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La natura epistemologica di questo volume

Nel documento Le lingue di Babele (pagine 34-39)

Insegnare l’italiano a italiani: un’idea che cambia

1.2.4 La natura epistemologica di questo volume

Nel paragrafo 1.2.1 abbiamo parlato della «sociolinguistica applicata» all’insegnamento dell’italiano: erano gli anni in cui (per riprendere una riflessione personale di Massimo Vedovelli, non pubblicata) la socio-linguistica si sentiva e si comportava come «scienza civile», il cui im-patto non era solo scientifico ma anche sociale; nei due decenni suc-cessivi la sociolinguistica perde questa connotazione di impegno civi-le, che viene invece assunto dalla moderna glottodidattica, la scienza che costringe i ricercatori a confrontarsi con quel che avviene nelle classi plurilingui e plurilivello, a dare una risposta alla necessità e vo-lontà di integrazione degli immigrati, all’impatto dei mezzi di comuni-cazione di massa sulla lingua dei ragazzi – ma è con la lingua che si or-ganizza e si esprime il pensiero.

Per questa ragione, prima di entrare nelle parti propriamente glotto-didattiche di questo volume, crediamo utile chiarire lo spazio in cui si colloca questa «nuova» glottodidattica.

Abbiamo detto che sopra che, rispetto alla tradizione, i programmi del 1979 muovevano dalla linguistica applicata alla sociolinguistica

applicata. Questo volume non è un volume di scienze applicate e

nep-pure un volume di linguistica educativa, per riprendere la recente pro-posta terminologica di De Mauro e Ferreri (2005). Non lo è perché la focalizzazione sulla linguistica, o più correttamente, sulle scienze del linguaggio (di cui pure fa parte la glottodidattica) è riduttiva rispetto

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alla realtà delle conoscenze necessarie per insegnare una lingua in qua-lunque prospettiva, ma soprattutto nella prospettiva «civile» individua-ta da Vedovelli.

Esistono essenzialmente due prospettive nella riflessione e nell’inse-gnamento dell’italiano:

a. una che mira a trasporre le indicazioni che provengono dagli studi

di linguistica (nell’accezione più vasta) e di storia della lingua ita-liana in modo che gli insegnanti, gli autori di materiali didattici, i

progettisti di corsi di didattica dell’italiano e coloro che organizzano la formazione dei docenti possano applicarle in didattica;

b. una, ben più complessa, che non ignora la linguistica (teorica, appli-cata, educativa che sia) ma che ritiene indispensabile un approccio interdisciplinare che accanto all’oggetto dell’insegnamento (studiato dalla linguistica, nell’accezione più vasta) consideri anche il sogget-to (quindi le sue caratteristiche neurologiche e psicologiche: è il tema del secondo capitolo di questo manuale) e l’agire dell’inse-gnante (le scienze della formazione, dalla progettazione curricolare alla metodologia didattica).

La prospettiva glottodidattica che sta alla base di questo manuale è – come si evince anche solo da un semplice sguardo all’indice – la se-conda. Tale impianto parte dall’analisi della differenza tra scienze teo-riche e pratiche e tra i principi di applicazione e implicazione.

L’epistemologia distingue tra scienze che mirano a conoscere e sono dette teoriche (per esempio: la linguistica vuole conoscere la natura della lingua; la biologia indaga la natura della vita ecc.) e scienze

prati-che prati-che mirano a risolvere un problema (proseguendo nell’esempio: la

glottodidattica vuole rispondere alla necessità di acquisire le lingue; la medicina vuole risolvere i problemi patologici).

Le scienze teoriche possono applicare la loro attenzione ad aspetti particolari: per esempio la linguistica può essere applicata alla tradu-zione, all’analisi computazionale ecc. e divenire linguistica

applica-ta, pur rimanendo nell’ambito teorico, volto alla conoscenza di

alcu-ni ambiti specifici. Ma nel momento in cui si deve risolvere e non più descrivere un problema, allora la dimensione della scienza

ca – pura, incontaminata, ben definita nei propri ambiti e limiti – non basta più, perché la realtà in cui si situano i problemi da risolvere non è semplice bensì complessa: le scienze pratiche sono tendenzial-mente interdisciplinari, si fondano su più scienze teoriche e su altre scienze pratiche e ne traggono le implicazioni utili per la soluzione dei problemi.

Non si tratta di un bisticcio tra applicazione e implicazione, ma di una scelta essenziale per stabilire chi sia il soggetto che decide cosa studiare e cosa proporre:

a. nella logica della glottodidattica come linguistica applicata il sog-getto è il linguista che applica la sua conoscenza dei fenomeni lin-guistici a un settore specifico, quello dell’insegnamento linguistico. È il linguista che decide cosa è scientificamente corretto o non, quali sono i fini e i metodi dell’applicazione della linguistica;

b. nella prospettiva della glottodidattica come scienza pratica

interdi-sciplinare il soggetto è un glottodidatta (lo studioso o l’insegnante),

il quale definisce il problema («devo insegnare l’italiano») e per poterlo risolvere si rivolge a più scienze (teoriche, applicate, prati-che) per coglierne le implicazioni utili alla soluzione. Il suo scopo

non è quello di «conoscere» ma quello di «risolvere», anche se per

risolvere deve conoscere, così come il medico deve conoscere l’ana-tomia o la chimica per risolvere il problema della persona malata o per evitare che si ammali.

La glottodidattica, proprio per la complessità del problema che deve risolvere (far crescere la padronanza di una lingua), trae le proprie co-noscenze da più scienze e le integra in un costrutto scientifico che non è semplicemente la somma di nozioni provenienti dai vari ambiti di ri-cerca ma costituisce una conoscenza nuova e autonoma.

Gli ambiti scientifici di riferimento della glottodidattica – e quindi di questo manuale – sono quattro, alcuni teorici e altri pratici:

a. le scienze del linguaggio della comunicazione: dalla natura della comunicazione, della competenza comunicativa, delle abilità lingui-stiche, delle funzioni e degli atti comunicativi, ai vari aspetti delle

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grammatiche fonologica, morfosintattica, lessicale, testuale, extra-linguistica;

b. le scienze della cultura e della società, dall’antropologia alla socio-logia, visto che l’italiano viene insegnato per interpretare la società e per agirvi: questo capitolo è un esempio del modo in cui per impo-stare l’insegnamento dell’italiano sia necessario conoscere la storia politica, sociale e culturale d’Italia;

c. le scienze del cervello e della mente che ci offrono i principi basila-ri di neurolinguistica e psicolinguistica (le modalità di funziona-mento del cervello e della mente nell’acquisizione linguistica), di psicopedagogia e psicodidattica (su cui fondare i modelli operativi quali l’unità d’apprendimento, l’unità didattica, il modulo), di psi-cologia relazionale, con particolare attenzione al problema del filtro affettivo;

d. le scienze della formazione: pedagogia generale, metodologia didat-tica, tecnologia didatdidat-tica, docimologia.

Le quattro grandi aree di conoscenza che abbiamo sintetizzato sopra divengono «glottodidattica» nel momento in cui vengono integrate, non solo giustapposte l’una all’altra.

Questo volume cerca di proporre un’integrazione tra le quattro aree per individuare le finalità, gli obiettivi e le metodologie dell’insegna-mento dell’italiano a studenti italiani che, per mera convenzione, chia-meremo qui «studenti di madrelingua italiana», pur sapendo che la dia-lettofonia è spesso viva e vegeta e che in molti immigrati di seconda generazione il termine «materna» è inadeguato (per un approfondimen-to sulle differenze tra lingua materna, seconda, etnica si veda Balboni, 2002a, cap. 1).

1.3

Parole chiave del capitolo

Alla fine di questo capitolo vengono date per acquisite e condivise le seguenti parole chiave, che non verranno più spiegate e chiarite nei ca-pitoli successivi:

glottodidattica: scienza teorico-pratica che studia e progetta

l’educa-zione linguistica, porta all’intersel’educa-zione tra le scienze che riguarda-no l’oggetto dell’insegnamento (scienze della comunicazione, del linguaggio, della cultura, della società) e scienze che riguardano le persone coinvolte, cioè lo studente (aspetti neurologici e psicologi-ci) e l’insegnante (scienze dell’educazione e delle metodologie di-dattiche).

questione della lingua: non riguarda la scelta tra dialetto e italiano,

bensì tra varietà di italiano; a fine Ottocento si opposero le visioni rappresentate da Manzoni e Ascoli e il simbolo del conflitto fu l’uso di nòvo o nuovo nella titolazione di un dizionario; negli anni Sessan-ta le visioni in contrasto erano quelle rappresenSessan-tate da Calvino e Pa-solini, e il simbolo fu la scelta tra italiano della «classe borghese» e quella della «classe operaia».

sociolinguistica applicata: quella parte della sociolinguistica che

ne-gli anni Settanta-Ottanta si fece carico di elaborare modelli teorici e trasformarli in progetti didattici in ordine alla situazione linguistica del nostro Paese, realizzando una «rivoluzione copernicana» rispetto alla tradizione e innovando radicalmente l’insegnamento dell’italia-no nella scuola. Questa funzione di «scienza civile» è passata nel-l’ultimo decennio alla glottodidattica, a seguito dell’impatto dei non italofoni nella scuola.

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CAPITOLO2

Nel documento Le lingue di Babele (pagine 34-39)