2.3 Governance dei distretti produttivi
2.3.4 Le ragioni di clustering
Il processo di costituzione dei cluster è ritenuto, dalla letteratura in generale, un processo di tipo bottom-up in cui giocano un ruolo molto importante i governi e le istituzioni che favoriscono e aiutano le imprese a sviluppare nuove strategie di produzione. Nel caso cinese, la formazione di questi distretti è avvenuta attraverso un processo misto di strategie bottom-up e top-down, in altre parole essi sono nati come conseguenza naturale dell’apertura del mercato domestico, spinti cioè dalle forze di mercato e importanti sono stati gli incentivi e gli aiuti dati dai governi locali per favorire la stabilizzazione e la crescita dei distretti stessi54.
Innanzitutto, con la politica della Porta Aperta è stato favorito uno sviluppo del settore privato che era sempre stato svantaggiato dalle politiche cinesi che preferivano operare un ferreo controllo dei movimenti economici del Paese. Con l’apertura dell’economia nazionale la domanda di prodotti proveniente dai mercati stranieri, facilitata dalla visione della RPC come di un tesoriere ricco di abbondante forza lavoro, aumentò rapidamente. Tale domanda poteva essere soddisfatta attraverso una collaborazione tra più imprese. Il fatto di essere numerose piccole imprese all’interno di una grande catena di produzione permetteva a queste aziende di compiere la mansione in cui erano specializzate e ridurre così i costi operativi aumentando contemporaneamente l’efficienza produttiva.
Le piccole imprese non sono svantaggiate solo dalla loro dimensione, ma anche dal fatto che possono aver accesso solo a un numero ridotto di risorse. Inoltre, in una successiva fase d’internazionalizzazione della Cina, si è evidenziata la necessità di passare da una produzione di prodotti low - cost e low - tech a una produzione di
54 Federico FRATTINI, Giorgio PRODI, “Industrial Cluster in China: Policy Tools for Further and
More Balanced Development”, European Review of Industrial Economics and Policy, 5, 2013,
più alto livello. Le piccole imprese locali però non possedevano la capacità tecnica per operare questi cambiamenti e concentrarsi sull’innovazione; gli operai stessi provenivano, per una buona percentuale da regioni circostanti, recatisi in questa zona per trovare un’occupazione e non erano di certo professionisti o operai qualificati. Il loro livello di approfondimento delle competenze era piuttosto basso, tanto che in molte PMI la percentuale di tecnici professionisti era inferiore al 10% del totale degli operai e ancora più bassa era la percentuale di manager esperti e qualificati.
Grande problematica delle piccole medie imprese è inoltre quella di non attrarre grandi quantità d’investimenti. Sebbene dall’avvio delle riforme ad oggi, il pregiudizio cinese nei confronti dell’imprenditoria privata si sia indebolito, l’assetto finanziario non ha sviluppato ancora degli standard precisi e non è ancora molto ben regolarizzato in materia di PMI. Le banche cinesi, infatti, sono più favorevoli nell’aiutare finanziariamente le grandi imprese e preferibilmente di proprietà statale sia perché esse forniscono molti servizi alla nazione, sia perché possono permettersi di usare il capitale fisso di loro proprietà come garanzia del credito bancario. Queste non sono invece caratteristiche possibili alle PMI di proprietà privata che, frequentemente, fanno affidamento a crediti da imprese maggiori così da avere accesso, in maniera indiretta, ai finanziamenti statali55.
Trovandosi di fronte a questa problematica, la scelta del clustering favorisce la possibilità d’industrializzazione abbassando le barriere di accesso al capitale delle PMI. Tale opzione rappresenta una possibilità per aggirare le alte barriere d’investimento richieste da alcune tecnologie attraverso la divisione delle tecnologie di produzione56. Infatti suddividendo le fasi di produzione in più aziende, le barriere all’ingresso per ogni azienda saranno minori. L’impossibilità di ricevere prestiti dalle banche per la mancanza di capitale fisso delle PMI che possa fungere da garanzia evidenzia l’importanza della rete di relazioni sociali che circonda ogni impresa che favorisce lo sviluppo di finanziamenti informali i quali rappresentano il punto chiave in materia finanziaria per queste imprese più piccole. Questi crediti di tipo informale che si basano su delle relazioni principalmente di tipo familiare o su rapporti di amicizia, prendono il nome di una
55 Juan ZHAO, “Research on the Financing of Small and Medium Enterprises”, International Journal
of Business and Management, 3, 11, 2008, p. 172-173.
56 Jianqing RUAN, Xiaobo ZHANG “Finance and Cluster Based Industrial Development in China.”
particolare forma di finanziamenti definita relationship banking. Questo network sociale, oltre a diventare la principale strategia d’impresa, è sempre spinto ad allargarsi poiché le imprese emergono all’interno di determinate reti sociali, ma la loro reddittività dipende dalla loro capacità di espandersi e riconfigurare queste reti, a volte cercando dei contatti anche oltre confine57.
Attraverso la formazione di distretti le aziende possono ovviare alla difficoltà di finanziamento grazie a crediti provenienti da imprese interne allo stesso distretto con cui il ripetersi nel tempo dei rapporti commerciali, ha creato legami di fiducia che costituiscono la base del rapporto di credito tra esse. Questo inoltre fa si che si possa alleviare la dipendenza dalla necessità di finanziamenti esterni al cluster58.
Nonostante la necessità di ricevere dei finanziamenti esterni al distretto, il fenomeno di agglomerazione delle aziende fornisce un vantaggio per l’attrazione d’investimenti pubblici. I governi locali infatti, come sarà affrontato nello specifico successivamente, saranno più invogliati a investire in strutture adeguate per favorire lo sviluppo di un preciso settore e a emettere politiche preferenziali in quanto, il raggruppamento di aziende che operano in uno stesso ambiente lavorativo, diventa rilevante per l’aumento del gettito fiscale dei governi locali, quindi per la prosperità della regione stessa. Di conseguenza, più in una regione sono presenti imprese dello stesso settore, più i governi saranno favorevoli a incentivare il settore stesso, ma anche i finanziamenti esterni diretti a esso.
Altro ingrediente fondamentale nella formazione di un cluster è l’imprenditorialità. Infatti, la capacità di produrre prodotti adatti al commercio dipende innanzitutto dalla disponibilità di speciali input per l’innovazione.
Le università locali possono essere erette o spinte a fornire una speciale educazione adeguata alle necessità di un settore industriale. Assumendo laureati si è liberi di collocarli ovunque e questa possibilità fa si che le nuove località dei distretti possano essere reinterpretate come delle “fughe di cervelli”. La capacità di una località di attirare e trattenere queste risorse determina
57 Cong JI, “Chinese Informal Financial Systems and Economic Growth – A Case Study of China’s
Small and Medium Enterprises”, Policy Research Institute, Minestry of Finance, Japan, in Public Policy Review, 5,1, 2009, p. 70.
58 Cherly LONG, Xiaobo ZHANG, Cluster-based industrialization in China: Financing and Performance,
“IDEAS”, International Food Policy Research Institute, 199, 2009,
l’abbondanza dei suoi input59.
È importante prendere in considerazione le varie tipologie di imprese che si uniscono all’interno di un cluster, perché questo ne determina le differenti dinamiche.
La misura politica intrapresa a metà anni novanta, sebbene trascurasse l’aiuto dei governi sulle piccole medie imprese, si concentrò sulle imprese più grandi che vennero aiutate dai governi finanziariamente anche per poter acquistare macchinari più moderni e tecnologici e dare avvio, in parte, a un processo di innovazione.