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L’educazione semiotica

Nel documento Le lingue di Babele (pagine 171-175)

L’insegnamento del lessico

7.3.1 L’educazione semiotica

L’insegnante di italiano si occupa dell’educazione linguistica insieme ai colleghi di lingue straniere e, in alcune situazioni, anche di lingue classiche, seconde, etniche. Ma tutto questo gruppo di insegnanti, di cui quello di italiano costituisce il fulcro naturale, si raccorda anche con un altro gruppo di insegnanti che lavorano sui segni e sui codici: sono gli insegnanti di educazione artistica, musicale, fisica e, in alcune scuole, anche di educazione multimediale e cinematografica: tutta que-sto nutrito gruppo di insegnanti lavora all’educazione semiotica degli

studenti, cioè si cura della loro capacità di usare i linguaggi, verbali e non, per esprimersi e per comunicare.

Il risultato della facoltà semiotica dell’uomo è una serie di sistemi

se-miotici, cioè di sistemi di segni e di regole per la loro formazione e

com-binazione; segni e regole formano codici quali quello linguistico, quello cinesico (i gesti), quello prossemico (l’uso dello spazio interpersonale), i codici oggettuali (il vestiario, gli status symbol), iconici (i segnali stra-dali, le icone del computer), sonori (le sirene, i campanelli ecc.), i codici artistici, musicali, corporei (lo sport o la danza, per esempio), nonché tutti i codici integrati, quali il melodramma, il balletto, gli audiovisivi. L’educazione semiotica si occupa di far riflettere sulla natura dei segni e dei codici, nonché su quegli aspetti che sono comuni a tutti essi.

Anzitutto, si deve far riflettere sulla peculiarità del codice verbale (la lingua) rispetto ai vari codici umani naturali (verbali, visivi, sonori e corporei) e artificiali (matematica, informatica ecc.); la lingua, ha due caratteristiche che la rendono particolare:

a. l’onnipotenza metalinguistica: la lingua, cioè, può descrivere tutti gli altri linguaggi, mentre non è vero il contrario;

b. la riflessività metalinguistica: la lingua verbale è l’unico linguaggio capace di autodescriversi esaurientemente.

Ciò pone l’educazione linguistica al centro dell’educazione semioti-ca o dell’edusemioti-cazione alla comunisemioti-cazione, ma non le conferisce certa-mente il monopolio nel settore, né sul piano concettuale né, come ab-biamo visto, nell’organizzazione delle scuole e delle università.

Volendo riproporre con uno schema tale concetto possiamo disegna-re il diagramma nella pagina a fronte.

L’obiettivo didattico è far scoprire (come al solito evitiamo di scri-vere «insegnare», «spiegare») che tutti questi codici condividono alcu-ne caratteristiche relative alla loro natura e al loro uso.

Quanto alla natura, lavorare a livello alto, semiotico, consente di far scoprire che tutti i codici hanno queste componenti:

a. il «segno»: tutti i linguaggi sono composti di segni arbitrari e con-venzionali; spesso lo stesso significato può essere portato da più

Italiano lingua materna 158

codici: «fermarsi» è una parola pronunciata o scritta, ma può essere sostituita dal gesto del vigile urbano o dal segnale stradale;

b. il patrimonio di regole di combinazione morfologica e sintattica, in quanto i segni non si realizzano e non vengono scambiati quasi mai singolarmente; in genere essi sono combinati in stringhe, che costi-tuiscono frasi e testi. Il fatto di essere combinati porta modifiche alla loro struttura di base («morfologia») e ciò avviene seguendo delle precise regole di combinazione («sintassi»), altrettanto arbitrarie e convenzionali delle regole di significazione primaria, cioè di unione di un significato concettuale con un significante sensoriale. Lo stu-dente comprende facilmente la cogenza delle regole arbitrarie e con-venzionali del calcio, ma ben più difficilmente intuisce la forza della convenzionalità dell’uso del congiuntivo; riflettendo sulla punizione e sull’espulsione che toccano nel calcio a chi non osserva le regole, l’adolescente può tuttavia giungere ad accettare l’idea che un par-lante può essere «punito» ed «espulso» dalla comunicazione se non tiene conto delle convenzioni;

c. il testo, e non la frase, come unità minima della comunicazione, seb-bene qui il concetto di «testo» sia allargato a tutti i linguaggi (il

qua-Competenza semiotica Codici verbali metalingue di

uso pragmatico uso estetico Lingua materna Lingue seconde, straniere, etniche Lingue classiche Codici corporei Codici sonori Codici visivi

dro, la sinfonia, la partita di calcio, il balletto ecc.): si tratta di un blocco di segni e di frasi concluso, dotato di senso compiuto;

coe-rente, organizzato secondo sequenze logiche di significato profondo; coeso, legato sul piano formale, per cui gli elementi del testo

con-corrono alla creazione di un’unità, governato dalle regole di genere, che cambiano da cultura a cultura, di tempo in tempo. Ciò significa far capire che non si può giudicare una partita di calcio da una sele-zione dei goal, non si può giudicare una sinfonia da un solo movi-mento, non si può giudicare un quadro da un particolare, non si può giudicare un racconto da alcune pagine antologizzate.

Lavorare sul piano pragmatico, dell’uso, può spiegare la linea oriz-zontale che divide in due le caselle dei vari codici nel diagramma che stiamo descrivendo:

d. tutti i codici hanno un uso funzionale e un uso estetico, che a diffe-renza degli elementi universali visti sopra variano da cultura a cul-tura, da tempo a tempo. Da un lato abbiamo gli usi della vita quoti-diana, dal parlato alla segnaletica stradale, dal suono della sirena di un’ambulanza ai gesti eseguiti da un vigile per farla passare; hanno poi la possibilità di un uso formale, estetico, dalla lingua della poe-sia ai colori di un quadro; dai suoni di una sinfonia ai gesti di un dan-zatore o di uno sportivo; dalle inquadrature di un film, con il corre-do di colonna sonora, testo, gesti, sguardi dell’attore, al videoclip di musica rock, con i colori virati dal computer e i suoni sintetizzati da strumentazioni avveniristiche ecc.

La competenza semiotica include entrambe le dimensioni, quella fun-zionale e quella estetica e di conseguenza uno degli obiettivi principali dell’educazione semiotica è quello di far scoprire la specificità dell’uso estetico dei codici, il che avviene nel nostro specifico linguistico secon-do le linee dell’educazione letteraria che vedremo nel capitolo 10.

Nella prassi didattica attuale non solo le lingue e i vari linguaggi non verbali vengono insegnati da docenti diversi, ma si attua una separazio-ne separazio-netta tra l’insegnamento della lingua e quello della letteratura; in educazione artistica e musicale non si presta di solito attenzione agli

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aspetti pragmatici dei linguaggi visivo e sonoro; in educazione fisica spesso è l’aspetto sportivo che prevale ecc. Una logica di educazione semiotica richiede l’assunzione di una prospettiva unitaria non solo a livello di integrazione tra le programmazioni dei vari docenti che si oc-cupano dei linguaggi, ma anche alla doppia modalità d’uso che abbia-mo trattato in questo paragrafo.

7.3.2 Il ruolo del docente di italiano in un’educazione

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