5.2 La percezione esplicita
5.2.2 L’autobiografia linguistica come strumento di indagine sociolinguistica
linguistica è uno strumento che permette di ripercorrere i momenti salienti della propria vita mettendo al centro del racconto i rapporti con la lingua. La redazione dell’autobiografia è un compito al quale, negli anni, si sono sottoposti anche numerosi
linguisti di professione (Francescato 1982, Nencioni 1988, Renzi 2002, Marcato 2007) e tende a essere proposta agli allievi dei propri corsi di dialettologia e di sociolinguistica soprattutto da docenti dell’ambiente siciliano (D’Agostino 2007, Castiglione 2009) e piemontese (Canobbio 2006, Telmon 2006); Telmon stesso è stato il primo a sottoporre ai suoi allievi questo particolare compito, definendolo “particolarissimo “genere”, di confine tra il saggio di scrittura e quello di applicazione di informazioni specialistiche nel campo della sociolinguistica” (Telmon 2006: 222).28 Attraverso la redazione di questo tipo di testo, i parlanti sono invitati, seguendo le linee guida proposte da Canobbio (2006), a compiere delle riflessioni sul proprio rapporto con la lingua, focalizzandosi su come cambi il comportamento linguistico attraverso il tempo e lo spazio sia geografico sia sociale. Secondo D’Agostino (2007:20) “far scrivere agli studenti universitari la propria autobiografia linguistica può stimolare in loro una capacità di riflessione autonoma, sollecitando il collegamento fra le nozioni apprese e la propria esperienza personale, contribuendo così a rendere meno volatile il sapere acquisito”. Le linee guida per la compilazione di un’autobiografia linguistica, almeno all’interno di un contesto scolastico, sono fornite da Canobbio 2005: 74); la griglia da seguire chiede di fornire
“dati anagrafici personali e dei due rami della famiglia, con la segnalazione degli spostamenti di residenza più significativi; informazioni sulla situazione linguistica personale e della famiglia; lingua materna; codice di comunicazione ordinaria tra i diversi membri della famiglia (i genitori tra loro, con i figli, con il resto della famiglia; i nonni con i nipoti, i giovani tra loro ecc.); scelte della famiglia nell’educazione linguistica dei figli; quando ci sia in famiglia l’uso di almeno un dialetto, a che cosa esso «serva», cioè̀ quale tipo di esigenza soddisfi (comunicativa, espressiva, affettiva, identitaria); tappe e sedi della presa di coscienza linguistica dello studente (incontri con la famiglia allargata, spostamenti in regioni diverse per la villeggiatura, incontri nei vari gruppi di socializzazione, scuola); riguardo alla scuola che atteggiamento ha tenuto l’istituzione scolastica nei confronti dei problemi comunicativi e della complessità delle competenze linguistiche”.
28 L’autobiografia linguistica è praticata anche tra gli insegnanti di lingue moderne come strumento di
L’autobiografia linguistica, dunque, porta a riflettere i parlanti sulla propria storia di vita linguistica, e permette perciò di far affiorare negli stessi le proprie capacità metalinguistiche, rendendo inoltre possibile raccogliere informazioni legate al proprio rapporto con il codice lingua e con le valutazioni a esso associate: “riconoscere il proprio bagaglio di esperienze linguistiche e culturali significa, per l’apprendente, da una parte scoprire la propria dimensione di soggetto sociale e dare espressione alla propria identità originaria, dall’altra cominciare a capire che egli vive in una dimensione plurilingue e interculturale, in un complesso e non facile processo di costruzione di nuovi aspetti della propria identità” (Groppaldi 2010: 91). Diversamente da quanto ottenuto con gli studi che mirano a elicitare le opinioni ‘nascoste’ (come attraverso gli esperimenti di matched-guise), un compito di questo tipo fa apparire inoltre quali siano le ideologie dominanti nel giudicare le varietà linguistiche, rendendolo quindi un’importante testimonianza sulla storia linguistica italiana e un utile esperimento che ha “lo scopo di mostrare come, attraverso la menoma consapevolezza del proprio comportamento linguistico, l’individuo possa sentirsi elemento fattivo e responsabile di una storia, perché le sue abitudini linguistiche sono in realtà delle scelte che lo associano o lo contrappongono al costume della società” (Nencioni 1988: 100).
Riepilogo
Come si è visto, la folk linguistics può essere considerata come una sottodisciplina che, almeno in Italia, ha da sempre goduto di uno statuto particolare. Per quanto non sempre studi di questo tipo abbiano fatto direttamente riferimento ai concetti oggi teorizzati da Preston, un’attenzione al ‘sapere linguistico’ (Schlieben-Lange 1971) è sempre stata implicita, almeno in certe particolari scuole di pensiero di derivazione dialettologica e atlantistica. Gli studi hanno permesso di indagare il modo in cui viene percepita la variazione linguistica diacronica, diatopica, diafasica e diastratica, e grazie alla redazione di autobiografie linguistiche si possono avere delle testimonianze che riguardano la storia linguistica italiana. Sembra però non esserci ancora sufficiente materiale che, facendo tesoro dei suggerimenti di Berruto (2002), provi a dare un’interpretazione collettiva dei dati percettivi assieme ai dati produttivi. Soprattutto
per quanto riguarda l’ambiente italiano, nel quale sono stati spesso rilevati giudizi linguistici negativi nei confronti delle varietà dialettali o regionali di italiano, appare di particolare rilevanza comprendere come le ideologie sulla lingua possano avere un riflesso diretto sul comportamento linguistico dei parlanti.
CAP. 6 – LE OCCLUSIVE SORDE ASPIRATE
IntroduzioneIn questo capitolo viene offerta una panoramica sui fenomeni di aspirazione delle consonanti occlusive. Dato che la letteratura sull’argomento è ingentissima, si proporrà una sintesi che verte in particolare sui seguenti aspetti. Innanzitutto verrà affrontato il tema della modalità di fonazione durante la produzione delle consonanti occlusive (§6.1), illustrando come alle categorie fonologiche di ‘sordo’, ‘sonoro’, ‘sordo aspirato’ etc. corrisponde in realtà, nelle lingue del mondo, una pluralità di condizioni articolatorie e di relazioni tra stato della glottide e movimento degli articolatori orali. Seguirà un focus sulle consonanti occlusive sorde aspirate (§6.2), che rappresentano la categoria indagata in questo lavoro di tesi per quanto riguarda l’italiano regionale calabrese degli adolescenti lametini. In un successivo paragrafo si passeranno in rassegna i diversi correlati acustici dell’aspirazione (§6.3), non solo – dunque – con riferimento al parametro ben conosciuto del VOT (Voice Onset Time) (§6.3.1), ma anche alla all’ampiezza della Root Mean Square (§6.3.2.1) e alla modalità di fonazione della vocale successiva (§6.3.2.2).