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PROEMIO PER IL SETTIMO LIBRO DELL’OPERA DI ALI ABEN RAGEL

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 113-116)

di alcune di queste raccolte non si conosce nemmeno l’esistenza, dunque non c’è nessuno che possa leggere tutti i libri in esse contenuti, sarà facile che nel cambia-mento si perdano opere importanti, come già accadde nel passato.

Per questo, dobbiamo ammirare coloro che hanno il coraggio di convertire nel linguaggio classico della stampa un opera antica e preziosa, com’è l’opera astrologi-ca di Ben Ragel, che a sua volta riuscì a riunire testi arrivati fino al suo tempo, in gran parte provenienti da Alessandria e Babilonia, attraverso le traduzioni di Bagh-dad. Così dunque questa opera ci riporta dati e conoscenze, anche caldee, alcune forse prima del 2000 a.C. dato che ci sono tracce nel linguaggio scritto di parole tecniche di origine babilonese o sumerica.

Senza dubbio qui non è stato facile il lavoro del traduttore dato che gli autori con nomi arabizzati differiscono molto dall’originale: ad esempio, Tufil, Noefil o Al Rumi, sono la versione araba di Teofilo di Edesa o Teofilo il Greco; questo senza contare che i nomi in arabo possono essere citati come primo, secondo o terzo ap-pellativo, a loro volta confondibili con altri omonimi. Ed è così anche per i termini geografici; infatti, se l’identificazione delle regioni può essere portata a termine con una certa approssimazione, per le città ciò risulta più difficile, in quanto la precisio-ne di un solo grado precisio-nelle coordinate delle stesse (vedi a questo proposito il capitolo 37 del libro VIII), lascia un ampio margine di errore, visto che molte di queste sono diventate semplici paesi o sono addirittura scomparse.

Per quanto riguarda la materia astrologica trattata, per la sua ubicazione nel-l’insieme dell’opera di B. Ragel, ciò che occupa il culmine del testo sono le ele-zioni e le reggenze. Con questi argomenti si entra nella base concettuale dell’a-strologia: E’ fatale l’azione dell’ambiente sull’individuo? Può l’individuo “scegliere” e modificare gli avvenimenti? La domanda proviene dai tempi antichi: già la si discu-te in Giobbe in forma drammatica, e gli astrologi la trattarono quasi dal principio: Ermete, Zoroastro, Tolomeo, Doroteo di Sidone, Vettio Valente, etc.

La vita è una “scintilla”, un miracolo, qualitativamente diversa dall’energia inerte: l’azione dell’essere vivo differisce dalla Natura nel fatto che il risultato non è proporzionale all’azione. Non può esserci per lui proporzionalità tra causa e effetto, tra l’atto e la sua ricompensa o castigo: questa è la lezione delle antiche dottrine che finiscono sfociando nel cristianesimo, riassunto della cosmologia fisico-spiri-tuale dell’antico Oriente. Le cose “stanno lì”, lo sono sempre state, ma c’è una “scin-tilla umana” che è la sua intelligenza, il suo spirito che, in versione moderna, direm-mo funge da catalizzatore in quanto non-proporzionale.

Il nativo che sceglie il momento per intraprendere un’azione naviga su un ve-liero: lui non guida l’imbarcazione, non avrebbe la forza per farlo, solamente

modi-fica l’angolo della vela e, se c’è vento, l’imbarcazione seguirà il sentiero segnato: su-pererà anche la velocità del vento che la spinge. L’energia è sempre stata lì, come lo è il “vento degli astri”, ma il navigatore, colui che sceglie, con la sua “scintilla” intel-ligente, riesce a trasformarla. L’energia del vento sta sempre lì, come gli atomi di uranio sempre sono stati nelle miniere, l’uomo li prende e “da loro forma”, e ne ri-sulta la bomba atomica: l’incendio non è proporzionale alla “scintilla”.

E’ naturale che, per navigare, sia necessario il vento, com’è naturale che per raggiungere qualcosa di importante ci deve essere un “vento” planetario, ma dentro di questo, il navigatore “elettore” può approfittare di una lieve brezza.

Per quanto riguarda le reggenze il testo riprende la loro base: gli antichi le fondano su due elementi fondamentali, il “recettore” (ricevente) che è l’essere vi-vente, il gruppo umano o l’individuo, che a seconda della sua evoluzione può sinto-nizzare una o l’altra influenza esteriore, e così governa sopra razze, individui, popoli o città; e l’altro elemento, l’emittente, fondato sul tipo di radiazione o ambiente. Le reggenze qui, analogamente che per gli astri, avevano come base il cromatismo: si associavano i colori delle comete o delle stelle a quelli dei pianeti conosciuti e in questo modo si deducevano le loro influenze. Questa è un’osservazione molto anti-ca, e l’episodio delle pecore di Labano (Gen. 30, 37-43, ca. 1600 a.C.) mostra la cre-denza nell’effetto cromatico ambientale sopra la concezione.

Per finire vogliamo prevenire il lettore da ogni tipo di mitizzazione del testo: non c’è da divinizzare gli autori antichi; gli stessi peccati che noi commettiamo nel-l’osservazione dei fatti, li commisero anche loro, a meno che non smettessero di es-sere uomini per eses-sere dei. Nell’astrologia, scienza arcaica, se ci sono, si sono sacra-lizzate molte regole che gli antichi stabilirono per osservazione e che senza dubbio hanno un fondo di verità, ma c’è sempre da vedere che grado di approssimazione hanno con la realtà, e pertanto la loro percentuale di errore. Questo si determina solamente con una logica rigorosa e non confondendo i desideri con le realtà, o le opinioni con la verità.

La lettura di questo volume ci arricchirà di sicuro perché, fra le altre cose ci metterà in contatto con una Natura che non possiamo ricostruire oggi, oppressi co-me siamo dal bombardaco-mento delle notizie televisive in un ambiente così angoscio-samente urbano.

Auguro al lettore che tutto questo gli serva per migliorare le sue conoscenze e per perfezionarsi mentalmente e spiritualmente.

L.A. 130-104

Vista la delicata situazione internazionale che probabilmente condurrà ad una guerra contro l’Iraq, quel paese si trova ancora una volta al centro dell’attenzione dei media. Per valutare le prospettive politiche di una nazione, gli studiosi di astro-logia mondiale tengono in considerazione i temi di ingresso del Sole nel segno del-l’Ariete (o gli altri temi di solstizio ed equinozio), le eclissi e le congiunzioni (N.d.T.: si riferisce naturalmente a quelle dei pianeti lenti, ad es. Giove-Saturno, ecc.). Nel caso dell’Iraq, siamo fortunati poiché abbiamo a disposizione il tema di fondazione della sua capitale. Esaminando le direzioni primarie e secondarie su questo tema in-sieme ai transiti del periodo, possiamo gettar luce sulla situazione attuale e futura. Si tratta, inoltre, di un’insolita opportunità per mettere alla prova queste tecniche astrologiche, visto che sono disponibili pochi temi di fondazione di città importanti.

In uno dei suoi libri, l’astronomo/astrologo/studioso dell’XI secolo al-Biruni ha tramandato il tema della città di Baghdad. Il Califfo al-Mansur (c.679-777) deside-rava costruire una nuova capitale. Egli chiese, pertanto, all’astrologo di corte, Naw-bakht il Persiano (c.679-777), di scegliere un momento favorevole per iniziare la co-struzione. Nawbakht, con l’aiuto del giovane Masha’allah (c.740-c.815) ed altri fa-mosi astrologi del tempo, scelse il primo pomeriggio del 4 Jumada I 145 A.H., corri-spondente a sabato 31 luglio 762 del calendario giuliano.

Il tema mostra il pianeta Giove in prima casa in Sagittario. Non sono forniti i gradi delle cuspidi, ma possiamo presumere che gli astrologi scelsero l’ora in cui Giove era congiunto al grado ascendente, vale a dire circa le 14:40 LMT del 31 lu-glio. Gli astrologi del tempo usavano uno zodiaco fisso con una differenza di circa 4 gradi rispetto allo zodiaco tropico. E’ possibile, inoltre, che usassero il sistema Se-gno-Casa o quello di Alcabizio. Il tema mostrato sopra riporta le longitudini dello zodiaco tropico ed è disegnato secondo il sistema Segno-Casa. Notate che Giove sorge in Sagittario, nei suoi termini e nel suo segno, e riceve un’opposizione da Marte in settima. Il Sole, nel segno del Leone – suo domicilio - e in nona, forma un trigono a Giove e un sestile a Marte, ma si allontana da un quadrato a Saturno in

Nel documento LINGUAGGIO ASTRALE (pagine 113-116)