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La questione della ricollocazione di Futenma

2. L’origine del rapporto bilaterale nippo-statunitense e il problema di Okinawa

2.5 La questione della ricollocazione di Futenma

Nel 1995 ci furono comunicazioni che affermavano la presenza di un accordo tra il Giappone e gli Usa per la chiusura della base aerea di Futenma. Questa base fu costruita dopo la Seconda guerra mondiale e si trova al centro della città di Ginowan, contando una popolazione di circa 85 mila persone ed è ritenuta la base americana più pericolosa al mondo per il numero di incidenti che si sono registrati nell’area. Il programma includeva anche la chiusura di un’altra decina di strutture, ma solo dopo aver trovato dei territori adatti per la loro ricollocazione49.

Non appena i cittadini scoprirono che in realtà il pretesto della chiusura delle vecchie strutture serviva per un ammodernamento e ampliamento delle stesse, ripresero in maniera più attiva e con mezzi differenti la loro battaglia per far valere i propri interessi e i propri diritti di fronte al programma di ricollocazione.

48 F. Piccini, Il caso di Okinawa, un’isola in protesta, op. cit., pp.70-75. 49 Ivi, p. 76.

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L’anno successivo fu annunciato anche il luogo che avrebbe ospitato la nuova struttura di Futenma, cioè sulla costa est, nella città di Nago a Henoko. Questo è un quartiere adiacente alla baia di Oura che ospita la base di Camp Schwab. La città si trova in una zona prevalentemente montuosa, costituita da molte specie di flora e di fauna a rischio di estinzione e dove sono collocate le basi militari americane più grandi e più importanti. Nel quartiere di Henoko è presente la base di Camp Schwab dal 1956, motivo per cui nella zona fu introdotta l’elettricità, la rete fognaria e l’acqua. Da non tralasciare nemmeno il fatto che fosse dipendente economicamente dagli statunitensi, poiché generavano entrate sia per gli affitti e per i posti di lavoro che offrivano all’interno della base, sia per la possibilità che davano di poter aprire attività commerciali quali bar e ristoranti per americani50.

Una però delle motivazioni più valide per la scelta di Henoko come ricollocazione, fu quella di avere già un progetto per la costruzione di una base durante la Guerra del Vietnam. Il progetto iniziale prevedeva lo spostamento delle strutture militari da sud alla zona centro- settentrionale, con la costruzione di piste di atterraggio adeguate a qualsiasi condizione metereologica e un porto di vaste dimensioni. A bloccare il progetto fu la questione economica, poiché gli Stati Uniti erano già impegnati a sostenere i costi della Guerra in Vietnam e non riuscirono a farsi carico anche della nuova costruzione.

Un secondo progetto fu quello del 1996-1997, che era simile al primo, ma con un eliporto ridimensionato. Nel 2002 però, in seguito a delle clausole, tra cui la salvaguardia della

50 Claudia Trentin, La questione della presenza delle basi militari americane a Okinawa nelle relazioni di

sicurezza nippo-statunitensi, 2011/2012, p. 51.

Figura 2:

Strutture delle forze armate statunitensi sull’isola di Okinawa. Proposta di ricollocazione della base di Futenma sulla costa orientale.

Fonte: Military Affairs Office, Okinawa Prefectural Government, Nippon.com

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sicurezza e dell’ambiente naturale della regione, apposte dal sindaco di Nago Kishimoto, il progetto iniziò a subire cambiamenti. Quando i primi lavori iniziarono nel 2004, ci furono manifestazioni via mare e via terra, che intralciarono e ritardarono i lavori51. Nel corso degli anni successivi, il progetto iniziale fu modificato ulteriormente, fino ad arrivare all’idea di creare due piste di atterraggio che avrebbero creato una V.

Nel 1997, fu formato il primo movimento di residenti della zona contro la costruzione della base di Futenma. Costituito da 27 residenti, il comitato prese il nome di Società per la Protezione della Vita di Henoko. Questa protesta vide tra i maggiori attori soprattutto anziani per svariati motivi, tra cui il fatto di essere sopravvissuti alla carestia e alla guerra grazie alle risorse che venivano dal mare. Di conseguenza, l’interramento di una parte della baia avrebbe portato alla distruzione di una risorsa fondamentale per la vita.

Il sindaco di Nago inizialmente si opponeva alla costruzione della base, ma quando nel 1997 la approvò, quattro sindacati si riunirono insieme al Centro per la Pace di Okinawa, per formare la Coalizione dei Cinque Partiti, per poter avvicinare alla causa di Okinawa e alla campagna pro referendum il maggior numero di persone possibile. Per la richiesta di un referendum venne formata una coalizione di 21 gruppi locali. A guidare la campagna a favore del “sì” c’erano i membri dell’LDP, a favore del “no” invece c’era un uomo di 37 anni, che decise di non dipendere da partiti politici in quanto il progetto era portato avanti dal movimento dei residenti. L’impegno delle donne fu di particolare importanza anche in questo frangente e un gruppo di 20 donne decise di promuovere la campagna a favore del referendum attraverso parole comuni e volantini che avrebbero attirato l’attenzione anche di gente che fino a quel momento non era interessata e non si era avvicinata alle proteste. Un altro esempio viene riportato da un gruppo di donne che viveva nella zona di Futenma, che creò un movimento basato sulla loro esperienza, atto ad informare gli abitanti della zona di Henoko delle condizioni di vita intorno ad una base militare.

Successivamente al referendum, avvenuto nel dicembre del 1997, diventò governatore Inamine Keiichi, il quale era fermo sul sostenere che la base dovesse essere una struttura per militari e civili e che dovesse essere temporanea e avere una durata di soli 15 anni. Condizione che insieme alle precedenti, apportate dal sindaco di Naha, quali la situazione di sicurezza e preservazione del territorio, rese difficile l’approvazione del vecchio progetto, rendendone necessario uno nuovo. Nonostante gli accesi contrasti e i risultati del referendum, nell’ aprile del 2004 iniziarono i lavori, mentre gli oppositori in risposta

51 Rinda Yamashiro, Anti-Futenma relocation movement in Okinawa: women’s involvement and the impact

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organizzarono un sit-in per impedire ai furgoni di accedere alla zona. Inizialmente gli oppositori erano presenti durante le ore lavorative, ma quando gli addetti ai lavori provarono a raggiungere la zona durante la notte, subito gli attivisti si organizzarono per sorvegliare l’area 24 ore su 24. Nei mesi successivi, la protesta assunse un risvolto del tutto inaspettato e soprattutto si distingue dalle altre proteste poiché furono utilizzate anche le canoe. Anche in questo caso gli attivisti principali furono gli anziani, che essendo in pensione avevano più tempo a disposizione per dedicarsi alla causa.

Il premier giapponese eletto nell’agosto del 2009, Yukio Hatoyama, che ebbe a cuore la causa, promise durante la campagna elettorale di spostare la base fuori da Okinawa. Promessa che non riuscì a mantenere, poiché la completa rimozione di Futenma e lo spostamento lontano dall’isola fu impossibile. Questo fece sia crollare i suoi consensi tra il popolo giapponese, a cui le scuse per l’accaduto non bastarono52, che raffreddare i rapporti

con gli Usa53.

Quando nel 2014 iniziò la fase di costruzione, non ci fu più la possibilità per gli attivisti di entrare con canoe ed imbarcazioni. Per far valere la loro posizione sulla questione fecero appello al Governo degli Stati Uniti, chiedendo di intermediare con il Governo del Giappone per la sospensione dei lavori nel caso in cui non fossero rispettate determinate condizioni. Di lì a poco però, il governatore uscente Nakaima Hirokazua quattro giorni dalla fine del suo mandato, approvò gli emendamenti per bloccare le attività del sindaco di Nago, concedendo il permesso ad interrare la zona di mare su cui sarebbe stata costruita la nuova base. Questo fu percepito come un vero tradimento da tutta la popolazione che aveva espresso totale opposizione alla nuova struttura54.

Il nuovo governatore Onaga Takeshi, oppositore di Nakaima, promise alla popolazione di fare tutto il possibile per risolvere la situazione e bloccare i lavori nella baia di Oura. Iniziò cancellando il permesso concesso da Nakaima. La questione prese vie legali, inasprendo di più i rapporti tra il Governo di Okinawa e di Tokyo. Onaga si fece carico di uno studio per poter dimostrare che i danni avrebbero superato i benefici, facendo quindi risultare nullo il permesso dato da Nakaima. Ad essere danneggiato dagli scavi per la costruzione della base sarebbe stato un banco di corallo in seguito ad un blocco di cemento calato in mare.

52 Japanese PM Yukio Hatoyama resigns amid Okinawa row, in BBCNews, 2 Giugno 2010. Consultabile al sito web: https://www.bbc.com/news/10211314

53 Okinawa e la base americana della discordia, in Il Post, 27 Aprile 2010. Consultabile al sito web: https://www.ilpost.it/2010/04/27/okinawa-base-militare-usa-hatoyama/

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Nonostante il governatore fosse un acceso nazionalista, di fronte alle conseguenze dannose per l’ecosistema marino, espresse la volontà di lasciare Okinawa, ponendosi in contrasto con il governo centrale di Shinzo Abe. Egli, invece, programmava di rilanciare l’alleanza con Washington per contrastare le potenze in crescita dell’area orientale come la Cina e la possibile minaccia nordcoreana55. Tuttavia, questo non bastò, nemmeno dopo ripetuti reclami, ricorsi e richieste di trattativa.

Nel 2016 però, la Corte Suprema ritenne che Onaga non aveva l’autorità di cancellare il permesso dato precedentemente, per cui nell’aprile del 2017, il governatore dovette ritirare la cancellazione dello stesso, dando la possibilità di riprendere i lavori. Dall’altra parte lo Stato rivendicò la sovranità sulle decisioni riguardo le basi militari, in quanto legate ad accordi internazionali, quindi non soggetti a cavilli costituzionali56. Da quel momento in poi

le proteste si sono intensificate e i rapporti tra il governo di Okinawa e di Tokyo indeboliti ulteriormente, in seguito anche ad un cambio di programma di Onaga, che ha dato la percezione alla popolazione di subire un altro tradimento da parte del nuovo governatore. Soprattutto dopo che l’Okinawa Times, il 3 novembre del 2017, riportò che Onaga aveva dato il permesso di aprire tre dei principali porti dell’isola per il trasporto di materiali utili alla costruzione e al ricollocamento della base militare. In aggiunta gli spostamenti via mare risultarono essere molto più veloci ed efficienti del trasporto via terra, per cui i lavori sarebbero stati svolti in maniera più veloce57.

Dopo la morte di Onaga, nel settembre del 2018, in seguito alle elezioni anticipate, è entrato in carica Tamaki Tasuhiro, fermo sostenitore della causa contro il piano di ricollocazione della base. Di principale importanza alle elezioni del 2018, infatti, è stato proprio il punto di vista dei candidati sulla questione di Henoko. Sebbene questi fossero quattro, il più ostinato oppositore di Tamaki è stato l’ex sindaco della città di Ginowan Atsushi Sakima, supportato dal Partito in carica Liberal Democratico e dalla coalizione alleata Kōmeitō, appoggiata dall’amministrazione di Abe, che cerca di portare avanti il piano di trasferimento della base di Futenma approvato dal Giappone e dagli Stati Uniti nel 2006.

55 Marco Santopadre, Okinawa: governatore vuole bloccare la costruzione di una base militare Usa. Contropiano, 27 Marzo 2015. Consultabile al sito web: http://contropiano.org/news/internazionale- news/2015/03/27/okinawa-governatore-vuole-bloccare-la-costruzione-di-una-base-militare-usa-029922. 56 F. Piccini, Il caso di Okinawa, un’isola in protesta, op. cit., p. 90.

57 Hideki Yoshikawa, Gavan McCormack, U.S. Military Base Construction at Henoko-Oura Bay and the

Okinawan Governor’s Strategy to Stop It, in The Asia-Pacific Journal: Japan Focus, volume 16, issue 2,

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Egli aveva infatti basato la sua campagna elettorale sulla preservazione del territorio e sulla sicurezza della popolazione e sul fatto di opporsi a qualsiasi progetto di costruire nuove basi nella prefettura di Okinawa, mentre Sakima non ha espresso una chiara opinione in merito, se non quella di essere entusiasta per il ritorno del territorio di Ginowan e sul risanare i rapporti con il governo di Tokyo, questo al fine di promuovere le industrie locali e i mezzi di sussistenza delle persone58.

In vista delle elezioni governative anticipate a causa della morte prematura di Onaga, esprime Robert D. Eldrige in un articolo del The Japan Times, l’importanza che il voto del referendum del febbraio 2019 sulla ricollocazione delle funzioni della stazione aerea di Futenma avrebbe potuto avere. A tal proposito c’era preoccupazione, poiché la morte del governatore e l’ipotetica successione di un conservatore avrebbe potuto rallentare il processo. Quello del 24 febbraio 2019 è stato il quinto referendum, a partire da quello del 1996 a Okinawa, seguito da quello del 1997 a Nago, poi nel 2006 dalla città di Iwakuni e l’ultimo nel 2015 nell’sola di Yonaguni. È stato il quarto invece, se si considerano quelli tenuti specificatamente ad Okinawa. Dopo varie proteste e diversi tentativi per sabotare i lavori nella base di Henoko, ma senza alcun risultato significativo, se non quello di ritardare il processo; non era rimasto che il solo mezzo del referendum. I sostenitori da aprile 2018 avevano iniziato a raccogliere firme e in sole 10 settimane sono riusciti ad ottenere il 10% delle firme della popolazione votante ad Okinawa, che supera di gran lunga il 2% richiesto per presentare una petizione59.

L’esito del referendum è stato del 72, 2% dei “no” al trasferimento della base di Ginowan a Nago, contro il 19,1% dei “sì”, mentre la parte restante ha preferito scegliere “nessuna opzione”. Tuttavia il referendum non è giuridicamente vincolante, quindi alla realtà dei fatti, il volere dei cittadini di Okinawa verrà preso in considerazione, ma non verranno approvate modifiche al piano di Henoko, come ha anche asserito il primo ministro Shinzo Abe.

Il suo punto di vista è stato ribadito dal segretario generale Yoshihide Suga, che ai giornalisti ha affermato la necessità della ricollocazione di Futenma, allo scopo di chiuderla completamente in quanto pericolosa. È stata avviata anche una petizione alla Casa Bianca da parte di un musicista, Robert Kajiwara, che ha attirato più di 210.000 firme a sostegno del referendum, il quale ha affermato che i lavori ad Henoko dovrebbero arrestarsi immediatamente. Ai giornali ha espresso inoltre, la speranza di continuare a rendere nota la

58 Campaign starts in Okinawa, centered on U.S. base relocation, in The Asahi Shimbun, 13 settembre 2018. Consultabile al sito web: http://www.asahi.com/ajw/articles/AJ201809130065.html

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questione ai membri del Congresso e ai funzionari delle Nazioni Unite, per poter evidenziare e far conoscere alla gente la violazione dei diritti umani che gli abitanti di Okinawa sono costretti a subire60.

60 Yuri Kageyama, Okinawa referendum rejects relocation for US military base, in AP News, 25 Febbraio 2019. Consultabile al sito web: https://apnews.com/a7c38b40484f4e2e8b3c3534c74f5a9eI

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CAPITOLO III