• Non ci sono risultati.

Lamezia Terme e il suo circondario nel quadro dialettologico italiano

oggetto fino ad ora di monografie scientifiche a esso specificamente dedicate, per quanto siano disponibili alcune monografie a carattere amatoriale curate da un erudito locale (Sesto 1994, 2010). Di conseguenza, di seguito si offrirà un profilo linguistico del dialetto parlato nell’area basandosi sui dati disponibili per i dialetti dell’area geografica di cui i paesi di interesse fanno parte, non entrando nello specifico di particolari esiti locali. Seppur rappresentati solo sporadicamente, sono stati tenuti in considerazione anche gli altri paesi dai quali provenivano i partecipanti che hanno

partecipato alle registrazioni, tutti compresi nel circondario di Lamezia Terme30 (Soveria Mannelli, Nocera Terinese, Falerna, San Pietro Lametino, Marcellinara).

La zona in cui è stata condotta l’indagine è situata a cavallo della linea di confine Nicastro – Catanzaro (v. figura 9), e cioè l’isoglossa che secondo Rohlfs (1933, 1965, 1972, 1974, 1977) divide la Calabria latina settentrionale, nella quale era in voga l'uso del cappello di feltro, dalla Calabria greca meridionale, dove invece si usava la “barritta longa”31. Questa bipartizione tiene conto di due principali isoglosse - l’una delimitante l’area nella quale la funzione del passato prossimo viene ricoperta

30 Per i dettagli sulle provenienze geografiche dei soggetti si rimanda al cap. 9.

31 “[...]percorrendo la Calabria, partendo da Cosenza e scendendo verso Reggio, ci si accorge come, ad

esempio, cambia il copricapo degli uomini. Dal classico cappello (cappeju) di feltro a forma conica, indossato dai contadini e dai pastori cosentini, si passa a un copricapo di lana azzurra a forma di lungo sacco (50-60 cm.) detto "barritta longa." (Rohlfs 1967).

Figura 9 - Le suddivisioni dialettali della Calabria in Rohlfs (1933). La città di Lamezia Terme, nello specifico la frazione di Nicastro, è evidenziata dalla freccia.

dal passato remoto32, l’altra riguardante l’area nella quale l’infinito viene sostituito con forme perifrastiche per mezzo delle congiunzioni mu / mi / ma (tranne che dopo il verbo potere) 33- e di una serie di opposizioni dialettali di tipo lessicale34; prende poi in considerazione altri aspetti, quali l'assimilazione dei nessi consonantici -mb- > -mm-, -nd- > -nn- (sconosciuta nella Calabria reggina), la presenza / assenza di metafonia, la formazione del periodo ipotetico (tipo cal. sett. si lu sapèra (sapissi), lu dicèra; tipo cal. mer. da Locri a Catanzaro si lu sapiria, lu diria; tipo cal. mer. aspromontano si lu sapìa, lu dicìa)35.

Seguendo le successive classificazioni dialettali della regione, l’area di Lamezia Terme fa parte della zona calabrese centrale individuata da Falcone (1976) - comprendente la provincia di Catanzaro e (oggi) parte della provincia vibonese - la quale è caratterizzata da confluenza di fenomeni settentrionali (ovverosia, secondo l’autore, vocalismo pan-italiano con metafonesi di tipo napoletano) e meridionali (e cioè vocalismo siciliano con assenza di metafonesi), quindi caratterizzata da una distribuzione a “oasi” della metafonesi. La zona di Lamezia Terme è in particolare all’interno di quella che Falcone definisce “oasi nicastrese”, per l’appunto una delle zone nelle quali si attesta la presenza della metafonesi.

32 L'assenza del passato prossimo viene messa in relazione con quello 'spirito greco’ di cui parla Rohlfs

1933: 53, nella fattispecie con l'imitazione del tempo verbale aoristo il quale, in greco medievale, è usato sia per l'espressione del passato remoto che del passato prossimo. Questo fenomeno, come la perdita dell'infinito (v. nota seg.) si arresta a nord alla linea Nicastro – Sersale. Va anzi osservato che nella zona di Cosenza il passato prossimo prevale nettamente nell’uso rispetto al passato remoto, come è stato accertato da Bertinetto & Squartini (1996). Questo comportamento, alquanto sorprendente in un’area meridionale della penisola, si spiega probabilmente proprio come forma di reazione all’invadenza del passato remoto nell’area vicina.

33 La perdita dell'infinito e la sua sostituzione con forme perifrastiche per mezzo delle congiunzioni mu/

mi / ma è localizzata da Rohlfs (1933: 50) nel territorio che da Reggio Calabria arriva verso nord fino alla

linea Nicastro – Sersale – Crotone. L'autore giudica l'espressione come non romanza e la mette in relazione con l'uso del greco volgare, considerandola quindi un'ulteriore prova della mancata latinizzazione della regione (o almeno della sua parte meridionale).

34 Rohlfs (1972: 253) (ma già in Rohlfs 1933) elabora una tabella di ventisette lessemi con le

corrispondenti parole dialettali in calabrese settentrionale, calabrese meridionale e siciliano per dimostrare come l'esito isolano sia sempre d'accordo con l'esito dell'area reggina.

35 Rohlfs (1972: 257 – 258). Il tipo più̀ meridionale viene considerato un calco linguistico del greco

Figura 9bis - Le suddivisioni dialettali della Calabria in Trumper & Maddalon (1988). Nella cartina si nota la frazione di Lamezia Terme, Nicastro.

Secondo la classificazione di Trumper (1988) (v. figura 10bis), la città di Lamezia Terme si ritrova nella zona 3 (Sant’Eufemia Lamezia – Nicastro – Catanzaro – Sersale), corrispondente al limite settentrionale dell'area interessata dalla mancanza di strategie infinitivali (il tipo voglio mangiare viene realizzato con forme perifrastiche formate con la congiunzione mu [< lat. MODO]), tranne che dopo il verbo potere.

Secondo la classificazione di Trumper (1997) e Trumper (1999), l’area di Lamezia Terme è collocata all’interno del secondo “corridoio di transizione”36, ovvero

36 Per chiarezza riportiamo la definizione di corridoio di transizione data in Trumper, Maddalon &

Chiodo (1995: 90): un corridoio di transizione è “un'area transizionale allargata, in cui un numero di fenomeni linguistici si incontrano secondo diverse modalità. In altre parole, vi saranno fenomeni che creano fratture di natura discreta e fenomeni che co-esistono in modo intrinsecamente variabile”. La definizione di corridoi di transizione ben si presta a descrivere la distribuzione disomogenea di alcuni fenomeni linguistici sul territorio calabrese, la cui causa è stata messa in correlazione con la natura fortemente sismica della zona. I diversi terremoti che si sono susseguiti nella regione, spesso con conseguenze catastrofiche, hanno infatti molto spesso causato spostamenti di interi villaggi.

il corridoio Gizzeria – Nicastro/ Lamezia – Conflenti – Martirano – Pedivigliano/ Scigliano – Parenti – Taverna – Mesoraca – S. Mauro/ Scandale – (Rocca di Neto) – Casabona – Savelli – Umbriatico – Melissa – Strongoli – Scandale – Crotone, 
identificato da: presenza variabile dei seguenti fenomeni: assimilazione progressiva della nasale (mb>mm, nd>nn, ng>ŋŋ); strategie infinitivali; passato remoto; sonorizzazione variabile vs. glottalizzazione di [f], [s], [ʃ]; esiti delle laterali; differenti esiti del nesso intervocalico LI (> [ʎː]/[ɟː]); nasalizzazione e innalzamento di [a]; dittongazione vs. innalzamento negli esiti metafonetici delle vocali medio basse; frangimento vocalico con creazione di dittonghi nel caso di [i] davanti [l] e nessi 
[r]+ C. In sintesi, tutti gli studiosi fin qui citati concordano nell’attribuire all’area di Lamezia Terme lo statuto di area di confine tra i dialetti calabresi settentrionali e quelli meridionali; in ragione di ciò, i tratti che caratterizzano il dialetto di quest’area subiscono l’influsso sia dei dialetti meridionali estremi, sia l’influsso dei dialetti calabresi settentrionali. Nella città di Lamezia Terme possono quindi convivere esiti linguistici sia della Calabria greca, sia della Calabria latina.

Nel paragrafo successivo vengono precisati i fenomeni fonologici che più tipicamente caratterizzano il dialetto parlato a Lamezia Terme.

7.2 L’inventario fonologico