2 IL ROMANZO D’APPENDICE IN TRE QUOTIDIANI POLITICI VERONESI:
2.4 Il romanzo d’appendice in Italia
2.4.1 L’assenza di una data per la nascita del feuilleton
Il ritardo culturale che nell‟Ottocento caratterizza la cultura italiana nei confronti di quella europea concerne anche il romanzo d‟appendice che, apparso qualche decennio più tardi in un contesto politico-sociale nettamente diverso da quello francese di origine, riveste una funzione di conseguenza differente, ossia la rigenerazione del carattere nazionale italiano anziché l‟avanzamento di istanze sociali.
Poiché in Italia manca una data precisa della nascita del romanzo d‟appendice, è necessario individuare una congerie di dispense e di pubblicazioni a puntate abbinate alle riviste, alle Strenne, alle “biblioteche”, in particolare nell‟ambiente lombardo: romanzi e novelle vengono pubblicati a puntate, ma spesso in rubriche dai titoli generici e solamente talvolta in appendice. Nella maggior parte dei casi si tratta di racconti dalla forte carica civile e patriottica che rinviano alla tipologia di romanzo popolare che in Italia precede
20 A. Rossi, Parenti poveri?, in U. Eco e C. Sughi (a cura di), Cent'anni dopo. Il ritorno dell'intreccio, cit., pp. 78-81.
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Citato in A. Rossi, Parenti poveri?, cit., p. 80. 22 Auguste Robinet (Algeri 1862 – 1930).
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l‟appendice, ossia il romanzo storico. Come è già stato sottolineato da Antonia Arslan23
, tra il romanzo storico risorgimentale e il romanzo d‟appendice i confini sono labili, trattandosi sempre di paraletteratura che condivide l‟origine commerciale e l‟intento di incidere nella realtà socio-politica del tempo. I critici hanno infatti smentito da tempo la tesi secondo la quale il feuilleton nasce come prodotto meramente industriale, svincolato dall‟ideologia sociale e patriottica in cui credono i suoi lettori.
Del resto, nei romanzi storici come quelli dello scrittore repubblicano Domenico Guerrazzi è possibile riscontrare un didascalismo storiografico propedeutico che rievoca, in questo senso, il Conte di Carmagnola e l‟Adelchi di Alessandro Manzoni. Oltre che dall‟intento polemico e propagandistico, il romanzo storico italiano è caratterizzato dalla celebrazione del passato collettivo del popolo oppresso dallo straniero, dalla tendenza al realismo storico-sociale, dalla presenza di motivi neri, e dalla funzione morale e civile. Questi temi mostrano numerose analogie con quelli che attraversano la volgarizzazione della storia che ritroviamo nei primi feuilletons storici pubblicati in Francia nella seconda metà degli anni Trenta dell‟Ottocento: ciò che li mantiene differenti è il contesto storico- sociale a cui sono destinati. Per il lettore borghese parigino le lotte contro l‟oppressore sono ormai confinate nel passato, mentre non vale lo stesso nel caso dell‟Italia dove, in pieno Romanticismo, gli scrittori consacrano i loro romanzi al Medioevo, ai castelli, alle lotte comunali, alle vicende delle dinastie che si sono contese il destino della Penisola. Se l‟età prescelta è quella medievale, l‟ambientazione per antonomasia diventa la Lombardia, come attesta ad esempio un romanzo di Cesare Balbo, La lega di Lombardia (1816). Una novella della nobildonna piemontese Diodata Saluzzo di Roero, Il castello di
Bignasco – stampata nel “Ricoglitore italiano e straniero” nel 1819 – per la prima volta
introduce invece nel genere storico il tema della morte violenta di una donna, da allora frequentissimo nella produzione letteraria di area italiana. Insieme all‟“Indicatore Lombardo” e alla “Rivista Europea”, tale giornale attesta l‟esistenza al Nord, e in particolare a Milano, di un fermento politico e culturale alimentato dalla borghesia, dai lettori dei periodici, e dalle fonti storico-artistiche, ovvero la Milano del comune e delle signorie che fornisce lo sfondo a molti romanzi storici italiani.
Pur non esistendo una data certa per l‟inizio del feuilleton in Italia, è tuttavia assodato che verso il 1840 la trasformazione del romanzo storico e l‟evoluzione del
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Cfr. Antonia Arslan, Dame, droga e galline. Romanzo popolare e romanzo di consumo tra Ottocento e
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rapporto tra scrittori e pubblico favoriscono la penetrazione graduale dei temi romantici, delle istanze sociali, e della tecnica delle puntate nella narrativa italiana. Le novelle
Angiola Maria (1839) di Giulio Carcano e Ginevra o l‟orfano della Nunziata (1839) di
Antonio Ranieri – definita da Ghidetti “l‟incunabolo del romanzo sociale in Italia”24 – propongono vicende non più situate nel passato, bensì nella società contemporanea, con tutte le implicazioni storiche e sociali che ne conseguono. Ranieri stesso viene incarcerato per quarantacinque giorni nelle carceri borboniche, e solo all‟indomani dell‟unità nazionale la Ginevra potrà circolare regolarmente riscuotendo un notevole successo di pubblico, al di là delle stroncature di De Sanctis.
Contemporaneamente, tra il 1838 e il 1856, l‟editoria italiana viene interessata dall‟incipiente processo di industrializzazione che, come già era accaduto in Francia qualche anno prima al momento della nascita della “Presse” e del “Siècle”, induce a riflettere sul ruolo dello scrittore, ora costretto a piegare l‟opera letteraria alle regole del mercato. Il meccanismo seriale e rapidissimo con cui all‟inizio degli anni Quaranta si pubblicano i romanzi storici è ormai molto vicino alla tecnica del feuilleton. Un‟ulteriore conseguenza dell‟industrialismo letterario è la possibilità di raggiungere le masse popolari fino a quel momento escluse da ogni circuito culturale, tanto più che l‟illustre lezione manzoniana dei Promessi Sposi ha suggerito l‟interesse nei confronti del mondo degli umili. È nell‟ambito di tale contesto, in cui confluiscono anche le suggestioni della nuova cultura democratica, che la questione sociale comincia a imporsi anche in termini letterari, dando l‟avvio al filone della letteratura rusticale che molti studiosi, tra i quali Alberto Asor Rosa, preferiscono definire „Romanticismo sociale‟. I racconti campagnoli di Giulio Carcano, di Caterina Percoto e di Francesco Dall‟Ongaro hanno del resto alle spalle i romanzi rusticali di George Sand, Les Paysans (1844) di Balzac, così come non mancavano produzioni affini in Germania e in Svizzera. Questa ispirazione rusticale esprime un senso di malessere diffuso nel clima culturale europeo, avvalendosi di personaggi umili e di un linguaggio semplice, secondo un programma ideologico che avrà vasta eco (dal Curato di campagna di Carlo Ravizza al Novelliere Campagnuolo di Ippolito Nievo) anche se si esaurirà in breve tempo.
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E. Ghidetti, Eugène Sue e il romanzo sociale in Italia, introduzione a E. Sue, I misteri di Parigi, Firenze- Roma, 1965, p. X.
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