Lo sviluppo delle abilità produttive
5.2.2 Tipi e generi testuali
Spesso queste due nozioni sono confuse: il tipo riguarda la struttura co-gnitiva del testo ed è un universale (un testo argomentativo o descritti-vo è tale in qualunque lingua sia realizzato), il genere riguarda la rea-lizzazione di un tipo di testo in una data tradizione culturale (alcuni ge-neri sono ormai universali, per esempio una lettera, una e-mail, un arti-colo di giornale ecc.; altri sono tipici di alcune tradizioni: per esempio, molte scuole italiane all’estero vanno in crisi al momento dell’esame di terza media perché nelle tradizioni straniere il tema è un genere presso che sconosciuto, mentre in Italia assorbe la quasi totalità del «saper scrivere»).
Lo studente va abituato a porsi un duplice problema, prima di inizia-re la stesura: «Che tipo di testo si vuole da me? Che inizia-regole ha il geneinizia-re che devo realizzare?»
Esistono varie teorie della tipologia testuale; ai nostri fini possiamo evidenziare sette tipi, ciascuno con caratteristiche strutturali e concet-tuali sue proprie e realizzabile secondo alcuni generi ben precisi.
a. Testo espressivo
È la voce dell’«emittente», per riprendere il modello della comunica-zione di Roman Jakobson, e ha come scopo l’espressione dei suoi sen-timenti, gusti, desideri, emozioni; nella vita si realizza in momenti di intimità con amici e persone amate, oppure con diari, poesie, lettere ecc.; nella scuola si usa molto, soprattutto con i più piccoli, il «tema espressivo», ma poi si smette a causa della dimensione intima e perso-nale dei temi trattati in questo tipo di testo; dal punto di vista linguisti-co, la dimensione lessicale, e precisamene la connotazione delle singo-le parosingo-le, rappresenta il cardine del testo espressivo.
b. Testo regolativo, istruttivo
Nel modello di Jakobson si tratta dei testi focalizzati sul destinatario, cui si danno istruzioni, consigli, ordini. I testi di questo tipo sono carat-terizzati da una logica sequenziale obbligata, da periodi brevi, spesso basati su imperativi; nelle istruzioni c’è una forte componente delle no-zioni di spazio, forma ecc., mentre nei regolamenti sono significativi
gli aspetti socio-relazionali e la componente sociolinguistica che di-stingue tra una realizzazione formale (il regolamento della scuola, le istruzioni per il montaggio di una stampante ecc.) e meno formale (i consigli a un amico, le istruzioni intese come collaborazione a un ami-co ecc.).
Far stendere il regolamento della classe; far scrivere le regole di un gioco qualsiasi, anche del banale nascondino; preparare la ricetta per un piatto anche semplicissimo: sono tre esempi di generi comunicativi che realizzano questo tipo testuale e che si possono proficuamente ese-guire in classe.
c. Testo espositivo
Nel modello di Jakobson è il testo che focalizza l’attenzione sull’argo-mento: relazione di eventi; relazione su esperimenti; cronaca di un fat-to, di una partita; risposta alla domanda di un’interrogazione: si tratta di testi che hanno una forte strutturazione sequenziale, in cui gli even-tuali commenti (espressione dei propri sentimenti o delle proprie opi-nioni: quindi due tipi testuali diversi da questo, che con questo si in-trecciano come succede alla maggior parte dei tipi testuali quando di-vengono testo reale) vanno detti o scritti dopo aver esposto i fatti.
Sul piano linguistico i testi espositivi sono il regno del modo indica-tivo, delle nozioni di tempo e spazio, della relazione causa/effetto, del-la terminologia denotativa piuttosto che connotativa; inoltre, molto spesso i testi espositivi efficaci sono estremamente ridotti, privi di ri-dondanza: si pensi alla asciutta bellezza di un teorema, della verbaliz-zazione di molte leggi fisiche, e così via: «Il quadrato costruito sull’i-potenusa di un triangolo rettangolo è equivalente alla somma dei qua-drati costruiti sui cateti» è un testo espositivo perfetto, in cui ogni paro-la ha un solo significato possibile, nessun elemento può essere tolto, non c’è bisogno di aggiungere alcun elemento ridondante.
Insegnare a produrre testi di questo tipo (spesso intrecciati a testi re-golativi: «Dopo aver verificato se il triangolo è rettangolo e sapendo che il perimetro è x, per ricavare la lunghezza dell’ipotenusa dividere il perimetro…») è fondamentale sul piano cognitivo prima ancora che linguistico, in quanto costringono a distinguere tra sostanza e
acciden-te, per recuperare due termini propri dell’esposizione filosofica.
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d. Testo argomentativo
Mano a mano che lo studente cresce deve produrre sempre più fre-quentemente testi di questo tipo, in cui si deve argomentare su una te-si filosofica o politica o sociale; su un’interpretazione di una frase, di un evento storico; su una dimostrazione scientifica o matematica e così via.
Sul piano linguistico questo tipo di testo, cui appartiene la maggior parte dei temi nella scuola superiore, richiede:
– una chiarificazione dei termini usati nel titolo (per esempio, nel tema «La ricchezza porta la felicità?» si tratterà di chiarire in che modo verranno considerati «ricchezza» e «felicità»);
– la focalizzazione delle relazioni logiche (il titolo visto sopra chiede di discutere la relazione causa/effetto tra le due nozioni);
– la validazione o falsificazione di quanto enunciato, operazioni che vanno compiute collocando gli argomenti in sequenza temporale (prima/dopo) o logica (premessa/conseguenza, causa/effetto ecc.), oppure trattando gli argomenti specularmene (pro/contro, tesi/anti-tesi).
In questi testi hanno grande importanza, sul piano linguistico, sia i connettori testuali sia la precisione lessicale e la discussione sulle paro-le che si usano.
e. Testo descrittivo
Secondo alcune tipologie testuali si tratta di una variante dei testi espo-sitivi, ma in realtà conviene, ai fini glottodidattici, considerarli separa-tamente, anche perché sezioni descrittive sono presenti in moltissimi generi che sembrano realizzare solo gli altri tipi testuali.
L’elemento più importante in una descrizione è il lessico, e in parti-colare l’attenzione sia alla denotazione chiara di ciò che viene descritto (se si chiede di descrivere l’autunno, le foglie sono immancabilmente qualificate come «gialle», mentre basterà guardare fuori della finestra per vedere che di gialle se ne sono ben poche e che invece la gamma dei colori è enorme) sia alla connotazione lessicale, che distingue una descrizione da una relazione su un luogo, un personaggio ecc.
Sul piano della struttura descrittiva, lo studente deve abituarsi a chiedersi anzitutto se intende produrre una descrizione oggettiva, in cui si colloca all’esterno della scena o della persona descritta, o
sog-gettiva, in cui entra nella scena o nei pensieri della persona che sta
de-scrivendo;
f. Testo narrativo
Questo tipo di testi narra storie avvenute nel mondo reale o in quello dell’immaginario e non va confuso né con i testi estetici, che hanno come scopo l’uso «letterario» della lingua e che possono anche, ma non necessariamente, essere testi narrativi, né con i testi espositivi, che riferiscono su un evento reale avendo come scopo l’informazione sull’evento stesso; i testi narrativi focalizzano invece l’attenzione sul-la narrazione e spesso differenziano sul-la fabusul-la, cioè sul-la successione rea-le degli eventi, dall’intreccio, il modo in cui vengono presentati nella narrazione.
Prima di raccontare una storia, vera o inventata che sia, lo studente deve porsi alcuni problemi propri della narratologia:
– sarà un narratore onnisciente, che sa tutto quel che avviene nel mondo della sua storia e nella mente dei suoi personaggi, oppure avrà un punto di vista esterno, per cui si limiterà a narrare quel che avviene?
– userà la prima persona o la terza?
– narrerà al passato, tipico della narrazione classica, o userà il sempre più diffuso presente?
– si seguiranno le fasi della Morfologia della fiaba di Propp – situa-zione, protagonista e antagonista, conflitto, intervento del deutera-gonista, denouément?
g. Testo estetico
I testi di questo tipo focalizzano l’attenzione sul codice, realizzando quella che Jakobson chiama «funzione poetica». Possono essere testi narrativi, e sono la maggioranza, ma anche testi espressivi, come nella maggior parte della poesia, o testi regolativi, come (spera di essere) la pubblicità, e in quasi tutti questi testi ci sono spezzoni di testo descrittivi.
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Torneremo sul tema dei testi estetici nel capitolo 9; qui ci limitiamo a osservare che mentre nella scuola primaria si fanno creare testi di questo tipo ai bambini, dalla scuola media in poi si smette di chiedere la produzione di testi estetici. Non ci pare una decisione coerente con la nozione di educazione linguistica, che cerca di valorizzare tutto il potenziale linguistico della persona.
Una volta che lo studente abbia elaborato le sue idee sul contesto co-municativo e sul tipo di testo che deve produrre, allora può procedere alla produzione effettiva del testo. (Oltre agli studi citati con riferimen-to alla pianificazione dei testi, rimandiamo, per un approfondimenriferimen-to che abbraccia anche i diversi tipi testuali in prospettiva cognitiva, a Gregg, Steinberg, 1980; Orsolini, Pontecorvo, 1991; e alla magistrale sintesi in Boscolo, 1999.)
5.3
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Realizzazione del testo orale e scrittoIl titolo del paragrafo accomuna le due abilità primarie, scrivere e par-lare in un monologo, ma è sufficiente ricordare che verba volant,
scrip-ta manent per rendersi conto dell’immensa disscrip-tanza che le separa sul
piano della realizzazione; potremmo anche ricordare che il parlare si realizza come processo e come prodotto contemporaneamente, mentre nello scritto il processo può essere lungo, si può ripercorrere il testo più volte prima di considerarlo un prodotto finito; infine, anche un ragazzi-no della scuola media sa che allo scritto deve usare il periodo ipotetico con condizionali e congiuntivi mentre all’orale bastano due indicativi, proprio perché lo scritto è tendenzialmente più formale (ma la e-mail pone in crisi questa affermazione) e l’orale tendenzialmente più infor-male, tranne in situazioni particolari; inoltre si deve notare che l’orale può usare deittici («qui/là») che sono chiariti dalla situazione, mentre allo scritto il loro uso è molto più complesso (sulla sintassi del parlato si veda Voghera, 1992).
Scrivere e monologare vanno dunque trattati separatamente, ma so-lo sul piano della realizzazione fisica del testo perché, come abbiamo
visto nei due paragrafi precedenti, la concettualizzazione e la proget-tazione sono indifferenti rispetto alla modalità scritta o orale del testo finale.