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La prevalenza della narrativa italiana

2 IL ROMANZO D’APPENDICE IN TRE QUOTIDIANI POLITICI VERONESI:

2.7 La narrativa d’appendice nell’“Adige”

2.7.1 La prevalenza della narrativa italiana

Le scelte editoriali del secondo foglio politico veronese appaiono per certi aspetti divergenti rispetto a quelle dell‟“Arena”. In primo luogo, lo spazio dedicato dall‟“Adige” alla narrativa – nell‟arco dello stesso periodo, 1874-1895 – risulta inferiore del 30 % in confronto al quotidiano rivale. Inoltre, diminuiscono le novelle brevi mentre aumentano i romanzi di media lunghezza – in linea con l‟esperienza francese – come riassume il seguente grafico:

187 Pubblicata dal n. 24 del 25 gennaio 1874 al n. 46 del 17 febbraio 1874, per 6 puntate. 188

Pubblicata dal n. 209 del 6 agosto 1874 al n. 212 del 9 agosto 1874, per 4 puntate. 189 Pubblicata dal n. 14 del 15 gennaio 1874 al n. 15 del 16 gennaio 1874, per 2 puntate.

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Altro significativo elemento di differenziazione è la provenienza degli autori, che vede la netta prevalenza degli scrittori italiani, parallelamente alla riduzione sia dei

feuilletons che delle novelle di provenienza francese, e all‟aumento dei romanzi di area

inglese e americana:

2.7.1.1 I romanzi italiani

Il primato per il romanzo con il maggior numero di episodi, ben 248 puntate distribuite nel corso di sedici mesi, spetta alla scrittrice italiana Diana D‟Arco190

, autrice di L‟Assuntina di Ponte delle Grazie, sottotitolato Romanzo storico fiorentino dei tempi

190 Di questa autrice non compare alcuna notizia sui dizionari biografici dell‟epoca, se non come traduttrice dei romanzi della scrittrice inglese Ouida (tra i quali Amicizia. Romanzo sociale, Firenze, Tipografia editrice della Gazzetta d'Italia, 1879; Pascarello. Storia contemporanea, Firenze, s.d.; Signa. Storia

contemporanea, Firenze, s.d.) e come autrice del romanzo Il frutto proibito, pubblicato a puntate sul

“Fanfulla” nel 1872.

Romanzi per numero di puntate

Oltre 200 puntate Tra 100 e 199 puntate Tra 21 e 99 puntate Meno di 20 puntate

Provenienza degli autori

Francese Italiana Tedesca Spagnola Anglo-americana

Altro (russa, turca, australiana) Indefinibile

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del dominio francese (1799-1814)191 pubblicato in Appendice tra il 1876 e il 1877 (e due anni più tardi in volume). A meno di due mesi dalla pubblicazione dell‟ultima puntata, “L‟Adige” accoglie nuovamente la D‟Arco nelle sue colonne presentando ai lettori prima

L‟ultimo boja di Firenze192

, che costituisce una sorta di prosecuzione del romanzo precedente, e in seguito La cella n. 13. Memorie d‟un prigioniero (1849-1853)193. Tutti questi romanzi di Diana D‟Arco sono inscrivibili nel genere storico. Attraverso numerose e prolisse digressioni di carattere storico, artistico e sociale, L‟Assuntina rievoca le difficili condizioni di vita dei popolani fiorentini a partire dall‟occupazione dei Francesi – senza tralasciare inserti di carattere patetico-sentimentale, come prevede il romanzo storico – e fino al termine del loro dominio in Toscana.

Le vicende del romanzo che ne costituisce il seguito, nel quale diviene protagonista un personaggio a cui nell‟Assuntina era riservato il ruolo di comparsa, si concentrano attorno all‟epoca dei moti rivoluzionari del 1847-49, pur avendo inizio con la Restaurazione. Nel Boja appare particolarmente evidente quanto l‟influenza manzoniana sia ancora fortemente radicata nei nuovi romanzieri, poiché nel prologo l‟autrice dichiara che il pretesto per scrivere la vicenda le fu offerto dal ritrovamento di un manoscritto, intitolato Confessioni di Luigi Landi, compilato da un anonimo signore inglese che ebbe l‟opportunità di conoscere il boia fiorentino. Com‟è prevedibile, la D‟Arco garantisce di aver verificato tutte le informazioni prima di introdurre alla vicenda le opportune modifiche a scopo narrativo. Rispetto all‟Assuntina, nel Boja inoltre le digressioni storiche subiscono un netto ridimensionamento, mentre una maggiore attenzione viene riservata alle glosse linguistiche che traducono ai lettori contemporanei le voci popolari dialettali oppure obsolete. Tale considerazione può essere estesa anche alla Cella n. 13, che si configura come la memoria in forma diaristica di un prigioniero arrestato nel 1849 per motivi politici, il quale riflette sulla realtà storica dei moti del ‟48 abbracciando nelle sue considerazioni anche la dimensione umana ed esistenziale della vita in carcere.

A differenza di Diana D‟Arco, un‟autrice italiana la quale, oltre a incontrare il favore dei lettori dell‟“Adige” – che seleziona cinque dei suoi romanzi –, viene anche annoverata nel Dizionario biografico del De Gubernatis, è la milanese Virginia

191 Pubblicato in Appendice dal n. 227 del 24 agosto 1876 al n. 347 del 26 dicembre 1877. L‟edizione in volume fu stampata a Verona presso la Tipografia Münster, nel 1878.

192

Pubblicato dal n. 52 del 23 febbraio 1878 al n. 114 del 18 aprile 1878, per 43 puntate. 193 Pubblicato dal n. 286 del 24 ottobre 1878 al n. 327 del 5 dicembre 1878, per 37 puntate.

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Mulazzi194, già collaboratrice di numerosi periodici tra cui la “Gazzetta di Torino” e la “Lombardia” di Milano, nelle quali pubblica vari feuilletons. I suoi romanzi risultano difficilmente inscrivibili in un unico genere poiché si differenziano, oltre che per la varietà nell‟ambientazione della vicenda, per la molteplicità delle tematiche affrontate. Uno dei romanzi più significativi comparsi nell‟“Adige” è certamente Croce e lettera195, peraltro già pubblicato su due prestigiosi periodici milanesi. La Milano contemporanea costituisce lo sfondo in cui interagiscono i personaggi, di varia estrazione sociale – ma soprattutto nobili – che si caratterizzano per il loro fanatismo religioso il quale si esplica, nel corso della vicenda, nell‟ipocrisia e nel soffocamento della libertà, mentre parallelamente si alternano molteplici digressioni attraverso le quali l‟autrice può riflettere sul ruolo del Papa e sulla funzione della Chiesa, riflessione questa che proseguirà nelle ottantanove puntate di Educazione clericale196.

I due romanzi Valeria197 e Leda198, oltre a condividere la pubblicazione, qualche mese prima, nelle appendici della “Lombardia” e dell‟“Unione”, sono accomunati dall‟ambientazione nel secondo Ottocento e dalla vicenda iniziale, in quanto la scena prende avvio da un delitto misterioso per proseguire con le relative indagini: in entrambi i casi, le vittime sono due bellissime donne dell‟alta società, Valeria e Leda, presunte amanti di ricchi signori, e il cui assassino diventa l‟oggetto della quȇte narrativa. Se da un lato il titolo costituito dal solo nome delle protagoniste può ricordare un‟abitudine scapigliata – si pensi alla Paolina e alla Fosca di Tarchetti199 che la Mulazzi molto probabilmente conosceva –, dall‟altro le due donne non possiedono i requisiti per assurgere al ruolo di femme fatale, poiché non sono protagoniste attive della vicenda che, al contrario, prende avvio dalla loro morte. Inoltre la loro bellezza, per quanto straordinaria, non viene associata alle conseguenze peccaminose che invece nei testi scapigliati conducono i personaggi maschili a una passiva e inevitabile degradazione, sia fisica che morale. Leda, ad esempio,

194

Virginia Mulazzi (Milano 1851-1926) pubblicò romanzi e racconti storici in numerosi periodici, tra i quali, oltre all‟“Adige” di Verona, anche la “Lombardia”, “La Perseveranza” e “L‟Unione” di Milano, e "La Gazzetta di Torino". Recensioni ai suoi lavori comparvero nella “Gazzetta di Milano”, nella “Lombardia” e nel “Secolo”. Fu anche autrice di letteratura per l'infanzia.

195

Pubblicato dal n. 84 del 27 marzo 1879 al n. 166 del 22 giugno 1879, per 70 puntate. Il romanzo era già comparso nelle Appendici della “Lombardia” (a partire dal 1 giugno 1878) e dell‟“Unione” di Milano (a partire dal 5 giugno 1878).

196 Pubblicato dal n. 258 del 19 settembre 1889 al n. 358 [359] del 31 dicembre 1889. 197 Pubblicato dal n. 168 del 24 giugno 1879 al n. 271 del 8 ottobre 1879, per 94 puntate. 198

Pubblicato dal n. 234 del 1 settembre 1878 al n. 345 del 24 dicembre 1878, per 100 puntate. 199 Com‟è noto, entrambi nacquero come feuilletons per essere in seguito raccolti in volume.

143 era davvero una bellissima donna, uno di quei tipi puri e seducenti, che non

solo trasportano d‟ammirazione, accendono d‟entusiasmo l‟artista, ma esercitano anche sull‟uomo più volgare un fascino arcano e possente. Avea persona alta ed elegantissima, mani e piedi di incomparabile delicatezza; magnifici capelli neri d‟un‟abbondanza maravigliosa cadevano in quel momento a ciocche inanellate e scomposte sulle sue spalle divinamente modellate; i suoi grandi occhi, neri anch‟essi e di artistica forma, brillavano tra le lunghe palpebre languide, ammaliatori nelle lagrime, ed il marmoreo pallore, che copriva il suo bel volto dalle linee armoniche e soavi, rendeva ancora più fulgida la sua bellezza200.

La vicenda narrata nell‟ultimo dei romanzi della Mulazzi pubblicati nell‟“Adige”,

Un gran mistero. Ovvero i due cofanetti201 – anch‟esso già apparso nelle Appendici dell‟“Unione” di Milano e della “Gazzetta di Torino” – , ambientata nel nobile castello di una Ferrara rinascimentale, ruota intorno al topos dell‟eredità contesa, caro ai feuilletons francesi ai quali allude anche il “mistero” citato nel titolo.

Altro romanziere molto conosciuto nella Milano del secondo Ottocento è il piacentino Medoro Savini202 di cui l‟“Adige” pubblica L‟espiazione203 e Ave Maria204, in entrambi dei quali si intrecciano l‟elemento storico e quello sentimentale. Se nel primo la scena si svolge nel ravennate nel contesto dei moti carbonari, in Ave Maria il protagonista è un italiano emigrato a Parigi per motivi politici, mentre il titolo del romanzo, lungi dal rievocare la preghiera cristiana, è in realtà il nome di un personaggio femminile (Avemaria), una donna bellissima ma pazza che nel corso della vicenda muore senza che la scienza riesca a salvarla.

Anche il veronese Ugo Capetti, molto noto ai lettori in quanto appendicista teatrale per l‟“Adige” fino al 1885 – quando l‟amico e collega Alfredo Comandini lo invita a Milano a collaborare con la “Lombardia”, di cui è direttore –, pubblica nelle

200 V. Mulazzi, Leda, in “L‟Adige”, XIII (1878), 236.

201 Pubblicato dal n. 276 del 13 ottobre 1879 al n. 92 del 4 aprile 1880, per 158 puntate. 202

Medoro Savini (1834-1888), avvocato, patriota e scrittore piacentino, fondatore del periodico l'"Avanguardia", fu eletto più volte deputato del Regno. Uno dei suoi romanzi più celebri fu Tisi di cuore, edito a Milano nel 1880 (dal quale fu tratta l‟omonima commedia in quattro atti di Giovanni Salvestri, edito a Milano da Barbini, nel 1880). La sua morte venne ricordata anche nelle colonne dell‟ “Adige” (n. 52 del 23 febbraio), mentre in occasione dell‟inaugurazione del busto a lui dedicato, nella sede della all'Associazione della Stampa Periodica a Roma, il 24 giugno 1894, Giovanni Faldella lesse la

Commemorazione poi edita da V. Biccheri nello stesso anno.

203 Pubblicato dal n. 57 del 1 marzo 1874 al n. 225 del 25 agosto 1874, per 80 puntate. Dal romanzo fu liberamente tratto poi l‟omonimo dramma in quattro atti di Giovanni Salvestri (Milano, Barbini editore, 1888).

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Appendici del quotidiano veronese un romanzetto sentimentale, Glorie d‟inferno205, che narra le storie d‟amore incrociate di due giovani di belle speranze e di due signore dalla dubbia moralità, la cui conclusione sfocia inevitabilmente in tragedia.

Decisamente sui generis invece appare il romanzo firmato da Goffredo Celsi206 I

fantasmi di Verona, nel quale si fondono elementi storici, personaggi mitologici, lunghe e

numerose digressioni di carattere filosofico, parallelamente alla variabilità dell‟ambientazione che spazia dalla Verona contemporanea alla Roma e all‟Etruria antiche.

È opportuno inoltre segnalare un romanzo storico-sentimentale del napoletano Achille Torelli207, L‟amore che dura208, i Drammi americani209 dello scrittore garibaldino mantovano Ulisse Barbieri, e un romanzo sentimentale di Gerolamo Rovetta, Il primo

amante210.

2.7.1.2 I racconti italiani

Per quanto concerne la produzione novellistica, oltre a due racconti francesi ritroviamo nelle Appendici del foglio veronese una decina di racconti italiani, tra i quali il più significativo appare Carmen211 della scrittrice Maria Antonietta Torriani, divenuta celebre con lo pseudonimo di Marchesa Colombi212, molto attiva nel giornalismo

205 Pubblicato dal n. 248 del 9 settembre 1881 al n. 284 del 15 ottobre 1881, per 37 puntate. 206

Di Celsi sappiamo solo che pubblicò Brunellesco. Romanzo storico-artistico fiorentino, nella “Lombardia” e nell‟“Unione”, nel 1878. Cfr. G. Farinelli, La pubblicistica nel periodo della Scapigliatura, cit.

207 Achille Torelli (Napoli 1841-1922), tipico esponente della prima generazione postrisorgimentale, è noto soprattutto per la commedia I mariti (1867), pur avendo composto anche commedie in dialetto napoletano e un volume di versi, Schegge (1878).

208 Pubblicato dal n. 296 del 27 ottobre 1881 al n. 62 del 3 marzo 1882, per 89 puntate.

209 Pubblicato dal n. 37 del 7 febbraio 1895 al n. 78 del 21 marzo 1895, per 37 puntate. Scritto appositamente per le appendici dell‟ “Adige”, fu in seguito pubblicato in volume a Roma nel 1896.

210 Pubblicato dal n. 72 del 15 marzo 1894 al n. 124 dell‟8 maggio 1894, per 49 puntate. Come romanziere e commediografo, Rovetta è oggetto di numerose recensioni nei giornali veronesi. Brognoligo lo ricorda tra gli scrittori emigrati a Milano alla ricerca di un ambiente culturalmente più stimolante: cfr. G. Brognoligo,

Appunti per la storia della cultura in Italia nella seconda metà del secolo XIX. La cultura veneta, in “La

Critica. Rivista di letteratura, storia e filosofia”, XXIV (1926), fasc. VI, pp. 344-345. 211 Pubblicato dal n. 102 del 16 aprile 1878 al n. 110 del 25 aprile, per 9 puntate.

212 Maria Antonietta Torriani (Novara, 1840 – Torino, 1920). Trasferitasi a Milano dalla fine degli anni Sessanta, collaborò con numerosi periodici tra cui il “Corriere della Sera”, “La Nazione”, il “Fanfulla” e il “Fanfulla della Domenica”, “L‟Illustrazione Italiana”, la “Nuova Antologia” e il “Giornale per i Bambini”. Nel 1875 sposò Eugenio Torelli-Viollier, futuro direttore del “Corriere della Sera”.

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milanese e recentemente rivalutata dalla critica213. La protagonista è una bambina rachitica di sette anni, costretta a camminare con l‟ausilio delle stampelle, perfettamente consapevole del fatto che i genitori provano nei suoi confronti una misericordiosa compassione più che un amore sincero. L‟unico a provare per lei un affetto genuino è il fratellino Afro, a cui Carmen si affeziona moltissimo finché lo spavento provato per averlo visto in pericolo non fa crollare la sua cagionevole salute, causandone la morte tra le braccia della madre che finalmente le rivela il suo amore. Questo racconto, di carattere moralizzante, si distacca in maniera evidente dal genere patetico-sentimentale grazie al realismo psicologico che accompagna la vicenda, e allo stile semplice ma curato della scrittrice torinese.

Segnalo tra le altre, inoltre, la novella di carattere storico-sentimentale Il segreto

del tenente Belloni214 di Oscar Pio – dei cui drammi giudiziari abbiamo parlato a proposito dell‟“Arena” –, il racconto storico-patriottico La bandiera nazionale. I suoi

martiri, le sue glorie215 di Arturo Pomello – l‟autore di Verona sconosciuta –, e infine il racconto di Gaetano Polver Intermezzi letterari216.

Alla luce di questa analisi quindi è possibile estendere all‟“Adige” la considerazione già espressa per la rivale “Arena”: la maggior parte dei romanzi proposti è inscrivibile nel genere storico, all‟interno del quale prevale il filone contemporaneo. Compaiono anche alcuni testi sentimentali mentre si registra l‟assenza, oltre che di opere di area scapigliata e verista, del genere giudiziario e di quello rusticale. Questo quotidiano, dunque, rispetto all‟“Arena” sembra caratterizzarsi per una posizione di maggiore distacco dal dibattito culturale contemporaneo, oltre che per una proposta narrativa inferiore in qualità e in varietà.

213 Recentemente, sono stati ristampati i romanzi Senz‟amore (Torino, M. Valerio, 2010), In risaia:

racconto di Natale (con un testo di Carlo Emilio Gadda; a cura di S. Benatti e C. Bermani , Novara,

Interlinea, 2009), Un matrimonio in provincia (con nota introduttiva di N. Ginzburg, Torino, Einaudi, 2009), Cara speranza (a cura di S. Benatti e E. Genevois, Novara, Interlinea, 2003), La gente per bene:

galateo (a cura di S. Benatti, Inge Botteri, E. Genevois, Novara, Interlinea, 2000), mentre tra i testi critici

ricordiamo S. Grazzini, La Marchesa Colombi e il femminismo tormentoso e incerto (Firenze, Centro Editoriale Toscano, 2006); S. Benatti e R. Cicala (a cura di), La Marchesa Colombi: una scrittrice e il suo

tempo : atti del Convegno internazionale, Novara, 26 maggio 2000 (con un saggio introduttivo di Antonia

Arslan, Novara, Interlinea, 2001); C. Barbarulli, L‟arma di cristallo: sui discorsi trionfanti, l'ironia della

marchesa Colombi (Ferrara, L. Tufani, 1998); G. Silengo, Gli anni novaresi della marchesa Colombi (S.l.,

s.n., 1997); E. Pierobon, Marchesa Colombi 1840-1920 (S. l., Casa di cristallo, 1996); B. Barzon, Piccole

donne e grandi doveri. Il mondo al femminile di Ida Baccini e la marchesa Colombi tra precettistica e finzione narrativa: raccolta antologica (Padova, CLEUP, 1994).

214 Pubblicato dal n. 28 del 29 gennaio 1895 al n. 36 del 6 febbraio 1895, per 9 puntate. 215

Pubblicato dal n. 79 del 22 maggio 1895 al n. 89 del 1 aprile 1895, per 11 puntate. 216 Pubblicato sul n. 330 del 4 dicembre 1892.

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