1 INTRODUZIONE
1.3 I periodici letterari veronesi
I sottoparagrafi seguenti presentano brevemente i periodici letterari scaligeri di cui ho compilato la schedatura, a partire dai due più significativi, la “Ronda” e la “Cronaca Rosa”, alle quali gli altri giornali seguono secondo la cronologia delle pubblicazioni.
1.3.1 “La Ronda” (1883-87)
Verona, 18 marzo 1883 Alt chi va là?
Siamo noi, la giovane Ronda, che mentre l‟apatia e il sonno crescono con l‟ombra che s‟addensa, veglia, cammina e nota.
Siamo noi, non alteri custodi del decoro d‟una città che la squadra del Sanmicheli, il pennello di Paolo e il verso del Maffei resero immortale, ma veglianti modesti e confidenti alla sacra favilla che l‟aura dei tempi nuovi ha riacceso fra queste artistiche mura.
Siamo noi, non camminanti sdegnosi fra le basse passioni, fra gli attriti e le guerre di parte, fra le meschine gelosie, le roditrici maldicenze e le affilate calunnie, ma in marcia secura e serena col consiglio che acqueta, con la verità che innalza o deprime, con l‟amore, con la giustizia.
Siamo noi, e non vuol essere d‟orgoglio la nostra nota, né puerile, né vana; bensì mite, eppur franca, quale la ispira la coscienza, e seria ed utile, e germe fecondo d‟avvenire migliore.
Siamo noi, la giovane Ronda. Seguiteci ed aiutateci.
80 M. Bonfantini, Sulla poesia di Vittorio Betteloni, in V. Betteloni, Opere complete, a cura di M. Bonfantini, Milano, Mondadori, 1953, vol. I, pp. 7-25.
81
A. Brambilla (a cura di), Carducci – gli amici veronesi (Vittorio Betteloni, Gaetano Lionello Patuzzi,
45 La Ronda82
L‟articolo d‟esordio della “Ronda”, semplice ed essenziale, apparentemente aprogrammatico, chiarisce immediatamente che i principi a cui essa si ispira sono la ricerca della verità, il rifiuto del compromesso e l‟indipendenza di pensiero. La sottolineatura della componente giovanile garantisce al giornale il taglio anticonformistico e il carattere battagliero, finalizzati a contrastare il torpore della vita culturale cittadina.
Il primo numero della “Ronda” esce il 18 marzo 1883 sotto la direzione di Pier Emilio Francesconi, che riveste questa carica fino al termine delle pubblicazioni (25 dicembre 1887). Il giornale esce regolarmente ogni settimana, la domenica, in fascicoli di otto pagine ciascuno. La numerazione delle pagine prosegue ininterrotta fino all‟ultimo numero dell‟anno, anziché ricominciare ad ogni uscita. È evidente anche la cura
dell‟aspetto tipografico, come risulta dall‟impaginazione sempre ordinata e dall‟inserimento di alcune illustrazioni.
La peculiarità di questo periodico è la consuetudine di pubblicare in prima pagina il ritratto, spesso seguito in seconda pagina dal profilo artistico, di numerosi personaggi di spicco del mondo artistico e letterario, noti sia in ambito locale che a livello nazionale. A partire dal numero 5 della prima annata, la “Ronda” ospita quasi ogni settimana i profili di illustri poeti (Carducci, Prati, Cesare e Vittorio Betteloni), romanzieri (Zola, Fogazzaro, De Amicis, Tarchetti, Patuzzi), studiosi (Zanella, Lioy, Trezza), compositori (Wagner, Puccini, Ponchielli, Gounod), pittori (Favretto e Dall‟Oca Bianca) e attori teatrali (Salvini, Mezzetti, Pasta, Coquelin). A partire dal terzo anno, tuttavia, quando il giornale ha ormai esteso la sua diffusione anche nelle province di Padova, Venezia,
46
Milano e Bologna, le illustrazioni di prima pagina diminuiscono progressivamente per concedere più spazio agli articoli letterari.
Gli indici riepilogativi pubblicati annualmente, benché incompleti in quanto selezionano i contributi degli scrittori più importanti, consentono di individuare i campi d‟intervento della critica rondista: letteratura, arti figurative, musica e teatro, ma anche scienza ed educazione, profili letterari,racconti e testi poetici. L‟argomento politico è invece assolutamente bandito, sia a livello locale che in ambito nazionale, anche se il catalogo degli argomenti letterari rondisti e la modalità con cui vengono presentati consentono di ipotizzare un lettore borghese, politicamente conservatore e moderato, ricco di interessi culturali nei diversi settori disciplinari:
una classe che si autocelebra in circoli e gabinetti letterari, [una] borghesia i cui trattati affollano gli atti delle varie Accademie, nei quali avvocati e medici si dilettano, spesso con grande cognizione, a discettare di agricoltura e meteorologia, di tradizioni popolari e di idraulica, in un bizzarro ma interessantissimo intrico di argomenti di ampio valore sociale mescolati ad altri che appaiono oggi di assoluta vacuità83.
Il giornale pubblica talvolta l‟elenco dei collaboratori, tra i quali figurano personalità di rilievo della cultura e del giornalismo veronesi, come Annichini, Patuzzi, Aymo, Papa, Biadego, Caliari, Capetti, F. Cipolla, De Winckels, Polver, Rovetta, Menin, Todeschini, Zambusi Dal Lago, ma anche scrittori noti a livello nazionale quali Fogazzaro, Verga e Fontana84. A questi, verranno a breve aggiunti i nomi di Vittorio Betteloni e di Luigi Dobrilla85, mentre a gennaio ‟85 tra i collaboratori compaiono anche G. A. Carraroli, Augusto Lenzoni, Gerolamo Mariani86. La lista più ricca, indice del prestigio di cui ormai gode il giornale, è però quella risalente al gennaio ‟86, nella quale sono inclusi anche D‟Annunzio, De Amicis, Rapisardi, Bersezio, Olivieri Sangiacomo, Sala e Scarfoglio87.
È doveroso precisare, tuttavia, che le firme più prestigiose, come quelle di D‟Annunzio e di Verga, appaiono soltanto un pretesto per accrescere la notorietà della “Ronda”, poiché ad esempio il poeta pescarese risulta autore esclusivamente della prosa
83 M. Zangarini, Giulio Camuzzoni. Un intellettuale borghese fra tradizione e progresso, in Id. (a cura di),
Il canale Camuzzoni. Industria e società a Verona dall‟Unità al Novecento, cit., p. 92.
84 Vedi l‟elenco dei Principali collaboratori letterari in “La Ronda”, II (1884), 1. 85 Collaboratori letterari, in “La Ronda”, II (1884), 16.
86
Collaboratori letterari, in “La Ronda”, III (1885), 1. 87 Collaboratori letterari, in “La Ronda”, IV (1886), 1.
47
Sancta Kabbala88, di argomento esoterico e pubblicato senza una riga di presentazione o di commento, mentre il romanziere siciliano non compare mai come autore di articoli nelle pagine del giornale. Sono moltissimi invece i nomi oggi pressoché sconosciuti, che firmano soprattutto novelle di carattere patetico.sentimentale.
Il primo tipografo della “Ronda” è l‟artigiano veronese Luigi Marcato, il quale dopo soli quattro numeri abbandona il giornale, che a partire dal quinto viene stampato presso lo Stabilimento Tipo-litografico di Giuseppe Vianini, mentre dal marzo ‟84 subentra come editore Guglielmo Goldschagg della Ditta editrice-libraria Münster. Dall‟ottobre ‟86 è invece Germano Ottorino Annichini, già redattore e amico di Francesconi, a diventare editore del settimanale, dopo aver acquistato la Tipografia Geyer.
Se nei primi mesi l‟accoglienza da parte del pubblico veronese appare piuttosto fredda, all‟inizio del secondo anno il direttore può affermare con orgoglio che la “Ronda” gode del primato di “unico giornale artistico-letterario del Veneto”89. Dall‟editoriale che
apre il terzo anno, si evince il crescente consenso guadagnato dal giornale nella realtà cittadina:
In due anni di lotta e d‟esperienza abbiamo raccolto in copia le simpatie che inorgogliscono e rafforzano le fibre, al pari di poche inimicizie che sono vanto anch‟esse perché testimoniano della franchezza, della indipendenza e del carattere morale di questa “Ronda”, vigile custode del bello e, con essa, della onestà e del decoro che lo completano e lo nobilitano90.
Francesconi può così ribadire le finalità del periodico:
Non usi alle promesse, vogliamo anche per l‟avvenire essere giudicati dai fatti […].
Ci preme soprattutto aver provato e voler provare in seguito che “La Ronda” non è mancipia di scuole letterarie né di speculazioni editoriali né di preconcezioni qualunque esse siano; che tende a dilettare istruendo, che prende il buono dovunque lo trovi, e che pur mirando di preferenza, a segnare, quando occorra, il movimento letterario ed artistico di questa colta Verona e del Veneto, aspira a ridare man mano la cronaca e la critica di quanto si produce anche fuori di qui, aiutata in questo da redattori non ascritti a chiesuole, e perciò imparziali e sereni91.
88 In “La Ronda”, V (1887), 46.
89 P. E. Francesconi, Anno secondo, in “La Ronda”, II (1884), 1. 90
La Ronda, Anno terzo, in “La Ronda”, III (1885), 1. 91 La Ronda, Anno terzo, in “La Ronda”, III (1885), 1.
48
È significativa anche l‟affermazione con cui il direttore riconosce il ruolo dei giornali letterari come elemento di coesione culturale nazionale:
Non si può negare che […] “La Ronda”, ad esempio, nota a Milano, a Bologna, a Torino, a Roma, a Firenze, nella Sicilia e in Sardegna, dove dappertutto ha amici e cooperatori, non serva a far conoscere quelli ai nostri veneti e questi a quelli92.
L‟orientamento moderato del giornale di Francesconi emerge anche dai numerosi saggi di critica letteraria, primo fra tutti un articolo in cui si criticano sia le velleità rivoluzionarie degli scrittori scapigliati (“stupenda sebbene non opportuna manifestazione poetica”), sia il disprezzo carducciano nei confronti della loro letteratura, sia la poetica di transizione avanzata da Vittorio Betteloni, per concludere con la generica indicazione della necessità, per la letteratura contemporanea, di rifarsi alla tradizione senza tuttavia indicare un preciso modello artistico cui essa possa ispirarsi93.
1.3.2 “La Cronaca Rosa” (1880-81 e 1889-91)
Pur non uguagliando il prestigio e la durata delle pubblicazioni del settimanale di Francesconi, la “Cronaca Rosa” è certamente uno dei periodici più longevi del giornalismo scaligero: dopo la breve esperienza iniziale del primi quindici numeri, pubblicati tra il novembre ‟80 e il febbraio ‟81, riprende a uscire negli anni ‟89-‟91 con una nuova proprietà, quella di Annichini, che grazie al ruolo di direttore rivestito durante la prima serie garantisce una continuità alla linea editoriale. Durante il quinquennio di pubblicazione infatti si avvicendano alla direzione del giornale tre personalità molto diverse: oltre ad Annichini, il giornalista piacentino Francesco Giarelli, condirettore della prima serie, e Giuseppe Poggiani, direttore della seconda serie. Ciascuno di loro conferisce un‟impronta caratteristica alla “Cronaca Rosa”, che si riflette nella selezione dei contenuti, nella veste tipografica e nell‟orientamento editoriale.
È possibile che il nome della testata contenga un riferimento a due periodici scapigliati milanesi, “La Cronaca Grigia” di Cletto Arrighi (edita dall‟8 dicembre 1860 al
92
La Direzione, Anno quarto, in “La Ronda”, IV (1886), 1-2. 93 Cinturino, Fra una Ronda e l‟altra, in “La Ronda”, I (1883), 6.
49
13 novembre 1880, seppur con varie interruzioni94) e “Il Gazzettino Rosa” con cui collaborò Francesco Giarelli. Su questo quotidiano, fondato nel 1868 da Felice Cavallotti e A. Bizzoni, e capace per alcuni anni di esprimere le ragioni di quanti non si riconoscono nell‟Italia uscita dal processo di unificazione, Giarelli (con lo pseudonimo di Don Lumachino) aveva tenuto fino a tutto il 1872 una rubrica fissa, I suoni dell'anima, in cui si occupava degli argomenti più vari. Molti anni dopo, nella sua autobiografia, ricorderà con orgoglio questa esperienza, laboratorio di ardite novità politiche e letterarie.
Il primo numero della “Cronaca Rosa” esce il 14 novembre 1880, stampato su carta protocollo rosa dai torchi della Tipografia di Gaetano Franchini, la stessa dell‟“Arena”, ma la pubblicazione viene condivisa con la città di Milano, a significare il tentativo del giornalismo veronese di sprovincializzarsi per recepire la vivacità e il dinamismo del mondo culturale meneghino.
Già dall‟incipit del lungo Programma emergono le istanze di rinnovamento trasmesse alla rivista dai due direttori, che manifestano la volontà di distacco dai giornali contemporanei più accademici, in un‟epoca segnata dalla proliferazione di testate spesso destinate a breve durata:
Oh, lo sappiamo benissimo! Ci si dirà che quei pochi, i quali tengono duro contro le avversità della sorte, stentano misera l‟esistenza, sicché paiono affetti d‟etisia progressiva. Ebbene noi sappiamo tutto ciò, e sappiamo ben altro. Sappiamo per esempio che prima di tutto in Italia si legge pochissimo: e questo poco lo si dà al libro piuttosto che al giornale. Sappiamo che per il foglio letterario settimanale è fra tutti il più difficile ad impiantarsi, appunto perché manca fra noi quella clientela intellettuale, che all‟estero fa la fortuna dei giornali ebdomadari. Sappiamo che per fari vivere il meno male questi organi del pensiero, d‟otto in otto giorni – è mestiere ridurli poco a poco alla ristampa di romanzi, di bonmots, di calembourgs e d‟epigrammi francesi. Sappiamo che molta parte del pubblico nostro, quando apre il suo foglio letterario, salta tutte le prime pagine per arrivare subito all‟ultima destinata ai
colmi, ai rebus, alle sciarade, ai logogrifi. […]
Un po‟ di fede, un po‟ di buona volontà, un po‟ d‟attività ce l‟abbiamo ancora: procuriamo di cavarne qualche costrutto, tanto più efficace, quanto più diretto – a nostro modo – a fare sempre ed unicamente il bene. Il qual bene ha per noi in arte due nomi soltanto: vero e bello95.
94 Cfr. G. Farinelli, La pubblicistica nel periodo della Scapigliatura: regesto per soggetti dei giornali e
delle riviste esistenti a Milano e relativi al primo ventennio dello Stato unitario: 1860-1880, cit., p. 189.
50
Annichini e Giarelli non esitano ad esplicitare l‟intento battagliero e anticonformista e l‟orientamento eclettico del loro settimanale:
Le parrucche della letteratura che butteremo scarmigliate per aria […] si arrufferanno minacciose e conclameranno che noi siamo degli eresiarchi. […]
51 La Cronaca Rosa è un giornale di battaglia artistica – battaglia in campo
chiuso – ad armi cortesi […].
La Cronaca Rosa è col vero, col bello, col buono, contro il falso, il brutto, il
cattivo. Tre sinonimi contro tre sinonimi: visto e considerato che quando il brutto è vero, allora ciò avviene non per ragioni soggettive, ma – il più delle
volte – pel viziato ambiente sociale, in cui la vita si svolge. La Cronaca Rosa sarà verista, realista, positivista […].
La Cronaca Rosa, sarà un giornale letterario-polemico-artistico-critico, e via dicendo96.
Le dichiarazioni programmatiche vengono ulteriormente ribadite mediante i versi di Ettore Barili secondo i quali la musa “non è la verginella pudibonda e ritrosa”, bensì “la gagliarda vergine che canta l‟epopea degli umani”. Come la “Ronda”, anche questo settimanale rivendica orgogliosamente l‟“indipendenza assoluta” e la libertà “da qualunque influenza” in nome della ricerca del vero. Un articolo firmato da Felice Cavallotti sembra tuttavia individuare il modello letterario della “Cronaca Rosa” nella Scapigliatura milanese:
Siamo stati discepoli di Giuseppe Rovani, siamo stati amici di Iginio Ugo Tarchetti, di Giulio Pinchetti, di Emilio Praga, di Giulio Uberti e di Ferdinando Piccinelli. Abbiamo veduto il primo in una casa di salute: abbiamo veduto il cadavere di Tarchetti che s‟era spaventosamente allungato sul suo funebre letto: abbiam chiuso gli occhi dinanzi alla salma di Pinchetti che soppresse nel vigore degli anni, la sua esistenza ed un amore disperato; abbiamo accompagnato Emilio Praga all‟ultima dimora: abbiamo espresso tutta la nostra ammirazione per le linee plastiche della bellissima inglese per la quale oltre settuagenario Giulio Uberti si spezzò il cuore con una palla incatenata: abbiamo mandato commossi il nostro saluto lassù alla necropoli di Staglieno dove dorme per sempre il povero Piccinelli – il glorioso redattore del
Popolo… […]
Noi siamo i nemici del sistema, e del metodo: e che la nostra scuola sta appunto nel non averne nessuna […] In una parola noi siamo di quelli che scriviamo come dentro amore ci spira, e come sulla bianca e fredda carta va, va questa nostra penna. […]
A scuola dunque – o signori – a scuola fra le tombe. Fra le tombe la cattedra assume le proporzioni di un altare97.
Da un altro articolo, però, emerge chiaramente la consapevolezza dell‟impossibilità di riproporre le velleità anticonformistiche della Bohème in un‟età,
96 Ivi.
52
quella contemporanea, in cui la passione e l‟entusiasmo sono stati soppiantati dalla razionalità e dal calcolo metodico98.
La ripresa delle pubblicazioni avviene nel 1889 (la numerazione delle annate riprende da tre), che vede uscire quarantasette numeri. Nel ‟90 invece escono due serie, perché a partire dal primo numero del mese di aprile la numerazione dei fascicoli (ma non quella delle annate) ricomincia da uno99. Le due serie si distinguono per la veste grafica e per la figura del gerente, poiché Pietro Chiamenti sostituisce Grillo Rinaldo.
La dichiarazione programmatica firmata da Annichini nell‟89 amplia i campi d‟interesse della prima serie del giornale individuando nell‟eclettismo la ricerca letteraria:
Noi ritorniamo alla vita, colla rapidità della macchina rotativa [reattiva] e annesso motore a gaz. […] Per noi la morte non esiste. […]. La trasformazione è il nostro culto. […] Questa Cronaca Rosa, della seconda maniera, dichiara che farà impallidire l‟antica. […] Allora se non si era veristi, realisti, naturalisti, non s‟aveva ragione di essere. Adesso anche quella voga appartiene al passato. Il fulcro odierno di un giornale letterario è l‟eccletismo. O ecclettici o nulla. […] Prendere il proprio bene ovunque lo si trovi. […] La Cronaca Rosa ha come programma: l‟arte per l‟arte. […]
La Cronaca Rosa mira ad essere l‟unico giornale artistico-letterario della Regione Veneta. […] La Cronaca Rosa farà sorridere e pensare. Il sorriso ed il pensiero sono i due soli patti ai quali una persona beneducata può consentire nel concetto della vita odierna100.
L‟editoriale che apre la successiva annata, invece, sembra orientare le tendenze letterarie del settimanale in direzione della scapigliatura: “Siamo sempre gli eterni giovani sicuri dell‟indomani, innamorati dell‟arte, della scapigliatura onesta, della
bohème senza assenzio e senza pipa di gesso”101. Tale dichiarazione, tuttavia, appare un mero pretesto propagandistico che non trova riscontro nei contenuti proposti dal giornale. Come avrò modo di dimostrare nei successivi capitoli della tesi, infatti, la “Cronaca Rosa” presenta maggiori ascendenze scapigliate nella prima serie, particolarmente per quanto concerne la letteratura creativa, poiché i racconti più moderni e originali compaiono nel primo quadrimestre di vita del giornale. Al contrario, nel gennaio 1889 la narrativa di stampo moderno cede un consistente spazio alla vena sentimentale, benché i
98 Nymbus, L‟anno che muore, in “La Cronaca Rosa”, I (1880), supplemento al n. 7.
99 Per tale motivo, nelle indicazioni bibliografiche verranno contrassegnati con l‟indicazione [ns] i numeri della nuova serie del 1890 che creano ambiguità con quelli della prima.
100
G. O. Annichini, Ai lettori, in “La Cronaca Rosa”, III (1889), 1. 101 La Direzione, Punto e da capo, in “La Cronaca Rosa”, IV (1890), 1.
53
racconti inscrivibili in questo genere non denotino la ripetitività e il taglio patetico di quelli presentati dalla “Ronda”.
Tra i collaboratori si annoverano soprattutto nomi noti in area veronese, senza traccia delle firme illustri con cui la “Ronda” riesce ad ampliare il suo credito: Ettore Barili, Hesperius (pseudonimo di Augusto Lenzoni), Enrico Comitti, Carlo Faccioli, Adele Galleani, Scipione Valeriani, ai quali nell‟81 vengono aggiunti Pier Emilio Francesconi (che firma anche con lo pseudonimo di Lapis)102, Cesare Tronconi, Boccacci, Pisani, Barbaro-Forleo, Raffaello Martire103. A partire dal febbraio ‟89, l‟elenco dei collaboratori si arricchisce di personalità illustri come i veronesi Vittorio Betteloni (il quale utilizza talvolta lo pseudonimo di Victor), Giuseppe Biadego, Gaetano Leone Patuzzi, Pompeo Molmenti, ma anche di altri pubblicisti molto noti in area milanese, quali Francesco Giarelli (che con lo pseudonimo Psiche firma circa una trentina di articoli), Arcangelo Ghisleri e Felice Uda104, mentre qualche mese più tardi si annoverano anche Vittorio Bersezio, Cosimo Bertacchi, Felice Cavallotti (che si avvale dello pseudonimo Il Bardo), Ettore Sanfelice, Arturo Olivieri Sangiacomo ed Ernesto Serao105. Nel ‟90 compaiono inoltre i nomi di Achille Giovanni Cagna, Edmondo De Amicis, Gerolamo Rovetta, Bruno Sperani, Marchesa Colombi, Luigia Codemo, Italo Giuffrè106. Dobbiamo precisare che, soprattutto per quanto riguarda le firme più prestigiose, la collaborazione è in genere saltuaria (spesso si limita a uno o due interventi) ed avviene a distanza, come si evince dai carteggi di questi letterati.
È frequentissimo il ricorso agli pseudonimi107, che nella “Cronaca Rosa” costituiscono oltre un terzo delle firme complessive, anche se a partire soprattutto dalla seconda serie tale prassi viene progressivamente abbandonata, in linea con il progetto di espansione del bacino di utenza che intende sfruttare il richiamo di personalità note al pubblico.
Da notare, infine, che, a seconda dell‟area geografica di provenienza, i vari collaboratori non veronesi fanno riferimento a direttori succursali appositamente
102 Francesconi viene ufficialmente accolto tra i redattori nel n. 5 del 1881.
103 La Direzione, Ai nostri lettori, nel supplemento alla “Cronaca Rosa”, I (1880), 7. 104
G. O. Annichini, Ai lettori, in “La Cronaca Rosa”, III (1889), 1. 105 S. a., Collaboratori principali, in “La Cronaca Rosa”, III (1889), 15. 106 S. a., Collaboratori effettivi, in “La Cronaca Rosa”, IV (1890), 12.
107Sull‟uso degli pseudonimi, cfr. G. F. Viviani, Pseudonimia veronese (1900-1987), in AA. VV., Studi di
biblioteconomia e storia in onore di Renato Papò, Verona, Edizioni di Vita Veronese, 1987; G. B. C.
Giuliari, Pseudonimia veronese, in “Archivio Storico Veronese”, 1881, fascc. 32-33, pp. 171-196 e 247- 273.
54
designati: Augusto Lenzoni per Bologna, B. Garneri per Torino, G. Pieragnoli per Firenze, Raffaello Martire per Roma e Antonio Pisani per Napoli108.
1.3.3 “L’Albo dei giovani” (1872-74)
Questo periodico quindicinale, stampato a Verona dalla Tipografia di G. Drezza, esce regolarmente dal 15 maggio 1872 al 15 giugno 1874. Oltre al gerente responsabile Luigi Marcato, “L‟Albo” conta ben
tre direttori, il giovane Pier Emilio