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L’importanza degli investimenti diretti esteri

1.3 La politica della Porta Aperta

1.3.2 L’importanza degli investimenti diretti esteri

Uno dei principali obiettivi della politica della Porta Aperta, strettamente collegato e dipendente dalla formazione delle ZES, fu l’attrazione in territorio cinese di investimenti esteri. La presenza di capitale straniero all’interno della nazione era ritenuta di fondamentale importanza per poter perseguire la strada dello sviluppo economico, ed era fortemente incentivata e sostenuta dalle autorità governative.

Questa convinzione insieme al successo delle politiche riformiste portò la Cina a essere il paese in via di sviluppo con il maggior investimento straniero. Essa infatti nei primi dieci anni del ventunesimo secolo ricevette il 20% dell’ammontare

30 Queste città costiere erano: Guangzhou e Zhanjiang nella provincia del Guangdong; Ningbo e

Fuzhou nella provincia del Zhejiang; Liangyuan, Nantong, Minhang; Caohejing nello Jiangsu; Yantai e Qingdao nello Shandong; Tianjing; Qinhuangdao nello Hebei ed infine Dalian nello Liaoning.

totale degli investimenti diretti esteri destinati ai paesi in via di sviluppo31. Ma già prima la Cina aveva rappresentato un importante bacino d’investimenti posizionandosi già negli anni novanta come il secondo paese destinatario di capitale, solo a seguito degli USA che riuscì a superare pochi anni dopo, nel 2002.

Il congresso delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNACTAD), riconosce come investimenti diretti esteri (IDE) gli investimenti effettuati da un soggetto al fine di stabilire relazioni di lungo termine e acquisire interessi durevoli e di controllo con un’impresa che opera in un paese diverso da quello in cui risiede l’investitore32. Secondo la definizione del Manuale della Bilancia dei Pagamenti33, sono considerati investimenti diretti “tutti i rapporti di partecipazione in cui la quota detenuta dall'investitore nel capitale sociale dell’impresa partecipata è superiore o uguale al 10%”34.

Il flusso degli investimenti diretti esteri nella RPC ha seguito diverse fasi. Nei primi dieci anni circa dall’approvazione della politica della porta aperta, i capitali esteri si sono concentrati principalmente nelle provincie di Guandong e Fujian, investite dal governo del ruolo di leader alla guida della trasformazione cinese. Nella fase iniziale gli investitori stranieri furono attratti dalla presenza di risorse naturali fondamentali per l’industria come i giacimenti petroliferi. In un secondo momento, in seguito all’afflusso di molti turisti stranieri, i capitali vennero indirizzati anche al settore del turismo e dei servizi prendendo il nome di “servizi per stranieri”. Negli anni novanta il governo incentivò e agevolò gli investimenti stranieri in territorio cinese e gli investitori abbandonarono il settore turistico per concentrare i loro fondi nella produzione di beni diretti all’esportazione. Il 1992 rappresenta l’anno di svolta in cui l’economia cinese diventa effettivamente un’economia socialista, di mercato con l’ingresso degli investitori stranieri nel mercato domestico cinese, principalmente nei settori immobiliare e manifatturiero. Infine il picco massimo di IDE venne registrato tra il 1997 e il 1998 raggiungendo

31World Bank, “Foreign Direct Investment-the China story”, in “The World Bank”

http://www.worldbank.org/en/news/feature/2010/07/16/foreign-direct-investment-china- story, 5-08-2015.

32 Rosa CAIAZZA, Cross Border M&A. Determinanti e fattori critici di successo, Giappichielli Editore,

2011, cap. 1 “Lo scenario evolutivo e le attuali tendenze”, p. 3.

33 Conosciuto anche con l’acronimo BPM5.

34 Banca Italiana ed Ufficio Italiano dei cambi, Manuale della bilancia dei pagamenti e della posizione

patrimoniale sull’estero dell’Italia, in “IRCRI – Istituto di Ricerca Centrale della Repubblica Italiana”, Giugno 2004, http://www.ircri.it/wp-content/uploads/2012/10/manuale_bilpag.pdf, consultato il 4-08-2015, p. 74.

l’ammontare di “circa 45 miliardi di dollari […] secondo le stime più recenti dell’UNCTAD”35. Da quel momento lo sviluppo degli IDE in Cina è stato quasi costante per i tre anni successivi.

Figura 2. Flussi di capitale in Cina, 1979-2000

Fonte: “Main Determinants and Impacts of Foreign Direct Investment on China’s Economy”,OECD

Working Papers on International Investment, No. 2000/4, Parigi, 2000.

I primi stranieri a investire nella RPC furono principalmente i cinesi d’oltremare abitanti nei poli finanziari di Hong Kong e Macao che concentrarono il loro capitale principalmente nelle zone costiere della penisola cinese, in quelle zone che vantavano politiche preferenziali in materia d’investimento. Come si evince dalla tabella sotto riportata (Tabella 1), gli investitori diressero i loro capitali principalmente nelle zone costiere, specificatamente nelle ZES e nelle città costiere aperte, destinando solo una minima percentuale dei loro capitali alle regioni occidentali.

Tabella 1. Distribuzione geografica degli IDE in Cina (in percentuale).

1983-1998 1980s 1990s

Regioni dell’est 87,8 90 87,6

Regioni centrali 8,9 5,3 9,2

Regioni occidentali 3,3 4,7 3,2

Fonte: OECD, “Main Determinants and Impacts of Foreign Direct Investment on China’s

Economy”,OECD Working Papers on International Investment, No. 2000/4, Parigi, 2000.

35 Fabrizio ONIDA, “L’ammissione della Cina al World Trade Organisation” in L. Lanciotti (a cura di),

Conoscere la Cina. Atti del convegno, Torino, Fondazione Giovanni Agnelli, 4-5- aprile 2000, Torino, Edizioni fondazione Giovanni Agnelli, 2000, p.3.

È importante sottolineare anche che lo sviluppo degli IDE è proseguito parallelamente e in rapporto allo sviluppo della regolamentazione in materia di investimenti.

Al fine di poter perseguire lo sviluppo economico attraverso l’utilizzo di capitale estero, vennero permesse in Cina le seguenti modalità di investimento:

 Imprese a capitale completamente estero, sole proprietorship o Wholly Foreign Owned Enterprises (WFOE - waishang duzi qiye, 外商独资企业). Equity joint venture (EJV – hezi jingying qiye, 合资经营企业), una società a

responsabilità limitata dove il partner straniero detiene almeno il 25% del capitale conferito.

Cooperative (o Contractual) Joint Venture (CJV – hezuo jingying qiye 合作经 营企业), una società in cui la parte straniera fornisce tecnologie, macchinari e capitale, mentre il partner cinese oltre a fornire il terreno e gli edifici, conferisce anche forza lavoro.

 Altri tipi di collaborazione in cui gli investitori fornivano al partner cinese le condizioni necessarie per produrre un prodotto finito o ancora collaborazioni in cui, secondo condizioni anticipatamente concordate, la parte cinese produceva ed esportava un prodotto su richiesta dell’investitore.

Nella tabella di seguito riportata (Tabella 2) sono elencate le varie modalità d’investimento all’interno delle Zone Economiche Speciali nei primi anni della politica di apertura. Come si può notare, le forme d’investimento più usate erano EJV e CJV, mentre per quanto riguarda le imprese a capitale interamente estero, erano presenti quasi esclusivamente a Shenzhen e Xiamen.

Tabella 2. Forme di IDE nelle ZES, 1984.

IDE (US$ mil.) Zone Economiche Speciali Imprese a capitale completamente estero Equity Joint venture Cooperative Joint venure Altre forme d’investimento Totale Shenzhen 46,42 78,19 59,76 22,26 206,63 (22,5%) (37,8%) (28,9%) (10,8%) (100%) Zhuhai 0,08 9,07 100,85 0,54 110,54 (0,1%) (8,2%) (91,2%) (0,5%) (100%) Shantou 2,70 1,27 3,90 - 7,87 (34,3%) (16,1%) (49,6%) - (100%) Xiamen (1980-98) 18,13 232,35 132,06 - 382,54 (4,75%) (60,75%) (34,5%) - (100%)

Fonte: Wong, China's Special Economic Zone, 1987, p.30.

Questa situazione proseguì fino a metà anni novanta quando, con l’evoluzione della Cina a un’economia di mercato, gli investitori poterono iniziare a operare senza la necessità di un partner cinese e iniziarono a preferire la forma di investimento delle WFOE.

Il flusso di IDE nella RPC fu di fondamentale importanza per lo sviluppo economico del paese perché permise una collaborazione tra aziende cinesi e straniere favorendo lo scambio di informazioni e di tecnologie tra un paese e l’altro aumentando così il livello di conoscenza tecnica e creando dei solidi legami per il resto dell’economia nazionale.