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I quotidiani politici scaligeri

1 INTRODUZIONE

1.4 I quotidiani politici scaligeri

1.4.1 “La Nuova Arena” (1882-86)

Il quotidiano rivale della “vecia” “Arena” viene fondato da Ruggero Giannelli126

, che ricopre la carica di direttore dal 1 maggio 1882 al 5 luglio 1886, quando è costretto a cessare le pubblicazioni per ragioni finanziarie127, anche se il foglio vivrà in absentia per

125 I Direttori, I nostri intendimenti, in “La Voce dei giovani”, I (1894), 1.

126 Sulla vicenda editoriale della “Nuova Arena” v. l‟accurata monografia di C. Gallo, La penna e la spada, cit.

127 La sfortuna si accanisce contro la “Nuova Arena” fin dal settembre ‟82, quando l‟appena rinnovata stamperia Gatti e l‟ufficio del giornale, cioè i luoghi in cui si compone il foglio scaligero, vengono devastati dalla piena dell‟Adige. Ciò costringe Giannelli a rifondare il giornale, che dal 3 novembre 1882 viene stampato con caratteri più moderni appositamente fusi dal signor Wilmant a Milano, mentre dal 28 settembre la redazione si trasferisce a Palazzo Giuliari in via Pigna. Eppure tra la fine dell‟83 e l‟inizio dell‟84, grazie alla sua intraprendenza Giannelli supera il momento più difficile nella vita della “Nuova Arena”, aiutato dalle difficoltà economiche della rivale “Arena” e dal crescente successo delle appendici di Salgari. Le avversità ricominciano quando Dario Papa accusa Giannelli di non aver ancora versato la somma destinata agli inondati: il processo che segue rivela la sconvenienza dell‟operato di Giannelli perché, nonostante il versamento della quota raccolta non sia urgente, per un uomo pubblico come lui la rovina della reputazione è immediata. Dopo la querela a Papa e il processo, svoltosi tra giugno e luglio 1884, il direttore della “Nuova Arena” viene condannato, insieme a Papa, al pagamento di una multa di 300 lire. Nell‟ansia di dimostrare la sua innocenza Giannelli trascura il giornale, che conosce un lento declino,

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molti altri decenni oltre la sua morte, perché viene citato nelle numerose biografie dedicate a Emilio Salgari, che aveva esordito su quelle pagine con tre appendici (Tay-See,

La tigre della Malesia e La favorita del Mahdi). Benché la vena letteraria del romanziere

veronese possa apparire estranea all‟ambiente locale, egli non è culturalmente isolato, perché la “Nuova Arena” cerca e accoglie i nuovi talenti letterari.

Con Giannelli si schierano due professionisti della carta stampata: Giuseppe Arturo Belcredi, già direttore dell‟“Albo dei giovani”, che rimane a fianco del direttore fino all‟83, e Pio Del Bello. È Belcredi a favorire la collaborazione di molti intellettuali alla “Nuova Arena”: Francesco Serravalli, Mario Todeschini, Augusto Squarzoni, Francesco Malenza, anche se non mancano interventi estemporanei di Gaetano Trezza, Silvio Lorenzi (direttore del “Corriere del Garda”), Adolfo Gemma. Il giornale si avvale inoltre di alcuni corrispondenti da San Bonifacio, da Lonigo, da Milano e da Napoli, soprattutto per fornire notizie di cronaca o programmazioni teatrali degne di interesse.

L‟editoriale con cui Giannelli presenta il suo nuovo quotidiano si focalizza sull‟attenzione alla verità e sull‟indipendenza di pensiero:

Il nostro proposito è semplice: lavorare con intenzioni oneste per fini onesti.

La Nuova Arena tratterà tutti i quesiti attinenti alla politica ed alla economia

sociale col solo intento di giovare – per quanto i suoi mezzi lo consentano – alla grandezza e felicità della Patria. Senza reticenze e con una parola La

Nuova Arena rivelerà gli errori dei nemici e degli avversarii, mossa

unicamente dallo amore della verità e del pubblico bene superiori a qualsiasi interesse individuale o di partito. […]

La Nuova Arena sarà davvero una “arena nuova” aperta più specialmente ai giovani, ricchi d‟ingegno, di carattere e di attitudini, i quali anelano lanciarsi nelle feconde e nobilissime lotte della vita pubblica: sarà una “arena nuova” aperta ad ogni idea, ad ogni scritto politico, economico, letterario ed artistico, che possa giovare o dilettare il pubblico128.

provocato anche dalla partenza di Belcredi e, nel marzo 1885, di Salgari, fino alla chiusura definitiva nell‟86.

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All‟interno delle pagine, lo spazio maggiore è riservato alla politica, alle notizie di cronaca e agli articoli di argomento economico, tuttavia l‟interesse nei confronti della letteratura è notevole e costante. È doveroso specificare che tale interesse si manifesta pressoché esclusivamente nella pubblicazione di racconti e di romanzi d‟appendice, in quanto i componimenti poetici e i saggi critici di argomento letterario appaiono in quantità relativamente esigua; più numerosi invece sono gli articoli di critica teatrale e musicale.

Se la “Nuova Arena” è passata alla storia del giornalismo scaligero per aver lanciato il talento di Emilio Salgari, non bisogna dimenticare anche le straordinarie e sorprendenti campagne pubblicitarie lanciate da Giannelli per anticipare le appendici salgariane, dai manifesti della feroce tigre fuggita da un serraglio, affissi alle mura di Verona, al mistero della dama velata che alloggiava nell‟Albergo della Torre di Londra, strategie in seguito utilizzate per annunciare i romanzi di altri autori129.

1.4.2 “L’Arena”

Come ho già anticipato in precedenza, ho ritenuto opportuno iniziare lo spoglio del giornale dal 1 gennaio 1874, anno in cui l‟“Arena”130 conosce un importante rinnovamento nella selezione dei contenuti, nella presentazione delle notizie e nella veste grafica grazie all‟arrivo in direzione del giornalista roveretano Dario Papa, nella definizione di Antonio Bandini Buti “un precursore del giornalismo moderno”131

.

129 La mattina del 15 ottobre 1883, Verona fu inondata di manifesti raffiguranti una grande tigre, e contemporaneamente la “Nuova Arena” metteva in guardia contro un‟altra feroce tigre fuggita da un serraglio: in realtà si trattava della campagna pubblicitaria per la Tigre della Malesia, il romanzo d‟appendice che il giovane Salgari aveva creato per il quotidiano scaligero. Per un approfondimento delle campagne pubblicitarie ai romanzi di Salgari, cfr. C. Gallo, La penna e la spada, cit., pp. 141-154; Id., La

maschera, la donna velata e la favorita del Mahdi, in “Almanacco Piemontese”, 1996, pp. 246-254.

130 Per uno studio dell‟“Arena” si veda G. Priante (a cura di), L‟Arena, il giornale di Verona:

centoventicinquesimo anniversario (1866-1991), cit.; V. Colombo, Cronache politiche veronesi, cit. Due

accurati compendi della storia del quotidiano sono S. a., La storia del giornale, in “L‟Arena”, CILIV (2009), 266, e D. F., L‟Arena, in “L‟Adige”, XXIX (1894), 163 e 165, all‟interno della rubrica Il

giornalismo veronese. Cronologia e cronistoria, che in ogni numero ripercorre le vicende editoriali di un

giornale veronese.

131 A. Bandini Buti, Dario Papa, in AA. VV., Aspetti e figure della pubblicistica repubblicana. Atti del

Convegno organizzato dall‟Associazione Mazziniana Italiana a Torino, 13-14 ottobre 1961, Genova-

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Il primo numero del quotidiano132, in piccolo formato a quattro colonne, esce il 12 ottobre 1866, quattro giorni prima che si realizzi il passaggio dal governo asburgico al Regno d‟Italia. Due giorni più tardi diventa il quotidiano “ufficiale per la inserzione degli Atti giudiziari ed amministrativi della Provincia di Verona, del Municipio e della Camera di Commercio”, che pubblica al prezzo di 20 centesimi italiani per linea contro i 7,5 richiesti in precedenza dalla “Gazzetta di Verona”; l‟incarico però passerà presto all‟“Adige”.

Il giornale viene dato alle stampe dal commendatore Gaetano Franchini e dal suo socio in affari Carlo Vicentini, anche se la testata è di proprietà del Circolo Politico (costituito da tutti i Membri della Società fondatrice del quotidiano di modo che, di fatto, non esiste una reale distinzione tra l‟“Arena” e il Circolo).

L‟“Arena” raduna attorno a sé nei primi giorni di vita i moderati liberali politicamente attivi, mentre buona parte della cittadinanza vive l‟annessione al Regno come l‟assurda invasione di uno straniero indigente che causa la rovina di una ricca città. Oltre all‟avvocato Michelangelo Smania, che si occupa degli aspetti legali, i fondatori sono gli stessi che hanno sottoscritto un comune programma di intenti sin dal primo numero, tra cui Vittorio Betteloni e Giulio Camuzzoni: stampato in circa 3400 copie tra il 1866 e il 1867, il giornale si configura come espressione della classe dirigente locale che si appresta ad amministrare il Municipio e la Provincia mirando al possesso di un proprio organo di stampa.

Dal ‟66 al ‟67, la direzione dell‟“Arena” è affidata ad Alessandro Pandian133

e a Giusto Ponticaccia134, mentre dal ‟68 al ‟73 resta il solo Pandian135. Il suo incarico si svolge durante un periodo di crisi del giornale (testimoniato dalla riduzione della tiratura a meno di tremila copie), dovuto alla complessa situazione politica veronese che sembra riservare all‟“Arena” un limitato spazio alla sinistra dello schieramento liberale. La direzione Pandian, distinguendosi per il suo anticlericalismo, guarda con favore alle frange “progressiste” del movimento liberale, nonostante le posizioni di “Adige” e

132 La consultazione in microfilm ha reso impossibile la pubblicazione di fotografie relative all‟“Arena”. 133

Alessandro Pandian, nato a Verona il 3 agosto 1835, è un giornalista professionista che dirige il quotidiano per sette anni (si trasferì a Milano nel giugno del 1890).

134 Giusto Ponticaccia, impiegato giudiziario, abbandona nell‟ottobre del ‟67 la direzione del giornale, forse perché con l‟avvento del Regno sperava di riavere l‟antico posto da cui era stato allontanato dal Ministro di Giustizia austriaco.

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L‟elenco dei direttori è consultabile alla voce Arena (L‟), in G. F. Viviani e G. Volpato, Emeroteca

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“Arena” presentino confini molto labili almeno sino all‟avvento della Sinistra al governo del Paese, tant‟è che l‟“Arena” si autodefinisce, con un‟espressione molto efficace, la voce “della borghesia, che a torto si disse ultra-democratica”136.

Quando, nel dicembre ‟73, Pandian accetta la direzione della prima serie della “Nuova Arena” (durata poco meno di un semestre) Franchini invita il giovane Dario Papa, un giornalista dallo straordinario talento originario di Rovereto, reduce dalle collaborazioni con l‟“Italia agricola”, il “Sole”, “La Perseveranza”, il “Pungolo”, e noto per aver affrontato in duello Felice Cavallotti. Papa, che in questo periodo si schiera con la Destra monarchica, in pochi mesi rinnova il giornale dalle fondamenta imprimendogli uno spirito irredentistico137 e guadagnandosi tra i lettori una grande autorevolezza: dal 1 gennaio 1874 l‟“Arena” esce con un nuovo formato, solo il mattino nei giorni festivi, riservando uno spazio maggiore alle rubriche letterarie, e in due edizioni nei giorni feriali, una il pomeriggio alle ore 17, e un‟altra alle ore 9 del mattino.

Nel dicembre 1878, dopo la morte di Franchini, subentra nella proprietà il figlio Albano, che nel 1880 cede la maggioranza del pacchetto azionario all‟ala moderata del partito liberale scaligero, riservandosi il ruolo di amministratore, di tipografo e di semplice azionista. Questo affare incrina il rapporto di fiducia con Papa, che nell‟80 abbandona il giornale ritornandovi solo nell‟83 e apportandovi tutte le innovazioni apprese durante il soggiorno americano: i titoli su più colonne (dapprima due e tre, in seguito anche su tutte le cinque della prima pagina), il ricorso a grossi neretti, l‟attenzione a iniziare gli articoli a colonna nuova utilizzando le notizie brevi a mo‟ di tappabuchi, la presenza in prima pagina delle notizie più rilevanti (di politica, cronaca nera o varietà), e le civette in prima pagina per i rinvii all‟interno.

Nel corso del successivo quinquennio, l‟“Arena” conosce continui cambi di proprietà e di direttori (tra cui Ruggero Giannelli, nel 1880-81), rimanendo coinvolta anche in violenti scontri politici e in clamorosi processi giudiziari. Dall‟84 al 1900 il direttore è Giovanni Antonio Aymo (che dal gennaio ‟94 è anche proprietario): con lui il giornale diventa un foglio governativo, portavoce dei moderati e fautore di accordi a livello amministrativo con i clericali. Le sue classi sociali di riferimento sono le borghesie urbane e le masse rurali, mentre i principali avversari sono le nascenti organizzazioni socialiste contro cui l‟“Arena” intende schierarsi in prima linea.

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V. l‟articolo Il Messaggere nel numero del 28 giugno 1867.

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In seguito a queste vicende, il pluralismo di testate che ha caratterizzato Verona fino alla metà degli anni Ottanta viene di fatto sostituito da un duopolio, per cui i moderati si identificano nell‟“Arena” e i progressisti nell‟“Adige”, i due quotidiani che fino all‟avvento del fascismo mantengono l‟egemonia nel giornalismo veronese. L‟“Arena” mantiene però costantemente il primato nella tiratura con 4.000 copie nel ‟74 (contro le 3.000 dell‟“Adige”) e con 11.000 nel ‟98, che nello stesso anno raggiungono addirittura le 20.000 per il supplemento speciale del Natale. Le maggiori vendite rappresentano un indubbio vantaggio rispetto al foglio rivale, che si traduce in una migliore qualità del giornale (corrispondenze da città come Firenze, Bologna, Parigi, Vienna e collaborazioni multidisciplinari).

Come la “Nuova Arena” di Giannelli, anche il più celebre foglio politico di Verona dedica un notevole interesse alla letteratura, in particolare ai romanzi d‟appendice, come vedremo nei capitoli successivi. Alcuni direttori riservano qualche attenzione anche alla poesia, mentre le segnalazioni bibliografiche e gli articoli di critica teatrale nel complesso risultano equamente distribuiti nel corso delle annate schedate.

1.4.3 “L’Adige”

Anche l‟avvio dello spoglio di questo quotidiano è stato posticipato all‟anno 1874 allo scopo di rendere possibile un confronto sincronico con l‟“Arena”.

Il primo numero dell‟“Adige”138

viene dato alle stampe dalla Tipografia Civelli il 15 ottobre del ‟66, tre giorni dopo la nascita del quotidiano rivale. Questo giornale, portavoce dell‟Associazione Democratica, a differenza dell‟“Arena” è apertamente ostile al connubio con i clericali, accusati di essere avversari politici in quanto antiunitari e papisti139. I primi direttori di questo giornale – oscillante fra la sinistra liberale e l‟area

138 Sull‟esperienza editoriale dell‟“Adige” si veda D. Brunelli e F. Bertoli (a cura di), Il giornale e la

città: la stampa periodica in Società Letteraria, 1808-1915: catalogo della mostra, cit., p. 30; V. Colombo, Cronache politiche veronesi 1866-1900, cit., p. 259. Un accurato compendio della storia dell‟“Adige” è di

D. F., in “L‟Adige”, XXIX (1894), 156 e 159, all‟interno della rubrica Il giornalismo veronese. Cronologia

e cronistoria.

139 Del resto i clericali veronesi non nascondono il loro sentimento antirisorgimentale: il settimanale cattolico “Il Martello” (1895-1919) fa derivare la recente storia politica italiana dalla Massoneria che, per combattere la Chiesa, ha generato il liberalismo il quale, a sua volta, ha realizzato l‟Unità d‟Italia abbattendo lo Stato pontificio (R. Fasanari, Il socialismo visto dal settimanale cattolico antimassonico “Il

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radicale – sono Vincenzo Puaré, Antonio Caumo padre e figlio, Mario Manfroni e Abele Savini, mentre dal 1880 a loro subentra Alfredo Comandini, un autorevole giornalista, commediografo e scrittore che dopo l‟esperienza veronese (terminata nell‟aprile ‟83) assumerà il prestigioso incarico di direttore del “Corriere della Sera”, e della “Lombardia” dall‟86.

L'“Adige” listato a lutto per la morte di Garibaldi (4 giugno 1882)

Dal maggio ‟83 la direzione viene affidata a Luigi Dobrilla (che alla fine del secolo sarà corrispondente da Roma per l‟“Arena”), dal giugno ‟88 a Ruggero Gianderini, e dal dicembre ‟90 ad Ampelio Magni, che la manterrà fino al dicembre del ‟96140

.

Martello”, pubblicato a Verona dal 1895 al 1899, in “Bollettino della Società Letteraria di Verona”, 1967,

pp. 2-3 dell‟estratto). 140

L‟elenco dei direttori è consultabile alla voce Adige (L‟), in G. F. Viviani e G. Volpato, Emeroteca

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Rispetto al quotidiano rivale, l‟“Adige” gode di una situazione economica meno florida, quindi la minore tiratura si traduce in una minore qualità; il pregio del giornale è però in termini di informazione, poiché esso presenta le notizie in maniera neutrale, perlopiù senza commenti, mentre l‟“Arena” aggiunge sempre un commento molto puntuale.

La ripresa di articoli da altri giornali sottintende inoltre la convergenza dell‟orientamento politic-culturale: l‟“Adige” si affida spesso a corrispondenze dell‟“Adriatico” di Venezia, del “Secolo” e della “Stampa”, mentre l‟“Arena” si avvale della “Gazzetta di Venezia”, della “Perseveranza” e del “Corriere della Sera”.

Anche questo quotidiano si affida ai romanzi d‟appendice per assicurarsi la fedeltà dei lettori; numerose si annoverano le segnalazioni bibliografiche, mentre uno spazio decisamente minimo è dedicato alla poesia.