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La seconda amministrazione Abe e la strada verso il riarmo

3. Difesa e Sicurezza: il Giappone e la corsa al riarmo

3.5 La seconda amministrazione Abe e la strada verso il riarmo

È importante ora delineare il contesto in cui Shinzo Abe arrivò al suo secondo mandato come primo ministro. Innanzitutto negli anni immediatamente precedenti all’elezione di Abe, il Paese dovette affrontare delle gravi emergenze come il terremoto nella regione di Tōhoku, il più potente mai registrato in Giappone, e il conseguente tsunami, come anche l’incidente nella centrale nucleare di Fukushima. Secondo quanto emerso da alcuni sondaggi del Yomiuri Shimbun22, solo una minima parte della popolazione aveva avuto un giudizio positivo sul lavoro svolto dal governo23. Infatti, secondo il parere di Shiraishi Takashi, ex membro dell’Ufficio del Gabinetto di scienza e tecnologia dal 2009 al 2013, i tre primi ministri eletti in Giappone dal 2009 al 2012 del Partito Democratico, che avevano interrotto la lunga serie di governi del Partito Liberal Democratico, risultarono non incisivi e il loro operato non soddisfacente, soprattutto in materia di politica estera e di difesa24. Secondo il

professor Takenaka Harukata, la situazione politica giapponese prima di Abe era come paralizzata in parte dovuto al sistema politico giapponese e alla posizione che occupa la Camera dei consiglieri.

21 P. Gentile, La politica estera e di difesa del Giappone, op. cit., p. 32. 22 Il più famoso quotidiano giapponese.

23 Takashi Shiraishi, Political Responsibility and the Public Loss of Confidence in the Government, in

Nippon.com, 2 Marzo 2012. Consultabile al sito web:

https://www.nippon.com/en/column/f00006/political-responsibility-and-the-public-loss-of-confidence-in-the- government.html

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Quest’ultima ha il potere di ribaltare il volere del Governo e la maggioranza della Camera dei rappresentanti riguardo alle leggi da approvare, per cui i tempi possono prolungarsi oltre la norma, causando una situazione di stallo, in cui raggiungere un compromesso che soddisfi pienamente entrambe le Camere risulta difficile25. Inoltre l’instabilità politica del Giappone di quel periodo è deducibile anche dal fatto che da quando Koizumi aveva dato le dimissioni nel 2006, ogni anno si è susseguito un premier diverso. Shinzo Abe quindi fu eletto in un clima di sfiducia, di poca stabilità politica, a cui si aggiungevano anche altre problematiche, come la popolazione in aumento e la rapida ascesa della Cina, che avrebbe prodotto un cambiamento nell’ordine economico e politico mondiale. Shinzo Abe, eletto per il suo secondo mandato il 26 dicembre 2012, instaurò un nuovo governo guidato dal Partito Liberal Democratico. Dal novembre 2019 è ufficialmente il capo del più lungo esecutivo a Tokyo dell’era Meiji, essendo ancora in carica con il suo quarto mandato26.

Dall’esperienza della prima volta, il primo ministro appena eletto per la seconda volta pose le sue attenzioni quasi unicamente sulle questioni economiche, al fine di combattere la crisi finanziaria che il Giappone stava attraversando, mediante il piano economico da lui elaborato e chiamato Abenomics. Questo prevede tre fasi, chiamate anche “tre frecce”. La prima riguarda soprattutto una politica monetaria espansiva, prevedendo acquisto di titoli di Stato per raddoppiare la base monetaria del Giappone e rendere le merci giapponesi più competitive. La seconda riguarda un’amministrazione fiscale flessibile e la terza, quella più difficile da attuare, si concentra su una serie di strategie di crescita per stimolare gli investimenti nei settori privati. L’Abenomics riscosse subito successo e ci fu un miglioramento generale dell’economia del Paese e il PIL registrò per tre mesi successivi un continuo aumento27. Solo in un secondo momento rispetto alle questioni economiche, ma non per questo meno importanti, Abe si dedicò alle riforme di politica estera e di difesa. Una delle prime azioni fu quella di aumentare il budget per la difesa militare del 2,2%, che catturò l’attenzione dei media nazionali ed internazionali, in quanto il provvedimento era contrario alla tendenza degli ultimi decenni di diminuire la spesa militare. In aggiunta a questo punto, il primo ministro istituì una commissione, che si sarebbe occupata, attraverso degli studi, di rendere meno rigide le norme sulle esportazioni di armi. Questa ottenne un esito positivo nell’aprile del 2014, quando fece modificare al governo la vecchia norma, che risaliva al

25 Takenaka Harukanata, Why Japanese Politics Is at a Standstill, in Nippon.com, 20 Luglio 2012. Consultabile al sito web: https://www.nippon.com/en/currents/d00038/

26 R. Motoko, Shinzo Abe Gets One Step Closer to Becoming Japan’s Longest-Serving Premier, op. cit. 27 P. Gentile, La politica estera e di difesa del Giappone, op. cit., p. 43.

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1967 e che stabiliva il totale divieto di esportazione di armi, e che se così non fosse, sarebbe andato contro il concetto stesso di “Paese pacifista”.

Abe diede un aspetto completamente nuovo alla politica di difesa, tanto da consentire alle industrie giapponesi del settore di partecipare a progetti internazionali per lo sviluppo di armi e tecnologie. Il Giappone in questo modo ebbe la possibilità di integrare i suoi armamenti con quelli dei paesi alleati e di rafforzare la leadership di difesa.

Quella però che si ritiene la più grande conquista della seconda fase della riforma è l’istituzione del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, inaugurato il 4 dicembre 2013. Dopo pochi giorni Shinzo Abe approvò le prime strategie di sicurezza nazionale con il nuovo Programma di Difesa Nazionale. L’istituzione del nuovo organo e di nuove leggi era già prevista nel suo mandato del 2006, ma lasciate in sospeso dopo le dimissioni dell’anno seguente. Questo è composto dal primo ministro, dal segretario di gabinetto, dal ministro della difesa e dal ministro degli esteri, oltre a sessanta funzionari provenienti dal Ministero della Difesa e degli Esteri.

Tra i principali compiti ci sono quello di tenere informato e dare supporto al primo ministro sulle tematiche riguardanti la sicurezza nazionale, quindi coordinare anche le politiche del Ministero degli Esteri e della Difesa28. Inizialmente creato per snellire le pratiche di burocrazia ministeriale, è diventato in seguito fondamentale per rendere concrete le riforme del suo programma politico in ambito di politica di sicurezza, tra cui quella dell’articolo 9.

Il primo ministro già dal suo primo mandato aveva alcuni obiettivi, tra cui proteggere navi militari americane sotto attacco in acque vicine al Giappone e fornire supporto a forze militari straniere durante operazioni di pace che, non essendo accettabili dalla Costituzione, sarebbero risultati svantaggiosi per gli interessi nazionali. Per renderli accettabili sarebbe stato necessario reinterpretare la Costituzione. Questo era uno dei punti del programma di Abe, che si servì del Consiglio di Sicurezza Nazionale per riformulare le strategie di difesa, alquanto inadeguate per i tempi contemporanei, poiché le ultime norme di base di difesa risalivano al 1957. Successivamente in ambito di difesa nazionale ci furono solo alcuni cambiamenti, come la riaffermazione del trattato di Sicurezza nippo-americano nel 1994 e le Linee Guida sulla difesa nazionale del 2010, che costituivano un piano militare per un’eventuale invasione sovietica.

28 Mayumi Fukushima, Richard J. Samuels, Japan's National Security Council: filling the whole of

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Appena tornato in carica nel 2012, Abe pose come suo ultimo fine il cambiamento del Giappone. Infatti, fino ad ora può considerarsi uno dei premier più trasformativi, anche per i suoi sforzi di rafforzare l’alleanza con gli Stati Uniti e cambiare le politiche di sicurezza. Per migliorare la strategia di difesa nazionale Abe elaborò l’idea chiave del “pacifismo proattivo”, secondo la quale il Giappone avrebbe dovuto partecipare attivamente alle questioni internazionali. In questo modo il Giappone sarebbe stato “un collaboratore proattivo alla pace”, basandosi sul principio di collaborazione internazionale per il raggiungimento della pace e della stabilità. Altresì il Giappone sarebbe stato un garante della sicurezza più che uno stato da proteggere. Alla base di questa sua ipotesi c’è l’idea che nessuno Stato è in grado di proteggere e di proteggersi da solo e che quindi la cooperazione in materia di difesa e di sicurezza è fondamentale. Soprattutto il premier riconosce che dal Giappone ci si aspetta un ruolo negli affari internazionali commisurato alla sua posizione nello scenario globale, per evitare critiche come quelle che furono mosse negli anni Novanta, accusando il Giappone di aver supportato solo finanziariamente29.

Tuttavia, Shinzo Abe riuscì a riformare la politica di difesa secondo i suoi piani e ad iniziare una nuova fase di partnership con gli Stati Uniti solo durante il suo terzo mandato. Il suo secondo governo si concluse nel dicembre del 2014, quando il primo ministro decise di sciogliere anticipatamente le camere. Questo perché egli avrebbe dovuto alzare di nuovamente i tassi sui consumi nel 2015, ma fermo del fatto che non avrebbe portato giovamento all’economia, Abe sciolse la camera bassa e chiese supporto direttamente ai cittadini attraverso il voto per la sua decisione. Egli ottenne la maggioranza alle lezioni anticipate inaugurando così il suo terzo mandato30.