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L’ASTROLOGIA DEI TRE MONDI

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 48-57)

Mondi della Tradizione Esoterica: spirituale, sottile, e fisico. Nella mitologia greca essi corrispondevano ai cieli, alle acque, e agli inferi, che furono assegnati ai tre figli della Grande Madre Rea: Zeus Asterios (Urano), Posidone (Nettuno) e Ade (Plutone). Sul piano materiale la presa di coscienza di questi regni corrisponde proprio alla scoperta dei tre pianeti “moderni”. L’emersione di un quarto livello, con l’avvista-mento di un pianeta transplutonio, forse di materia oscura, di cui la nuova fascia d’asteroidi costituirebbe un relitto, romperà l’ordine precedente, riconducendolo ad un’unità superiore. La fine di un mondo è anche il principio di un altro.

Nell’uomo, questi mondi si ritrovano nella distinzione spirito, anima e corpo, trasposti in zolfo, mercurio e sale dagli alchimisti, tre stati della stessa energia in-fuocata. Il taoismo ci presenta la triade cielo, uomo universale, terra. L’induismo so-stituisce l’uomo con l’etere. Il Vedanta paragona gli stati di coscienza relativi a que-sti piani, rispettivamente ad una condizione di sonno profondo o estatico, allo stato di sogno, e a quello di veglia.

I tre veicoli o corpi dell’uomo sono sensibili rispettivamente: il fisico alla radia-zione solare, l’eterico a quella lunare-stellare, e l’astrale alla luce polare, cioè delle stelle circumpolari che non tramontano mai. La percezione del corpo astrale è to-talmente impersonale ed ininterrotta, abbracciando tutte le esistenze passate, pre-senti e future, senza né inizio né fine (la Lux Perpetua cattolica). La percezione del mondo eterico, probabilmente tipica del paleolitico, è parzialmente personale e in parte collettiva. Spazio e tempo, in questo piano, sono soltanto “dimensioni

percor-ribili”, come le ha definite a suo tempo Sergio Ghivarello. Questo corpo eterico può

raccogliere la coscienza d’interi popoli, o strutture collettive sul tipo delle varie “co-munioni” dei santi, dei martiri, dei fedeli, o dei membri d’organizzazioni iniziatiche. Queste strutture sono alimentate con riti, e in passato anche con sacrifici.

Astrologicamente, questi mondi sono paragonabili quindi alle tre sfere celesti. La prima comprende le stelle circumpolari boreali, che non sorgono né tramontano mai, restando sempre visibili, come la coscienza ininterrotta del piano astrale. La se-conda comprende la fascia delle costellazioni equatoriali e dei pianeti, che sorgono e tramontano, apparendo e scomparendo dal cielo nella solita dialettica d’opposti del mondo fisico. La terza sfera contiene le stelle circumpolari australi, che ruotano sempre al di sotto dell’orizzonte, risultando invisibili come il mondo sottile o sotter-raneo. Il tipo di coscienza di quest’ultimo piano, che coinvolge i nostri prolunga-menti extracorporei, riguarda anche gli stati apparentemente postumi, che dividia-mo razionalmente in paradiso, purgatorio e inferno, quali riflessi mitici del ternario. I tantrici tibetani chiamano giustamente questo “mondo di mezzo” Bar-Do, cioè fra-due. Il morto rimane in questa “sala d’aspetto” per un tempo simbolico di 49 giorni, divisi in sette periodi. Anche nella Cina antica le offerte al defunto cessava-no dopo 49 giorni. Secondo la Tradizione, il morto che cessava-non supera questa fase, per passare al mondo dello spirito, trasmigra in altri stadi d’esistenza non umani, in quanto la possibilità d’incarnarsi è stata “spesa”. Come dice Plutarco, seguendo

Era-clito, non si può entrare due volte nello stesso fiume. La reincarnazione si rivela quindi solo metaforica.

L’astrologia si sviluppò probabilmente proprio nel periodo cronologico domina-to dal piano eterico. Fu dapprima lunare e stellare, con Venere e Sirio stelle per ec-cellenza. Gli astri agivano ancora in armonia col nostro corpo eterico e non vicever-sa, come adesso. Il Re-Sacerdote, che richiama i Re Magi, era allora il solo rappre-sentante vivente del corpo eterico. Era anche sovrano di una sorta di Celeste Impe-ro o Santo regno, consacrato dalla Regina, in quanto il femminile conservava anco-ra il ruolo sacerdotale poi espulso da Ebrei e Cristiani.

Gli ariani, discendendo da un polo con clima ancora mite (o, secondo le leg-gende, da un’apertura polare comunicante col mondo sotterraneo cui abbiamo ac-cennato), introdussero gerarchie e individualismo virile, e l’astrologia assunse la for-ma solare attuale in India, in Mesopotamia e in Grecia. Paradossalmente, gli Ebrei, colla loro misoginia sacerdotale ed il loro Dio terribile, sembrano “più ariani degli ariani stessi”. Questo suggerisce che le loro persecuzioni, prima da parte di Filistei, Assiri, Egizi, poi di cristiani e mussulmani, fino ai pogrom russi e ai lager tedeschi, presero solo a pretesto il mito della razza e del sangue. Del resto, nel Vedanta, il ter-mine Arya è un titolo, senza connotazioni razziali.

L’inizio del terzo periodo, con la consapevolezza incentrata sul corpo fisico, non più sul sottile, coincide quindi con la nascita della storia, del pensiero raziona-le-deduttivo, basato su categorie d’opposti e sulla percezione del tempo quale suc-cessione di fasi. Pianeti e ciclo stagionale solare, allora, prevalgono. Quest’evento è mitizzato nelle fatiche d’Ercole che sbaraglia le amazzoni, alla cui regina sottrae la famosa “cintura di luce” e che uccide l’Idra dalle “sette teste”, in altri termini assimi-la le stelle in zodiaco e pianeti. L’eroe mette un’ipoteca sui tre mondi incatenando anche il “tricefalo” Cerbero. Il mito di Perseo, che uccide la Medusa e poi il mostro marino che insidia Andromeda, invece, non rappresenta la liberazione di quell’anti-ca consapevolezza, ma al contrario il suo asservimento, perché l’eroe chiede in

cambio d’avere in sposa la donna salvata.

In astrologia, i luminari hanno queste corrispondenze sugli altri piani:

FISICO SOTTILE SPIRITUALE

Sole Marte Giove

Luna Venere Mercurio

SATURNO li compendia tutti.

Un altro schema che tenga conto dei pianeti trans-saturnini è quello dantesco dei nove cori angelici o cieli: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno, Stelle fisse (Urano), Cristallino (Nettuno), più l’Empireo (Plutone). Come si può

nota-re, sette, tnota-re, nove, e dieci, sono i livelli su cui tendiamo spontaneamente ad ordina-re le percezioni, e che poi “ritroviamo” nella ordina-realtà esterna. Gli elementi astrologici del piano fisico si trasferiscono, su quello eterico o sottile, secondo questo schema, valido soprattutto in astrologia magica:

PIANO FISICO PIANO SOTTILE Acqua Terra (emergente)

Aria Acqua (eterica)

Fuoco Aria (essenze)

Terra Fuoco (sotterraneo)

Anche gli angeli sono stati assimilati ai pianeti, in quanto entrambi annuncia-no una realtà sovrasensibile. Le “sette luci” davanti al Troannuncia-no diviannuncia-no, nell’Apocalisse, non sono altro che i pianeti tradizionali, e nello stesso tempo sono Arcangeli. In magia operativa si evocano “geni” planetari, che s’identificano anche con le famose tabelle delle ore magiche, che nella loro ciclicità impeccabile ci richiamano una sor-ta d’effemeride perpetua. I pianeti, quindi, in quanto messaggeri angelici, sono energie intelligenti. L’angelo esprime uno stato sovraindividuale e informale, dove il singolo s’identifica con l’intero mondo angelico. Ciò vale anche per la controparte demoniaca, infatti non è mai chiaro se il diavolo sia un’unica entità o se i demoni siano molti. Un demone, un angelo in negativo, nel Vangelo dice a Gesù: il mio

no-me è Legione, perché siamo in molti. Il Vedanta considera angeli (deva) e demoni

(asura) entità della stessa sostanza, ma di cui si può distinguere la tipologia o gerar-chia, come fa Dante, che assegna il governo delle sfere o cieli, a spiriti differenti, a partire dai mancanti fino ai contemplanti.

Nella tradizione cattolica i cori angelici sono divisi in triadi. Nella prima gerar-chia troviamo i Principati, gli Arcangeli e gli Angeli, nella seconda Dominazioni, Po-tenze e Potestà, nella terza Serafini, Cherubini e Troni. Queste gerarchie sono poste in ordine crescente in direzione della luce divina, e possiedono particolari virtù mi-stiche. Esiste un’analogia fra queste tre schiere angeliche e le situazioni planetarie, rispettivamente ESILIO, ESALTAZIONE, DOMICILIO, da inserire in uno schema.

GERARCHIA VIRTÙ STATO CELESTE AZIONE

I Purificazione Esilio Spirito

II Illuminazione Esaltazione Sentimento III Perfezione Domicilio Materia

Il domicilio corrisponde quindi al luogo in cui il pianeta utilizza meglio l’ener-gia del Centro Solare (gli angeli della gerarchia più alta sono più vicini a Dio), co-municandola schiettamente. L’esilio indica il luogo in cui il pianeta tende ad agire sott’acqua, in maniera occulta e velata, influenzando gli altri in modo sottile, con-torto, o a distanza. L’esaltazione vede il pianeta utilizzare le energie del piano inter-medio (Anima o Psiche), ed influenzare gli altri in modo aperto, emotivo, percepibi-le. Nello schema manca la caduta, tuttavia Tolomeo parla in verità soltanto di Do-micilio, Gioia e Trionfo, e neppure in modo chiaro. I Trionfi furono usati in epoca ri-nascimentale, e si riferivano ad una visuale più occulta dell’astrologia, caduta nel-l’ombra.

I pianeti, oltre a corrispondere ad entità angeliche, sono gli equivalenti dei Chakra dello Yoga. Questi Chakra (ruote, loti, vortici) hanno simboli geometrici specifici (Yantra), nomi o suoni (Mantra) e aspetti divinizzati. Lo scopo dello Yoga è di aprirli (“l’apertura dei sigilli” del libro apocalittico), per utilizzarne l’energia che a sua volta è l’espressione dinamica dello stato o livello di coscienza racchiuso nel Chakra stesso. Nel sistema tantrico tibetano le forme di coscienza incluse nei sud-detti “organi o plessi immaginali” sono ancora sette, come i pianeti tradizionali. L’apertura dei plessi avviene, mediante tecniche complesse. In quelle mantriche si pronunciano nomi o vibrazioni, di cui le salmodie sacre sono il corrispondente occidentale. In quelle respiratorie (pranayama) si deve far fluire negli organi il corrispondente “sottile” del respiro o soffio, cioè il prana. Esistono anche tecniche sessuali, dove il prana corrisponde al “seme sottile”, gestuali (mudra) o corporee (asana).

La meditazione sui pianeti del proprio oroscopo appare, alla mentalità occi-dentale, più congeniale e priva di rischi, anche se un po’ all’acqua di rose. In India i centri presi in considerazione sono cinque (spariscono i numeri due e sei) cui corri-sponde anche un fascio di “cinque veleni”, e “cinque saggezze risplendenti”. A volte entrano in gioco sei aggregati, regni del mondo o del samsara, di cui il sette espri-me la totalità. Anche nel Tantrismo si parla di Veicoli o Corpi, generalespri-mente in nu-mero di cinque. Questa cifra ritorna nella teoria degli elementi, in cui è aggiunto l’Etere come quintessenza dei quattro classici, Fuoco, Aria, Acqua, Terra, cioè ener-gia, spazio, tempo, materia, ma anche i quattro fiumi del paradiso o dell’oltretomba pagano, i destrieri dei cavalieri dell’Apocalisse, verdastro, rosso, bianco e nero, le razze umane, bianca, gialla, rossa e nera, e così via. Tali elementi, quattro più uno, equivalgono, nello Yoga, ai cinque “sensi interni”. In un sesto stadio (il manas) tutte queste facoltà si risolvono o dissolvono, nell’attesa di un ulteriore salto di coscienza sovraindividuale.

Sembra tutto molto aggrovigliato, ma è essenziale ricordare che questi centri o chakra non sono organi fisiologici, e che la loro localizzazione è solo un puro omag-gio alla necessità razionale di collocare gli oggetti nello spazio e nel tempo. Si tratta d’organi del corpo sottile, non percepibile con i normali sensi, percorso da una rete di canali, vene o raggi (nadi), che fanno da intermediari alle due correnti del prana,

una solare e l’altra lunare. Le nadi scorrono lungo la colonna vertebrale di questo corpo invisibile, intersecandola attraverso i dodici meridiani, sei positivi e sei negati-vi, e tale spina dorsale rappresenta anche, simbolicamente, l’Asse del Mondo. I punti dell’agopuntura possono invece essere equiparati ai gradi monomeri, oppure alle stelle fisse. Tutta la figura ricalca il Caduceo greco, oltre all’albero sephirotico della Qabala.

Le figure geometriche per la meditazione, mandala e yantra, possono essere ri-trovate nel cerchio magico dell’Oroscopo, che nel suo complesso rappresenta pro-prio quel corpo invisibile, talvolta raffigurato come Uomo Cosmico, circondato dai dodici segni zodiacali che riunisce in sé.

Le due correnti si rivedono nei concetti di Domicili diurni e notturni, di segni e pianeti positivi e negativi, maschili e femminili, nelle fasi soli-lunari, e così via. Non è possibile scendere troppo nei dettagli, in queste equivalenze che riguardano realtà iperfisiche, a volte estrapolate da culture differenti. Si deve scorgere l’unità sotto-stante le varie Tradizioni, anche attraverso le divergenze culturali fra quelle che so-no solo analogie.

Comunque, particolare importanza è sempre stata accordata a questo piano sottile che fa da intermediario, diviso in gusci o corpi, oppure in tappe che, come abbiamo accennato, il defunto dovrà percorrere nell’aldilà. Gli Egizi consideravano tre corpi sottili, che a volte diventavano sette o anche nove, ed erano rappresentati dai sarcofagi e sacelli che circondavano le salme. Ciascun corpo è riferibile, ovvia-mente, ad una sfera planetaria. Nella teologia cristiana i tre mondi corrispondono a paradiso, purgatorio ed inferno, oppure a spirito, sangue, acqua (1° Epist. Giov. V-7).

Gli alchimisti erano e sono ancora ossessionati da quel fluido o fuoco serpenti-no che anima tale piaserpenti-no sottile, costituendo un quinto elemento da cui originaserpenti-no i quattro che conosciamo. Essi parlavano di “operazioni o distillazioni per ottenere

sette serpi in altrettante caverne” (pianeti e loro metalli) e di “acqua di vita che uc-cide i vivi ma resuscita i morti”. Quest’acqua è la sostanza intermedia fra fisico e

spirituale, e per questo, una volta materializzata in una sorta d’ectoplasma e tra-sformata, diventa la Pietra per eccellenza, il Rebis (res-bis, res bina, cosa duplice). E’ il fluido dell’Acquario, a volte paragonato all’acqua battesimale del Giordano, a quella del Gange, del Nilo, del Po celeste (Eridano), o dello Stige, nonché all’acqua di vita nella coppa smeraldina del Graal, ricercato dai dodici cavalieri zodiacali della Tavola Rotonda. Qui domina sempre quell’elemento femminile che nella liturgia cattolica appare come Stella del Mare (le “acque superiori”), con nicchie, fonti bat-tesimali ed acquasantiere a forma di conchiglia venusiana. Sirio ed Orione erano i rappresentanti, astronomici e mitologici, di quest’etere e delle sue proprietà: acqua e fuoco, o, astrologicamente, anche umido e caldo. Sono l’acqua infuocata dello Scorpione, che nel mito ucciderà Orione, ed il fuoco sotterraneo d’Efesto e dei Ci-clopi che aiuteranno Orione stesso accecato. Ricordiamo per l’ennesima volta, nella mitologia di popoli come i Bambara e i Dogon, i misteriosi “padroni dell’acqua”, creature “anfibie” provenienti dal buco nero presso Sirio, capaci forse di “nuotare”

nelle correnti eteriche o, con termini più fantascientifici che esoterici, nell’iperspa-zio o in un anti-universo parallelo.

Quest’acqua o meglio ancora questo “vapore infuocato”, nelle leggende è di-ventato “l’alito del drago”, e ciò non a caso, perché astrologicamente i misteriosi Nodi, devono avere una parte importante in questo processo. Si distinguono un Dragone Rosso o di fuoco, la cui Testa e la cui Coda sono individuati dall’asse Ge-melli-Sagittario, corrispondente all’intersezione dell’eclittica col piano della galassia o Via Lattea, porta d’ingresso per l’Empireo (che significa “infuocato”). Un secondo Dragone, d’argento (o lunare, com’è noto in astrologia), indica i punti in cui la Luna raggiunge la massima elevazione, Nord o Sud, sull’eclittica. Si tratta delle porte che si spalancano sul mondo fisico. Un terzo ed ultimo Dragone, d’oro o solare, è defini-to dall’incontro fra equadefini-tore celeste e cammino solare sull’eclittica. Testa e Coda coincidono allora con gli equinozi, mentre i solstizi rappresentano le ali del Drago stesso. Questi momenti chiave dell’anno, com’è noto, infuenzano grandemente il calendario della liturgia cattolica.

Il Dragone d’oro inquadra quindi le porte d’ingresso ed uscita per il mondo spi-rituale, quello che consentirebbe il mantenimento della coscienza individuale attra-verso le correnti del tempo e della morte, potere che nell’induismo è attribuito al “terzo occhio”. Questo potere infuocato del Dragone, per i Druidi poteva essere di-retto soprattutto nelle quattro ricorrenze magiche che i Celti avevano ereditato dai popoli dei tumuli, conoscenza che condivisero con gli Iberi, i Pelasgi e persino gli Etruschi. Si tratta delle notti che precedono il primo di Novembre, Febbraio, Maggio, Agosto.

Nella prima, Ognissanti, i cattolici recitano il Rosario. Qui le acque infuocate dello Scorpione sono le stesse agitate dalla “stella del mattino” nella “porta del cie-lo”, per usare due voci delle litanie stesse.

Il primo Febbraio, diventato Candelora il giorno seguente, si apriva un canale in cui fluiva quel vapore infuocato. Anche a Roma era filtrato qualcosa nella festa di Hera/Giunone purificata (februata = febbraio) dal fluido dell’Acquario. La dea tornava vergine dopo un bagno in una magica sorgente.

Calendimaggio era invece la festa del dio Beleno, il cui fuoco “pentecostale” il-luminava la mente, rendendola capace di scorgere il mondo invisibile. Presso i Sas-soni, la festa degenerò in stregoneria, di cui era un esempio il selvaggio sabbah (notte di Walpurga) sul monte Brocken. Walpurga, abbadessa santificata da Leone III, secondo la leggenda, conduceva ogni anno le Walchirie sassoni ad un’invisibile battaglia contro le forze diaboliche.

Il primo agosto, spostata dai cristiani al 15, nell’Assunta, si festeggiava la leg-gendaria sacerdotessa Velleda “vestita di sole e coronata di venusiana Verbena”.

Questo vapore o alito del drago, non più controllato magicamente, si sarebbe pervertito, dando luogo al nostro inconscio e alla storia infinita del mondo, che del drago stesso sono soltanto una proiezione.

Nelle leggende, infatti, prima della manifestazione nei tre mondi, Adamo ed Eva (e le controparti Lucifero e Lilith), vivevano fusi in un’unica sostanza o stato

angelico. La “caduta” operò una scissione di questa materia prima, nei due termini

di coscienza e mondo. Vari miti riflettono questo concetto come separazione del cielo dalla terra (Nut e Geb per gli Egizi, Urano e Gea per i Greci). Sul piano storico, questo corrisponde ad una sorta di cataclisma che spostò i poli, inclinò l’eclittica, fece “scoprire” lo Zodiaco in occidente e le 27 dimore lunari in oriente. Gli Egizi rivi-vevano l’evento nel rito che tentava un simbolico “raddrizzamento” del pilastro

del-le quattro ere, ormai inclinato. L’inclinazione aveva permesso al serpente del tempo

profano, contenuto in un loto chiuso o placenta (nelle raffigurazioni di Denderah), di srotolarsi, per la frattura fra una coscienza “senza forma” e quella individualizza-ta che conosciamo noi.

I tre mondi devono però essere intesi come incastrati l’uno nell’altro a formare un’unità senza tempo. Noi viviamo simultaneamente in questi tre piani, senza aver-ne, in genere, coscienza. E’ un mondo Uno e Trino, e solo la mente razionale v’inse-risce una necessità di passaggio e successione spazio-temporale. Per questo Dante scende all’inferno e dal suo punto più profondo riemerge nell’altro emisfero, per ac-cedere al paradiso. Ricordiamo che il monte del purgatorio dantesco si è formato dalla materia espulsa dal centro della terra nell’emisfero australe, dopo che il “cor-po” di Lucifero ha scavato, cadendo come un meteorite, l’immensa voragine infer-nale. Il demone di Venere e dell’astrologia resta così intrappolato nella ghiacciaia del nono cerchio. In Dante, infatti, i nove cieli hanno un rovescio nei cerchi inferna-li, mentre il purgatorio ha solo sette divisioni, e questo deve far riflettere. La caduta d’Adamo e quella di Lucifero, attraverso i tre mondi, s’identificano con quella dello smeraldo, futura coppa del Graal, intagliata in 144 sfaccettature, ma in origine pri-mordiale “terzo occhio” dell’angelo. Ne abbiamo parlato, non a caso, a proposito della Testa e della Coda del Drago, infatti Lucifero è chiamato l’antico serpente o dragone.

Abbiamo anche accennato all’apertura apocalittica dei sette sigilli, parlando dei chakra. Nessuno è ancora riu-scito a concludere (con buona pace degli alchimisti e degli yogin) quel processo in un senso cosmologico che coinvolga il mondo. Gesù ne ha compiuto solo la fase sacrificale, rimandan-do l’altra, di vittima che si trasforma in giudice, alla fine dei tem-pi, quando il mondo tornerà alle condizioni anteriori alla caduta d’Adamo. Ricordiamo che, secondo Sergio Ghivarello, la battaglia fi-nale dell’arcangelo Michele col Dragone, è anche un riferimento astro-nomico alla posizione che assumerà l’eclittica in un remoto futuro, quando il Sole ed i pianeti andranno ad interferire con la costellazione del Drago, creando i “nuovi cieli”, di cui parla l’Apocalisse, probabilmente attraverso un altro spostamento dell’asse terrestre e dei poli.

Qualche profeta lungimirante deve aver intuito che la visione di tre mondi o corpi, che ruotano attraverso i quattro elementi astrologici, disegnando la figura del polo rotante o swastika, sarebbe un giorno diventata leggendaria e quasi anti-astrologica. Che altro fare se non nascondere quest’affresco oscuro dietro una lot-teria cosmica, a base di caratteri e destini, stelle e pianeti? Quell’ignoto antenato di

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