residenziali o semiresidenziali per malati psichiatrici 43,5 56,5 100,0 646 Gestione di strutture residenziali o semiresidenziali (carattere sanitario) 41,5 58,5 100,0 3.297

Assistenza sociale

Gestione di centri diurni (anche estivi) e strutture semi-residenziali 47,7 52,3 100,0 5.981

Banca del tempo 44,8 55,2 100,0 1.025

Interventi per l’integrazione sociale dei soggetti deboli o a rischio (incluse le misure alternative alla detenzione) 40,8 59,2 100,0 13.123

Trasporto sociale 40,1 49,9 100,0 6.042

Gestione di strutture socio—assistenziali residenziali (escluse quelle che forniscono servizi sanitari) 37,2 62,8 100,0 5.038 Sostegno socio-educativo scolastico, territoriale e domiciliare 34,5 65,5 100,0 11.037 Assistenza domiciliare (aiuto domestico e/o sostegno in ospedale o residenza protetta) 34,2 65,8 100,0 6.654

Totale 11,3 88,7 100,0 37.841

diurni (anche estivi) e strutture semi-residenziali (con la percentuale di istituzioni dedite alla

disabilità pari al 47,7% sul totale delle istituzioni che svolgono questa attività); la gestione

di strutture residenziali o semiresidenziali per malati psichiatrici (43,5%), la gestione di strutture residenziali o semiresidenziali non ospedaliere (con quote pari rispettivamente

a 43,5% e 41,5%). Rilevante risulta anche la quota di istituzioni dedite alla disabilità che realizzano interventi per l’integrazione sociale dei soggetti deboli o a rischio di

emargina-zione sociale - incluse le misure alternative alla detenemargina-zione - (40,8%), la quota di quelle

che svolgono attività di trasporto sociale (40,1%), sostegno socio-educativo scolastico,

territoriale e domiciliare (34,5%) e assistenza domiciliare (aiuto domestico e/o sostegno

in ospedale o residenza protetta, dove il 34,2% delle istituzioni non profit sono dedite alla disabilità) (Tab.3).

L’orientamento, le finalità e le attività svolte dalle istituzioni non profit dedite alla di-sabilità delineano chiaramente la funzione “sociale” che rivestono nei confronti di fasce vulnerabili della società: nel 70,3% dei casi sono infatti di pubblica utilità, orientate alla collettività in generale e non (o non solo) alla propria compagine sociale e nel 72,9% dei casi hanno come finalità il sostegno di soggetti deboli e/o in difficoltà.

Le istituzioni non profit dedite alla disabilità presentano una struttura organizzativa complessa e ampie dimensioni in termini di risorse umane impiegate: il numero medio di lavoratori retribuiti (10 lavoratori in media per ogni istituzione) e quello dei volontari (19 per ogni istituzione) infatti risultano ben superiori ai valori medi delle istituzioni non profit nel loro complesso (pari rispettivamente a 3 lavoratori e 16 volontari in media per ogni istituzione).

Le dimensioni si rilevano consistenti anche dal punto di vista economico: l’importo medio delle entrate per istituzione è pari a 435 mila euro, valore doppio rispetto a quello rilevato per le istituzioni non profit nel complesso (209 mila euro).

Il censimento ha rilevato anche i soggetti con cui le istituzioni dedite alla disabilità han-no strutturato (nel 2015) relazioni significative: si tratta in prevalenza delle Regioni e degli Enti pubblici locali, con cui hanno strutturato relazioni il 40,4% delle istituzioni considerate. All’interno di queste relazioni, considerando il tipo di coinvolgimento di tali soggetti, si osserva che nel 51,2% dei casi è relativo al finanziamento delle attività dell’organizzazio-ne stessa e dell’organizzazio-nel 49,7% è finalizzato alla realizzaziodell’organizzazio-ne di progetti dell’istituziodell’organizzazio-ne non profit. Inoltre, nel 18,9% dei casi le istituzioni dedite alla disabilità hanno strutturato relazioni significative con Aziende sanitarie locali, ospedaliere o di servizi pubblici alla persona con le quali, nel 53,1% dei casi, hanno lavorato alla realizzazione di progetti dell’istituzione non profit stessa e nel 50,1% dei casi le istituzioni dedite alla disabilità hanno consultato questi Enti in maniera diretta per la definizione delle proprie attività.

L’analisi della composizione interna delle voci di bilancio evidenzia che tali organizza-zioni svolgono un’attività economica nella produzione di servizi fondamentali erogati sia in convenzione con istituzioni pubbliche sia attraverso la vendita sul mercato e descrive bene il tipo di relazione che esse hanno con i soggetti pubblici (in particolare Regioni, Enti pubblici locali, Asl e Aziende ospedaliere). Esse registrano infatti ricavi da proventi/entrate da contratti e/o convenzioni con istituzioni e/o enti pubblici nazionali e internazionali in una quota pari a circa la metà delle loro entrate (47,8%) e ricavi da vendita di beni e servizi per il 30,9% del totale. L’incidenza dei contributi annui degli aderenti (7,2%), di contributi, offerte, donazioni, lasciti testamentari e liberalità (4,4%) e di altri proventi/ entrate di fonte privata (4,2%) è invece abbastanza contenuta.

In base ad una riclassificazione specifica delle diverse voci di bilancio si conferma inoltre che tra le istituzioni non profit considerate una quota nettamente superiore al valore nazionale si sostiene con entrate prevalentemente di natura pubblica: il 45,2%, a fronte di un valore pari al 14,5% del totale delle istituzioni non profit, a testimonianza del ruolo fon-damentale che le istituzioni non profit dedite alla disabilità ricoprono nell’integrare ma, nella maggior parte dei casi anche sostituire, la funzione pubblica di welfare state.

Oltre il 50% delle istituzioni dedite alla disabilità è localizzato in 5 regioni italiane. In particolare, il 18% in Lombardia, il 10,8% nel Lazio e con lo stesso peso anche in Toscana, l’8,5% in Piemonte e l’8,1% in Emilia Romagna. Tra le regioni del Sud e le Isole la presenza più rilevante delle istituzioni dedite alla disabilità si riscontra in Puglia e in Sicilia, in entram-be presenti con un peso pari al 5%.

Considerando il numero delle istituzioni dedite alla disabilità rispetto alla popolazione, il rapporto più elevato si riscontra nella Provincia Autonoma di Trento (con 11,4 istituzioni dedite alla disabilità ogni 10 mila abitanti, a fronte di un valore nazionale pari a 6,2), in Toscana e in Sardegna (rispettivamente con 10,9 e 10,8 istituzioni ogni 10 mila abitanti). Seguono la Valle D’Aosta (7,8 istituzioni), il Piemonte e l’Umbria (entrambe con 7,3 istitu-zioni dedite alla disabilità ogni 10 mila abitanti).