• Non ci sono risultati.

1 INTRODUZIONE

1.5 Le principali figure del giornalismo veronese

1.5.1 Pier Emilio Francesconi

Nato nel febbraio 1854 a Verona, Pier Emilio Francesconi141 ha una vita difficile, segnata dalla perdita del padre in tenera età, che si rifletterà nella sua poesia sempre soffusa di una dolorosa malinconia. I suoi primi maestri, Giacometti, Manini e Bianchi, intuiscono il suo talento lirico, confermato dagli apprezzamenti dell‟“Illustrazione popolare” di D‟Ormeville che iniziano a far conoscere il suo nome.

Una delle sue prime liriche, l‟ode La guerra e la civiltà (1870), ispirata al conflitto franco-prussiano, ottiene da parte di Aleardi un giudizio lusinghiero che Francesconi

141 Sulla biografia di Francesconi v. B. L. Anti, Memorie di un dimenticato: Pier Emilio Francesconi, Verona, Edizioni di “Vita Veronese”, 1953; G. F. Viviani, voce Francesconi, Pier Emilio, in AA.VV.,

Dizionario biografico dei Veronesi, a cura di G. F. Viviani, Fondazione Cassa di Risparmio di Verona

Vicenza Belluno e Ancona, 2006, vol. 1, pp. 390-91. In particolare, lo studio della Anti, cui manca l‟ultima revisione per la precoce scomparsa dell‟autrice, riporta “l‟epistolario del giornalista e verseggiatore P. E. Francesconi, che, per la sua attività di commentatore assiduo del movimento letterario contemporaneo, ebbe rapporti di amicizia con molti scrittori italiani dell‟ultimo Ottocento […]. L‟epistolario del Francesconi riflette in maniera perspicua l‟atmosfera un po‟ grigia e depressa di quella letteratura borghese- sentimentale, che, tra gli anni Settanta e gli inizi del Novecento, fiorì in penombra, sotto il dardeggiare della poesia solare di Enotrio” (B. L. Anti, Memorie di un dimenticato: Pier Emilio Francesconi, cit., p. 5).

71

pubblicherà nella “Ronda” in occasione dell‟inaugurazione del monumento eretto al poeta:

in questi versi c‟è un‟onda di armonia, c‟è una certa misura, una certa compostezza, che per un giovinetto sono insolite. V‟è qualche verso veramente concettoso e bello, nel quale il pensiero erompe nitido e forte. Alcune parti, come la chiusa non mi vanno; ma in monte è cosa buona142.

L‟attività giornalistica ha inizio poco tempo dopo, con la fondazione del quindicinale “La Scienza per tutti” stampato a Verona dal 15 aprile 1871 al 4 maggio 1872, e in seguito con la collaborazione all‟“Arena” di Dario Papa, per la quale Francesconi (fino al 1894) compone articoli di critica letteraria e teatrale che gli guadagnano la stima e l‟affetto del giornalista roveretano. Nel ‟72 lo scrittore fonda, insieme al professor Giuseppe Arturo Belcredi e allo studente di giurisprudenza Gustavo Caroncini143, l‟“Albo dei giovani” (1872-74), esperienza grazie alla quale si procura “amicizie carissime e conoscenze preziose nel campo giornalistico”144

, primo fra tutti Salvatore Farina (che lo invita a collaborare con la sua “Rivista Minima”), ma anche il geografo torinese Cosimo Bertacchi e Giovanni Bon.

L‟attività giornalistica di Francesconi prosegue con “L‟Alleanza” e con “Il Veronese”, che dirige per un certo periodo occupandosi di politica e di cronaca, e pubblicandovi anche un romanzo rimasto incompiuto, Il Dio pazzo. Anche la sua produzione poetica conosce una svolta con la pubblicazione di una raccolta di Poesie (con prefazione di Dario Papa), nella quale “amori casti, sentimenti puri, trovano espressione in una forma piana, soave e mesta, appena cullata dalla dolcezza ritmica dei versi”145

. Tale giudizio è confermato da Pietro Rota in un profilo pubblicato nel supplemento alla “Ronda”:

I suoi canti spirano una indicibile commovente mestizia, e innamorano per grazia, per grandiosità di concetti, e soavità di forma. La sua poesia è l‟estrinsecazione spontanea di sentimenti casti, è fede, è amore puro, direi quasi vergine, per tutto ciò che vi ha di più santo al mondo146.

142 A. Aleardi, Lettera inedita, in “La Ronda”, I (1883), 31.

143 Il terzo direttore, il laureando in legge Giuseppe Cipolla d‟Arco, si aggiungerà nel ‟73. 144 B. L. Anti, Memorie di un dimenticato: Pier Emilio Francesconi, cit., p. 12.

145 Ibidem., p. 13. 146

P. Rota, Pier Emilio Francesconi, in “Ronda-Album”, numero straordinario (per le nozze Francesconi- Bariola), 11 novembre 1885.

72

Altri giornali non veneti, come “Il Bacchiglione” di Padova, la “Patria” di Bologna, “L‟Arte” di Firenze, accolgono benevolmente le liriche di Francesconi, per le quali anche l‟Aleardi e Pompeo Gherardi Molmenti confermano il loro apprezzamento in due lettere inviate da Venezia (rispettivamente, il 14 luglio e il 17 novembre)147.

In seguito, le precarie condizioni economiche della famiglia costringono Francesconi a cercare un impiego sicuro nella burocrazia statale, accettando la carica di Intendente di Finanza a Perugia: il dolore della lontananza dalla città natale riecheggia nei nuovi canti raccolti nelle Veglie perugine (1877-78), anch‟esse lodate dai letterati contemporanei. Al ritorno a Verona, la ripresa dell‟attività giornalistica è suggellata dalla fondazione della “Ronda” (1883-87), mentre la produzione letteraria è rinnovata dal volume Desdemona (pubblicato presso la tipografia dell‟amico Annichini nel 1888), che oltre all‟omonimo romanzo comprende le novelle precedentemente stampate nei periodici scaligeri (L‟allievo di Mercadante, Larva d‟amore, Frammento). Particolarmente entusiasta è il giudizio di Gerolamo Rovetta, che loda la forma “scorrevolissima” e la lingua “buona, schietta e italiana, senza fronzoli, senza lambiccature”148

. In realtà, i lavori narrativi di Francesconi non convincono quanto la sua poesia a causa della rigida caratterizzazione dei personaggi e dell‟artificiosità dell‟ambiente rappresentato.

Francesconi coltiva anche la poesia umoristico-satirica ricoprendo per qualche anno la direzione del “Can de la Scala”, il più celebre giornale satirico scaligero di fine secolo, fino al definitivo addio a Verona nel ‟94, quando l‟avanzamento di carriera lo costringe a raggiungere l‟Intendenza di Milano. Nel capoluogo lombardo, Francesconi si dedica solo occasionalmente all‟attività giornalistica facendosi apprezzare come perspicace opinionista nella diatriba pro-wagneriana sostenuta nelle pagine del “Trovatore”, giornale di teatro milanese, celandosi dietro lo pseudonimo di Manrico, mentre i suoi ultimi versi rimangono manoscritti.

Francesconi trascorre gli ultimi anni della sua esistenza da semplice funzionario statale, ormai dimenticato persino nella sua amata Verona, fino alla morte avvenuta a Milano nel 1917. Il suo epistolario, conservato presso la Biblioteca Civica di Verona, testimonia profondi rapporti di amicizia con Antonio Fogazzaro, Mario Rapisardi, Vittorio Betteloni, Gerolamo Rovetta.

147

B. L. Anti, Memorie di un dimenticato: Pier Emilio Francesconi, cit., pp. 14-16. 148 Ibidem, p. 70.

73