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La partecipazione alla vita culturale

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4. LA PARTECIPAZIONE SOCIALE E CULTURALE 1

4.3 La partecipazione alla vita culturale

La pratica e la partecipazione artistica e culturale, oltre a influenzare la qualità del tem-po libero delle persone, favoriscono l’arricchimento delle loro conoscenze, della loro abilità, delle loro competenze. Alimentano la loro curiosità, la loro fiducia in se stessi, lo spirito critico e la capacità di immaginazione e di pensiero creativo. Hanno un effetto positivo sul loro senso di benessere, e sul loro stato di salute percepita (Cicerchia e Bologna 2017).

Eliminare le disuguaglianze nelle opportunità di pratica e partecipazione culturale e artistica dovute a motivi fisici, economici e sociali, abbattere le barriere di accesso, tangibili e intangibili, è un presupposto irrinunciabile per una piena inclusione sociale. Lo ribadisce l’art. 3016 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, pro-mulgata nel 2006 e dal 2009 ratificata dal Parlamento italiano, che impegna gli Stati membri a rimuovere ogni ostacolo a una partecipazione piena e attiva anche alla vita culturale e artistica delle persone con limitazioni, di ogni età, e condizione economica.

Una ricca vita culturale può avere impatti significativi sulla soddisfazione delle persone per la vita nel suo complesso.

L’effetto positivo della partecipazione culturale sulle persone con limitazioni gravi è ri-levante. Infatti, tra coloro che, nonostante gravi disabilità, sono attivi nell’andare al cinema, al teatro, ai concerti o a frequentare luoghi del patrimonio, una persona su tre si dichiara molto soddisfatta della vita. Questa quota è più alta di 15 punti percentuali rispetto a quella delle persone con limitazioni che non prendono parte alla vita culturale. Nel resto della po-polazione, la differenza si ferma a 9,1 punti percentuali, tra il 50,1% dei culturalmente attivi che si dichiarano molto soddisfatti per la propria vita e il 41,9% che non prende parte alla vita culturale, ma è ugualmente molto soddisfatto.

14 Sono definiti tali coloro che dichiarano di avere utilizzato Internet nell’ultimo anno, attraverso qualsiasi dispositivo: computer fisso da tavolo, computer portatile (laptop, notebook, notebook, tablet), telefono cellulare abilitato, palmare, smartphone, lettore di e-book, consolle per videogiochi, lettore Mp3, ecc.

15 Negli ultimi 3 mesi, hanno usato Internet per partecipare a social network (es. creare un profilo utente, postare messaggi o altro su Facebook, Twitter, Instagram, Snapchat, ecc.).

In Italia, nonostante le tante buone pratiche, purtroppo frammentate e discontinue, l’accessibilità dell’offerta culturale per le persone con limitazioni gravi resta ben al di sotto delle necessità: nel 2015, per esempio, dichiaravano di essere attrezzati con strutture per disabili il 37,5% dei musei italiani, pubblici e privati; appena il 20,4% di essi offrivano ma-teriale e supporti informativi (percorsi tattili, cataloghi e pannelli esplicativi in braille, ecc.) per favorire in modo concreto una esperienza di visita di qualità da parte delle persone con limitazioni. In aggiunta, solo il 17,3% garantiva un biglietto gratuito o ridotto ai disabili e il 14,4% ai loro accompagnatori17.

L’indagine promossa dal Centro Per il Libro e la Lettura e dall’Associazione Italiana Biblioteche, con riferimento al 2014, su oltre 6.000 biblioteche di pubblica lettura18, aveva accertato che “nell’82% delle strutture è garantita la piena accessibilità agli utenti con limi-tazioni, nel rispetto delle normative vigenti in materia”19.

Le linee guida prodotte dalla Commissione nazionale delle biblioteche pubbliche, istitu-ita presso l’Associazione istitu-italiana biblioteche20 definiscono i diversi livelli di accessibilità di cui si deve tenere conto nella progettazione o adeguamento degli edifici e nella organizza-zione dei servizi: l’accessibilità esterna e interna delle strutture; l’accessibilità dei servizi e dei documenti; l’accessibilità delle attività culturali.

Negli ultimi anni, la questione dell’accessibilità fisica è entrata infatti a fare parte di molte decisioni operative quotidiane, anche per precise disposizioni di legge che riguarda-no i locali pubblici, come cinema, teatri, musei21. Le esigenze delle persone con disabilità cognitive e intellettive22 restano invece ancora largamente disattese, anche se qualcosa sta cambiando, grazie a iniziative innovative, soprattutto nel mondo museale23, con attività edu-cative mirate ad abbattere le barriere di tipo cognitivo. Sperimentazioni nei musei a favore delle persone con demenza e del loro carer sono condotte con successo e continuità, da oltre dieci anni, in Toscana24, con la messa a punto di una metodologia ormai condivisa, che sta diffondendosi anche in altri territori.

17 https://www.istat.it/it/archivio/194402

18 Le biblioteche in Italia censite dal MiBAC attraverso l’ICCU sono poco meno di 14.000, comprese anche quelle universitarie, e quelle private o non aperte al pubblico.

19 Centro Per il Libro e la Lettura e Associazione Italiana Biblioteche. 2018. Indagine statistica sulle biblioteche di pubblica lettura degli enti territoriali italiani. Rapporto di monitoraggio 2014. Roma: CePeLL.

20 https://www.aib.it/aib/commiss/cnbp/access.htm

21 Si vedano, ad esempio, le linee guida per i musei statali, risalenti al 2008, per la rimozione delle barriere architettoniche: https://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/1311244354128_plugin-LINEE GUIDA_PER_IL_ SUPERAMENTO_DELLE_BARRIERE_ARCHITETTONICHE.pdf, aggiornate nel 2018 con un sistema di disposizioni e di strumenti strategici: http://musei.beniculturali.it/wp-content/uploads/2015/11/Linee-guida-per-la-redazione-del- Piano-di-eliminazione-delle-barriere-architettoniche-P.E.B.A-nei-musei-complessi-monumentali-aree-e-parchi-arche-ologici.pdf. Iniziative coordinate dal MiBAC e riguardanti singoli istituti o siti museali sono documentate alla pagine: http://musei.beniculturali.it/progetti/ad-arte.

22 Nel 2013, in Italia, le persone con una disabilità sensoriale legata esclusivamente alla vista sono 326 mila (0,5% della popolazione residente); esclusivamente all’udito 1 milione e 198 mila (2,0% della popolazione residente) (Fonte: Istat, Indagine sulle condizioni di salute 2013) (Staffieri, Solipaca, 2017).

23 Si veda, per esempio, il sistema Musei per tutti, specificamente indirizzato all’accessibilità per le persone con disabilità cognitive: https://museopertutti.it/; il progetto Musei senza barriere: https://museisenzabarriere.org/home/contatti/ 24 Si veda, per esempio: https://www.palazzostrozzi.org/education/a-piu-voci-5/; https://museomarinomarini.it/

I dati relativi agli utenti restituiscono ancora oggi un quadro di diffusa esclusione delle persone con limitazioni gravi, per le quali si registrano livelli più bassi di partecipazione culturale: dichiarano infatti di aver svolto tre o più attività culturali, come per esempio es-sere andati almeno quattro volte al cinema, almeno una volta a teatro, a un concerto o in visita a un museo, mostre e siti archeologici, nei 12 mesi precedenti l’intervista25, appena il 9,3% delle persone con limitazioni gravi con più di 13 anni. Nel resto della popolazione senza limitazioni, la percentuale di coloro che hanno svolto quelle attività è del 30,8%. Sono le persone con più di 65 anni con limitazioni gravi che esprimono i livelli di partecipazione culturale più bassi (4,5%). Questa caduta dei livelli di inclusione culturale non si rileva con la stessa intensità presso coloro che non hanno limitazioni, tra i quali gli anziani attivi culturalmente sono poco più di uno su cinque, mentre le persone più giovani sono una su tre (Grafico 4.3).

In assenza di limitazioni, la quota di donne che prende parte alla vita culturale è supe-riore a quella degli uomini (32,6% contro 29,0%). Se le limitazioni sono gravi, però, il rap-porto si inverte, e partecipa ad attività culturali appena il 7,9% delle donne, contro l’11,4% degli uomini.

L’esclusione da alcune forme di partecipazione culturale che si svolgono fuori di casa, soprattutto da quelle più popolari, è particolarmente discriminatorio e penalizzante. E’ il caso del cinema, dove non sono andate nemmeno una volta in 12 mesi l’83% (nel Sud, l’86%) delle persone con limitazioni gravi, cioè una quota quasi doppia rispetto a chi non ha limitazioni di alcun genere (43%). L’esclusione da quest’attività culturale riguarda mag-giormente la popolazione anziana con limitazioni gravi, presso la quale la quota di esclusi raggiunge il 93,7%, contro il 77,4 dei coetanei senza limitazioni. Anche tra gli appassionati, 25 Indicatore di partecipazione culturale (Istat, 2018).

Fonte: Istat, Aspetti della vita quotidiana.

Grafico 4.3 - Persone di 14 anni e più, che partecipano ad attività culturali per classe di età e gravità delle limitazioni. Media 2016-2017 (valori percentuali)

18,1 30,7 32,7 4,5 12,9 21,0 9,3 21,8 30,8 80,6 69,1 67,0 95,1 86,9 78,7 89,9 78,1 68,9 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

Persone con limitazioni gravi Persone con limitazioni non gravi Persone senza limitazioni Persone con limitazioni gravi Persone con limitazioni non gravi Persone senza limitazioni Persone con limitazioni gravi Persone con limitazioni non gravi Persone senza limitazioni

14-64 65 e più Tot ale

cioè coloro che sono andati al cinema almeno 7 volte nell’anno, le persone con limitazioni gravi sono una minoranza (2,5 contro 9,7% delle persone che non hanno limitazioni).

L’88,5% delle persone con disabilità gravi non va mai al museo, contro il 66% del-le persone senza limitazioni. Al Sud, la quota degli esclusi con limitazioni gravi è il 91% (76,1% presso la popolazione senza limitazioni). Tra gli anziani con limitazioni, si raggiunge il 94%: quasi 20 punti percentuali in più rispetto ai coetanei senza limitazioni.

La quota di persone con limitazioni che in un anno non sono mai state a un concerto26 è il 91,7%, cioè 16 punti percentuali in più rispetto a chi non ha limitazioni. I più esclusi sono soprattutto gli anziani (96,7%) e i residenti nelle regioni del Sud (93,3%).

Molti, in Italia, hanno una disaffezione nei confronti del teatro, cosicché il 78,4% degli individui privi di limitazioni non ci sono andati nemmeno una volta in dodici mesi. Tra le persone con gravi disabilità, la quota sale sensibilmente e raggiunge il 92,3%.

Tra le attività culturali che si possono praticare senza dover uscire di casa, la lettura, con una intensità pari a quattro o più libri all’anno, è scelta da circa 340 mila persone con limitazioni gravi (il 50% dei lettori con limitazioni gravi), un valore inferiore di poco a quello delle persone senza limitazioni (54,5%). Presso le persone anziane con limitazioni, i lettori abituali di libri sono il 46,2%, contro il 59,8% degli anziani privi di limitazioni. Nella fascia di età 14-64, invece, la presenza di limitazioni non si associa a differenze sensibili nella frequenza della lettura.

Non hanno l’abitudine di leggere il quotidiano il 68,5% delle persone con gravi disabi-lità, mentre la quota delle persone senza limitazioni è il 53%.

Non sorprende che tre quarti di coloro che lamentano limitazioni gravi (il 77% se don-ne) passino davanti alla televisione più di tre ore al giorno; la quota di chi è privo di limita-zioni è del 59%. Tra le persone gravemente limitate, la percentuale sale al 79% se si vive al Sud, e all’81% se si ha più di 64 anni.

Il rapporto con la radio è diverso. Non l’ascolta mai il 40% delle persone senza limita-zioni e il 68% di quelli con limitalimita-zioni gravi.

Il web offre alle persone escluse dalla vita culturale a causa della loro disabilità qualche opportunità di rompere l’isolamento, anche attraverso l’acquisto di beni e servizi. Nel periodo 2016-2017, ha acquistato, per sé o per altri, biglietti per spettacoli di vario genere il 17,4% della popolazione senza limitazioni, utilizzatrice di Internet con abitudini di acquisto online di merci e servizi per uso privato. Tra quelle con limitazioni gravi, si è raggiunta la percentuale del 12%. Non si osservano significative differenze territoriali, e questo, evidentemente, costituisce un vantaggio indiretto per il Sud. A differenza di quanto accade in assenza di disabilità, i livelli di acquisto di beni e servizi culturali online delle persone con limitazioni gravi presentano una differenza di genere sfavorevole alle donne: gli uomini che comprano biglietti per spettacoli on line sono il 13%, le donne il 10%. Tra gli internauti non nativi digitali e più anziani, solo il 3% di quelli con limitazioni gravi acquistano biglietti per spettacoli on line, contro l’11% dei loro coetanei senza limitazioni.

Ha guardato almeno qualche volta film online una persona senza disabilità su tre e il 14% circa di chi ha limitazioni gravi.

Fra le attività culturali e artistiche alle quali ci si può dedicare nel tempo libero, oltre a quelle che prevedono un ruolo prevalentemente passivo (come guardare un film, assistere a uno spettacolo teatrale, a un concerto, ecc.), ce ne sono alcune che presuppongono, invece, un ruolo attivo e creativo per chi le pratica: ad esempio, suonare uno strumento 26 Sono considerati solo i concerti di musica diversa da quella classica.

musicale, ballare, cantare, disegnare, dipingere o scolpire, fare fotografie, girare film o video, scrivere o comporre musica. La capacità di queste occupazioni di contribuire al benessere psicofisico delle persone è documentata da una letteratura internazionale ormai pluridecennale. La letteratura medica offre anche evidenze sul valore dell’arte e della creati-vità come rinforzo di terapie convenzionali, ad esempio tra i pazienti oncologici, chirurgici e post-traumatici, al punto che nel Regno Unito e in Canada la cosiddetta art on prescription, cioè la prescrizione di attività artistiche e creative continuative, alla quale ricorrono i medici di base per alcuni tipi di pazienti, è riconosciuta dal servizio sanitario nazionale (Bungay e Clift, 2010).

Svolge nel tempo libero almeno un’attività di tipo artistico circa il 12% delle persone con limitazioni gravi, meno della metà di quanto osservato presso la popolazione sen-za limitazioni (28,9%) (Grafico 4.4). Indipendentemente dalla presensen-za di limitazioni, la proporzione di uomini che si dedicano a hobby artistici è sempre superiore a quella delle donne. Anche questa pratica penalizza i più anziani. Infatti, mentre nella fascia di età 16-64 anni la quota di disabili gravi che coltivano attività artistiche raggiunge il 21,2% – un valore inferiore di circa 8 punti percentuali rispetto a chi è libero da limitazioni – quella dei disabili con più di 65 anni scende al 7%. Presso la popolazione senza limitazioni, lo scarto tra i giovani e gli anziani è meno ampio (rispettivamente, 25,8% contro 14,4% e 29,8% contro 23%). Questo dato descrive una condizione di grave disagio, viste le evidenze ormai ac-quisite dalla letteratura scientifica internazionale circa l’efficacia nel tempo e la convenienza della pratica artistica e creativa, sia per l’invecchiamento attivo, sia per la mitigazione delle principali malattie che caratterizzano l’invecchiamento.

Fonte: Istat, Indagine Eusilc.

Grafico 4.4 - Persone di 16 anni e più che nel tempo libero praticano hobby culturali o artistici (suonare uno strumento, cantare, ballare, dipingere, fare fotografie, comporre musica, versi, poemi o romanzi brevi, ecc.) per sesso, classe di età e gravità delle limitazioni. Anno 2015 (valori percentuali)

21,2 7,0 14,2 10,1 11,8 25,8 14,4 21,0 19,5 20,1 29,8 23,0 31,7 26,1 28,9 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 16 - 64 anni 65 anni e più Maschi Femmine TOTALE 16 - 64 anni 65 anni e più Maschi Femmine TOTALE 16 - 64 anni 65 anni e più Maschi Femmine TOTALE Lim ita zi on e gr av i Limitazione non g ravi Nessuna limitazione